HARVARD UNIVERSITY.

LIBRARY

OF THE

MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY.

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SOCIETÀ MALACOLOGICA

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VOLUME XIX 1894.

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‘VOLUME XIX

, de | Fogli 1-6%% pubblicati il 30 Gennajo 1895 Per esaurire i manoscritti ricevuti, la Direzione ha creduto di ; È

inciare la pubblicazione del XIX volume prima di finire il vo- XVIII; ambedue proseguiranno insieme ». Sp ua ; 04 DANTE PANTANELLI.

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i BOLLETTINO DELLA SOGIETÀ MALAGOLOGICA ITALIANA

Vol. XEX.

SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA

Ufficio di presidenza.

Comm. Pror. SEBASTIANO RICCHIARDI PRESIDENTE MarcHesa MARIANNA PAULUCCI Vice PRESIDENTE BARTOLOMEO CAIFASSI TESORIERE

Cav. Pror. DANTE PANTANELLI SEGRETARIO.

Elenco dei socì per Vanno 1894 Allery di Monterosato March. Tommaso, Via Pietro Colletta al Giardino Inglese. 1, Palermo. Arbanasic Pietro, Via Roma, 20, Cagliari. | Bagatti Dott. Odoardo, Via Cavour 109, Parma. Brusina Prof. Spiridion, Museo Nazionale, Zagreb (Agram). | Cafici Bar. Corrado (Sicilia), Vizzini. Caifassi Bartolomeo, Via S. Andrea 25, Pisa. . Canavari Prof. Mario, Università, Pesa. Caramagna Cav. Giovanni, Villa Trinita, Castello ( Firenze). Castelli Cav. Dott. Federigo, S. Michele, Livorno. . Chigi- Zondadari March. Bonaventura, Senatore del Regno, Mi. Stena. | Costa Cav. Prof. Achille, Via Oronzio Costa, Napoli. D’ Ancona Cav. Prof. Cesare, Istituto di studi superiori, F- : renze. . De Boury Eugène, Themericourt par Vigny (Seine et Oise). De Gregorio Brunaccini March. Antonio, Molo, Palermo. De Franchis Filippo, Galatina (Lecce).

BGN

Della Valle Cav. Prof. Antonio, Università, Modena.

Del Prete Dott. Raimondo, Viareggio.

De Stefani Prof. Carlo, Istituto di studi superiori, Firenze. Doderlein Comm. Prof. Pietro, Università, Palermo. Foresti Dott. Lodovico, Bologna.

Fucini Dott. Alberto, Empoli. /

Issel Cav. Prof. Arturo, Università, Genova.

Jago I. G., Via dei Preti, Lwvorno.

Meli Prof. Romolo, Scuola super. degli ingegneri, Roma. Mella Conte Carlo, Via del Duomo, 17, Vercelli.

Museo Civico di storia Naturale, Pavia.

Museo di Zoologia della R. Università, £'oma.

Pantanelli Cav. Prof. Dante, Università, Modena.

Parona Prof. Carlo Fabrizio, Università, Torino.

Paulucci Marchesa Marianna, Novoli, Ferenze.

Picaglia Prof. Luigi, Modena.

Piccinelli Dott. Giovanni, Via Masone, Bergamo.

Pini Dott. Napoleone, Via del Crocefisso, 6, Milano. Platania Platania Gaetano, Acireale.

Pollonera Dott. Carlo, Museo Zoologico, Firenze.

Portis Cav. Prof. Alessandro, Museo Geologico Università, Foma. Ricchiardi Comm. Prof. Sebastiano, Università, Pisa. Scander De Levi Bar. Com. Adolfo (socio perpetuo), Frenze. Simonelli Dott. Vittorio, Museo geologico, Bologna.

Statuti Cav. Ing. Augusto, Via dell’ Anima, 17, Z'oma. Strobel Cav. Prof. Pellegrino, Università, Parma.

Sulliotti Avv. Giorgio Roberto, Porto Maurizio. Terracciano Cav. Nicola, Caserta.

FILIPPO DE FRANCHIS

DESCRIZIONE COMPARATIVA

DEI MOLLUSCHI POSTPLIOCENICI

DEL BACINO DI GALATINA

In provincia di Terra d’ Otranto, come in tutte le Puglie, si riscontrano vari terreni, di differente aspetto litologico ed appartenenti ad età diverse. Molti illustri autori studiarono tale regione, fra’ quali il Costa, il Brocchi, il Philippi, il Kobelt e, ultimamente, i Professori Fuchs, Capellini, De Giorgi, ed altri. Parendomi non vana l’opera di ulteriori ricerche ten- denti a stabilire meglio l’età geologica dei terreni terziarii superiori nella detta zona, ho cercato studiare anch'io i fos- sili che si ricavano dai cennati terreni, paragonandoli con quelli di altri tipici depositi marini, per definire il sincronismo di tali strati leccesi. Gli strati della zona da me presa in esame, che, in massima parte, si estende intorno a Galatina e nei comuni di Sogliano-Cavour e Cutrofiano, si succedono, comin- ciando dal basso, e ricostruendo la loro serie geologica com- pleta nell’ ordine seguente:

1.° Calcare compatto, detto volgarmente Pietra viva, 0 màrmola, spettante alla creta. Segue in discordanza:

2.° Marna calcare, a grana fine ( Pietra Leccese, o Lec- ciso), del miocene medio. Succede, discordante, la serie dei terreni più recenti ai quali si limitano le mie ricerche paleon- tologiche. Essa è costituita da:

3.° Calcare poroso, risultante di sabbioni calcarei, debol- mente cementati ( Zufo), o tenacemente tenuti assieme ( Car- paro):

VEN papa

4.° Argille marnose, o marne argillose, o sabbie marine, addirittura (Rena di Mare), in strati di piccola potenza, in- tercalate con potenti strati di argille turchine, giallastre ( Crete):

5.° Argille scure, color mattone (Terra pignatara), di cui a volte si trovano strati inferiormente intercalati con quelli indicati al n.° 4.°:

6.° Banco di sabbia gialla ( Piromdafo):

7.° Calcare conchigliare, resultante da conchiglie e fram- menti di conchiglie tenacemente tenuti assieme da cemento calcare, corrispondente alla panchina di Livorno (Chianca- redda) :

8.° Terreno vegetale.

Ho studiato solo i molluschi fossili marini, seguendo la sistematica del Fischer (1); e, siccome la semplice enumerazione di tali fossili non avrebbe che pochissima importanza, io li ho paragonati, specie per specie, con altri di terreni più an- tichi, o anco più recenti che i postpliocenici onde avere così un quadro comprensivo dei cambiamenti successivamente ri- sentiti dalle varie forme.

Per l’importanza dell'argomento, e perchè, sinora, non fu fatto da altri, l’ elenco bibliografico di quegli autori che parlano dei molluschi marini di terreni coetanei a quelli da me esaminati, sperando così di dare la parte più importante della bibliografia postpliocenica. Non cito quegli altri, dai lavori dei quali non si rileva chiaramente se i depositi da loro studiati sieno sincroni coi leccesi.

Nella sinonimia di ogni singola specie, cito gli autori i quali parlano in qualsiasi modo di specie postplioceniche ; non cito quelli che riportano elenchi di fossili compilati su lavori altrui. :

Per evitare inutili ripetizioni, riporto, sin da ora, le lo- calità fossilifere da me studiate, indicando il comune cui esse appartengono, e notando che nelle prime ho riscontrato il tufo e nelle seconde le argille; della terza, solo ho esaminato la panchina:

(1) Manuel de Conchyl. et de Paléont. Paris. 1880-1887.

gti,

1.° Cappuccini, Velardi, Chiusa Stefano Mongio lo Meli, (com. di Galatina), lo Scòtola, li Chiani (com. di Sogliano- Cavour), le Tagliate (com. di Cutrofiano), S. Lazzaro (com. di Gallipoli).

2.° La Luce, i Bianchini, lo Basilico, Galatina, località incerta (com. di Galatina) Cutrofiano paese, Contatore, lo Ci- sterna, Colamaria, Chiusa Ravenna (com. di Cutrofiano).

8.° Contatore (com. di Cutrofiano ).

I fossili vennero raccolti specialmente in pozzi ed in iscavi nel sottosuolo.

Per questo studio il Professore De Stefani e il Professore D'Ancona hanno messo a mia disposizione il Museo paleon- tologico, i libri del Gabinetto, e i loro, molti, particolari, continuamente prestandomi valevole aiuto ; sento così il dovere di esternare pubblicamente la mia devozione e gratitudine verso i medesimi.

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DESCRIZIONE PALEONTOLOGICA

Brachiopodi.

1. Terebratula Scillae, Seguenza.

1814. Aromia ampulla (p. p.). . BroccHI, Conchiol. foss. su- bapp., Vol. II, p. 466, Tav. X, fig. 5.

1836. Terebratula Lmk., Puinippi, Enum. moll. Sic., Viole ap 098%

1844. » grandis, Blmnbch, PHILIPPI, Enum. moll. Sic., Vol Ferp.r0:

1871. » Scillac. . . SEGUENZA, Studi paleontol. sui

Brach. terz. d. Ital., merid. pis9lav. II fio ee

1880. » SRO ISEGUENZA evtrormazaniterza gni prov. di Reggio C. p. 286, 324. 1886. » » . Seguen. NEvIANI, Giacimenti d. Cetac.

foss. n. Monteleonese; in: Boll. Soc. geol. ital., 1886. VolAVagp agi:

1892. » pg et » Di STEFANO e Viona, L'età d. tufi calcar. di Matera e di Gravina, ecc. p. 9, 1.

Un solo esemplare nel tufo delle località lo Scòtola, li Chiani.

Specie estinta.

Giacimenti: postpliocene superiore: Reggio, Pantani, in Calabria (Seguenza), S. Costantino di Mileto, id. (Neviani), Matera, nella Basilicata (Di Stefano e Viola).

Postpliocene inferiore: Reggio e dintorni, Gallina, Vala- nidi, Gerace, Siderno, Cosentino, in Calabria (Seguenza).

Fossile nel pliocene e postpliocene del bacino mediterraneo.

2

1867. Ostrea cochlear .

18372.

1373-77. 1875.

1876.

1877.

1890.

1883.

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Reb,i- Pa

Lamellibranchi.

1. Ostrea cochlear, Poli.

. Poli, WrINKAUFF, Die Conchyl. d.

Mittelm., Vol. I, p. 277. FucHs, Geolog. Stud. in den Tertizirb. Sid-Ital., p. 20-21. SEGUENZA. Studi stratigraf. FucHs e BirTNER, Le formaz. plioc. di Siracusa e Lentini; in: Boll. R. Com. geol. d’I- talia, Vol. VI, p. 289. De GrorGI, Note geol. sulla prov. di Lecce, p. 256. MontERosATO, Catal. d. Conch. foss. d. M. Pellegr. e Ficar. p. 4.

SeGUENZA, Le Formaz. terz.

n. prov. di Reggio C., p. 286, 328, 361.

fe navicularis, BroccHIi, DE GREGORIO, Studi su talune Ostriche viv. e foss., p. 5.

CaruUSs, Prod. Faun. mediterr,, VolStILp 04

Di SteFrANo e Viona, L’età d. tufi calce. di Matera e di Gravina, ecc. pilo, Lio

Riferisco alla vivente 0 cochlear, Poli, alcuni pochi indi- vidui di Ostrea trovati nell’ argilla marnosa delle località: Cutrofiano (paese), Colamaria, e lo Scòtola, per aver essi la conchiglia poco spessa, sottile, con dimensioni piuttosto pic- cole, con il rostro alquanto sviluppato, ma poco ricurvo, e con la fossetta ligamentare che parmi disposta orizzontal- mente. Per questo differenzio tali individui dalla pliocenica 0.

oa navicularis, Brocc., la quale è più solida, con dimensioni mag- giori e con la fossetta ligamentare disposta verticalmente, come osservano i Professori C. De Stefani e D. Pantanelli (1), il Seguenza (2), il Fontannes (3), il Foresti (4).

Un mio esemplare, discretamente conservato, misura in lunghezza e larghezza rispettivamente, mm. 30, e mm. 23, su un'altezza di mm. 15, mentre la forma pliocenica, secondo il Fontannes. ha per diametro antero-posteriore mm. 63, e per altezza mm. 78.

Viv. Mediterraneo e Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino e Ficarazzi (Monterosato), Reggio C. e dintorni, Ravagnese, Gallina, Monteleone, Pavigliana, Pantani, Villa San Giovanni, Carrubbare (Seguenza), Matera, Gravina (Di Stefano e Viola ), Bagnolo (De Giorgi).

Postpliocene inferiore: Reggio e dintorni, Siderno, Riace, Gallina (Seguenza), Valle di San Filippo, presso Messina (Fuchs), Torre S.'® Susanna, Taviano, Nardò, Muro Salentino, Ostuni, Tricase (De Giorgi).

Forme vicine a questa (0. navicularis, Brocc.) si trovano fossili nel bacino mediterraneo sino dal miocene e si trovano anche nel pliocene del bacino atlantico.

2. Ostrea lamellosa, Brocchi.

1867. Ostrea lamellosa .Brocc., WrINKAUFF, Die Conchyl. d. Mit- telm., Vol. I, p. 274.

1871. » » 5 » AppeELIUS, Catal. d. conch. foss.

d. Livornese, p. 38, 58, 83.

1874. » » i » Fucus, Die Tertiàrb. von. Tarent. pl di.

(1) Molluschi pliocenici dei dintorni di Siena, 1880, p. 25.

(2) Formaz. terz. ecc. p. 76, 189.

(3) Les Mollusques pliocènes de la vallée du Rhòne et du Roussillon, 1879-1882, Vol. II, 231, Tav. XVIII, p. 8, e Tav. XIX p. 1-3.

(4) Dell’ Ostrea cochlear Poli e di alcune sue varietà. Bologna 1880, p. 10-11 (Estr. d. Ser IV. Tom. I. Mem. Accad. Sc. Istit. Bologna, letta n. Sess. 20 maggio, 1830).

1875. Ostrea lamellosa

1876.

1877.

1880. 1883. 1885-84.

1886.

1887.

1889,

1891.

1892.

»

»

»

io) Le

. Brocc., FucHs e BitTNER, Le Form. plioc.

di Siracusa e Lentini; in: Boll. R. Comit. geol. d’ Ital., Vol. VI, p. 288.

» De Grorei, Note geol. sulla prov. d. Lecce, p. 257.

» StouR E., Il terr. plioc. d. dint. d. Girgenti; in: Boll. R. Co- mit. geol. d’ Ital. Vol. VII, p. 472.

» Fiscuer, Paléont. d. Terr. tert. d. l’ile de Rhodes; in: Mém. Soc. géol. de France, 3.2 Sér., T'omAdsepralls:

SEGUENZA, Le Form. terz. n. prov. d. Reggio C., p. 286.

» De GREGORIO, Stud. su tal. Ostri- che viv. e foss., p. 6.

» De STEFANI, Escurs. scientif. n. Calabria, p. 236.

» f.è gigapara, De Gregorio, Nota intorn. alle conch. mediterr. viv. e foss., p. 4.

edulis, var. ex forma lamellosa, Brocchi, Bucquoy,

lamellosa

D. D., Les moll. mar. du Roussillon, Vol. II, p. 10, Tav IV, fig. d'A°Ta veve fig. 1-4.

. Brocc. CARUS, Prodr. faun. med., Vol. II,

p. 63.

» De GrEGoRIO, Nota int. tal. foss. postpl. di Balestrate, ( Estr. d. Naturalista Siciliano, An. X, N. 8-9-10-11), p.9.

» Di Sterano e Viona, L'Età d. tufi calce. di Matera e di Gravina, ecc., p. 7, 8, 10, 11, 12, 14.

1893» Ostrea lamellosa . Brocc., Der Lorenzo, Foss. n. argille sabb. postpl. d. Basilicata. (Rendiconti R. Accad. Linc., Serie V, Vol. II, pp. 348, 349, 850).

Non molti esemplari nel tufo, moltissimi poi nella pan- china della località Contatore. Una valva inferiore, trovata ai Cappuccini, misura in lunghezza ctm. 25, in larghezza etm. 18, e in altezza quasi ctm. 9.

Vivente: Mediterraneo e Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: S. Niccola di Crissa, in Calabria (De Stefani), Senise; Montalbano Ionico, Roton- della, S. Giorgio Superiore, nella Basilicata (De Lorenzo), Matera, Laterza e Ginosa, Gravina |(Di Stefano e Viola ) Rocca Imperiale, pr. Taranto (Fuchs), Cursi, nel Leccese ( De Giorgi ).

Postplioc. inferiore: Gallina in Calabria (Seguenza), Ma- tera (Di Stefano e Viola), Palagianello, Castellaneta, Mas- safra pr. Taranto, (Fuchs), Ostuni nel Leccese (De Giorgi ), Livorno (Appelius), hodi (Fischer).

Fossile pliocenico comune in tutto il bacino mediterraneo. Forme quanto mai vicine sono anche nel miocene.

3. Anomia ephippium, Linneo.

1836. Aromia’ephippium . Lin., ScaccHi, Notiz. intor. alle Conch. ed ai Zoof. foss. ecc. di Gra-

vina, p. S1.

1850-56. » » ; DIE, S. Woop, Monog. of. the Crag. Mollo p Sava o O

1854. » » . , De RarnevaL, Coquill. foss, de M. Mario, p. 8.

1864. » » . » Coni, Il M. Mario ed i suoi foss. subapenn., p. 25.

SISIOY FAN d . > , WrinkaAuFr, Die Conchyl. d. Mit-

telm. Vol. I, p. 278.

1871. » 1872-74. » 1875. » 1876. » 1876. » INSISTE » 1878. » 1880. » 1881. » 1883-84. » 1885. » 1887. »

»

SEMO RE 1868. Amomia ephippium . Lin., MANZONI, Sagg. di Conchiol? foss.

»

%

%

»

subapp. Fauna d. Sabb. gialle, p. 35.

, AppeLIius, Catal. d. Conch. foss.

d. Livornese, p. 58.

s S. Woop, Suppl. Monogr. Crag.

Moll., p. 100.

, FucHs e BITTNER, Le Form. plioc.

di Siracusa e Lentini; in: Boll. R. Comit. geol. d’ Ital., Vol. VI, p. 293.

, De GiorcI, Note geolog. sulla prov. di Lecce, p. 257.

, StoHR E., Il terr. plioc. d. dint.

di Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d’Ital., Vol. VII, p. 471. , MontERrosaTto, Catal. d. Conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., p. 30. , SARS, Moll. reg. arct. Norveg., p. 14, 352.

, SEGuENZA, Le formaz. Terz. n.

Prov. di Reggio C., p. 286, 3283, 361.

MELI, Note ed osservaz. sui resti organici nei Tufi leucitici d. prov. di Roma, p. 24.

De STEFANI. Escurs. scient. n. Calabria, pp. 220, 225, 232, 233, 238, 240, 241.

Lovisato, Riass. sui terr. terz. e posterz. n. Circond. di Ca- tanzaro; in: Boll. R. Com. geolog. d’ Ital. Vol. XVI, p. 107.

NeviIANI, Giacim. d. Cetac. foss.

nel Monteleonese; in: Boll. Soc. geolog. it., Vol V p. 71.

cibi im

—_ 08)

1888. Anomia ephippium . Lin., Bucequory, D. D., Les Moll. mar. du Roussillon, Vol. II, p. 26, Tav. VII, fig. 1, 2,9, 4 (adulto); 5, 6, (giovane).

1888. » » e RamBorti e NEVIANI, Costituz. geolog. littor. jonic. da Cariati a Monosterace; in: Boll. Soc.

geol.ital., Vol. VII, p. 335-997.

1889. » » . Di Sterano, Osserv. stratigr. sul plioc. e sul postplioc. di Sciacca, p. 28.

1889. » » LOPLETE Carus, Prodr. Faun. mediterr., Vol. II, p. 64.

1891. » » . MonteErosato, Moll. foss. quatern. di Slavia podi:

1892.» » . » DiSterano e Viona, L'età d. Tufi

di calcar. Matera e di Gravina, CECHIPaRe O AAT AA

1893. » » . » Dr Lorenzo, Fossili n. arg. sabb. postpl. d. Basilic. ( Rendiconti R. Accad. Lince. Ser. V, Vol. II, pp. 348, 349, 350).

Ne ho ritrovato pochissimi individui, ben conservati, nelle località La Luce, I Bianchini, nelle sabbie argillose.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico sino alla Norvegia.

Giacimenti: postpliocene superiore: M. Pellegrino, Fica- . razzi, S.'° Flavia, ( Monterosato), Sciacca (Di Stefano), Villa S. Giovanni, Monosterace, Motta, Archi, Pantani, Reggio e dintorni, Monteleone, Gallina, Bovetto, Musala, in Calabria (Seguenza ); Carrubbare, Pentimele, Palmi, Metramo, Piscopio, Fondaco del Giudice, id. (De Stefani), S. Costantino Calabro ( Neviani ), Senise, San Giorgio Lucano, nella Basilicata (De- Lorenzo), Gravina (Scacchi, Di Stefano e Viola), Matera, La- terza e Ginosa (Di Stefano e Viola), Bagnolo nel Leccese ( De Giorgi), Acquatraversa, pr. Roma (Meli).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), Gallina, Si- derno, in Calabria (Seguenza), Borgia, id. ( De Stefani, Lovi-

MAT y, LASA

sato, Rambotti e Neviani ), S.t* Maria di Catanzaro ( Lovisato, Rambotti e Neviani), Matera, Laterza e Ginosa (Di Stefano e Viola), Monte Mario (De Rayneval, Conti), Livorno (Ap- pelius ), Vallebiaja (Manzoni).

Foss. nel pliocene di ambedue i bacini mediterraneo ed atlantico, nelle formazioni glaciali e postglaciali della Nor- vegia (Sars). Qualcuno la riporta anco nel miocene della Loira e del bacino mediterraneo (Bucquoy, D. D.).

4. Pecten varius, Linneo.

1836. Pecten varius . . Lnn, ScaccHi, Notiz. int. alle Conch. ed ai Zoof. foss., ecc. di Gravina, p. 28.

1850-56. » > . «» S. Woo, Monogr. of the Crag. Moll., Vol. II, p. 41.

1854. » » . < » De RarNEVaL, Coquill. foss. de M. Mario, p. 8.

1856. » » . . » GuiscArRDI, Fauna Foss. Vesuviana, pelo:

1864. » » . . » Conti, M. Mario ed i suoi foss. subap., p. 24.

IS6rERno » . . WrinKgAuFr, Die Conchyl. d. Mit- telm., Vol. I, p. 248.

1868. » » . .. Manzoni, Saggio di Conchiol. foss. subap., fauna d. sabb. giall., p. S4.

1817018 » » ATER, AppeLIus, Catal. d. Conch. foss. d. Livornese, pag. 16, 38, 70, 80, 83, 93.

Rd » . . >». FucHs, Geolog. Stud. in den Ter- tisrbild. Siid-Ital., p. 12.

1872-74. > » . . » SS. Woop, Supplem. Monog. of the Crag Moll., p. 104, Tav. VIII, To

TE » .. . » FucHs e BirtNER, Le Form. plioc.

di Siracusa e Lentini, in: Boll. R. Comit. geol. d’ Ital., Vol. VI, p. 292.

1873-77. Pecten varius .

1874.

1876.

1876.

1877.

1878.

1880.

1881.

1883-84.

1885.

1886.

1887.

1889.

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Lnn., SEGUENZA, Studi stratigr.; in: Boll.

R. Comit. geol. d’Ital., Vol. V, p. 82.

FucHs, Die Tertizrbild. v. Tarent, parde2o

DE GIoreI, Note geolog. sulla pro- vincia di Lecce, p. 259.

StoHR E., Il terr. plioc. d. dint. di Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d’ Ital., Vol. VII, p. 471.

FiscHeR, Paléont. d. Terr. tert. de l’ Ile de Rhodes, p. 17.

Sars, Moll. reg. arct. Norveg., p. 352.

SEGUENZA, Le Formaz. terz. n. prov. di Reggio C., p. 285, 823, 960.

MELI, Note ed Osserv. sui resti organ. n. Tufi leuc. d. prov. di Roma, p. 24.

De STEFANI, Escurs. scientif. n. Calabria, p. 233, 237, 241. Lovisato, Riass. sui terreni terz. e posterz. d. Circond. di Ca- tanz. in: Boll. R. Com. geol.

d’ Ital., Vol. XVI, p. 107.

NeviaNI, Giacim. d. cetac. foss. n. Monteleonese, in: Boll. Soc. geo italo VoltMaVe pig.

RamBortiI e NEVIANI, Costituz. geolog. d. littor. jonico da Cariati a Monosterace; in: Boll. Soc. geolog. ital, Vol. VII, p. 337.

. Lmk, CARUS, Prodrom. Faun. mediterr.,

Vol. II, p. 71.

. Lnn. DI STEFANO, Osserv. stratigr. sul

plioc. e sul postplioc. di Sciacca, pp. 19, 17, 21, 25.

1891.Pecten varius . . Lnn., De GREGORIO, Nota int. tal. fossili postpl. di Balestrate. ( Estr. d. Naturalista Siciliano, An. X, ni 8-9-10-11), p. 8.

1892. > » . + % DI StrerANO e Viona, l’Età d. Tufi calcarei di Matera e di Gra- vina, ecc., p. 7, 8, 11, 17.

1893. » » Sei > ADE Lorenzo, Fossi arg, sabb: postpl. d. Basilicata. (Rendi- conti R. Accad. Linc., Ser. V, Vol. II, pp. 347-350).

Pochi, ma bellissimi esemplari nel tufo delle località, Cap- puccini, Velardi.

Viv. nel Mediterraneo, nell’ Atlantico sino alla Norvegia, nel Mar Rosso. .

Giacimenti: postpliocene superiore: Valle di San Niccola, in Sicilia ( Fuchs), Carrubbare, Reggio e dintorni, Monteleone, Musala, Pantani, Archi, Monosterace, Villa S. Giovanni, in Calabria ( Seguenza), Metràmo, id. ( De Stefani ), S. Costan- tino, id. (Neviani) Senise, Anglona, in Basilicata (De Lo- renzo), Gravina (Scacchi, Di Stefano e Viola), Cutrofiano, S. Pietro in Lama, Brindisi, Gallipoli, S. Cesario nel Leccese (De Giorgi ), Vesuvio (Guiscardi).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), Gallina in Calabria (Seguenza), Borgia, id. ( De Stefani), S.!* Maria di Catanzaro (Lovisato, Rambotti e Neviani ), Matera, (Di Ste- fano e Viola ), Palagianello e Castellaneta pr. Taranto ( Fuchs) fra Lecce e Monteroni, Tricase, Ostuni nel Leccese (De Giorgi), M. Mario (Conti, De Rayneval), Acquatraversa pr. Roma (Meli), Livorno (Appelius), Vallebiaja (Manzoni), Rodi (Fi- scher).

Fossile: nel pliocene e postpliocene del bacino mediterra- neo: subfossile negli strati della Clyde ( Wood), nel postgla- ciale della Norvegia (Sars). Nel miocene del bacino mediter- raneo è rappresentato da forme vicine, come P. subvarius, D'Orbigny, P. nimius, Fontannes, ecc., ( Bucquoy, D., D.).

1836, Pecten pusio .

1850-56.

1854.

1864.

1867.

1871.

1872.

1882-74.

1873-77.

1874.

1875.

1875.

1876.

1877.

1877.

1883-84.

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. Pennant,

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5. Pecten pusio, Linneo.

ScaccHI, Notiz. intor. alla Conch. ed ai Zoof. foss. di Gravina, p. 28.

S. Woop, Monogr. of. the Crag Moll., Vol. II, p. 33, Tav. VI, fig. 4, a-c.

De RAyYNEVAL, Coquill. foss. d. M. Mario, p. 8.

Conti, M. Mario ed i suoi foss. su- bappennini, p. 24.

WeINKAUFF, Die Conchyl. d. Mit- telm., Vol. I, p. 246.

AppeLius, Catal. d. Conch. foss. d. Livornese, p. 16, 38, 70.

FucxHs, Geolog. Stud. in den Ter- tiarbild Sid-Ital., p. 12.

S. Woop, Supplem. Monogr. of. the Crag Moll., p. 105.

SEGUENZA, Stud. stratigr.; in: Boll. KR. Comit. geol. d’Ital., Vol. V, pras2i

FucxHs, Die Tertiàrbild. v. Tarent, p. 1.

FucHs e BittNER, Le Form. plioc. di Siracusa e Lentini; in: Boll., R. Comit. geol. d’Ital., Vol. VI, p. 289.

LawLEy, Nota di Conch. foss. di Val Lebiaja.

StHOR E., Il terr. plioc. d. dint. di Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. daltal\ Vel SViIUE page

MontEROsATO, Catal. di Conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., p. 4.

FiscHeR, Paléont. d. Terr. tert. de l’Ile de Rhodes, p. 17.

DE STEFANI, Escurs. seient. n. Ca- labria, p. 287.

Ri 5 (OA

1885. Pecten pusio . Lnn., Lovisato, Riass. sui terr. terz. e posterz. d. Circond. di Catanz.; in: Boll. R. Com. geol., d’Ital., Vol. XVI, p. 107.

1886. » DA NevianI, Giacim. d. Cetac. foss. n. Monteleonese; in: Boll. Soc. geolog ital, Noli Va p.a10N72)

1888. » TRES RamBorti e NEVIANI, Costituz. geolog. d. littor. jonico da Car. a Monosterace; in: Boll. Soc. geolog. ital., Vol. VII, p. 337.

1889. » hm CARUS, Prodrom. Faun. mediterr., MolSglisspf270; 1892. » STO, Di STEFANO e VioLa, \L'’età dei

Tufi calcar. d. Mediterr. e di Gravina, ecc., p. 8, 11, 183, 17.

Due esemplari, ben conservati, uno nelle sabbie argillose in località La Luce, l’altro nel tufo, in località Velardi.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico sino alla Norve- gia e al Capo di Buona Speranza.

Giacimenti: postpliocene superiore: Ficarazzi ( Montero- sato), Carrubbare, in Calabria (Seguenza ), San Costantino, id. (De Stefani), S. Gregorio d’Ippona, id. (Neviani), Gra- vina (Scacchi, Di Stefano e Viola).

Postpliocene inferiore: Valle di S. Niccola, in Sicilia, ( Fuchs), S.® Maria di Catanzaro ( Lovisato, Rambotti e Ne- viani), Matera, Laterza e Ginosa (Di Stefano e Viola), Pala- gianello e Castellaneta, pr. Taranto (Fuchs), Monte Mario (Conti, De Rayneval), Livorno (Appelius), Val Lebiaja (iLawley).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene mediterraneo ; nel crag del bacino atlantico. Qualcuno lo riporta anco nel mio- cene del bacino atlantico e mediterraneo. ( Bucquoy, D., D.).

6. Pecten opercularis, Linneo. 1850-56. Pecten opercularis. Lnn, S. Woon, Monogr. of the Crag.

Moll., Vol. II, p. 35, Tav. VI, fig. 2.

1854. 1856. 1864. 1867.

1865.

1871.

1872.

1872-74.

1874.

1875.

SuLogi > Pecten opercularis. Lnn., De RAYNEVAL, Coquill. foss. de

M. Mario, p. 8.

» » » GuiscarDi, Fauna Foss. Vesu- viana, p. 15.

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» » Appenivs, Catal. d. Conch. foss. d. Livornese, p. 16, 29, 38, 70, 83.

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the Crag Moll., p. 105, Tav. NETDIAra 20:

» » Fucus, Die Terti&rbild v. Ta- rent, p. 2, 9, 4. » » Fucas e BittnerR Le Form.

plioc. di Siracusa e Lentini; in: Boll. R. Comit. geol. d’ Ital., Vol. VI, p. 289.

» » » De GiorsI, Note geolog. sulla prov. di Lecce, p. 253.

» » > Sr6HRE.,Ilterr. plioc.d. dint. di Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d’Ital., Vol. VII, p. 471.

» » » MontERrosato, Catal. d. Conch. foss. di M. Pell. e Ficar., p. 4.

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» » Sars, Moll. reg. arct. Norveg,, p. 16, (352).

» » Secuenza, Le Formaz. Terz. n.

prov. di Reggio C., p. 285, 323, 360.

SOIA

1891. Pecten opercularis. Lnn., MELI, Note ed osservaz. sui resti organ. rinvenuti n. Tufi leuc. d. prov. di Roma, p. 24.

1883-84.» » » DE STEFANI, Escurs. scient. n. Calabria, p. 216, 220, 230, 232, 233, 236, 237, 238, 240, 241, 242.

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1893. Pecten opercularis. . Lnn., De Lorenzo, Foss. n. argill. sabb. postplioc. della Basi- licata. ( Rendiconti R. Accad. Linec., Serie V, Vol. II, p. 347- 350).

Abbondantissimi e belli esemplari nelle argille e nel tufo di tutte le mie località: li ho trovati da soli anco nella sabbia giallastra detta volgarmente Pilumafu ( Piromàfo ), e sono stati gli unici esemplari che ho potuto raccogliere alla superficie del terreno su una collinetta in località Colamaria.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: M. Pellegrino, Fica- razzi, S.'* Flavia (Monterosato ), Sciacca (Di Stefano), Reggio e dintorni, Monteleone, Gallina, Pavigliana, Bovetto, Musala, Villa S. Giovanni, Monosterace, Motta, Archi, Pantani, in Ca- labria (Seguenza ), Nasiti, Carrubbare, Pezzo, Palmi, Me- tramo, S. Angelo, S. Costantino, Zea Catania, Piscopio, Ca- raffa, id. (De Stefani), Matera, Laterza e Ginosa, Gravina (Di Stefano e Viola), Senise, Pisticci, Montalbano Ionico, An- glona, in Basilicata ( De Lorenzo), Brindisi, Gallipoli, Nardò, S. Pietro in Lama, S. Cesario, Lequile, Arnesano, nel Leccese (De Giorgi), Vesuvio (Guiscardi), Acquatraversa, pr. Roma (Meli), i

Postpliocene inferiore: Sciacca ( Di Stefano), Valle di S. Filippo, Valle di Gerace, in Sicilia ( Fuchs), $.'* Cristina, Gal- lina, Bianco Nuovo, Siderno, Gioja Jonica, Monosterace, in Calabria (Seguenza), Borgia, id. ( De Stefani, hambotti e Ne- viani),«S. Maria di Catanzaro (Lovisato, Rambotti e Ne- viani), Matera, Laterza e Ginosa, Gravina ( Di Stefano e Viola ) Castellaneta, Massafra, stazione di Bari (Fuchs), Collepasso, Corigliano, Nuvoli, Castrifiancone, Nardò, Galatone, nel Lec- cese (De Giorgi), M. Mario (Conti, De Rayneval), Livorno (Appelius), Val Lebiaja (Manzoni), Rodi (Fischer).

Fossile: nel pliocene e postpliocene mediterraneo e nel Crag dell’ Inghilterra ( Wood), nei banchi glaciali di Skiael (Sars).

Mov aE

7. Pecten pes-felis, Linneo.

1854. Pecten pes-felis . . Lnn., DE-RAYNEVAL, Coquill. foss. de M. Mario, p. 8. 1864. » » . +.» Conti, M. Mario ed i suoi foss. subapen., p. 24. :8720 0 » . «>. FucHs, Geolog. Stud. in:\den Tertiàrbild. Siid-Ital., p. 34. ILO74 RM » . «> MontERosaTo, Catal. d. Conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., p.4. 1877. » » . +.» FiscHER, Paléont. de: Terr. Tert. de l’Ile de Rhodes, p. 17. 1880. » » .. +...» «SeueNnzA, Le Fora. terz. n. prov. di Reggio C., p. 285, 3823, 360. 1886. » » . . » De GREGORIO, Nota int. ad alc. i Conch. mediterr. viv. e foss., p. 4. 1889. » » . +. Lmk., CaRUS, Prodrom. Faun. me- diterr. Nola Ipa71® 1889. » » . . Lnn., Di SterANO, Osservaz. stratigr.

sul Plioc. e sul Postpl. di Sciacca, p. 29.

Un solo esemplare nel tufo, in località Lo Scòtola.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino (Monterosato), Sciacca (Di Stefano). e

Postpliocene inferiore: Valle di S. Filippo in Sicilia, Valle di Gerace, (Fuchs), Arenella, pr. Palermo ( De Gregorio ), Gal- lina, in Calabria (Seguenza), Monte Mario (Conti, De Ray- neval), Rodi (Fischer).

Fossile: nel pliocene e postpliocene del bacino mediter- raneo. Forme molto affini si trovano anche nel miocene dello stesso bacino.

CT Da

8. Pecten septemradiatus, Miller.

1867. Pecten septemradiatus .

1878-77. » » 1874. » » 1875. » » 1876. » » 1889. » » 1886.» » 1888. » »

Mill.,

»

»

SEGUENZA,

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RamBOTTI e NEVIANI, Costi- tuz. geolog. d. littor. jo- nico da Cariati a Mono- sterace; in: Boll. Soc. geol. ital., Vol. VII, p. 387.

Pochi esemplari ben conservati in località lo Scòtola e li Chiani. Cito la specie anche in località S. Lazzaro unica- mente per la grande sua abbondanza, essendo deposito lontano da Galatina un 20 chilometri. In quest'ultimo trovai, insieme al Pecten septemradiatus abbondante, una valva di P. nflexus Poli, molto bene conservata e distinta.

RR ge

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Carrubbare in Calabria (Seguenza), Bagnolo, S. Pietro in Lama, Gallipoli, nel Leccese (De Giorgi).

Postpliocene inferiore; S.'* Maria di Catanzaro (Lovisato, Rambotti e Neviani), S. Costantino (Neviani), Castellaneta pr. Taranto (Fuchs), Nardò, Ostuni, nel Leccese (De Giorgi).

Fossile: nel postpliocene e nel pliocene mediterraneo: nel crag. rosso, di Sutton e Foxhall ( Wood): nelle marne glaciali e postglaciali della Norvegia ( Sars ).

9. Pecten inflexus, Poli. (1)

1831-33. Pecten inflerus . Poli, Ly, Prince. of. Geol. III, Ss O A IVES ASSE

1853. » Dumasti . » DesHAyYEs, Append. Lyell ’s. Prince Vols lie prato» 1833. Pecten pseudamusium. » DesHayEs, Expéd. scient. de

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1836. Pecten inflexus . . Poli, ScaccHi, Notiz. int. alle Conch. ed ai Zoof. foss., di Gra- vina, p. 30. 1844. adspersus. .Lumk, PuUivippi, En. Moll. Sie., Vol. II, prod 1870. » 1870. » 1873-77. » 1876. » lie » 1880. » 1880. » 1883-84. » 1884-85. » 1886. » 1889. »

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CIUVATI SO RANA AIB UE QUON ID Des Moll: mar. du Roussillon, Vol. II, p. 68, Tav. XVI, fig. 10-11 (tipo), 12 a 13 ( varietà).

Ele ION 1889. Pecten inflerus . . . Poli, Di Strrano, Osservaz. sul plioc. e sul postplioc. di Sciacca, p. 10, 13, 18, 21.

1891. » » . +... MonteERrosatTo, Relaz. fra 1 Moll., quaternar. di M. Pelleg. e di Ficar. e le specie viv.

, - . Di Sterano e Viota, l’età d. Tufi] calcar. di Matera e difGravina MeccWp-W069, 10; IE 313 IALIA

1892. » »

Determino, col nome di P. inflexus, Poli, alcune valve di Pecten trovate in provincia di Lecce, nelle località i Cap- puccini, lo Scòtola, li Chiani, i Bianchini, Cutrofiano (paese ), Colamaria, Chiusa Ravenna, S. Lazzaro: le determino così, perchè rassomigliano alle figure date dal Poli, il quale primo di tutti, a questo modo determina il P. snflexus: « Concha subrotundata, aequivalvis, aspera, radiis quaternis, vel quinis, scabris, clavatis, abbreviatis, ambitu inflexo, tenuissime striato; auriculis minimis, margine crenulato » e, poco dopo: « Concha ovato-rotundata, ventricosa ».

Per molto tempo si ritenne il P. enflexus, Poli, identico al seplemradiatus, Miller, e vivente insieme nel Mediterraneo e nell’ Atlantico. Tra quei che descrissero molluschi del ba- cino atlantico, vi è il Wood, il quale, nel 1856 (1), fa il P. danicus, Chemnitz, sinonimo del P. inflexus Poli, definendo la specie: « Testa subrotundata, aequilaterali, radiis 5-6 ro- tundatis, inaequalibus, striatis, auriculis inaequalibus ». Con- frontata la figura si vede meglio quello che vuol far cono- scere l’autore e si osserva infatti un’ orecchietta lunga mm. 8, e l’altra mm. 12. I diametri antero-posteriore e verticale misurano l’ uno mm. 34, l’ altro mm. 35,; le strie longitudi- nali visibilissime e molto ravvicinate; le costole, poi, in nu- mero di 5, di cui una alquanto sdoppiata, clavate.

Lo stesso Wood avverte come il numero/delle costole non è un carattere costante; talora la valva destra ne ha sei,

(1) Mon. Crag Moll.

BONcI A

mentre la sinistra ne ha cinque. Inoltre, egli ritiene la conchi- glia degli strati della Clyde, P. danicus (= P. septemradiatus), identica a quella delle grandi profondità del mare Egeo, e perciò delle due forme ne fa una sola specie. Ma, poco dopo, aggiunge che tanto il tipo inglese, quanto il tipo del mare Egeo, si sco- stano un pochino dal P. Dumasti, Payraudeau, del Mediter- raneo, per avere essi tipi l’ orecchietta posteriore più grande che l’anteriore. Nota, però, che tutto questo non l’autorizza a fare una specie distinta dalla forma del Mediterraneo. È così che si trovano, fra i sinonimi del suo P. danicus, il P. Dumasti, Payraudeau, Forbes, e Ostrea infleza e clavata, Poli.

Inoltre, la fisura del Wood mostra le costole elevate evi- dentissimamente, senza ombra di carena; quindi come con- ciliare, a questo proposito l’ opinione dei Bucquoy, D., D. secondo i quali, come si dirà, sarebbe la carena uno dei ca- ratteri distintivi più ordinarii per il P. septemradiatus, Miller?

Nel 1870, 1 signori Aradas e Benoit (1) ritennero, da parte loro, il P. septemradiatus specie atlantica, il P. enflexus specie esclusivamente mediterranea e differenti, quindi, 1’ uno dall'altro. Eglino fan rilevare come alcuni scrittori, il Petit e l’ Hidalgo, abbiano intraveduto in parte (Petit), o visto del tutto la differenza che ci sarebbe tra i due Pecten in parola; dànno poi i caratteri specifici dell’ uno e dell’ altro, cioè:

P. inflexus, Poli.

Forma ovato - arrotondata, piuttosto sottile, margine supe- riore, nei giovani esemplari, acuto, negli adulti, molto ri- gonfio e ottuso. Valve depresse e costantemente con cinque co- stole molto rilevate e fortemente striate qualche volta, (var. P. Dumasii del Payraudeau ). O- recchette: la posteriore metà dell’ anteriore.

(1) Op. cit.

P. septemradiatus, Miller.

Conchiglia leggera, valve rigonfie, non molto rilevate, strie longitudinali appena visibili. Figura quasi rotonda. Orec- chiette grandi e quasi uguali.

ae DIN

Aggiungono che le differenze sono evidentissime, che nes- sun esemplare fra i tanti numerosi da loro presi in esame, può indicare un passaggio dall’ una all’ altra specie, e che il P. septemradiatus, dell’ Atlantico, non fu mai trovato vivente nel Mediterraneo, mentre è comunissimo, fossile, nei terreni terziari e quaternari della Sicilia.

Il Monterosato, nel 1877 (1), dava un elenco delle specie fossili di M. Pellegrino e Ficarazzi, non ancor trovate nel Mediterraneo e che vivono nell’ Atlantico e nel Nord del- l'Atlantico, e citava il P. pes-lutrae. Lnn., = P. septemra- diatus, Mùller = P. danicus, Chemnitz, ai Ficarazzi, fossile, non più vivente nel Mediterraneo, secondo lui, e proprio dei mari nordici.

Lo stesso autore, nel 1880 (2), citava poi, per la prima volta, il P. pes-lutrae, Lun. come una specie nuova pel Me- diterraneo « da non confondersi » egli diceva « col P. 4n- flexus, Poli (= P. Dumasti, Payraudeau) » esclusiva del Me- diterraneo stesso.

E lo stesso Monterosato, nel 1891 (3), insisteva nel ri- tenere il P. inflexus, Poli, una specie differente dal P. pes- lutrae, Lnn., aggiungendo che questo è una specie quasi estinta nel Mediterraneo, ma che vive non così scarsamente nel- l’ Atlantico.

Si può dire, dunque che, secondo il Monterosato, pare vi debbano essere due specie di Pecten affini, una comune all’ Atlantico e al Mediterraneo, e una propria del Medi- terraneo.

Il Carus, nel 1889 (4), distingue esattamente il P. sep- temradiatus dal P. inflexus.

I Signori Bucquoy, Dautzenberg e Dollfuss, nel 1889, (5), ammettono la differenza tra il P. inflexus, Poli, e il P. sep-

(1) Catal. d. conch. foss. di M. Pell. e Ficarazzi. :

(2) Conchiglie della zona degli abissi; in: Bollett. Soc. malacol. ital., Vol. VI, p. 50.

(3) loc. cit.

(4) Prodromus faunae mediterraneae, Vol. II, pp. 74-75.

(5) Op. e loc. cit.

DEA temradiatus, Miller, dicendo che questo è di statura più grande, più sottile, più arrotondato, più equivalve che il P. clavatus (= P. inflexus), Poli, con l’ orlo ventrale mai ripiegato, con orecchiette più grandi e subeguali, con pieghe raggianti, in numero di 5, o 7, che presentano ordinariamente una carena mediana. Essi però citano e figurano anche il P. @nflexus come assai comune pur nell’ Atlantico.

In conclusione, secondo gli autori citati, si avrebbero due forme invece di una sola, come ritenevano gli autori più antichi, comuni al Mediterraneo e all’ Atlantico.

Il De Gregorio, 1884-85 (1), dice sinonimi il P. pes-lutrae, Lnn., il P. septemradiatus, Miller, il P. danicus, Chemnitz, il P. Dumasti, Payraudeau e il P. inflexus, Poli, senz’ altro.

Il De Gregorio, dunque, come i più antichi autori, riuni- sce il tipo dell’ Atlantico a quello del Mediterraneo, facen- done una sola specie: questa opinione mi sembra preferibile.

Io ho voluto esaminare le figure dell’ Aradas e Benoit, op. cit., Tav. III, e ho visto che la fig. 4, del P. septemra- diatus, ha le orecchiette diseguali, e propriamente una di mm. 7, e l’altra di mm 10, differenza abbastanza rilevante; e che anco la fig. 5, per il P. <nflexus, ha un’ orecchietta lunga mm. 6, e l’altra mm. 8, sicchè non vi ho trovato quella dif- ferenza di lunghezza cui si accenna nel testo. La forma poi, ovato-arrotondata, nel P. inflexus, e quasi rotonda nel P. septemradiatus, messa come carattere differenziale dai citati autori, non si rileva bene dalle figure. D'altra parte trovo una capitale discordanza tra la descrizione del Poli e quella dell’ Aradas e Benoit riguardo al P. nffexus; così mentre il primo dice la conchiglia « ventricosa », questi ultimi la di- cono essere « depressa », e invece rigonfia quella del P. sep- temradiatus.

Ho esaminato poi diversi esemplari italiani delle seguenti località: pliocene di San Colombano, prov. di Pavia, della Fossetta Cianca e di Bagalo, Villa Bianca, prov. di Modena; dei poggi subappennini di Montale presso il torrente Samoggia,

(1) Op. e loc. cit.

Ri ca prov. di Bologna; Scutriano, Fauglia, Legoli, Orciano, prov. di Pisa; Vinci, Castrocaro, prov. di Firenze; postpliocene delle Mura di S. Cosimo, della Panchina, di S. Jacopo, presso Li- vorno; di S.* Maria di Catanzaro: di Barcellona, prov. di Mes- sina; San Lazzaro (Gallipoli), sabbie di Nardò e altre località in provincia di Lecce. é

Dopo un attento esame, son dovuto, mio malgrado, ve- nire alla conclusione che non si possono distinguere in modo troppo assoluto, le due specie P. septemradiatus, Muller (pes- lutrae, Lnn) e P. enflerus, Poli: solo, agli estremi, possono stare distinti due tipi; ma di mezzo vi è un numero di esem- plari, che non si sa come determinare; tutt’ al più si possono distinguere varietà o forme, comuni tutte, al Mediterraneo e all’ Atlantico.

Nella località S. Lazzaro (Gallipoli), in uno strato di sabbie giallastre, sottostanti a uno strato di « càrparo » ho osservato un numero sterminato di conchiglie che si possono determinare per il P. septemradiatus, Miller, e un bellissimo, ma unico, esemplare, ben conservato del P. inflexus Poli: non vi ho trovato esemplari che denotino passaggi. o

Volendo pure tenerli distinti potrei così classare gli esem- plari studiati:

P. septemradiatus, Muller; Barcellona, Fossetta Cianca, Villa Bianca, San Jacopo, Bagalo, Montale, Gallipoli, Nardò, Sogliano-Cavour, S.'* Maria di Catanzaro, Mura di S. Cosimo.

P. inflexus, Poli: Castrocaro, Mura di S. Cosimo, Bagalo, Villa Bianca, Legoli, Vinci, Orciano, San Colombano, Fauglia Galatina, Gallipoli, Sogliano-Cavour, Cutrofiano.

Intermedt: Vinci, Montale, Orciano, Villa Bianca.

Quindi, per ora, ritengo il P. inflexus, Poli, una specie multiforme legata con stretti passaggi al P. sepfemradiatus, Miller.

Vivente: nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi (Monterosato), Sciacca (Di Stefano), Reggio C. e dintorni, Gallina, Villa S. Giovanni, Monosterace, Carrubare, S.!* Cristina, in Calabria (Seguenza), Tono, id. (De? Stefani), 5. Costantino, id. ( Neviani), Gravina (Scacchi, Di Stefano e

Vosgi Liga Viola), Matera, Laterza e Ginosa (Di Stefano e Viola), Galli- poli, nel Leccese (De Giorgi ).

Postpliocene inferiore: Gallina, in Calabria (Seguenza ), Matera, Laterza e Ginosa (Di Stefano e Viola).

Fossile: nel pliocene e postpliocene dei bacini mediter- raneo e atlantico.

10. Pecten Jacobaeus, Linneo.

1836. Pecten Jacobueus . Lxxn., ScAccHI, Notiz. intor. alle conch.

al zoof. foss. ecc. di Gravina,

pieziao 1854.» » . De RarNEvaL, Coquill. foss. d. M. Mario, p. 8.

1656... (> ì » . GuiscarDI, Fauna foss. Vesuviana, pro:

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1877. Pecten Jacobueus

1877. » » 1883-84 » » 1885. » »

1886. Janira jacobaea

1889. Pecten Jacobueus .

1889. » » 1889. » ds 1891. » » 1891. » » 1892. » » 1893. » »

Sa Linn., MontERosaTo, Catal. d. Conch. foss.

»

di M. Pellegr. e Ficar., p. 4. Fiscuer, Paléont. des Terr., tert. de l’Ile de KRhòdes, p. 17.

De SteFANI, Escurs. scientif. n. Calabria, p. 232, 233, 239, 236, 241.

Lovisato, Riass. sui terr. terz. e posterz. d. Circond. Catanz. in Boll. R. Comit. geolog. d'iItal.2 Vol. DV; po SL07%e

NevianI, Giacim. d. Cetac. foss. Monteleon. in Boll. Soc. geol., Vol p72:

RamBOTTI e NEVIANI, Costituz. geo- log. littor. jonic. da Cariati a Monosterace ; in: Boll. Soc. geol.ital., Vol. VII, p. 335-837.

CARUS, Prodrom. faunae medit., Vol. II, p. 70.

Bucquor, D. D., Les moll. mar. du Rouss., Vol. II, pag. 62, avi SCIE v SE fig. 1, 2, 3, 4, 6, 7, (giovane) fig. 5 (varietà).

Di STEFANO, Osservaz. stratigr. sul

| plioc. e sul postplioc. di Sciacca, p: 10, 13, 15, 17, 18,21, 24, 20.

MonrERosaTto, Moll. foss. quatern. d. S.!* Flavia (Sicilia), p. 2.

De GreEcorIo, Nota int. tal. foss. postpl. di Balestrate, ( Estr. d. Naturalista Siciliano, An. X, N. 8-9-10-11).

Di StEFANO e VioLa, L’ età d. Tufi Calcar. di Matera e Gravina, 6cc- Epoauo l0, rt LA

De Lorenzo, Foss. n. arg. sabb. postpl. d. Basilicata.

\ MB

Esemplari benissimo conservati nelle argille e nel tufo, in quasi tutte le località da me studiate: in discreto numero nel tufo.

Vi sono degli esemplari in quest’ ultima roccia, che con- servano ancora il loro color naturale: e alcuni delle argille si scambierebbero con gli attuali viventi.

Viv. nel Mediterraneo.

Giacimenti : postplioc. superiore: M. Pellegrino, S.'* Fla- via, (Monterosato), Sciacca in Sicilia ( Di Stefano), Valle di Gerace (Fuchs), Carrubbare, in Calabria (Seguenza), Palmi, Metràmo, Vallelonga, San Niccola di Orissa, S. Angelo, Ca- raffa, id. (De Stefani), Senise, Pisticci, Rotondella, in Basili- cata (De Lorenzo), Matera, Laterza e Ginosa (Di Stefano e Viola), Gravina (Scacchi, Di Stefano e Viola), Rocca Impe- riale, pr. Taranto (Fuchs), Castrignano, Gallipoli, S. Cesario, Arnesano, S. Pietro in Lama, Brindisi, Taranto, nel Leccese (De Giorgi), Vesuvio ( Guiscardi).

Postplioc. inferiore: Sciacca ( Di Stefano), Borgia, in Ca- labria, (De Stefani, Rambhotti e Neviani), S.'° Maria di Ca- tanzaro ( Lovisato, Rambotti e Neviani), Matera, Gravina (Di Stefano e Viola), Palagianello, Castellaneta, Massafra, Staz. di Bari (Fuchs), M. Mario (Conti, De Rayneval), Livorno (Ap- pelius), Val Lebiaja, (Manzoni), Rodi (Fischer).

Fossili: nel pliocene e postpliocene del bacino mediter- raneo.

11. Pecten Alessii, Philippi (1).

1836. Pecten Alessii . . . . Puinippi, Enum. moll. Sic. Vol. I, p. 35.

(1) 1874. Pecten Alessi Philippi, De SrEFANI, Foss. di S. Miniato, in: Boll. Soc. ital., Vol. VII, p. 30. 1891. » » » Fucini, Il Plioc. d. dint. di Cerreto-Guidi e di Limite ed i suoi moll. foss., (Estratto d. Boll. Soc. geol. ital., IVo1PX®) ip 929 Ra rag Uspio so: 1892. » » » PanraneLLI, Lamellibr. plioc.; Boll. Soc. malac. ital., Vol. XVII, pag. 94.

1876. Pecten Alessti

1892, » »

CPONAGRIRECE

»

. Philippi, De GrorGI, Note geol. sulla prov.

di Lecce, p. 254.

Di SterANO e VioLa, L’Età d. tufi cale. di Matera e di Gravina, ecc., p. 7, ll.

Molti e bellissimi esemplari ho trovato in località Cap-

puccini.

Specie estinta.

Giacimenti: postplioc. superiore: Castrifrancone, Cursi, nel Leccese (De Giorgi), Matera (Di Stefano e Viola).

Fossile: del pliocene a Castrogiovanni (Sicilia ), in Toscana a S. Miniato ( De Stefani) e Cerreto Guidi (Fucini). Secondo il De Stefani è pure abbondantissimo a Castellarquato ove ebbe il nome, non esatto, di P. cristatus, Bronn.

12. Pinna nobilis, Linneo.

1836. Pinna mobilis .

1867. » 1871. » 1876. » ISLA, » 1880. » 1885-84.» 1886. »

»

. Lin., ScAccHI, Notiz. intor. alle Conch.

e al Zoof. foss. ecc. di Gra- vina, p. 82. WEINKAUFF, Die Conechyl. d. Mit- telm., Vol. I, p. 236. AppeLIus, Catal. d. Conch. foss. d. Livornese, p. 37, 93. StozR E., Il terr. plioc. d. dint. di Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d’ Ital., Vol. VII, p. 471. FiscHer, Paléont. d. Terr. tert. de l’Ile de Rhòdes, p. 34. SEGUENZA, Le formaz. Terz. n. Prov. di Reggio C., p. 360. De SteFANI, Escurs. scientif. n. Calabria, p. 220, 232,285. Dr GrecorIo, Nota int. ad alc. Conch. foss. mediterr. viv. e

foss., p. 11.

BENT: 1890. Pinna nobilis . . . Lin, Bucquoy, D. D., Les Moll. mar. du Roussillon, Vol. II, p. 123.

Tav XOXGEVagi ose

Pochi esemplari nel tufo della località Velardi, non in ottimo stato. Ho trovato dei frammenti di Pinna nelle sabbie argillose delle località « la Luna » e « i Bianchini » che du- bitativamente riferisco alla P. nobilis.

Viv. nel Mediterraneo.

Giacimenti: postpliocene superiore: Reggio e dintorni, in Calabria (Seguenza), Carrubbare, Palmi, Filiceto, id. ( De Ste- . fani), Gravina (Scacchi). :

Postplioc. inferiore: Livorno (Appelius), Rodi (Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo.

13. Mytilus galloprovincialis, Lamarck.

1854. Mytilus galloprovincialis Lamarck, DE RayNnEvAL, Coquill. foss. de M. Mario, p. 8. 1864. » » » Conti, M. Mario ed i suoi foss. subap., p. 29. 1876. eo » » StoHR E., Il terr. plioc. d. dint. di Girgenti; In: Boll. RR Comit. geol. d’ Ital., Vol. VII, p. 471. 1880. » » » SEGUENZA, Le Formaz. terz. n. prov.di Reggio C., p. 285, 823, 360. 1881. » » » MeLI, Note ed Osserv. sulresti organ. n. Tufi, leuc. d. prov. di Roma, p. 24. 1883-84. » edulis var. galloprovincialis Lmk. De STEFANI, E- scurs. scientif. n, Ca- labria, p. 220, 235, Mytilus galloprovin- cialis, p. 236, 241.

A e

1885. Mytilus galloprovincialis Lamarck, Lovisato, Riass. sui ter- reni terz. e posterz. d. Circond. di Catanz. in: Boll. R. Com. geol. dilItal... Vol SXV p. 106.

1886. » » » NEVIANI, Giacim.d. cetac. foss. n. Monteleonese; in: Boll. Soc. geol. ital... Viola Voepafi2:

1888. » » » RaAMBOTTI e NEVIANI, Co- stituz. geolog. d. lit- tor. jonico da Cariati a Monosterace; in: Boll. Soc. geolog. ital., Vol. VII, p. 387.

1889. » » » Di STEFANO, Osserv. stra- tigr. sul plioc. e sul postplioc. di Sciacca,

p. 10, 24.

1891. » » » MonteEROsATO, Moll. foss. quat. di S.'* Flavia, TE

1892. » » » Di StEFANO e VIOLA,

L’ età d. tufi cale. di Matera e di Gravina, CCEHMPAIO

Pochi esemplari nel tufo delle località Cappuccini, di- scretamente conservati.

Viv. nel Mediterraneo e nell'Atlantico e nel Pacifico In- diano.

Giacimenti: postpliocene superiore: Ficarazzi, S.'* Flavia. in Sicilia, var. dilatata Philippi (Monterosato), Sciacca (Di Stefano), Reggio e dintorni, Ravagnese, Monteleone, Villa S. Giovanni, in Calabria (Seguenza), Carrubbare, Filiceto, San Niccola di Crissa, Caraffa, Archi var. hRerculea, id. (De Stefani), S. Gregorio d’Ippona (Neviani), Gravina (Di Stefano e Viola).

RA EE Postplioc. inferiore: Reggio e dintorni, Gallina (Seguenza), Borgia (De Stefani), S.'* Maria di Catanzaro ( Lovisato, Ram- botti e Neviani), Acquatraversa, pr. Roma, (Meli), M. Mario (Conti, De Rayneval ). Fossile: nel pliocene e postpliocene del bacino medi- terraneo.

14. Modiolaria sericea, Bronn.

1836. Modiola sericea . Bronn. PxHinippi, Enum. moll. Sic. Vol., I, pordioiLavo Vitfig, lA:

1854. » ve » DE RAYNEVAL, Coquill. foss. de M. Mario, p. 8.

1874. » DM. » Fucnas, Die Tertiàrbild v. Ta- rent, p. 3.

1877. Crenella . . . . » MontEROsaTO, Catal. d. Conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., p. 14.

1889. Modiolaria . . . Di SterANO, Osservaz. stratigr.

sul plioc. e sul postpl. di Sciacca, p. 18, 21.

1892. » VE » Di SterANO e VioLa, L'Età dei Tufi calcarei di Matera e di Gravina, ecc., p. 11.

Ho confrontato i due miei esemplari, trovati uno nell’ ar- gilla della località di Bianchini l’ altro nel tufo della località lo Meli, con la descrizione e la figura dell’Hòrnes (1) e non vi ho trovato molta differenza apprezzabile esternamente. Non ho potuto veder l'interno, essendo le due valve chiuse. Nella forma miocenica del bacino di Vienna, trovo una piccolissima dissomiglianza, essendo questa più larga in proporzione della lunghezza e cioè, mentre il mio esemplare trovato nell’argilla misura rispettivamente in lunghezza e larghezza mm. 24 e mm. 16, donde la proporzione 1 : 0,67, con un diametro tra-

(1) Die fossilen Mollusken der Tertiàr-Beckens von Wien Wien, 1856, vol. II, p. 346, Tav. XLV, fig. 1 a-d.

SLA OE sversale di mm. 15, la forma viennese misura, invece, mm. 31 e mm. 19, cioè la proporzione è 1 : 0,60.

Nel resto noto la conchiglia di colore madreperlaceo, fra- gile, a umboni ricurvi, con l’apice che accenna a una spira embrionale. Le valve presentano delle solcature d’accrescimento, imbricate, variamente distanti; una carena ottusa mediana va dagli umboni alla parte posteriore, e divide la superficie esterna in una parte inferiore convessa, più ristretta e in una superiore-posteriore più larga, quasi pianeggiante, la quale, a sua volta, è limitata per un’altra carena molto obsoleta, superiormente, dal restante della superficie globosa della con- chiglia.

Son d’accordo col prof. Pantanelli, il quale osserva che la forma del pliocene è più regolare che la miocenica, non presentando l’angolo tra il cardine e la parte dorsale così protuberante, come si rileva dalla figura dell’ Hérnes. I miei esemplari sono quasi identici, per la forma, a quello delineato dal Philippi (1).

Specie estinta.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino e Ficarazzi ( Monterosato), Sciacca (Di Stefano), Matera (Di Stefano e Viola).

Postpliocene inferiore: Massafra, pr. Taranto (Fuchs), M. Mario (De Rayneval).

Fossile: nel pliocene e postpliocene del bacino mediter- raneo, e nel crag rosso di Rhamshott e Sutton (Wood).

lo. Arca tetragona, Poli.

1854. Arca tetragona. . Poli De RayNEvaAL, Coquill. foss. de

M. Mario, p. 7.

1867. » » . +.» WEINKAUFF, Die Conchyl. d. Mit- belm Nol. dle piol92.

1868. » » . . Manzoni, Sagg. di Conchiol. foss.

subap., Faun. d. sabb. giall., prole

(1) Enum. Vol. I, pag. 71, Tav. V, fig. XIV.

1871.

1876.

1877.

1880.

1883-84.

1885-86.

1888.

1889.

1889.

1892.

1892.

Arca tetragona .

»

»

Sa . Poli, AppeLtus, Catal. d. Conch. foss.

d. Livornese, p. 14, 86.

DE GroreI, Note geolog. sulla prov. di Lecce, p. 248. MontERosaTo, Catal. d. Conch.

foss. di M. Pell. e Ficar., p. 5.

SEGUENZA, Le Formaz. Terz. n. prov. di Reggio C., p. 281, 323, 960.

DE STEFANI, Escurs. scient: n. Calabria, p. 216, 220, 281.

Ponzi e Meli, Moll. foss. di M. Mario, p. 28.

RamBortI e NEVIANI, Costituz. geolog. d. littor. jonico da Car. a Monosterace; in: Boll. Soc. geolog. ital., Vol. VII, p. 337.

CARUS, Prodrom. Faun. mediterr., NolagIe pan:

DI StEFANO, Osservaz. stratigr. sul Plioc. e sul Postpl. di Sciacca, p. 13, 21, 26.

Bucquoy, D. D., Les Moll. mar. du Roussillon, Vol. II, p.177, Tav. XXXI, fig.la 5 (tipo), 6a 12 (var.).

Di Sterano e VioLa, L'età dei Tufi calcar. di Matera e di Gravina, ecc., p. 9, 12, 14, 17.

Un discreto numero di modelli interni nel tufo della lo- calità Cappuccini.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino e Fi- carazzi ( Monterosato), Seiacca (De Stefano) Reggio e dintorni, Bovetto, Musala, Villa S. Giovanni, Archi, in Calabria (Se- guenza), Nasiti, Carrubbare, Pezzo (fide Philippi), id. (De

4

E RNZE Stefani), Matera, Laterza e Ginosa, Gravina, (Di Stefano e Viola); S. Pietro in Lama, Taranto, (DesGiorgi).

Postplioc. inferiore: Sciacca (Di Stefano), Gallina in Ca- labria (Seguenza), $.'* Maria di Catanzaro (Rambotti e Ne- viani), Gallipoli, Nardò, (De Giorgi), M. Mario (Ponzi e Meli De Rayneval), Livorno (Appelius).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene mediterraneo, e nel pliocene del bacino atlantico (Inghilterra, Wood).

16. Arca diluvii, Lamarck.

1867. Arca diluviù . . Lmk, WrINKAUFF, Die Conchyl. d. Mit- telm:, Vol AME p 0198!

1868. » » . + >. Manzoni, Sagg. di Conchiol. foss. subapp. Faunad. Sabb. gialle, p. 32.

1871. » » . +.» AppPELIUS, Catal. d. Conch. foss. d. Livornese, p. 14, 36,58, 83.

1873-77. » » . +. >». SEGUENZA, Studi stratigr.

1875. » » . +. FucHse BittNER, Le Form. plioc.

di Siracusa e Lentini; in: Boll. R. Comit. geol. Ital., Nio1SE\alLtp:w259!

1876. » » . . » De Giorsi, Note geolog. nella prov. di Lecce, p. 248.

1877. » » . «+. >... HiscHer, Paléont. d. ‘Terr. tert. d. l’Ile de Rhodes, p. 15.

1883-84.» » . . Da Srerani. Escurs. scient. n.

Calabria, p. 292. 1885-86. Anomalocardia . » “Ponzi e Meti, Moll. foss. d. M.

Mario, p. 24.

1889. Arca » . » Carus, Prod. Faun. mediterr,., Vol: 11 p,88:

1891. » » . » Bucquoy, D. D., Les Moll. mar. du

Roussillon, Vol. II, p. 191,

Tav. XXXI, fig. 13 a 17. 1893. » » .. Dr Lorenzo, Fossili n. arg. sabb.

postpl. d. Basilicata.

Zd6L Ripe

Ho trovato qualche valva di Arca diluviî Lmk. nelle sabbie argillose di Cutrofiano, che ho paragonato con altri esemplari della stessa specie del postpliocene della darsena di Livorno, di S.'8 Maria di Catanzaro e di Lardigo (Cefalonia), del plio- cene della Coroncina presso Siena, di Orciano, delle marne dei poggi di Montale presso il torrente Samoggia, prov. di Faenza, e di Valle Andona.

Molti autori (1) distinguono la specie fossile dalla vivente, chiamando la seconda A. Poli, Meyer, la prima A. diluvii Lmk. Il prof. Pantanelli ammette che c’è una stretta affinità tra le due specie, tanto che non è difficile trovare un individuo fossile che rassomigli a qualcuno vivente: pure dà, come ca- ratteristiche generali dell'A. deluve, il poter questa raggiun- gere dimensioni maggiori, l'avere il cardine più ristretto, la tendenza a divenire meno globosa (altri dice il contrario), e più allungata. Io ho cercato rintracciare questi caratteri di- stintivi ma non ho potuto essere della opinione dei più, ed ho concluso che nessuna sostanziale differenza, costante, si può trovare tra l’una forma e l’altra, seguendo in questo anco il parere del Weinkauff (2) e del Bucquoy (8).

Solo volendo essere molto minuziosi si potrebbero, sempre sopra un ricco numero di esemplari dell’una e dell'altra, ri- trovare in generale nella Poli una forma più rettangolare, con l’angolo postero-inferiore meno arrotondato, con una de- pressione dall’umbone all’ orlo posteriore, e una carena ot- tusa limitante in avanti tale depressione, che va dall’umbone

(1) Monterosato Notizie sulle Conchiglie della rada di Civitavecchia LeRTapa i

Id. Catal. d. Conch. foss. di M. Pell..e Ficar. 1877, p. 5.

Id. Enumerazione e Sinonimia delle Conchiglie mediterranee 1878. p. 7.

Id. Nota sopra alcune Conchiglie Coralligene d. Mediterraneo, 1880, p. 245.

De Stefani e Pantanelli Molluschi Pliocenici dei dintorni di Siena, 1880. p. 38.

Pantanelli Lamellibr. pliocenici. Enumer. e Sinon. d. spec. d. Ital. sup. e centrale; in Boll. Soc. malac. ital., Vol. XVII, 1892, p. 120 2) loc. cit.

(3) loc. cit,

LI Ria all'angolo infero-posteriore. Del resto, ripeto anco una volta, questi caratteri possono trovarsi anco nella diluviz.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Carrubbare, in Ca- ° labria, (Seguenza), Pezzo, Palmi, id. (De Stefani), Senise, Mon- talbano Jonico, Rotondella, Anglona, in Basilicata (De Lo- renzo), Gallipoli, Taranto (De Giorgi).

Postpliocene inferiore: Gallipoli (De Giorgi), M. Mario (Ponzi e Meli), Vallebiaja (Manzoni), Livorno (Appelius), Rodi ( Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo, nel pliocene di Lenham, nell’ Inghilterra ( Reid ). Com- parve nel miocene del Mediterraneo e dell’ Europa centrale (Bucquoy, D., D.). i

17. Pectunculus bimaculatus, Poli.

1868. Pectunculus bimaculatus Poli WrinkAUFF, Die Conchyl. d. Mittelm., Vol. I, pag. 437.

1877. » » » MontERosaTo, Catal. d. Conch. foss. d. M. Pellegr. e Ficar. p. 5.

1887. » ) » Ponzi e Mz, Moll. foss. di

| M. Mario, p. 24.

1889. » » » WEINKAUFF e CARUS, Prodrom. Faun. mediterr., Vol. II, poro

1889. » o » SIMONELLI, Terr.e foss. d. Isola

di Pianosa n. M. Tirreno; in: Boll. R. Comit. geol. d’Ital., Vol. XX, p. 206.

1889. » » » Di SterANO, Osserv. stratigr. sul plioc. e sul postplioc. di Sciacca, p. 10.

1891. » » » Bucquor D. D., Les. Moll. mar. du Roussillon, Vol. II,

p. 202, Tav. XXXV, fig.1,2.

DU Orzo

Una valva intera nel tufo, in località Cappuccini, e fram- menti di cardine anco nel tufo della località « le Tagliate »: un esemplare nell’argilla delle località « Contatore ».

Viv: nel Mediterraneo.

Giacimenti: postpliocene superiore: M. Pellegrino (Mon- terosato), Sciacca (Di Stefano ).

Postplioc. inferiore: Sciacca ( Di Stefano), M. Mario ( Ponzi e Meli).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del Mediterraneo.

18. Nucula nucleus, Linneo.

1836. Nucula nucleus . L., ScaccHI, Notiz. int. alle Conch. ed ai Zoof. foss., ecc. di Gra- vina, p. 76.

1867. » » .. » WeInKAUFF, Die Conchyl. d. Mit- telm., Vol. I, p. 205.

1868. Da » » Manzoni, Sagg. di Conchiol. foss.

subappenn., Faun. d. sabb. gialle, p. 33.

1871. » » . » AppeLius, Catal. d. conch. foss. d. Livornese, p. 54, 58, 69, 99,092

1875. » » . » FucHs e BrrtNnER, Le Form. plioc.

di Siracusa e Lentini, in: Boll. R. Comit. geol. Ital., VelSsVicip429e

1876. » » . » De GrIorGi, Note geolog. sulla provincia di Lecce, p. 250.

1876. » » Sr6HR E., Il terr. plioc. d. dint. di Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d’Ital., Vol. VII,

p. 471. 1877. » » . » MontERrosaTto, Catal. d. Conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., p. 4. LSTZO » » . » FiscHER, Paléont. de: Terr. Tert.

de I’ Ile de Rhédes, p. 16.

e

Ag E

1880. Nucula nucleus . L. Secuenza, Le Form. terz. n. prov. di Reggio C., p. 284, 323, 360.

1381505 » » . » Met, Note ed osservaz. sui resti

organici nei Tufi leucitici d.

prov. di Roma, p. 24.

1883-84. » » . » De SreErANI, Escurs. scient. n. Calabria, p. 220, 283.

1885-86. » » . » Ponzi e Mrti, Moll. foss. d. M. Mario, p. 27.

1889. » » . » CaArus, Prodr. Faun. mediterr., VolSitpi95:

1889. » » . Di StErano, Osservaz. stratigr.

sul plioc. e sul postplioc. di Sciacca, p. 10, 13, 17, 21. 1891. » » ...». Bucquoy, D. D., Les moll. mar. du Roussillon, Vol.II, p. 210, Tav. XXXVII io 50 (tipo), 22 a 25 ( var.). 1892. » » MS DI STEFANO Ne VIOLA eta de tufi calcar. di Matera e di Gravina, ecc. p. 14, 16, 17.

Diversi individui nell’ argilla delle località: i Bianchini Contatore, Colamaria, e in Cutrofiano (paese).

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico, sino al Nord della Norvegia.

Giacimenti: postpliocene superiore: M. Pellegrino, Fica- razzi (Monterosato), Sciacca (Di Stefano), Reggio e dintorni, Bovetto, Musala, Monosterace, in Calabria (Seguenza), Car- rubbare, Metràmo, id. (De Stefani), Gravina (Scacchi, Di Ste- fano e Viola), Laterza e Ginosa (Di Stefano e Viola), Brin- disi, S. Pietro in Lama, (De Giorgi).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), Gallina, in Calabria (Seguenza ), Acquatraversa, pr. Roma (Meli), M. Mario (Ponzi e Meli). Vallebiaja (Manzoni), Livorno (Appelius), Rodi (Fischer).

Fossile: nel pliocene e postpliocene mediterraneo, nel crag dell’ Inghilterra ( Wood).

1854. 1864. IST 1874.

1876. LUSTRI 1877. 1880.

1885.

1885-86.

1889.

1891.

1892.

I

19. Nucula placentina, Lamarck.

Nucula placentina Lmk. De RavnEvAL, Coquill. foss. d.

»

»

»

»

MEM rIO pole

Contri, M. Mario ed i suoi foss. subapenn., p. 23.

AppPELLIUS, Catal. d. conch. foss. d. Livornese, p. 15, 36, 58.

FucxHs, Die Tertiirb. von. Tarent. paz:

StoHR E., Il terr. plioc. d. dint. d. Girgenti; in: Boll. R. Co- mit. geol. d'Ital/Vol *VILG p. 471.

MontEROSATO, Catal. d. conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar. p. 16.

FiscuEer, Paléont. d. 'l'err. tert. de l’ Ile de Rhòdes, p. 16.

SEGUENZA, Le Formaz. terz. n. prov. di Reggio O., p. 281,323.

Lovisato, Riass. sui terr. terz. e posterz. d. Circond. di Ca- tanz.; in: Boll. R. Com. geol., deltal- Vols VIpl078

Ponzi e MELI, Moll. foss. di M. Mario, p. 23.

Di STEFANO, Osservaz. stratig. sul plioc. e sul postplioc. di Scraeca so enL0 na 3 MSI 25, 26.

De GREGORIO, Nota int. tal. foss. postpl. di Balestrate; (E- stratt. d. Naturalista Sici- liano, An. X, n. 8-9-10-11.

Di StEFANO e VioLa, L'età d. Tufi calcar. di Matera e di Gra- vina, ecc., p. 14, 17.

2 gg 1893. Nucula placentina Lmk. De Lorenzo, Foss. n. argille sabb. postpl. d. Basilicata.

Ho confrontato i miei esemplari leccesi, numerosi, e di differenti località, con i pliocenici di Pèccioli, nella Val d’Era, e non vi ho trovato nessuna differenza tra le due specie.

Specie estinta.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino e Ficarazzi, ( Monterosato), Sciacca (Di Stefano), Monosterace, in Calabria (Seguenza), Tursi in Basilicata (De Lorenzo), Palagianello, Castellaneta (Fuchs), Laterza e Ginosa, Gravina (Di Stefano e Viola).

Postplioc. inferiore: Sciacca (Di Stefano), Gallina in Ca- labria (Seguenza), S.!* Maria di Catanzaro ( Lovisato ), M. Mario (Ponzi e Meli, De Rayneval, Conti), Livorno ( Appelius), Rodi ( Fischer).

Fossile: nel pliocene e postpliocene del Mediterrano.

20. Leda commutata, Philippi.

1867. Leda commutata Philippi WeINKAUFF, Die Conchyl. d. Mittelm., Vol. I, p. 207.

1868. » > » Manzoni, Saggio di Conchiol. foss. subap., fauna d. sabb. giall., p. 98.

1871. ; , » AppELIUS, Catal. d. Conch. foss. d. Livornese, p. 15, 86 COLTO:

1876. » » » StHOR E., Il terr. plioc. d. dint.

di Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d. Ital., Vol.

VATETO el

1877. > » » MoxntERosaTto, Catal. di Conck. foss. di M. Pellegr. e Ficar., p. 5.

US » » » FiscHEeR, Paléont. d. Terr. tert.

de l’ Ile de Rhòdes, p. 16.

sini ne

1883-84. Leda commutata Philippi, De STEFANI, Escurs. scient. n. Calabria, p. 220.

1885. » » » Lovisato, Riass. sui terr. terz. e posterz, d. Circon. di Ca- tanz.; incsboll. NR Com: Geolog. d’ Ital., Vol. XVI,

p. 106.

1885-86.» » » Ponzi e MenI, Moll. foss. di M. Mario, p. 27.

1889. » » » Carus, Prodrom. Faun. medi- sz NOR 985

1889. » » > DI STEFANO e VioLa, l’Età d.

Tufi calcar. di Matera e di Gravina, ecc., p. 17.

Pochi esemplari nelle sabbie argillose delle località i Bianchini, Cutrofiano (paese), e Contatore.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino e Ficarazzi (Monterosato), Carrubbare in Calabria (De Stefani), Gravina (Di Stefano e Viola).

Postpliocene inferiore: M. Mario (Ponzi e Meli), S.'* Maria di Catanzaro (Lovisato), Vallebiaja (Manzoni), Livorno (Ap- pelius ) Rodi (Fischer).

Fossile: nel pliocene e postpliocene mediterraneo.

21. Cardita aculeata, Poli.

Tav. II, fig. 6. 1836. Cardita aculeata Philippi Privippi, Enum. moll. Sic. Vol. I, p.54, Tav. IV, fig. 18. 1836. » » » ScaccHi, Notiz. intor. alle Con-

chiglie ed ai Zoof. foss. di Gravina, p. 23.

1844. » » » PHiLIippi, Enum. moll. Sic., Vol. II, p. 41. 1854. » » De-RAYNEVAL, Coquill. foss. de

M. Mario, p. 4.

1864. 1867.

1871.

1875.

1877.

1877.

1880.

1885-86. 1889.

1889.

1892.

»

»

DAS Ita QPR

Cardita aculeata Philippi, Conti, M. Mario ed i suoi foss.

subappennini, p. 22. WeINKAUFF, Die Conchyl. d. Mittelm., Vol. I, p. 158. AppeLLIus, Catal. d. Conch. foss. del Livornese, p. 13,

34, 58, 79, 85.

Fucas e BiTTNER, Le Form. plioc. di Siracusa e Len- tini; in: Boll., R. Comit geol. d’Ital., Vol. VI, p. 293.

MonteEROsATO, Catal. d. conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar. p. 6.

FiscHER, Paléont. d. Terr. Tert. de l’ Ile de Réhdes, p. 13.

SEGUENZA, Le form. terz. n. prov. di Reggio C., p. 280, 322, 359.

Ponzi e MeLI, Moll. foss. d. M. Mario, p. 23.

Carus, Prodrom. Faun. medi- terr VOLE port00i

Di SteraNo, Osservaz. stratig. sul plioc. e sul postplioc. di Sciacca, p. 10, 13042 ISEZIEN2DÌ

Di StEFANO e VioLa, L’età d. Tufi calcar. di Matera e di Gravina, ecc., p. 9, 10, ITA E

Parecchi esemplari delle località la Luce, i Bianchini, Cu- trofiano, (paese), Contatore, Colamaria, Chiusa Ravenna. Anco altri esemplari di Naso, prov. di Messina, sono da riferire alla

C. aculeata, Poli.

Tale Cardita ha molta analogia con la rudista, Lamarck, del pliocene.

AGIO

Ecco intanto i caratteri a comune e le differenze che ho riscontrate tra gli esemplari, da me trovati, e quei della ru- dista di Valle Andona, prov. di Alessandria, della Coroncina e di altri luoghi delle argille senesi che ho figurato per pa- ragone (Tav. II, fig. 5). La prima misura rispettivamente nel diametro antero-posteriore e verticale mm. 22, e mm. 12, la seconda mm. 30 e mm. 28-29. La forma è allungata nel senso antero-posteriore nell’una e nell'altra, meno però nella rudista che, perciò, è più rotondeggiante. Il rigonfiamento della con- chiglia è maggiore in questa e anco l’ umbone è molto pro- minente, e più ricurvo. Il numero delle costole è 19-20. Posteriormente si osserva costantemente nella rudista una con- cavità, a doccia, limitata da due costole più prominenti, di cui quella più vicina al piano trasversale della conchiglia si solleva tanto da dare un aspetto carenato: in essa doccia sono sempre comprese due costoline, molto meno sviluppate, e con meno aculei. Questo carattere è appena appena accennato nel- l’aculeata, ove si osserva sempre con le stesse modalità, ma meno marcate. Un tal fatto si nota anco maggiormente nella C. intermedia, Brocchi.

Gli aculei sulle costole sono più numerosi nell’ aculeata; essi vi raggiungono il numero di 15-20, nelle costole mediane (9*-10%), mentre nella rudista, nelle corrispondenti costole si contano in numero di 9-10. Nell’una e nell'altra si attenuano anteriormente, da simulare dei tubercoli, o delle piccole lamine.

I tubercoli, a differenza degli aculei, si notano nella én- termedia, ove questi aculei sono rarissimi e si notano appena sulle costole aecanto alla doccia embrionale.

Il cardine, tra le due specie aculeata e rudista, non offre nulla di particolare differenza; ma da esse invece si distingue assalssimo, per questo, la <nfermedia; giacchè noi vediamo nella valva sinistra di questa un dente anteriore, accessorio, prominente, e acuto, il quale presenta una fossetta alla base dalla parte del cavo della conchiglia sulla valva destra; in avanti, si nota una corrispondente fossetta, profonda, limitata, dalla parte del cavo, da un dente acuto, distintissimo, allar- gato alla base ma poco prominente.

> (60

Un accenno di questa parte del cardine si osserva anco nella rudista e nell’aculeata, ma molto ridotto in proporzione. Perciò si può dire che l’aculeata del Poli, deriva direttamente dalla rudista del Lamarck.

Viv. nel Mediterraneo.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Ficarazzi ( Monterosato), Sciacca (Di Stefano), Reggio e din- torni, Bovetto, Monosterace, in Calabria (Seguenza), Lamato, id. (Philippi), Gravina (Scacchi, Philippi, Di Stefano e Viola), Matera, Laterza e Ginosa ( Di Stefano e Viola).

Postplioc. inferiore: Sciacca (Di Stefano), Gallina in Ca- labria (Seguenza), Monte Mario (Ponzi e Meli, Conti, De Rayneval), Livorno ( Appelius), Rodi (Fischer).

Fossile: nel postpliocene del bacino mediterraneo.

22. Astarte fusca, Poli.

1854. Astarte fusca. . Poli, De RAYNEVAL Coquill. foss. de M. Mario, p. 6.

1864. » » i Conti, M. Mario ed i suoi foss. subapen., p. 20.

1867. > » » WEINKAUFF, Die Conchyl. de Mit- tel Nol: slesp024

1868. » » Manzoni, Sagg. di Conchiol. foss. subappenn., Faun. de sabb. gialle, p. 19.

1871. « » » ApPPELLIUS, Catal. d. Conch. foss.

del Livornese, p. 12, 33, 56, 07, 68, 79, 84.

1876. » > » St6HR, Il terr. plioc. dei dint. di Girgenti, in: Boll. R. Co- mit. geol. d’ Ital., Vol. VII,

p. 470

1877. » > > MontERosato, Catal. d. Conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., p. 6.

1877. » » 7 FiscHer, Paléont. d. Terr. Tert.

de 1’ Ile de Rhodes, p. 13.

1880. Astarte fusca . Poli, SEGUENZA, Le Form. terz. n. prov. d. Reggio C., p. 279, 322,359. 1881. ) ) i MELI, Note ed osserv. sui resti

org. nei Tufi leuc. d. prov. di lhoma, p. 25.

1883-84. % i De STEFANI, Escurs. scient. n. Calabria, p. 220, 286.

1885-86. ; 4 > Ponzi e Mrtl, Moll. Foss. di M. Mario, p. 23.

1889. » » . Phil. CARUS, Prodrom. Faun. mediterr. Voll p a L01

1889. ) i . Poli Dr StEFANO, Osservaz. stratigr.

sul plioc. e sul postplioc. di Sciacca, p. 10, 14, 18, 21, 25.

1992. > , » Di StErANO e VioLa, L'età dei Tufi Calcarei di Matera e di Gravina, ecc. p. 7, 12, NARO SL

Un solo esemplare in Cutrofiano, (paese).

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

Giacimenti: postplioc. superiore: Monte Pellegrino ( Mon- terosato ), Sciacca (Di Stefano), Reggio e dintorni, Musala, Villa S. Giovanni, Monosterace, Archi, in Calabria (Seguenza), Carrubbare, San Niccola di Crissa, id. (De Stefani), Matera, Laterza e Ginosa, Gravina (Di Stefano e Viola).

Postplioc. inferiore: Sciacca (Di Stefano), Gallina, in Ca- labria (Seguenza ), Matera ( Di Stefano e Viola), Acquatraversa, presso Roma (Meli), Monte Mario (Ponzi e Meli, Conti, De Rayneval), Vallebiaja (Manzoni), Livorno (Appelius), Rodi ( Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo, nel crag dell’ Inghilterra (Wood ), del Belgio ( Nyst).

23. Hrvilia pusilla, Philippi.

1554. Erycina pusilla Philippi, De RavnevaL, Coquill. foss. d- M. Mario, p. 5.

oSfgaee 1864. Erycina pusilla Philippi, Conti, M. Mario ed i suoi foss. subappen., p. 17.

1577. Ervilia castanea Montagu, MowxtERosATO, Catal. d. Conch. foss. di M. Pelleg. e Ficar., Pond

1877. » » > Fiscarr, Paléont. d. Terr. Tert. de l’ Ile de Rhédes, palile

1880. » pusilla. Philippi, SEGUENZA, Le formaz. terz. n. prov. di Reggio C. p. 279, 321, 858.

1885-86. Erycina » > Ponzi E Meti, Moll. foss. di M. Mario,-p. 21.

1889. —Ervilia castanea Récluz, CaRrUs, Prodr. faun. med., Vol. II, piodA2:

1889. » » Montagu, Di STEFANO, Osservaz. stratigr.

sul plioc. e postplioc. di Sciacca, p. 31.

1891. » pusilla Philippi, MontERosato, Moll. foss. qua- tern. di S.'® Flavia, p. 5.

Pochi esemplari nelle sabbie argillose delle località: i Bianchini, Cutrofiano (paese), e Contatore.

Viv. nel Mediterraneo e nell’Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: M. Pellegrino, Fica- razzi, S.!* Flavia, in Sicilia (Mouterosato ), Reggio e dintorni, Bovetto, Ravagnese, Monteleone, Villa S. Giovanni, Monoste- race, Archi, Motta (Seguenza).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano); Gallina, in Calabria (Seguenza), Monte Mario (Ponzi e ui Conti, De- Rayneval), Rodi (Fischer).

Fossile; nel bacino mediterraneo.

24. Cardium aculeatum, Linneo.

1854. Cardium aculeatum. Enn., De RayrnevaL, Coquill. foss. de M. Mario, p. 7.

1867.

1868.

Iigzile 1874.

1876.

1877.

1877. 1880.

1885.

1885-86. 1889.

1889.

1892.

1892,

DINE 1864. Cardium aculeatum. Linn., Conti, M. Mario ed i suoi foss.

subappenn., p. 21.

WerinKaurr, Die Conchyl. d. Mit- tel., Vol. I, p. 132.

MANZONI, Saggio di Conchiol. foss. subappenn., Faun. d. sabb. gialle, p. 20.

Appenius, Catal. d. Conch. foss. d. Livornese, p. 12.

FucHs, Die Tertizirbild. v. Ta- rent., p. d.

StouR, Il terr. plioc. d. dint. di Girgenti, in: Boll. R. Comit. geol. d’ Ital., Vol. VII, p.471.

MonreRrosato, Catal. d. Conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., paro:

Fiscner, Paléont. d. Terr. tert. de 1’ Ile de Ehòdes, p. 14.

SecueNnza, Le Form. Terz. n. prov. di Reggio C., p. 359.

Lovisato, Riass. sui terr. terz. posterz.; in: Boll. R. Com. geolog. d’ Ital. Vol. XVI,

p. 104.

Ponzi e MELI, Moll. foss. di M. Mario, p. 20.

CaRUS, Prodrom. Faun. mediterr., VolzgUep st 10%

Di StEFANO, Osservaz. stratigr. sul plioc. e sul postplioc. di Sciacca, p. 14, 18.

Bucquoyr, D., D., Les moll. mar. du Roussillon, Vol. II, p. 251, May fio ano

Di StEFANO e VioLa, L’ Età dei Tufi calcar. di Matera e di Gravina ecc., p. 17.

2A oo 1893. Cardium aculeatum. Linn., De Lorenzo, Foss. n. argill. sabb. postplioc. della Basilicata.

Un discreto numero di modelli interni nel tufo della lo- calità Cappuccini, riproducenti molto bene la forma interna della conchiglia.

Viv. nel Mediterraneo e nell'Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi (Monterosato), Sciacca (Di Stefano ), Bovetto, in Ca- labria (Seguenza), Pisticci, in Basilicata {De Lorenzo), Gra- vina (Di Stefano e Viola), Stazione di Bari (Fuchs).

Postplioc. inferiore: Sciacca (Di Stefano), S.!* Maria di Catanzaro (Lovisato ), Monte Mario (Ponzi e Meli, Conti, De Rayneval), Vallebiaja (Manzoni), Livorno (Appélius), Rodi ( Fischer).

Fossile: nel pliocene e postpliocene del bacino mediter- raneo. Qualcuno lo riporta nel miocene superiore della Gi- ronda (Bucquoy, D., D.).

25. Cardium echinatum, Linneo.

1836. Cardium echinatum. Lnn., ScAccHI, Notiz.intornoalle Conch. ed. ai Zoof. foss. di Gravina

CCC MPINZIO

1856. » i » . > GuiscarDi, Fauna Foss. Vesu- viana, p. 14.

1864. » » . Conti, M. Mario ed 1 suoi foss. subapp., paio

1867. » » . > WEINKAUFF, Die Conchyl. di Mit- telm., Vol. I, p. 133 (p. p.).

1868. SI » .. » ManzonI, Saggio Conchiol. foss.

subappenn. Faun. d. sabb. gialle, p. 21.

1871. » » . » Appenius, Catal. d. conch. foss. i d. Livornese, p. 13, 57. 1876. » ) . » De GrorGI, Note geol. sulla prov.

di Lecce, p. 246.

1877.

1877.

1878.

1880.

1881.

1883-84.

1885.

1889.

1892.

1893.

65 1876. Cardium echinatum . Linn., STt6HR, Il terr. plioc. d. dint. di

Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d’ Ital. Vol., VII, p.471.

MontERrosato, Catal. d. Conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar. PRO:

Fiscuer, Paléont. d. Terr. Tert. de l’ Ile de Rhòdes, p. 14.

Sars, Moll. reg. arct. Norveg., p. 353.

SecuENZA, Le formaz. terz. n. prov. di Reggio C., p. 280, 322, 359.

MELI, Note ed osservaz. sui resti organ. rinvenuti r. Tufi leuc. d. prov. di Roma, p. 30.

De STEFANI, Escurs. scient. n. Calabria, p. 220, 232, 235.

Ponzi e MELI, Moll. foss. d. M. Mario. p. 19.

CARUS, Prodrom. Faun. mediterr. Vol=Mtpy LL

Bucquoy, D. D., Les Moll. mar. du Roussillon, Vol. II, p.261, Tav. XLII, fig. 1, 2 (tipo), 3a (var.).

De StEraANI, Les Terr. tert. sup. du Bass. de la Mediterr., p. 176.

Fra i numerosi esemplari di Cardium da me raccolti di- stinguo due tipi, di cui parte li determino per il C. echinatum, Lm. e parte per il C. mucronatum, Poli. Sebbene diversi au- tori facciano di queste due forme una sola specie (1) o una specie tipo, C. echinatum, Lnn, con la var. mucronata, Poli (2),

(1) loc. cit.

(2) Bucquoy. D. D., op. e loc. cit., p. 266 Tav. XLII, fig. 4, 5.

5)

ro pure io non posso fare a meno di differenziare il C. echinatum dal mucronatum per essere questo di forma meno obliqua, e per esser provvisto piuttosto di papille, o aculei a paletta (Carus) (1).

Del resto non si può negare che forme di passaggio legano l’una specie all'altra.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

Giacimenti: Postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi (Monterosato ), Reggio e dintorni, Monteleone, Bovetto, Ravagnese, Musala, Monosterace, in Calabria (Seguenza), Car- rubbare, Palmi, Metramo, Filiceto, id. (De Stefani), Gravina (Scacchi), Gallipoli, Nardò, S. Pietro in Lama, Brindisi, San Cesario (De Giorgi ), Vesuvio (Guiscardi).

Postpliocene inferiore: Reggio e dintorni, Gallina, in Ca- labria (Seguenza), Ostuni (De Giorgi), Monte Mario (Ponzi e Meli, Conti), Grottacce, prov. di Roma (Meli), Vallebiaja (Manzoni), Livorno (Appelius), Rodi (Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo, nel pliocene dell'Inghilterra e nel postpliocene della Norvegia (Sars) e Olanda. È riportato anche nel miocene del- l'Europa (Bucquoy D. D.).

26. Cardium mucronatum, Poli. 1836. Cardium mucronatum Poli, ScaccHi, Notiz. int. alle Conch.

ed ai Zoof. fossili ecc. di Gravina, p. 21.

1867. > echinatum » WEINKAUFF, Die Conchyl. d. Mit- telm., Vol. I, p. 133, (pro parte).

1889. RL mucronatum » —“(CarUS, Prodrom. Faun. medi- tere Vol QUI p Abe

1889. » ) > Di StEFANO, Osservaz. stratigr.

sul plioc. e sul postplioc. di Sciacca, p. 10, 14, 17, 18, 21, 25.

(1) op. e loc. cit.

1892. Cardium echinatum var. mucronata, Poli, Bucquoy, D. D., Les Moll., mar. du Roussilon, Vol. II, p. 266, Tav. XLII, fig. 4, 5.

1892. » mucronatum Poli, Di STEFANO e Viora, L’ Età d. Tufi calcar. di Matera e di Gravina ecc., p. 7, 8,9, 10, RIDI 4i6ne

1895. » » » De Lorenzo, Foss. n. argill. sabb. postpl. d. Basilicata.

Viv. nel Mediterraneo.

Giacimenti: postpliocene superiore: Sciacca (Di Stefano), Gravina (Scacchi, Di Stefano e Viola), Pisticci, in Basilicata (De Lorenzo), Matera, Laterza e Ginosa (Di Stefano e Viola ).

Postpliocene inferiore: Sciacca (De Lorenzo), Matera, La- terza e Ginosa, Gravina (Di Stefano e Viola). .

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo.

27. Cardium exiguum, Gmelin.

1854. Cardium criguum Gmelin, De RayNEvaL, Coquill. foss. d.

M. Mario, p. 6.

1864. » ) » Conti, M. Mario, ed i suoi foss. subappenn., p. 21.

1867. » » ) WEINKAUFF, Die Conchyl. d. Mit- telm., Vol. I, p. 141.

1868. » » » Manzoni, Saggio di Conchiol.

foss. subappenn. Faun. d. sabbie gialle, p. 22.

Tea » » > AppELIUS, Catal. d. Conch. foss. del Livornese, p. 60, 68, 79, 85.

1875. » » » Fucas e BirtnerR Le Form.

plioc. di Siracusa e Lentini; in: Boll. R. Comit. geol. deltala Vol aVes pa 291

LI

ol 1876. Cardium eriguum Gmelin, De GioreI, Note geol. sulla prov. di Lecce, p. 246. 1876. » » » SroHR, Il terr. plioc. d. dint. di Girgenti; in: Boll. geol. d'Ital., Vol: (VII, p. 471

1878. » » » Sars, Moll. reg. arct. Norveg., p. 47, 359.

1880. » » » SEGUENZA, Le Formaz. Terz. n.

i prov. di Reggio C., p. 322,

359.

1889. » » » CarUs, Prodrom. Faun. medi- terr,W@#Viols Il p.gldS:

1892. » » » Bucquoy, D. D., Les Moll. mar.

du Roussillon, Vol. II, p. 277, Tav. XLV, fig.1a6 (tipo), 7a 22 (var.).

Un discreto numero di esemplari ben conservati nella sabbia argillosa di quasi tutte località da me esaminate.

Viv. nel Mediterraneo e nell'Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Reggio e dintorni, Bo- vetto, Monosterace, in Calabria (Seguenza).

Postpliocene inferiore: Brindisi (De Giorgi), Monte Mario (Conti, De Rayneval), Vallebiaja (Manzoni), Livorno (Ap- pelius).

Fossile: nel pliocene e postpliocene del Mediterraneo; a Belfast, nell'Irlanda, e negli Strati della Clyde (Jeffreys), e in quelli glaciali della Norvegia (Sars).

28. Cardium oblongum, Chemnitz.

1867. Cardium oblongum Chemnitz., WeinKAUFF, Die Conchyl. d. Mittelm., Vol. I, p. 149. 1868. » » » MANZONI, Saggio di Conchiol. foss. subappennina Faun. d. sabb. gialle, p. 28. 1871. » Dre » AppeLius. Catal. d. Conch. foss. d. Livornese, p. 7, 13, 34, 37, 68.

= (9)

1376. Cardium oblongum Chemnitz., STOHR, Il terr. plioc. d. dint. di Girgenti; in: Boll. R. Comit., geol. d’Ital., Vol. VIESperszi:

1876. » » » De GioRrGI, Note geol. sulla prov. di Lecce, p. 247.

1877. » » » MontEROSsATO, Catal. d. Con- ch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., p. 6.

TRAE » > » FiscHaER, Paléont. d. Terr. tert. de l’ Ile de Rhodes, p. 14.

1880. » » » SEGUENZA, Le formaz. Terz. n. prov. di Reggio C., p. 322.

1888-84.» » » DE STEFANI, Escurs. scient. n. Calabria, p. 220, 239, 239, 235,*236, 237, 241.

1885. » » » Lovisato, Riass. d. terr. terz. e posterz. n. Circond. di Catanzaro, in: Boll. R. Com. geolog. d’Ital., Vol.

AN pel04

1885-6. Lacvicardium » Snia Ponzi e MELI, Moll. foss. di M. Mario, p. 20.

1886. Cardium » > NevianI, Sui giacim. d. Ce-

tacei foss. n. Monteleo- nese, in: Boll. Soc. geol. die Vo A

1889. o » » Carus, Prodrom Faun. me- diterr. Vol. II, p. 115. 1889. Zaevicardium » » DI StrEFANO, Osservaz. stra-

tigr. sul plioc. e sul post- plioc. di Sciacca, p. 10, 14, 17, 18, 25.

1892. Cardium » » Bucquoy, D. D., Les Moll. mar. du Roussillon, Vol.II, p. 303, Tav. XLIX, fig. I a 4. 5

al ae

Nelle sabbie e nel tufo di quasi tutte le località: non però in grande abbondanza.

Viv. nel Mediterraneo.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino e Ficarazzi ( Monterosato), Sciacca (Di Stefano), Carrubbare, Palmi, Metràmo, Filiceto, S. Angelo, S. Costantino, in Calabria (De Stefani), S. Gregorio d’Ippona, id. ( Neviani), Andrano, nel Leccese (De Giorgi).

Postplioc. inferiore Sciacca (Di Stefano), Monosterace, in Calabria (Seguenza), Caraffa, id. (De Stefani), S.!# Maria di Catanzaro ( Lovisato ), Monte Mario ( Ponzi e Meli), Vallebiaja - (Manzoni ), Livorno ( Appelius), Rodi (Fischer).

Fossile: nel pliocene e postpliocene del bacino medi- terraneo.

29. Cardium norvegicum, Spengler.

1854. Cardium norvegicum Spengler, De RayNEVvAL, Coquill. foss. di M. Mario p. 7.

1864. » » Conti, M. Mario, ed i suoi’ foss. subbapp., p. 21.

1867. » » WEINKAUFF, Die Conchyl. d.Mittelm.,Vol.I, p. 146.

1868. sg e » Manzoni, Sagg. di Con-

chiol. foss. subappenn., Faun. d. sabb. gialle,

p. 23. 1873-77. » » Seeuenza, Studi stratigr. 1877. » Pi » MontEROsaATO, Catal. d. Con- ch. foss. d. M. Pellegr. e; Eicar., p. 6. 1878. » » O Sars, Moll. reg. arct. Nor- i veg., p. 353.

1880. » > » SEGUENZA, Le formaz. Terz. n. prov. di Reggio C., p. 281, 322, 359. 1885-86. Laecvicardium » Ponzi e Meti, Moll. foss. di M. Mario, p. 20.

BN pe

1886. Cardium norvegium Linneo, NEVIANI, Sui giacim. d. Ce- tac. foss. n. Monteleo- nese; in: Boll Soc. geo-

log. ital., Vol. V, p. 72.

1889. » » Spengler, CARUS, Prodrom. Faun. me- diterr., Vol. II, p. 114. 1889. Lacvicardium » » Di STEFANO, Osservaz. stra-

tigr. sul plioc. e sul postplioc. di Sciacca, p. 10, 14, 17, 18, 21 25! 1892. Cardium ) » De Lorenzo, Foss. n. ar- gill. sabb. postplioc. d. Basilicata. 1892. Do » » BucQquoy, D. D., Les Moll. mar. du Roussillon, Vol. II, p. 298, Tav. XLVIII, fig. 1, 2, 3, (tipo), 4-12 (var.). STEFANO e VioLa, L’ Età d. Tufi calcar. di Ma- tera e di Gravina ecc.,

p. 9, 12, 14, 18.

1893. ) » i VD

Luni

Qualche modello interno nel tufo della località « Cap- puccini ».

—_Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico sino al Nord della Norvegia.

Giacimenti: Postpliocene superiore: Ficarazzi (Montero- sato), Sciacca (Di Stefano), Reggio, e dintorni, Bovetto, Ra- vagnese, Musala, Monosterace, Carrubbare, in Calabria (Se- guenza), S. Gregorio d’Ippona, id. ( Neviani), Senise, Pisticci, in Basilicata (De Lorenzo), Matera, Laterza e Ginosa, Gravina (Di Stefano e Viola).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), Gallina in Calabria (Seguenza), Monte Mario (Ponzi e Meli, Conti, De Rayneval), Vallebiaja (Manzoni).

Fossile: nel pliocene e postpliocene del bacino mediter- raneo, nel pliocene dell’ Inghilterra e del Belgio, ove appa-

AID risce la forma tipica indicata dal Wood con il nome di C. decorticatum (Bucquoy, D. D.); nel postpliocene dell’Inghil- terra, nel postglaciale della Norvegia (Sars).

30. Chama gryphoides, Linneo. 1836. CQRama gryphoides Lnn., ScAccHI, Not. intorno alle Con-

chig. ed ai Zoof. foss. ecc. di Gravina, p. 23.

1867. » » » WEINKAUFF, Die Conchyl. d. Mit- telm., Vol. I, p. 150. 1868. » » » Manzoni, Saggio di Conchiol.

foss. subappenn., Faun. d. sabb. giall., p. 24.

1871. » » » AppeLius, Catal. d. Conch. foss. del Livornese, p. 58, 68, 85, 88.

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Un solo modello interno nel tufo della località « Cap- puccini ».

Viv. nel Mediterraneo.

Giacenti: postpliocene superiore: Carrubbare, Reggio e din- torni, Bovetto, Ravagnese, Villa S. Giovanni, Monosterace, in Calabria (Seguenza ), Gravina (Scacchi), in Basilicata (De Lorenzo ), Gallipoli { De Giorgi).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), Gallina, in Calabria (Seguenza), S.!* Maria di Catanzaro ( Rambotti e Ne- viani), Matera (Di Stefano e Viola), Monte Mario (Ponzi e Meli), Vallebiaia (Manzoni), Livorno (Appelius ), Rodi ( Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino me- diterraneo.

31. Cyprina islandica, Linneo. avg fio Wlo243:

1766. Venus istlandica .<. + Linnro, Syst. nat., ed., XII, p. 1131, n. 124. 1780. » Bucardium ...,. Born, Mus. Caes. Vind., Tav.IV,

fig. 11.

74

1789. Venus islandica «x. ....

1824. Cyprina vulvaris —.....

1851.

1835.

1885.

1836.

1839.

1840.

1841.

1844.

1844.

1845.

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angulata \W ...°. aequalis Bronn.,

islandica Lnn.

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islandica » Lnn., » » » »

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1873.

1873-77.

1870.

1877.

1873.

1880.

1883.

1885-06.

1889.

1891.

1895.

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SARE 1864. Cyprina aequalis Bronn.,

istlandica Lnn.,

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VIP ARTO RTRT RO » Lnn.,

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» »

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)

» )

» Lmk.

aequalis (Bronn)

ni

islandica Lnn.,

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In provincia di Lecce, nelle località: i Cappuccini, la Luce, Colamaria, e in altre vicine, e a S. Lazzaro, ho trovato nei tufi e nelle sabbie argillose de’ frammenti di conchiglia del genere Cyprina, frammenti che permettono, del resto, di ricostruire benissimo la conchiglia medesima. Sono essi da riferire alla C. islandica. Lnn., alla C. aequalis, Sovv., o ad altra specie di Cyprina? Non cade alcun dubbio che la questione deve ri- solversi tra la C. islandica e la C. aequalis. i

Una discreta discordanza però v'è fra gli autori che si sono occupati della questione, se la Cyprina delle formazioni plioceniche recenti, o postplioceniche italiane, sia la slandica o l’ aequalis.

Il Linneo (1) ci della C. islandica, vivente, tipo, la de- scrizione « V. islandica, testa cordata, transversim striata, rudi, nymphis hiantibus, ano nullo ». « Habitat in Islandia ».

Dalla descrizione riportata, molto generale, non possiamo formarci un'idea esatta delle particolarità della conchiglia.

Senza fermarmi via, via, su tutto quello detto da molti altri autori, tengo presente la descrizione dell’Agassiz (2); e siccome gli esemplari della Cyprina delle formazioni recenti dell’Italia si sono riportati, come si è detto, alla slandica, o alla aequalis, non sarà fuor di luogo fare un parallelo dei caratteri di queste due specie o (varietà) secondo lo stesso Agassiz.

(1) Op. cit. p. 1131, n. 124. (2) Op. cit. p. 49.

omo

C. islandica, Lnn.

Dimensioni: grandi, sino 10-12 cm. di lunghezza, su 8-9 cm. di altezza. Forma: 0- voide; orli, anteriore e poste- riore arrontondati. Spessore della conchiglia che aumenta con l’età. Umboni arcuati in avanti. Ligamento esterno; Ninfe; si veggono dall’ alto, quando quello è scomparso. Fini S?rée concentriche con nu- merosi arresti di accrescimento, ornano la conchiglia all’ ester- no. Cerniera della valva destra; dapprima una fossetta, la lu- nulare, allungata e assai larga, che si estende sotto la lunula, parallelamente all'orlo della conchiglia. Questa fossetta è terminata in dietro da un pic- colo dente in basso, e uno più grande in alto, il dente lunu- lare; quest’ultimo è assai ri- levato e limitato indietro da una fossetta assai profonda, la fossetta cardinale. Viene, in se- guito il dente cardinale che si confonde col dente ligamentare, per formare un sol grosso cer- cine a orli taglienti. La fos- setta ligamentare che viene in seguito è assai profonda. La Callosità ninfale che limita la fossetta ligamentare, è varia: stretta negl’individui giovani,

C. aequalis, Sow.

Dimensioni: grandi e anco più considerevoli che quelle della C. islandica. Zorma più rigonfiata, specie vicino agli umboni.

Spessore della conchiglia: minore che nella ©. islandica.

Umboni: più prominenti.

Cerniera: dente lunulare e dente ligamentare, che non sono uniti intimamente, e la lar- ghezza di questi due denti è meno considerevole che non nella C. islandica, dove for- mano un solo cercine.

Callosità ninfali meno svi- luppate proporzionatamente.

Ra si allarga negli adulti, e si prolunga, indietro, sino all’im- pronta muscolare posteriore, ove essa si rigonfia un’ ultima volta, vicino alla sua estremità, in una specie di cercine al- lungato, che è il dente latera- le posteriore. Impressione palleale: semplice, con una leg- giera inflessione al disotto del- l'impronta muscolare posterio- re. Orlo inferiore, al difuori del mantello, ristretto. 1m- pronte muscolari quasi di e- guale grandezza, distintamente fasciate.

Io aggiungo che l’aequalis ha gli umboni molto più pro- minenti, che si estendono in una regione più stretta che nella islandica, si da dare alla conchiglia una forma quasi mam- mellonata, piriforme, obbliquamente inchinata in avanti; che la seperficie dell’ aequalis nel quinto posteriore è segnata come da faccettature, martellature, costanti, che non si osser- vano assolutamente nella islandica.. Altro carattere è nella seghettatura che si osserva nella #slandzica, nell’ orlo inferiore della fossetta lunulare: tale seghettatura, o crenellatura, si continua, attenuandosi, nell'interno della fossetta; è più fine, e più serrata, e si fa notare anco sul piccolo dente anteriore, specie in quello della valva sinistra; invece nella aequalis la crenellatura è meno marcata, meno serrata, meno fine, e non si protrae mai sul piccolo dente. Forse questo fatto l’ aveva osservato anche il Philippi, il quale dice che il cardine della valva destra « ostendit.... ante dentem anticum, internum, series crenarum » e come, nella valva sinistra, sia il dente anteriore « transversus, humilis, crenatus » (1).

Importa, ora, esaminare gli esemplari fossili delle diffe-

(1) BhulSfop. cit. INS, p 9 IVO

_-Lentett.

|

Le gori renti località, e compararli ai viventi: mi fermo più a lungo sulla forma e sui diametri, perchè appunto a questi due ca- ratteri si sono appoggiati gli Autori italiani per dire se i tipi de’ terreni recenti dell’Italia sieno della aequalis o della islandica.

Innanzi tutto esamino due valve, destra e sinistra di C. islandica, vivente, della baja di Massachusetts, avute da un museo degli Stati Uniti dell’ America (Tav. I, fig. la, 18). Per fortuna esse appartengono a due individui differenti; si nota facilmente che, sebbene della stessa grandezza, pure, in una di tali valve, si ha il diametro antero-posteriore più lungo (mm. 99) che nell’altra (mm. 97), e il verticale, invece, più corto che nell’ altra (1) In queste, poi, si osserva un rigonfia- amento verso il centro della conchiglia, uniforme, non limi- tato alla regione solo dell’umbone, e differenziabile assai fa- cilmente dal rigonfiamento che si vede nella aequalis.

Questa osservazione sui diametri si può ripetere anco per le forme fossili; e il Wood S. (2), descrivendo la €. islandica del crag corallino dell'Inghilterra, nota come i suoi tipi pos- sano essere più o meno allungati nel senso antero-posteriore o in quello verticale da essere addirittura suborbicolari.

Del crag corallino inglese, di Sudbourn, Oxford (Suffolk), ho osservato esemplari di C. aequalis avuti da S. V. Woodward. Questi tipi sono così caratteristici, che basta un superficialis- simo esame per distinguerli da quei della C. islandica. Vi si nota il maggior rigonfiamento della conchiglia caratteristico, alla regione dell’umbone; questo è più prominente, molto ri- curvo, e tanto spinto in dentro, verso il piano mediano, da pre- sentare un'erosione all'apice, come si vede in due degli esem- plari. Si osservano le faccettature nel quinto posteriore.

Questa forma è propria del crag corallino e non la si

(1) Per diametro antero-posteriore intendo quello che si misura dal- l'orlo anteriore all’orlo posteriore; per il verticale, quello dalla regione degli umboni all’ orlo ventrale; per il trasversale quello che taglia perpendicolar- mente il piano formato dai due primi, terminando in due punti più promi- nenti della superficie esterna: naturalmente prendo in considerazione i punti più distanti o sugli orli, o sui rigonfiamenti.

(2) Op. cit. Vol. II. p. 196-97.

dI REI SCE

BO può confondere con altre di strati superiori: essa, inutile ri- peterlo, si allontana dai tipi della O. islandica, Lnn. viventi,

Del pliocene superiore ho osservato due esemplari delle sabbie nere di Anversa, nel Belgio: questi sono, veramente molto più piccoli, ma al contrario, presentano i caratteri della C. islandica, sia per la cerniera, sia per la crenellatura sul bordo inferiore della fossetta lunulare, sia per il rigonfiamento generale non limitato alla regione dell’umbone, e sia per es- sere questo prominente, mammellare, molto ricurvo, diretto molto verso il piano mediano della conchiglia.

Finalmente ho esaminato qualche esemplare del postplio- cene di Bute, nella Scozia: questi difficilmente si differenziano dalle forme viventi; sono, vorrei dire, identici. al tipo della baja di Massachusetts.

Così la C. islandica del pliocene superiore nel Belgio e postpliocene nella Scozia, s’avvicinano assai, o sono quasi iden- tiche, al tipo vivente.

Son passato poi ad esaminare i tipi italiani. Di questi ne ho visto delle località: Tabiano, prov. di Parma, delle sabbie gialle di S. Cosimo, presso Livorno, M. Mario presso Roma (Tav. I, fis. 8 forma circolare) di località presso Palermo (Tav. I, fig. 2a, 26) e della prov. di Lecce. Questi non si scostano gran fatto dai tipi viventi, anzi vi è qualcuno che difficilmente, per la forma solo, potrebbe esserne differenziato. La forma è su- borbicolare, orbicolare, o allungata-ovoidale addirittura. Esa- miniamo le proporzioni del diametro antero-posteriore al ver- ticale.

Forme suborbicolari Forme allungate Viventi (Baja di Massachusetts) 97860 M(i==170;89) 99/9 a 110/80)) Fossili ( Palermo )

10487 11018415) 103 : 85 (=#A:0:839 57:47 (= 1:10;82) Tn: 6200 (= 10.81)

. 1 :

ir Chiusa Ravenna oO =10;88)) Contatore 58:51 (=1:0,88) 67:54 (=1:0,81) 47:41 (=ITR087)

50 : 43 ((==M10-0:30) 70 : 59 (=1:0,84)

M. Mario 73 : 74 (=IIR0) 100 : 81 (2lex0:815) 103 : 90 (E=I EV) 76 : 64 (f_018-40/94))

95 : 82 (==#1-0/56) 82 : 70 (_M-20:85))

Tabiano 58 : 56 (11:03) Esaminate le conchiglie del pliocene del Belgio, sabbie nere di Anversa, e del postpliocene della Scozia, North Drift (Bute) si trova:

(Anversa )

Gogiodoe (= 10,93) 54 : 52 (151098)

( North Drift ) OUE:t82IN0 (17085) Dalle proporzioni surriportate emerge innanzi tutto, che

il diametro antero-posteriore sta al verticale, press’ a poco 6

MESROE 1:0,86, e ciò si osserva in tutte le (Cyprine dell’ Italia. Non ho potuto misurare i diametri di quelle di Livorno perchè in- crostate di congloramento calcare, ma da un esame superficiale si vede che non ci si allontana dalla proporzione = : 0,86. Ho voluto esaminare le proporzioni diametrali della C. aequalis del crag corallino, e ho trovato:

Forme subcircolari Forme allungate (Sudbourn ) 72:77 (=1:0,94) (Oxford)

79: 80 (=M18:40199)) 80 : 85 (= 210-095) 61: 63 (E M10979)

(Suffolk) 86 : 95 (=13000)

Queste proporzioni non sono assolutamente differenti dalle altre, anzi son proprio di forme subcircolari e quindi resta sta- bilito che il carattere dei diametri non è un dato positivo per distinguere la C. islandica dalla C. aequalis.

Ora sarà bene vedere cosa dicono gli autori relativamente a tale questione.

Il Nyst (1), nel 1843, dice che la C. istandica è arrotondata, cordiforme, con umboni prominenti, obliquamente ricurvi; e aggiunge che la varietà C. aequalis, Sow. è sempre più obliqua.

Nel 1844, il Philippi faceva della C. aequalis Sow. sino- nimo la C. islandica (Lmk.) (2).

(1) Descript. d. Coq. et. D. dolyp. foss. d. Terr. Tert. d. 1. Belg. p. 147. (2) « Collocatis speciminibus, cognovi Wenerem aequalem, Sow., Cy- prinam aeg., Bronn, a C. Islandica nihil differre, quam opinionem jam antea

*

STAN

L’Agassiz (1), nel 1845, dopo aver detto che la C. islandica presenteme.te è propria dei mari del Nord, e che nei tempi dell’epoca terziaria e quartenaria era così estesa, da dover ci- tare un gran numero di località e di depositi ove la s'è tro- vata fossile, osserva che se il Brocchi l’ha citata nel terreno subappennino dell’Italia, lo Studer nella molassa Svizzera, il Lamarck nel crag. dell’ Inghilterra, il Keilhau nei ciottoli con- chigliari della Norvegia, il Risso nei depositi quaternari dei dintorni di Nizza, ecc; egli non teme di affermare che un gran numero di queste identità sono « illusoires ». Aggiunge, inoltre, che è una buona specie quella del crag. (la C. aequalis, Sow.) di cui il Lamarck, contesta, a torto, la validità: che quelle del Keilhau nei ciottoli conchigliari della Norvegia, sono la 0. islandica; ch'egli stesso ha trovato, tra i fossili di due loca- lità assai distanti l’una dall’ altra, nelle argille del Till delle coste della Clyde nella Scozia, e nei terreni quaternari di Pa- lermo nella Sicilia, delle conchiglie che non ha potuto distin- guere dalla specie del Nord, tanto esse le rassomigliavano per l'aspetto generale e per i particolari della struttura. E final- mente dice che gli sembra tanto grande la parentela tra le conchiglie della Scozia e quelle del Nord che non saprebbe dubitare della loro concatenazione diretta.

Per la C. aequalis, Sow. osserva che il Bronn ha citato questa nei terreni terziari di Castellarquato, il Miinster nel terreno terziario di Biinde, e il Philippi (2) nel calcare di Si- racusa (Palermo): non osa decidere della loro identità, ma as- sicura che gli esemplari di Palermo « appartiennent au C. islan- dica ‘des mers du Nord ».

Il Prof. Pantanelli (3) nel 1883, per distinguere la forma fossile dalla vivente, molto valore alla lunghezza dei dia- metri. È giustissima la sua osservazione su gli umboni i quali

habuisse cl. Deshayes gaudeo, . . . . Synonimis igitur adde Cyprina islan- dica, Lamarck . ..., Venus islandica, L. .... GAME ecc... (Enumer Moil. Sic. Vol. II, pag. 31).

(1) Op. e loc. cit.

(2) Il Philippi dice Sciacca ( Enum. ecc. Vol. I, p. 89, V. II, p. 31.

(3) Note Paleont.

84

sono, dice lo stesso professore, più arcuati nella forma fossile; io aggiugo nelle forme fossili più antiche cioè nella C. ae- qualis. Mi permetterei però osservare che non mi è parso di poter constatare il fatto che l’ apice sia meno rivolto verso il cardine della conchiglia nei tipi fossili; a me è sembrato il contrario, esaminando circa trenta esemplari fossili di diverse e distanti località, e due viventi. Ho potuto osservare la varia- bilità del cardine riguardo all’ ampiezza, sia nella forma fossile che nella vivente, e la impressione palleare identica nelle due specie. Così -pure l’ osservazione fatta da detto autore, che le forme fossili abbiano spessore maggiore e dimensioni minori, non mi è sembrata giusta in tutti i casi.

D’ altra parte, successivamente lo stesso ammette che la specie fossile non differisca dalla vivente (1), appunto come io ho dimostrato.

Il Ponzi (2), 1885-86, ha trovato alla Farnesina (Roma) una Cyprina, e il Meli ritiene questa differente dalla islandica, Lnn. perciò costituente una specie a sè. Io, per quello che ho osservato negli esemplari di M. Mario, non potrei essere d’ ac- cordo con l’autore.

Il Di Stefano, 1889 (3), l’ ha ritrovata a Sciacca (Sicilia), senza dire altro.

Il Monterosato, 1891 (4), la cita ai Ficarazzi, nella Sicilia, presso Palermo. Questi la dice C. aequalis, Bronn., richiamando il Philippi (Enum. moll. Sic. p. 39, Vol. I, T. IV, fig. 4); mentre, ripeto essa è la C. aslandica, Lnn.

In conclusione, nel crag corallino, il piano più basso del pliocene dell’ Inghilterra, si riscontra la C. aequalis, Sow., mentre nell’ Italia, nei terreni del postpliocene, non è stata mai trovata la C. aequalis, Sow. bensì solo la C. islandica, Lun; l’aequalis è dunque esclusiva del crag corallino.

Le caratteristiche della islandica, del postpliocene dell’ I- talia e dell’estero s’ accordano con quelle delle forme viventi.

(1) Enum. e Sinon. d. moll. plioc. dell’ Italia ecc. p. 184.

(2) Op. cit. p. 18.

(3) KOpyicitsipt9r7e

(4) Relaz. fra i moll, d. quatern, di Montep. e di Ficar., e le specie viv.

ea Per facilitare i paragoni ho figurato valve di due individui viventi del Massaschussets di due individui fossili presso Pa- lermo e di un esemplare di forma circolare del Monte Mario.

Viv: Coste dell’ Islanda (Agassiz), mari dell’ Inghilterra, della Scozia, della Groenlandia, della Svezia e Norvegia, delle isole Lofoten, della Finlandia, della Russia Nordica, Nord del- l’ America, coste del Labrador ( Packard).

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi (Monterosato), Carrubbare, in Calabria (Philippi), Reggio e dintorni, Monosterace, id. (Seguenza) S.ta Cristina, Naso, Barcellona, Castroreale, id. (Nyst, fide Seguenza), Pi- sticci, in Basilicata (De Lorenzo).

Posptpliocene inferiore: Sciacca (Philippi, Di Stefano), Monte Mario (Ponzi e Meli), Livorno (Appelius), Castellar- quato (Pantanelli).

Fossile: nel postpliocene del bacino mediterraneo : secondo il Prof. De Stefani, essa, venne in questo bacino durante l’ epoca postpliocenica; ed è così che la medesima costituisce il prin- cipal carattere dei depositi ove la si rinviene, da far dare a questi la denominazione di « strati a Cyprina eslandica ». Nel crag dell’ Inghilterra di Gedgrave e di Ramshott; crag rosso di Sutton, Bawdsey, Alderton Felixtow; crag mamma- lifero di Bridlington, Southwold, Chillesford (S. Wood); nel postglaciale di Goldspie, nella Sutherlandshire e negli strati della Clyde, Scozia (Jeffreys), a Wexford, Irlanda (Walpole); nello scaldisiano giallo del Belgio, di Anversa e di Wyneghem; nel grigio di Anversa (Nyst): nella Svezia a Uddevalla ( Nyst); nelle formazioni glaciali e postglaciali della Norvegia (Sars).

32. Isocardia cor, Linneo.

1836. Isocardia cor . . Linn. ScaccHI, Notiz. intor. alle Conch. ed al Zoofiti foss. ecc. di Gra- vina, p. 22.

1856. » » » GuIscaARDI, Faun. foss. Vesuviana, p. 14.

1864. » » Conti, M. Mario ed i suoi fossili

subappennini, p. 22.

1867.

1871.

1874. 1874.

1875.

1875.

1876.

1876.

1877.

1877.

1878.

1880.

1885.

1885-86.

1889.

»

»

SZ Isocardia cor. . Linn., WEINKAUFF, Die Conchyl. d. Mit-

telm., Vol. I, p. 128. AppeLLIvs, Catal. d. Conch. foss. d. Livornese, p. 34, 89.

SEGUENZA, Studi stratigr.

FucHs, Die Tertizrbild. v. Terent., p. 2.

FucHs e BITTNER, Le formaz. plioc. di Siracusa e Lentini; in: Boll. R. Comit. geol. d’Ital., VollaiViI, (p17289!

LawLEY, Nota d. Conch. foss. di Val Lebiaja, p. 2.

StoHR, Il terr. plioc. d. dint. di Girgenti; in: in Boll. R. Co- mit. geol. d’Ital., Vol. VII, p. 470.

DE GioreIi, Note geolog. sulla prov. di Lecce, p. 244.

MontERosaTto, Catal. d. Conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., p. 6.

FiscHER, Paléont. dei Terr. Tert. de l’ Ile de Khòdes, p. 13. SARS, Moll. reg. arct. Norv. p. 359. SEGUENZA, Le formaz. terz. n. prov. di R. Calabria, p. 280 322. 3

Lovisato, Riass. sui terr. terz. e posterz. del Circond. di Ca- tanzaro; in: Boll. R. Com., geolog. d’ Ital, Vol. XVI, p. 106.

Ponzi e MeLI, Moll. foss. di M. Mario, p. 18.

Carus, Prodrom. Faun, mediterr., NolgI Ep edi 63

Q (617

1889. Isocardia cor. . Linn., Dr StrerANo, Osservaz. stratigr. sul plioc. e sul postplioc. di

Sciacca, p. 11, 14, 21.

1892. » » » Bucquoyr D., D., Les Moll. mar. du Roussillon, Vol. II, p.313, Tav. LI, figg 1a d.

1892. » » » Di SteFANO e VioLa, L'età dei

Tufi calcar. di Matera e di Gravina, ecc., p. 7, 13, 18.

Diversi esemplari nella sabbia argillosa delle località « La luce », « I Bianchini » com. di Galatina, Lo Cisterna, comune di Cutrofiano, ben conservati.

Ho paragonato alcuni miei bellissimi esemplari della lo- calità « La Luce », di cui uno raggiunge rispettivamente nel diametro antero-posteriore e verticale mm. 77 e mm. 87, con numerosi altri pliocenici esistenti nel museo paleontologico di Firenze, tra cui molti di Orciano, ed ho osservato delle differenze tra le due forme, differenze che si possono rilevare dalla seguente diagnosi differenziale.

Forma plocenica.

Orlo della conchiglia col lato ventrale rettilineo; esso si protende anteriormente come

un rostro ottuso: orlo supe-,

riore rettilineo al davanti del cardine, e che posteriormente descrive un semicerchio rego- lare sino all’incontro dell’ orlo inferiore, nel qual punto si nota come un angolo.

Nella parte esterna si nota a partire dall’umbone e se. gnando una linea di divisione tra la regione posteriore e la laterale della conchiglia, una

Forma postpliocenica del lec- cese, e vivente.

Presenta gli stessi carat- teri che la pliocenica, solo l’ u- nione dell’ orlo posteriore con l’ inferiore forma un angolo molto aperto, a lati arroton- dati. Fa vedere, inoltre, l’' ac- cenno di un secondo angolo più aperto in corrispondenza della impressione muscolare poste- riore, fatto che si nota mag- giormente nelle forme viventi del Mediterraneo.

I caratteri, riferiti per la pliocenica riguardo alla forma esterna, si ripetono in questa;

ISO RIE

carena ottusa, alquanto promi- nente che termina mente

inferior- all’ incontro dell’ orlo posteriore con l’ inferiore: que- sta carena delimita una regione la quale è divisa da un’altra carena mediana, o quasi, di- scretamente manifesta ma meno della prima.

Indietro della carena ot- tusa la conchiglia è scolpita molto più grossolanamente.

Conchiglia molto spessa; cardine massiccio e impressioni muscolari molto infossate.

solo la carena è molto meno prominente, sicchè la conchiglia presenta un aspetto più ton- deggiante, e non mostra quindi la regione posteriore e laterale come schiacciate, entro l’ area dell’ apertura.

Conchiglia meno spessa, car- dine più delicato e impressioni muscolari più superficiali.

In conclusione la specie pliocenica direi quasi sembra più robusta senza essere più grande.

Ho esaminato qualche esemplare del M. Mario, il quale mostra avvicinarsi molto più alla forma vivente che alla plio- cenica ma sarebbe intermedio tra questa e quella.

Esaminate le figure del Wood (1), si vede chiaro che l’au- tore ha disegnato degli esemplari con i caratteri che io ho dato per la specie pliocenica.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico sino alla Norvegia centrale.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Peliegrino, Fi- carazzi ( Monterosato ), Monosterace, S.ta Cristina, in Calabria (Seguenza), Gravina (Scacchi, Di Stefano e Viola), Palagia- nello, Castellaneta, ( Fuchs), S. Pietro in Lama, Brindisi, Secli, Nardo Castrifrancone, nel leccese (De Giorgi): Vesuvio (Gui- scardi ).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), Reggio e din- torni, Gallina, in Calabria (Seguenza) S.ta Maria di Catanzaro ( Lovisato ), Matera, Laterza e Ginosa (Di Stefano e Viola), An- drano, Botrugno, Morciano, nel leccese (De Giorgi), Monte

(1) Monogr. of the Crag Moll, Vol II, p. 198, Tav. XV, fig. 9 a-d.

SRG : Mario (Ponzi e Meli, Conti), Vallebiaja (Lawley), Livorno (Appelius), Rodi (Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo: nel pliocene atlantico dell’ Inghilterra, del Belgio e della valle del Rodano; nel postglaciale della Norvegia ( Sars). È riportato anche nel miocene mediterraneo, ( Bucquoy D. D.).

39. Cytherea multilamella, Lamarck. 1836. Venus multilamella —Lmi. ScaAccHI, Notizie intorno alle

Conch. ed ai Zoof. fossili ecc. di Gravina, p. 20.

1854. Cytherca » » De RAYNEvAL, Coquill. foss. de M. Mario, p. 26. 1867. Venus cygnus » WEINKAUFF, Die Conch. d.

Mittelm. Vol. I, p. 107. 1871. Cytherca multilamella » ApPpeLIUS, Catal. d. Conch. foss. d. Livornese, p. 11, 29, 33, 55, 57. 1876. Venus » » StoHR, Il plioc. d. dint. di Girgenti; in: Boll. R. Co- mit. geol. d’Ital., Vol. VII,

p. 470. 1876. » » » DE Giorgi, Note geol. sulla prov. di Lecce, p. 243. 1877. » » » MonteERrosaTo, Catal. d. Con-

ch. foss. di M. Pellegrino e Ficar., p: 6.

METZ » » »_ Fiscuer, Paléont. d. Terr. Tert. de l’ Ile de Rhòdes, p. 279.

1880. » » » SeGuENZA, Le form. terz. n. prov. di Reggio C. p. 279.

1881. Cytherea » » MELI, Note ed osservaz. sui

resti organici n. T'ufi Leuc d. prov. di Roma, p. 25. 1883-84. » » » De STEFANI, Escurs. scient. n.Calabria, p. 232, 233,241.

SAY) 1885. Oytherea multilumellosa » Lovisato, Riass. sui terr. terz. e poster. d. Circond. di Catanzaro; in: Boll. R. Com. geolog. d’ Italia, Vol. XVI, p. 105.

1885-86. Venus multilamella » Ponzi e Meli, Moll. foss. di M. Mario, p. 14.

1889. » » Weinkauff, CARUS, Prodrom Faun. mediterr., Vol. II, p. 121.

1889. » » Lmk. DI STEFANO, Osservaz. stra-

tigr. sul plioc. e sul post- plioc. di Sciacca, p. 11, 14, 17, 21, 20.

1891. » siti » MonteERosaTO, Moll. foss.qua- tern. di S.ta Flavia, p. 4. 1892. » » » Di STEFANO e VioLa, L'Età

dei Tufi calcarei di Matera e di Gravina, p. 9, 12, 18.

1893. Cytherea » » De STEFANI, Les Terr. tert. super. du Bass. d. Medi- terr., p. 176.

1893. » » » De Lorenzo, Foss. n. argill.

sabb. postplioceniche d. Basilicata.

Avendo paragonati gli esemplari da me raccolti con mol- tissimi pliocenici e postpliocenici esistenti nel museo paleon- tologico di Firenze, non ho trovato nessuna sensibile diversità fra gli uni e gli altri.

Viv: nel Mediterraneo.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi, S.ta Flavia, in Sicilia (Monterosato), Sciacca (Di Stefano), Palmi, Metramo, in Calabria (De Stefani) Senise, Nova Siri, Tursi, in Basilicata (De Lorenzo), Gravina (Scacchi, Di Ste- fano e Viola), Andrano, S. Pietro in Lama, Gallipoli (De Giorgi ).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Scacchi), Gallina, in Ca- labria (Seguenza), Caraffa, id. ( De Stefani), S.ta Maria di

91 Catanzaro ( Lovisato), Ostuni, Collepasso, Nardò, nel leccese (De Giorgi), M. Mario (Ponzi e Meli, De Rayneval), Acqua- traversa, pr. Roma (Meli), Livorno ( Appelius), Rodi (Fischer). Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo.

34. Cytherea rudis, Poli. 1836. Venus rudis Poli, ScaccHi, Notiz. intor. alle Conchiglie

ed ai Zoof. foss. di Gravina, p. 20. 1854. Cytherea » » DE RAYNEVAL, Coquill. foss. de M.

Mario, p. 6.

1856. Venus» » GuiscarDIi, Fauna foss. Vesuviana, parts:

1864. Cytherea » » Conti, M. Mario, ed i suoi foss. su- bapp., p. 20.

1867. » » » —WEINKAUFF, Die Conchyl. d. Mittelm., Vols bp.

1868. » » » ManzonI, Saggio di Conchiol. foss. su- bapp. Faun. d. sabb. gialle, p. 18.

1871. » » » AppeLIUS, Catal. d. conch. foss. d. Livornese, p. 11, 33, 57.

1876. » » » De Gori, Note geol. sulla prov. di Lecce, p. 241.

1877. » » » FiscHER, Paléont. d. Terr. tert. de l’Ile de Rhòdes, p. 11.

1883-84. » » ò De STEFANI, Escurs. scient. n. Ca- labria, p. 220.

1889. » ». Reéqu., Carus, Prodrom. Faun. mediterr., Nol gp 9118:

1839. —Meretrix » Poli, Di Srerano, Osservaz. stratigr. sul

plioc. e sul postplioc. di Sciacca, PELA gii 1382/8255

1892. » » » DI STEFANO e VioLa, L’età dei Tufi Calcarei di Matera e di Gravina, CCCMpre Lig 1013:

1893. » » » De Lorenzo, Foss. n. argille sabb. postpl. d. Basilicata.

CRAgO RS

Pochi esemplari, nelle sabbie argillose di quasi tutte le località da me nominate.

Viv: nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Sciacca (Di Stefano)» Carrubbare, in Calabria (De Stefani), Gravina (Scacchi, Di Stefano e Viola), Pisticci, in Basilicata ( De Lorenzo). Matera, Laterza e Ginosa (Di Stefano e Viola), Vesuvio (Guiscardi),

Postpliocene inferiore: Sciacca ( Di Stefano), Matera (Di Stefano e Viola), Taranto, Gallipoli, Corigliano (De Giorgi), M. Mario ( Conti, De Rayneval), Vallebiaja (Manzoni), Livorno (Appelius), Rodi ( Fischer).

Fossili: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo: nel crag dell’ Inghilterra ( Wood), del Belgio (Nyst).

85. Cytherea chione, Linneo.

1836. Venus chione Lnn., ScAaccHI, Notiz. intorno alle Conch, ed ai Zoof. foss. ecc. di Gravina, p. 20.

1854. Cytherea » » De RaynEvaL, Coquill. foss. de M. Mario, p. 6.

1856. Venus » GurscarpIi, Fauna foss. Vesuviana, p. 13.

1864. Cytherea » Conti, M. Mario ed i suoi foss. su- bapp., p. 20.

1867. » » » WeInKAUFF, Die Conchyl. d. Mit- tem AV LAZIANp at 6:

1868. » » » Manzoni, Saggio di Conchiol. foss. subappenn., Faun. d. sabb. giall., pradis:

1871. » » » Appetius. Catal. d. Conch. foss. d. Livornese, p. 11, 33 57, 67,

1874. » » » Fucgs, Die Tertiàrbild. v. Tarent. porlho;

1876. » » » SrònmR E,, Il terr. plioc. d. dint. di

Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d. Ital., Vol. VII, p. 470.

1876. » » » De GIorGI, Note geol. sulla prov. di Lecce, p. 242.

SO

1877. Venus chione » MontErosato, Catal. d. Conch. foss. d. M. Pellegr. e Ficar., p. 7.

1877. Cytherea » » FiscHeR, Paléont. d. Terr. tert. de l’ Ile de Rhòdes, p. 12.

1880. » » » SEeGuENZA, Le Form. terz. n. prov. d. Reggio C., p. 279, 322, 358.

1881. » » » Meli, Note ed osserv. sui resti org. nei Tufi leucit. d. prov. di Roma, p. 24.

1883-84. » » » DE STEFANI, Escurs. scient. n. Ca- labria, p. 220, 252, 289, 286, 237, 241.

1885. » » » Lovisaro, Riass. sui terr. terz. e po-

sterz, d. Circon. di Catanz.; in: Boll. R. Com. Geolog. d’ Ital., Vol eXVARepah73:

1885-86. » » » Ponzi e MetI, Moll. foss. di M.

i Mario, p. 17.

1886. » » » NEVIANI, Giacimenti d. Cetac. foss. n. Monteleonese; in: Boll Soc. geolog. ital, Vol. V, p. 72.

1888. Meretrix » » RamportI e NEVIANI, Costituz. geo- log. d. littor. jonico da Cariati a Monosterace; in: Boll. Soc. geol. ital., Vol: VII, p. 985, 337.

1889. Cytherea » LUmk. CARUS, Prodrom. Faun. mediterr., Vol gt pel:

1889. Venus » » Di Srerano, Osservaz. stratigr. sul Plioc. e sul Postpl. di Sciacca, Poli S17A6217

1891. » » » Monterosato, Moll. foss. quatern.

di S.'* Flavia (Sicilia), p. 4. 1892. Meretria » Di Sterano e Viona, L'età d. Tufi calcar. di Matera e di Gravina, ecco pol, Il, 14,018. 1893. » » » Dr Lorenzo, Foss. n. argill. sabb. postpl. d. Basilicata Modelli interni nel tufo della località Cappuccini.

Bibo ig Po

Vivente nel Mediterraneo e nell’ Atlantico sino alla Nor-

vegia.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, $.*° Flavia, in Sicilia ( Monterosato), Reggio e dintorni, Bovetto, Ravagnese, Musala, Monteleone, Monosterace, in Calabria (Se- guenza ), Carrubbare, Palmi, Metràmo, Filicèto, S. Angelo, S. Costantino Calabro, id. ( De Stefani), Pisticci, in Basilicata (De Lorenzo), Gravina (Scacchi, Di Stefano e Viola), Laterza e Ginosa (Di Stefano e Viola), Gallipoli, S. Pietro in Lama (De Giorgi), Vesuvio (Guiscardi ).

Pospliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), Reggio e dintorni, Gallina in Calabria (Seguenza), Caraffa, id. (De Stefani), Borgia, id. (De Stefani, Rambotti e Neviani) S.! Maria di Catanzaro (Lovisato, Rambotti e Neviani), Pala- gianello, Castellaneto, Gravina, pr. Taranto (Fuchs), Matera (Di Stefano e Viola), Nuvoli, Corigliano. Cavallino, Nardò, Montesano, Giuliano, Ostuni, nel leccese (De Giorgi), M. Ma- rio, (Ponzi e Meli, Conti, De Rayneval), Acquatraversa, pr. Roma (Meli), Vallebiaja (Manzoni), Livorno (Appelius), Rodi ( Fischer ).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo: nel crag inglese (Wood).

36. Artemis lincta, Pulteney.

1836. Tellina lupinus Brocchi, ScaccHI, Notiz. int. alle Conch. ed ai Zoof. foss., ecc. di Gra-

vina, p. 14.

1836. Cytherea lincta Lmk. PrÒÙinippi, Enum. moll. Sic., Vol. I, p. 41.

1844. » » » Id. Id. Vol. II, p. 32, 33.

1845. Artemis» Desh., AGASSIZ, Icon. d. coq. tert. ecc., Extrait du Tom. VII, d. Nouv. Mém. de la Soc. Helv. de Sc. nat., p. 22, Tav. III, fig. 11-14.

1850-56, » » Pult., Woop, Monogr. of the crag. moll., Vol. II, p. 215, Tav. XX, fig, 6 a-d.

1854.

1877.

1877.

1878.

1880.

1881.

1883-84.

1889.

1885-86.

1889.

1881.

Artemis lincta

Venus (Dosinia) lincta

Dosinia lincta

Artemis

»

»

Dosinia

»

» lineta

»

RAG

Pults

Lnn.,

Lmk.,

Wood, De RaAyNEYAL, Coquill. foss. de M. Mario, p. 6. Pult., MonrtERosaTo, Catal. di Conch. foss. di M. Pellegr.

e Hicar, pel2.

FiscHER, Paléont. d. Terr. tert. d. l’Ile de Rhòdes, p. 14. SARS, Moll. reg. arct. Norvegie,

p. 57.

SEGUENZA, Le formaz. terz. n. prov. d. Reggio C., p. 279,958.

Nyst, Conch. di terr. tert. de la Belg., prém. par., p. 219, Tav. XXIII, fig. 7.

DE STEFANI, Escurs. scient. n. Calabria, p. 220, 232.

Lovisato, Riass. sui terr. terz. e posterz. d. Circond di Ca- tanz.; in: Boll. R. Com. geol. d’ Ital., Vol. XVI, p. 105.

Ponzi e MetI, Moll. foss. di M. Mario, p. 18.

Di SteraNo, Osserv. stratigr. sul plioc. e sul postplioc. di Sciacca, p. 14, 21.

MonTtERosATO, Relazione fra i molluschi d. quatern. di M. Pellegr. e Ficar. e le spec. viv. in: Boll. Soc. sc. nat. ed econom. di Palermo, n. II,

seduta del 25 genn. 1891.

Dell’ Artemis lineta, Pulteney e dell’ A. ( Venus) lupinus, Poli (1), molti Autori han fatta una stessa specie, confondendo forse quella atlantica, con quella mediferranea.

(1) Test. utriusg. Sic., Vol. II, p. 99. Tav. XXI, f. 8.

DEIR 0A

Già, nel 1845, l’Agassiz (1) avvertiva come diversi pa- leontologi ( Basterot, Marcel de Serres, Bronn, Miinster, Dujar- din, e Philippi) avevano identificato con la specie propria 0g- gigiorno dei mari nordici, altre specie da questa differenti, specialmente fossili. Per questo il Basterot, continuava l’ Agas- siz, ed il Marcel de Serres, citavano l’ A. lineta nel terziario di Bordeaux, il Bronn nei depositi terziarî di Castellarquato e di Nizza, il Minster nel terreno terziario di Cassel, il Du- Jardin nei « faluns » della Turenna, e il Philippi nei din- torni di Napoli.

Anco il Fontannes (2), fa la stessa osservazione, conclu- dendo che l’ A. lupinus non è per qualche autore che una varietà mediterranea dell’ A. lincta dell’ Oceano.

E il Monterosato (3), ripetutamente richiama'l’ attenzione su questo fatto, che non deve essere trascurato.

Per risolvere la questione è necessario fare un parallelo fra i caratteri delle due specie, secondo quello che ne dice l’Agassiz (4) e quello che ho visto da me stesso.

A. lincta, Pulteney. A. lupinus, Poli.

Forma subcircolare: Strze

concentriche finissime: Umboni

prominenti; Arresti d’accresci- mento a zone, intercalati fra le fini strie concentriche. Cer- niera sotto-cardinale assai lar- ga: orlo di questa non molto arcuato: denti assai forti non molto rilevati. Sulla valva si- nistra dapprima un piccolo dente accessorio rudimentale, poi un dente lunulare assai

(14) Op. elloe:Scità

Caratteri esterni quasi i- dentici a quelli della Zincta: le strie concentriche alquanto più fini.

Cerniera meno massiccia, orlo del retto cardinale ar- cuato.

Sulla valva sinistra, dente accessorio ben distinto, seb- bene molto ravvicinato al dente lunulare, che è una lamina as-

(2) Les Moll. plioc. de la Val. du Rhòne et du Roussillon, 1879-82 p. 72.

(3) Opere cit. (4) Op. e loc. cit,

E e

debole, preceduto da una fos- setta lunulare più stretta; poi la fossetta cardinale larga; indi il dente cardinale assai largo e poco prominente; più lontano la fossetta ligamen- tare, stretta, profonda, obliqua, e il dente ligamentare lungo, obliquo, tagliente. Sulla valva destra un rudimento di fossetta accessoria, un piccolo dente lunulare, una fossetta lunulare profonda e stretta, un dente cardinale prominente, una fossetta cardinale molto appiattita e un dente ligamen- tare molto obliquo e un poco arcuato.

Seno palleale molto pro- ;

fondo; i due orli paralleli; il superiore con curva molto mar- cata; fondo del seno troncato.

sal sottile: il dente cardinale è il più forte, leggermente cur- vato indietro; il ligamentare è fatto da una piccola lamina, allungato e poco prominente.

Sulla valva destra: fossetta lunulare assai grande, destinata a ricevere il dente ligamentare e l’ accessorio dell’ altra valva, dente cardinale non inclinato indietro, ma in avanti; dente ligamentare più forte che quel- lo della valva sinistra.

Seno palleale non solo as- sal profondo, arrivando fin qua- si all’ impressione muscolare anteriore, ma anco largo e più largo che il lobo inferiore del mantello, mentre che nelle al- tre specie è sensibilmente più stretto.

In conclusione si vede come la Artemis lincta, Pulteney differisce dall’ A. lupinus Poli per i solchi d’ arresto molto marcati, per la forte cerniera e sopratutto per lo spessore della sua conchiglia, e per la forma particolare del seno palleale.

To, avendo confrontato gli esemplari leccesi con le figure e con le descrizioni, posso dire che essi rassomigliano al tipo A. lincta, Pulteney e così li ho determinati.

L'A. lneta, Pult., secondo il Monterosato (1), è in via di estinzione nei nostri mari dove sarebbe sostituita dall’ A. lu- pinus Poli; vive invece nei mari atlantici dell’ Europa.

(1) Opere cit.

D

SAGRE

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi (Monterosato), Reggio e dintorni, Bovetto, Musala, in Calabria (Seguenza), Carrubbare, Palmi, id. ( De Stefani), Gra- vina (Scacchi).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano ), Reggio e dintorni, Gallina (Seguenza), $S.'* Maria di Catanzaro (Lo- visato), Monte Mario (Ponza e Meli, De Rayneval) Rodi ( Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo: nel crag inglese ( Wood); nei banchi glaciali di Skiael, nella Norvegia (Sars).

87. Artemis exoleta, Linneo.

1836. Venus exoleta Lnn., ScaccHni, Notiz. int. alle Conch. ed ai Zoof. foss., di Gravina,

p. 20.

1856. » » » GuiscaRDI, Faun. foss. vesuviana, p. 13.

1867. Artemis » WEINKAUFF, Die Conchyl. d. Mit- telm., Vol. I, p. 120.

1868. » » » Manzoni, Sagg. di Conchiol. foss. subapp. p. 13.

1871. » » » —Appenius, Catal. d. Conch. foss. d. Livornese, p. 12, 29, 33, 57.

1876. » » » StéHR E., Il terr. plioc. d. dint.

di Girgenti; in: Boll. R. Co- mit. geol. d’Ital. Vol. VII,

p. 470.

1876. Dosinia » » De GiorGI, Note geol. sulla prov. d'flecee, poi24E

1877. Venus » » MontERrosato, Catal. delle Conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., poet

ILOYAIO Dosinia » » Fiscuer, Paléont. des Terr., tert. de l’Ile de Rhòdes, p. 12.

1878. » » » Sars, Moll. reg. arct. Norveg.,

p. 57 (854).

1880.

1881.

1883-84.

1885.

Le ggR

Dosinia exoleta Lnn., SeGuENZA, Le Formaz. terz. n.

Artemis

»

»

1885-36. Dosinia

1886.

1888.

1889.

1889.

1859.

1895.

»

»

»

prov. di Reggio C., p. 279, 322, 358.

» MeLI, Note ed Osserv. sui resti organ. n. Tufi leuc. d. prov. di Roma p. 25.

» De STEFANI, Escurs. scientif. n. Calabria, p. 220, 233, 236, 237.

Lmk., Lovisato, Riass. sui terr. terz. e posterz. d. Circond. di Catanz. in Boll. R. Comit. geolog. d’Ital., Vol. XVI, p. 105.

Lnn., Ponzi e MruI, Moll. Foss. di M. Mario, p. 18.

» NEVIANI, Giacim. d. cetac: foss. d. Monteleonese; in : Boll. Soc. seclital Violet pei:

» RamBortI e NEVIANI, Costituz. geolog. d. littor. jonico da Cariati a Monosterace; in: Boll. Soc. geol. ital., Vol. VII, p. 337.

Romer, CARUS, Prodr. Faun. mediterr., Violare p gt 9)

Lnn., Di SrEFANO, Osservaz. stratigr. sul plioc.e sul postplioc. di Sciacca, p. 11, 14, 21.

» Di SterANoO e Viona, l’ Età d. Tufi calcar. di Matera e di Gravina, ecc., p. 14, 18.

» DE Lorenzo, Foss. n. argill. sabb. postpl. della Basilicata.

Un discreto numero di esemplari nelle sabbie delle loca- lità Cutrofiano (paese), Chiusa Ravenna, e nel tufo della lo- calità Chiusa Stefano Mangiò,

Viv. nel Mediterraneo e nell' Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino e

100 Ficarazzi ( Monterosato), Sciacca (Di Stefano), Monosterace, Archi, Monteleone, Ravagnese, Bovetto, Musala, in Calabria (Seguenza) Carrubbare, Metràmo, Filiceto, San Costantino Calabro, id. (De Stefani), S. Costantino di Mileto, S. Gregorio d’Ippona, id. (Neviani), Senise, Pisticci, in Basilicata (De Lorenzo), Gravina (Scacchi, Di Stefano e Viola), Laterza e Ginosa (Di Stefano e Viola), S. Pietro in Lama, nel leccese (De Giorgi), Vesuvio (Gniscardi ).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), Reggio e dintorni, Gallina, in Calabria (Seguenza), S.2 Maria di Ca- tanzaro ( Lovisato, Rambotti e Neviani), Monte Mario (Ponzi e Meli), Acquatraversa, pr. Roma (Meli), Vallebiaja (Man- zoni ), Livorno (Appelius), Rodi (Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel posipliocene del \bacino me- diterraneo; nel crag dell'Inghilterra (Wood); nel postplio- cene della medesima regione (Jeffreys), nei banchi glaciali di Skiael, nella Norvegia (Sars).

38. Venus casina, Linneo.

1867. Venus casina Lnn., WEINKAUFF, Die Conchyl. d. Mittelm., VolEsIEAp1k0 3: 1868. » » » Manzoni, Saggio di Conchiol. foss.

subap.; fauna d. sabb. giall., p. 17. 1871. » » » AppeLius, Catal. d. Conch. foss. d. Livornese, p. 11, 32, 1875. > » » FucHs e BirtNER, Le Form. plioc. di Siracusa e Lentini; in: Boll.

R. Comit. geol. d’ Ital. Vol. VI,

p. 292. i 1876. » » » De Grorei, Note geolog. sulla prov. di Lecce, p. 243. 1877. » » » Monterosato, Catal. d. Conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., p. 6. 1880. » » » SEGUENZA, Le Form. terz. n. prov. di Reggio C., p. 279, 822, 358. 1883-84.» » » De STEFANI, Escurs. scient. n. Ca-

labria, p. 220, 286.

101 1885-86. Venus casina Lnn., Ponzi e MELI, Moll. foss. d. M. Mario, p. 14. 1889. » » » CaArus, Prodrom. Faun. mediterr. Vol. II, p. 21.

. Pochi esemplari nelle sabbie argillose di alcune delle lo- calità da me studiate.

Vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico sino alla Nor- vegia.

Giacimenti: Postpliocene superiore: Monte Pellegrino e Ficarazzi (Monterosato ), Reggio e dintorni, Monteleone, Bo- vetto, Musala, Archi, in Calabria (Seguenza ) Carrubbare, Fi- liceto, id. ( De Stefani ), Cutrofiano, S. Pietro in Lama, Brin- disi, Manduria, Nardò (De Giorgi).

Postpliocene inferiore: Reggio e dintorni, Gallina in Ca- labria (Seguenza). Corigliano, Andrano, nel Leccese ( De Giorgi) Monte Mario (Ponzi e Meli), Vallebiaja ( Manzoni), Livorno ( Appelius).

Fossile: nel pliocene di S. Miniato (De Stefani), di Empoli (Fucini), di Modena (Coppi). Il Weinkauff (1) e il Carus (2) la escludono dal pliocene, in ciò d'accordo col prof. Pantanelli,

89. Venus ovata, Pennant.

1850-56. Venus ovata Pennant., Woop, Monog. of. the crag. Moll., VolgiE Ep 021508 La vi RIG

i fig. 4 a-d.

1854. » » » De RAYNEVAL, Coquill. foss. de M. Mario, p. 6.

1856. » » » GuiscarDI, Faun. foss. vesuviana, parlo:

1864. » » » Conti, M. Mario ed i suoi foss. subap., p. 20.

1867. » » » WenKAUFF, Die Conchyl. d. Mit-

telm., Vol. I, p. 114.

(1) Op. cit. (2) Op. cir.

I, N MT DOTI SA PETALI DAN

velata o

102 —.

1868. Venus ovata Pennant., MANZONI, Saggio di Conchiol. foss. subappenn. Faun d. sabb. giall., p. 18.

1871. » » » ApPpeLIus, Cat. d. Conch. foss. d. Livornese, p. 11, 33, 57, 79.

1872-74. » » Woop, Suppl. to the crag. Moll., p. 142.

1875. » » » —FucHas e BrrtxER, Le Form. plioc.

di Siracusa e Lentini; in: Boll. R. Comit. geol. d’Ital., Vol. VI,

p. 292.

1876. » » » De Giorgi, Note geol. sulla prov. di Lecce, p. 243.

1876. » » » StéHR, Il terr. plioc. id. dint. di

Girgenti; in: Boll. R. Comit.,

geol. d’Ital., Vol. VII, p. 470.

1877. » » » MontEROSATO, Catal. d. Conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., p. 6.

1877. » » » FiscHER, Paléont. d. Terr. -tert. de l’ Ile de Rhòdes, p. 13.

1880. » » » SEGUENZA, Le formaz. terz. n. prov. di Reggio C., p. 279, 322, 358.

1881. » » » MeLI, Note ed osservaz. sui resti

organici nei Tufi leucit. d. prov. di Roma, p. 25.

1883-84. » » » DE STEFANI, Escurs. scient n. Ca- labria, p. 220, 225, 238, 241. 1885. » » » Lovisato, Riass. sui terr. terz. e po-

sterz. n. Circond. di Catanzaro, in: Boll. R. Com. geolog. d’Ital., Vol XVI, p. 109

1885-86. » » » Ponzi e MELI, Moll. foss. d. M. Mario, p. 14. 1886. » » » NEVIANI, Giacim. d. Cetac. foss. n.

Monteleonese, in : Boll. Soc. geol. italVol NV; paz:

NS » » RamBortI e NEVIANI, Costituz. geol. d. littor. jonico da Car. a Mono-

103 sterace; in: Boll. Soc. geol. ital., VolOVII=p. 3400

1889. Venus ovuta Pennant., CARUS, Prodrom. Faun. mediterr., Noli pizze 1889. » » » Di Srerano, Osservaz. stratigr. sul

plioc. e sul postplioc. di Sciacca,

pesi ntizato

LEA » » » Monterosato, Moll. foss. quatern. di S.!* Flavia, p. 4. 1892. » « » Dr StEerano e VioLa, L'età dei

Tufi calcar. di Matera e di Gra- Via, ecco p.18:

1893. » » » DE Lorenzo, Foss. n. argill. sabb. postpl. d. Basilicata.

Pochi esemplari, nelle sabbie argillose di quasi tutte le località da me osservate.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico, sino al Nord della Norvegia.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi, S.!* Flavia, in Sicilia ( Monterosato), Sciacca (Di Ste- fano), heggio e dintorni, Villa S. Giovanni, Archi, Monoste- race, Monteleone, Bovetto, Ravagnese, Musala, in Calabria (Seguenza ), Carrubbare, Pentimele, Metràmo, id. ( De Stefani), San Costantino di Mileto, id. ( Neviani), Senise, in Basilicata (De Lorenzo), Gravina (Di Stefano e Viola), S. Pietrolin Lama, Gallipoli (De Giorgi), Vesuvio ( Guiscardi).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), Gallina, in Calabria (Seguenza), Borgia, id. (De Stefani), S. Maria di Catanzaro (Lovisato, Rambotti e Neviani), Monte Mario (Ponzi e Meli, Conti, De Rayneval ), Acquatraversa, pr. Roma, (Meli), Vallebiaja (Manzoni), Livorno (Appelius), Rodi ( Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino Medi- terraneo; nel crag dell'Inghilterra ( Wood), del Belgio (Nyst).

1836. Zellina caduca Penn.,

di Gravina p. 5 Tav. fig. 5.

1844. Venus undata .. + PuiLippi, Enum. moll. Sic., d; Vol. II, p. 34. i

1867. Lucinopsis undata Forb. e Hanl., Wrinkaurr, Die Conchyl. d. De

Mittelm., Vol) I, p. 94.

1872-74. Penn. Woop, Suppl. to te crag. Moll, p. 129, Tav. IX, figo. 4 a-b.

MovntERosaTO, Catal. d. Conch.

foss. d. M. Pellegr. e Fica- | razzi, p. 6. i Sars, Moll. reg. arct. Norv., p. 57 (354). È

Forb. e Hanl., CARUS, Prodrom. Faun. me-. hi

diterr.,. Vol..I, pil

La sola valva sinistra nella sabbia argillosa della loca-. lità « Lo Cisterna ». Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico sino al nord della

Norvegia. di Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- 0 carazzi ( Monterosato), Gravina (Philippi, Scacchi). 5 Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino Me- diterraneo: nel postpliocene dell'Inghilterra e dell’ Irlanda ( Fortes e Hanley), nei banchi glaciali di Skiael (Sars).

SOMMARIO.

Ufficio di Presidenza . . . a RAR ON MA e DRD

Elenco dei Soci per l’ anno 1894. SPLIT RR 471 È F. De FraxcgIs. Descrizione comparativa dei Molluschi SR centei del ’bacimo di Galatitfa IRR RIE 7

I signori Soci sono pregati di inviare la loro quota annua al Cassiere Signor CIC CA CAIFASSI PISA.

L'Archivio ei Libri della Società sono presso la signora Marchesa Marianna Paulucci, Novoli ( Firenze).

I Signori Soci sono pregati di avvisare il Segre- tario della Società, Prof. DANTE PANTANELLI Università, MODENA nel caso di cambiamento d'indirizzo, come pure di rivolgersi al medesimo per qualunque reclamo circa la spedizione degli atti.

Società Tipografica Modenese

È ‘pubblica 1 il agosto 1895 ; i 3 - i 1a

on tre tavole

Lt

BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ: MALACOLOGIGA ITALIANA

Vol. XIX.

Fiuippo DE FRANCHIS. Descrizione comparativa dei Molluschi postpliocenici del bacino di Galatina. (Continuazione).

41. Tapes laetus, Poli.

1836. Taupes virginea Lun., PuÒÙitipPi, En. moll. Sic. V. I, p.46.

1344. » laetus Poli, PuÒÙinippi, En. Moll. Sic.,V.II, p.35.

LAM » » WEINKAUFF, Die Conchyl. d. Mit- tel: AVA p995

1970. > » » StoHR, Il terr. plioc. Girgenti;

Boll. R. Com. geol.V.VII, p. 470. ESSO > » Weinkauff, CARUS, Pr. faun. med., V.II, p. 126.

Parecchi esemplari nelle sabbie argillose di molte delle località da me studiate.

Nessun’ autore, ch'io sappia, la cita nel postpliocene.

Viv. nel Mediterraneo, allo stretto di Gibilterra, e nel seno di Biscaglia.

Fossile: nel pliocene di San Miniato (Di Stefani), di Ca- stellarquato (Cocconi), di Livorno (Appelius) ecc.

. Il Prof. Pantanelli, sebbene l’ abbia citata, insieme al Prof. De Stefani, nel pliocene di Siena, pure dubita che la specie del Poli sia esistita nel periodo pliocenico e pensa che molte delle forme di questo nome citate come plioceniche, deb- bano riferirsi alla 7. eremita Brocchi (1).

42. Solecurtus coarctatus, Gmelin.

1836. Solecurtus coarctatus —Gmelin., ScAccHI, Not. intorno alle Conchig. ed ai Zoof. foss. ecc. di Gravina, p. 8.

1854. » » » DE RAYNEVAL, Coquill. foss.

de M. Mario, p. 5.

(1) Pantanelli: Boll. Soc. Malac. ital Vol. XVII, 1892, p. 49 e segg.

—- 106 1856. Psammosolen coarctatus Gmelin., GuiscarDI, Faun. foss. Ve- suviana, p. 14.

1864. Solecurtus » » Conti, M. Mario ed i suoi foss. subappen., p. 17.

1867. SA » LA Wernkaurr, Die Conchyl. d. Mittelm., Vol. II, p.19.

Lise » » » AppeLIus, Catal. d. Conch.

i foss. del Livornese, p. 6,

8, 30, 56.

1876. » » Philippi, De GIorGI, Note geolog. sulla prov. di Lecce, p.241.

1877. » » Gmelin., Fiscaer, Paléont. d. Terr. tert. de l’Ile de Rhòdes, o

1881. De » » MELI, Note ed osservaz. sui

resti organ. n. Tufi leuc. d. prov. di Roma, p. 26.

1883-84. » » » DE STEFANI, Escurs. scient n. Calabria, p. 2836. 1889. » » Philippi, CARUS, Prodrom. Faun. me-

diterr., Vol. II, p. 138.

Pochi esemplari nelle sabbie argillose delle località Cu- trofiano (paese ), Contatore, lo Cisterna, Calamaria.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico sino alla Norvegia.

Giacimenti: postpliocene superiore: S. Angelo, in Cala- bria (De Stefani), Gravina (Scacchi), S. Pietro in Lama, nel leccese (De Giorgi), Vesuvio (Guiscardi).

Postpliocene inferiore: Monte Mario (Conti, De Rayneval), Acquatraversa, pr. Roma (Meli), Livorno (Appelius), Rodi ( Fischer ).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino Medi- terraneo, nel postpliocene di Belfast nell’ Islanda (Jeffreys).

43. Solecurtus strigilatus, Linneo.

1854. Solecurtus strigilatus Lnn., Dr RaynEvaL, Coquill. foss. d. M. Mario, p. 5.

1864. Solecurtus strigilatus Lnn.,

1867.

1868. 1871.

1876.

TISCALI

1880.

1883-84.

1885-86.

1889.

1889.

1892.

»

»

»

«

»

107

Lnn.,

»

Coni, M. Mario ed i suoi foss. subap., p. 17.

Wrinkaurr, Die Conchyl. d. Mittelm., Vol. I, p. 16.

Manzoni, Sagg. di Conchiol. foss. subappenn., Faun. d. sabb. gialle, p. 9

APpELIUS, Catal. d. conch. foss. d. Livornese, p. 6, 8, 30, 56, 84. De GrorGI, Note geolog. sulla prov. di Lecce, p. 241. MonTEROsaATO, Catal. d. Conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., paed

SecueNnza, Le Formaz. terz. n. prov. di Reggio ©., p. 278, 958.

De STEFANI, Escurs. scient. n. Calabria, p. 221.

Ponzi e MELI, Moll. foss. di M. Mario, p. ll.

Philippi, Carus, Prodrom. Faun. me-

diterr. Vol. II, p. 187. Di STEFANO, Osservaz. stratig. sul plioc. e sul postplioc. di Sciacca, p. 11. Di SterAaNO e VioLa, L'età d. Tufi calcar. di Matera e di Gravina, ecc., p. 7, 11.

Un solo esemplare nella sabbia argillosa di Cutrofiano. Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico della Lusitania e

africano.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino (Mon- terosato), Sciacca (Di Stefano ), Bovetto, in Calabria ( Se- guenza), Carrubbare, id. (De Stefani).

Postpliocene inferiore: Gallina, in Calabria (Seguenza),

108 Matera ( Di Stefano e Viola), Monte Mario ( Ponzi e Meli, Conti, De Rayneval), Vallebiaja (Manzoni), Livorno (Appelius). Fossili: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo: nel crag dell’ Inghilterra ( Wood), del Belgio (Nyst).

44, Solen vagina, Linneo.

1864. Solen vagina Lnn., Conti, M. Mario e i suoi foss. subap., prole

1867. » » » WrEINKAUFF, Die Conchyl. d. Mittel., Volga p299:

1868. » » » Manzoni, Saggio di Conchiol. foss. subappenn., Faun. d. sabb. giall., paro:

1871. » » » AppeLivs, Catal. d. Conch. foss. d. Livornese, p. 7.

1871. » » » Mani, Note e osservaz. sui resti organ. nei Tufi leucit. d. prov. d. Roma, p. 26.

1885. » » » Lovisaro, Riass. sui terr. terz. e po-

sterz. d. Circond. di Catanz.; in:

Boll.R.Com, geol.,d’Ital.,Vol. XVI,

PArL0Sì

1885-86. » » » Ponzi e MenI, Moll. foss. di M. Mario, paolo:

1886. » » » De GrEGoRIO, Nota int. ad alc. conch. mediterr. viv. e foss., p. 10.

1839. » » » Carus, Prodrom. Faun. mediterr., Nol SI p 499?

Alcuni modelli interni nel tufo delle località Cappuccini, Velardi.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico, sino alla Gran

Bretagna.

Giacimenti: postpliocene superiore: Altavilla in Sicilia (De Gregorio), S.:* Maria di Catanzaro ( Lovisato) Monte Ma- rio (Ponzi e Meli, Conti), Acquatraversa, pr. Roma (Meli), Vallebiaja (Manzoni), Livorno (Appelius).

LE

109

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo: nel crag inglese (Jeffreys).

45. Mactra subtruncata, Da Costa.

1350-56. Mactra subtruncata Da Costa, Woop, Monogr. of. the crag

1854. » 1856. » 1864. » 1867. » 1868. » 1871. » 1872-74. » 1874. » 1876. » 1876. » 1877. » 1877. »

moll., Vol. II, p. 247, Tav. XXIV, fig. 3 a-db.

triangula Renier, De RaYNEVvAL, Coquill. foss. de M. Mario, p. 5.

» » GuiscarDI, Faun. foss. Ve- suviana, p. 14.

» » Conti, M. Mario ed i suoi foss. subapp., p. 18.

» » WEINKAUFF, Die Conchyl. d. Mittelm., Vol. I, p. 48.

» » ManzonI, Saggio di Con-

chiol. foss. subapp., Faun. d. sabb. giall., p. 11.

» » AppeLIus, Catal. d. conch. foss. d. Livornese, p. 9, 31, 56, 66, 78. subtruncata Da Costa, Woop, Suppl. of. the crag moll., p. 154. » » SEGUENZA, Studi stratigr., p. 273 e seg.

» Philippi, SToHR Il terr. plioc. d. dint. d. Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d’ Ital. Vol. VII, p. 470. » » DE-GIordI, Note geolog. sulla prov. d. Lecce, p. 241. triangula Renier, Fiscurer, Paléont. d. "l'err. tert. de l’ Ile de Rhòdes, padile subtruncata Da Costa, MontTEROSATO, Catal.d. conch. foss. di M. Pellegrino e Ficar. p. 7.

1878.

1880.

1881.

1883-84.

1886.

1888.

1889.

1889.

1892.

1893.

110

Mactra subtruncata Da Costa, SARS, Moll. reg. arct. Norv.,

»

»

p. 72, (354).

triangula Renier, SEeGuENZA, Le formaz. terz. n. prov. di Reggio C., p. 279, 321, 358.

» » Meri, Note ed osservaz. sui resti organ. n. T'ufi leucit. d. prov. di Roma, p. 30.

subtruncata Da Costa, De-StEFANI, Escurs. scient. n. Calabria, p. 233, 286, 237, 241.

» » Lovisato, Riass. sui terr. terz. posterz. d. Circond. d. Catanz.; in: Boll. R. Com. geolog. d’ Ital. Vol. XVI, p. 106.

» » NEVIANI, Giacim. d. cetac. foss. del Monteleonese; in: Boll. Soc. geolog. ital., Vol. V, p. 71-72.

» » RamportI e NEVIANI, Co- stituz. geol. d. littor. jo- nico da Cariati a Mono- sterace ; in: Boll. Soc. geol. ital, Vol. VII, pa- gina 385, 387.

» Montagu, CARUS, Prod. Faun. medi- terr., Vol. II, p. 143. » Da Costa, DI STEFANO, Osservaz. stra-

tigr. sul plioc. e sul post- plioc. di Sciacca, p. 11.

» » Di SteFANO e Viona, L'età d. Tufi calcar. di Matera e Gravina, ecc., p. 9, 10, IE al 15:

» » De STEFANI, Les Terr. tert. du Bass. d. Mediterr., p. 176.

11 1893. Mactra subtruncata Montagu., De Lorenzo, Foss. n. argill. sabb. postpl. d. Basilicata.

Pochi esemplari nelle sabbie argillose di Cutrofiano, e della località Calamaria.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico sino alla Norvegia,

Giacimenti: postpliocene superiore: Sciacca (Di Stefano), Reggio e dintorni, Monosterace, Monteleone, Bovetto, Rava- gnese, S.'® Cristina, in Calabria (Seguenza), Metràmo, S. Nic- cola di Crissa, id. (De Stefani), San Costantino Calabro (De Stefani, Neviani), S. Gregorio d’ Ippona, in Calabria (Ne- viani), Senise, Pisticci, Tursi, in Basilicata (De Lorenzo), Ma- tera, Laterza e Ginosa, Gravina, (Di Stefano e Viola), Nardò, S. Pietro in Lama, nel leccese (De Giorgi), Vesuvio (Gui- scardi).

. Postpliocene inferiore: Gallina in Calabria. (Seguenza), Caraffa, id. (De Stefani), Borgia id. (De Stefani, Rambotti e Neviani), Monte Mario (Conti, De Rayneval), Acquatraversa, pr. Roma (Meli), Vallebiaja (Manzoni), Livorno (Appelius), Rodi (Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo, nel crag inglese (Wood), del Belgio (Nyst), nei banchi glaciali di Skiael nella Norvegia (Sars).

46. Mya truncata, Linneo (1). Tav. III, fig. 3 a-d.

1829. Mya pullus . «+ . J. SowerBy, Min. Conch., Vol. VI, p. 38, Tav. DXXXI, fig. 2. (1) 1766. Mya truncata . «+ Linneo, (Syst. nat., ed. XII, p. 1112, n. 26. 1778. Chama » . « + Da Cosra, Brit. Conch., p. 288, Tav. XVI, fool 1822. Mya ovalis . «+ «+ Turton, Conch. insul. Britan., p. 383,

Tav. III, fig. 1, 2. 1822. Sphenia Swainsonii . . . Turton, Ibid., p. 87, Tav. XIX, fig. 2. 1841. Mya truncata . . . GouLp, Report. on the Invert. Mas- sach., p. 12.

1836. Mya truncata

1839.

1844.

1850.

1868.

1868.

1874.

1876.

1877.

1878.

1891.

1842. 1843.

1345.

1849.

1870.

1875,

Mya truncata

»

»

»

»

»

»

12 Lnn., PaiLipPi, Enum. moll. Sic. Vol. I, p.le: » LyELL, Trans. Geol. Soc., Vol. VI, ZEFBEr., SPS AS CLAVIRRARVIL fig. 56. Lnn., PriLIPPI, En. Moll. Sic., Vol. I, p. 6, ( fossile). » S. Woop, Monogr. crag. Moll, Vol: DI piii277 Davy AXVIDRIE fig. 1 a-e. » Nyst, in d’Omalius d’ Halloy, Préc. élém. de géol., p.513-615. » Nyst, in Dewalque, Prod. d’ une desc. géol. d. la Belg., p. 426. » S. Woop, Suppl. to the crag. Moll., p. 163. » De Gori, Note geol. sulla prov. di Lecce, p. 240. var. Uddevallensis Lnn., MontEROSATO, Catal. d. Conch foss. di M. Pellegr. e

Ficar., p. 14. forma typîca Lnn., SARS, Moll. reg. arct. Norv. p. 92, 355.

Lnn., MontERosaTo, Relaz. tra i Moll. d. quatern. d. M. Pelleg. e Ficar. e le specie viv.

. «+ + MéLLER, Index Moll. Groenl, p. 21.

. + +. Dexay, Nat. hist. of. New-York, p. 240, Tav. XXIX, fig. 289.

var pelagia . . . Kine, Ann. and. Magaz. of. Nat. hist., p. 242, Tav. XVIII.

. . + Mippenpore, Malacoz. rossica, p. 585, Tav. XIX, fig. 13-15.

. . + HerkgLors, Natur. hist., van Nederl. Eiren, Vol. I, p. 124, fig. dl (nel testo ).

. . + Reeve, Conch. icon., Tav. I, fig. 4.

O SII Sn n gt VE

113

Bellissimi e numerosissimi esemplari nella sabbia argil- losa di due sole località: Contatore e Chiusa Ravenna, in quella poi, più abbondanti che in questa, così da essere rac- colti a centinaia sur una piccola superficie, alla profondità di 9-10 m.

Della M. truncata il Sars (1) distingue la forma #ypica e la forma Uddevallensas.

Io ho esaminato, oltre che le figure e le descrizioni date dal Wood (2) e dal Nyst (3), esemplari tipici delle seguenti località: per la M. truncata, forma typica, del Norwich crag di Chillesford, nell’ Inghilterra, e del postpliocene ( North Drift), di Bute, nella Scozia: per la var. Uddevallensis del postplio- cene, (North Drift), di Bute, nella Scozia.

Il Wood, riporta la figura della M. truncata, forma ty- pica, e var. Uddevallensis, e dalle figure si rileva come la var. si scosti grandemente dalla #ypica, non solo per essere più corta di metà, ma per avere l’umbone assai più vicino al lato posteriore; questo è tagliato, secondo le mie osservazioni, se- condo una linea obliqua dall'alto in basso e da dietro in avanti, nella var: mentre segue una linea obliqua, anco dal- l'alto al basso, ma da avanti in dietro, nella forma fypica. Inoltre l’insenatura palleale è molto meno profonda nella var. che nella f. typica.

Aggiungo che nella forma #ypica le strie sulla superficie esterna si continuano sul lato posteriore, più irregolarmente, da produrre delle grinze, essendo anco più fitte. Di più l’umbone della valva destra è costantemente più prominente che quello della sinistra, negli esemplari leccesi ed in quelli pur fossili di Palermo. Finalmente i diametri antero-poste- riore e verticale, mentre nella var. sono quasi uguali, es- sendo il primo poco più lungo del secondo, nella forma fypica il primo sta al secondo = 3:2 (secondo il Wood S. 3,50 : 2,50).

Riguardo ai diametri, per le forme fossili, ecco alcune

(1) Op. cit. p. 92. (2) Op. cit. Vol. II, p. 277, Tav. XXVIII f. 1 a-e. (3) Op. cit. 1881 p. 234 Tav. XXVI f. 1 a-d.

114 cifre. Proporzione tra il diametro verticale della valva destra e quello della sinistra in mm. esemplari di Lecce = 40 : 37;

esemplari di Palermo = 48 : 45 e = 46 : 43. Proporzione fra i diametri antero-posteriore e verticale:

Dalle figure del Wood:

Var. Uddevallensis. Forma typica. 50:48 (=1 : 0,96) bi 56R= 40/60) Postpliocene, (North Drift) di Bute, nella Scozia. 55:45 (=1: 0,82) 66 : 44 (= 1 : 0,68)

Lecce

92 0404(—EA00) SOIN 0:09) DOE-380 (= e0}69)

Palermo

00048070) OR (= 0:00)

Questi rapporti sono presi sempre per la valva destra.

Quindi, argomentando dalla descrizione del Sars e dalle figure e descrizioni date dal Wood e dal Nyst, posso dire che la specie italiana è la IM. truncata, Lon. forma typica.

Il Philippi, nel 1836 e nel 1844, tanto nel Vol. I, quanto nel Vol II (1), la riporta fossile nell’argilla presso Palermo; ma mentre nel Vol. I dice che non è accaduto mai di ve- derla viva nel Mediterraneo, nel Vol. II, riporta un’ osserva- zione del Brocchi, il quale afferma avere osservato questa specie, intorno alle coste della Toscana, mentre per verità non fu mai trovata nel Mediterraneo.

(1) Op. e loc. cit.

115

Il Monterosato, nel 1891 (1), la riporta « fossile solamente ai Ficarazzi, identica alla forma Uddevallensis dei mari nor- dici ».

Avendo esaminato qualche esemplare del Norwich crag di Chillesford, nell’ Inghilterra, devo dire che questi sono identici affatto ai leccesi, e massime, a quei di Palermo, per conformazione, obliquità del lato posteriore, e seno palleale.

D’ altra parte, ho esaminato degli esemplari del postplio- cene (North Drift ), presso Bute, nella Scozia, e devo pur con- fermare che questi si allontanano alquanto dai nostri, avvici- nandosi alla var. Uddevallensis, per essere tagliati perpendi- colarmente nel lato posteriore, con tendenza a seguire una linea dall’ alto al basso, e da avanti indietro e per avere un seno palleale poco profondo.

Vivente: Stretto di Behring, Kamtschatka, Groenlandia, isole Britanniche, Scandinavia, coste nordiche dell’ America ( Nyst).

Non arriva più al Sud della Rochelle, sulle coste ocea- niche della Francia (Hidalgo), e fu trovata una volta sola all’ estremità nord del dipartimento della Loira inferiore, al nord di Ker-Cabelec, ( Caillaud).

Giacimenti: postpliocene superiore: nell’ argilla presso Pa- lermo (Philippi), Ficarazzi (Monterosato), Gallipoli, S. Pietro in Lama (De Giorgi). :

Fossile: nel postpliocene superiore della Sicilia, del con- tinente italiano: nel crag inglese ( Wood), del Belgio (Nyst), nelle formazioni glaciali e postglaciali della Norvegia (Sars).

47. Corbula gibba, Olivi.

1836. Corbula gibba Brocchi, ScAccHI, Notiz. intor. alle Conch. ed ai Zoof. foss. ecc. di Gra- vina, p. 17.

1867. » » Olivi, WrInKAUFr, Die Conchyl. d. Mit- telm., Vol. I, p. 25.

(1) Loc. cit.

1868.

1871.

1874. 18705.

1876.

1876.

Ie 1878. 1878.

1880.

1881.

1883-84. 1885-86. 1889.

1889.

1891.

»

»

»

»

»

»

116 Corbula gibba Olivi,

Jeffreys,

Olivi,

»

ManzonI, Sagg. di Conchiol. foss. subap., Faun. d. sabb. giall., p. 10.

AppeLius, Catal. d. Conch. foss. d. Livornese, p. 8, 30, 56, 66, 19, Sa:

SEGUENZA, Studi stratigr.

FucHs e BIirTNER, Le Form. plioc. di Siracusa e Lentini, in: Boll. .R. Comit. geol. d’ Ital., Vol. VI, p. 289.

De-GiorsI, Note geol. sulla prov. di Lecce, p. 240.

SténR Il terr. plioc d. dint. di Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d’Ital., Vol. VII, p. 470.

MontEROsaTo, Cat. d. Conch. foss. d. M. Pellegr. e Ficar. p. 8.

FiscHer, Paléont. d. Terr. tert. de l’Ile de Rhòdes, p. ll.

Sars, Moll. reg. arct. Norv. p. 91 (355).

SEGUENZA, Le formaz. terz. n. Prov. di Reggio C., p. 278, 321, 357.

MELI, Note ed osservaz. sui resti org. nei Tufi leucit. d. prov. di Roma, p. 30.

De STEFANI, Escurs. scientif. n. Calabria, p. 221, 223.

Ponzi e MELI, Moll. foss. di M. Mario, p. 7.

CaRrUs, Prodrom. Faun. mediterr., Vol. II, p. 145.

Dr Sterano, Osservaz. stratigr. sul plioc. e sul postpl. di Sciacca, pi N22025:

MontERosato, Moll., foss. qua- ternar. di S.!* Flavia, p. 5.

—- 117 1892. Corbula gibba Olivi, Di Sterano e Viona, l'età d. Tufi calcar. di Matera e di Gravina, p. 10, 12, 14, 16, 18. 1893. » » » De Lorenzo, Foss. n. argill. sabb. postpl d. Basilicata.

Un discreto numero di esemplari nelle sabbie argillose e argille turchine di quasi tutte le località da me studiate.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

. Giacimenti: Postpliocene superiore: Monte Pellegrino e Ficarazzi, S.!* Flavia, in Sicilia (Monterosato), Sciacca (Di Stefano), Reggio e dintorni, Monosterace, Archi, Bovetto, Ra- vagnese, S.'* Cristina, in Calabria (Seguenza), Carrubbare, Metràmo, id. (De Stefani), Senise, in Basilicata (De Lorenzo), Matera, Laterza e Ginosa (Di Stefano e Viola ), Gravina (Scacchi, Di Stefano e Viola) S. Pietro in Lama, nel leccese (De Giorgi).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), Gallina, in Calabria (Seguenza), Taranto, Gallipoli (De Giorgi), Monte Mario (Ponzi e Meli) Acquatraversa, pr. Roma (Meli), Valle- biaja (Manzoni), Livorno ( Appelius), Rodi (Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino Medi- terraneo, nel crag dell’ Inghilterra, ( Wood), del Belgio (Nyst), nel postpliocene della Norvegia (Héòrnes, Sars).

48. Panopaea glycymeris, Born. 1836. Panopaca Faujasit Men., ScaccHi, Notiz. intorn. alle

Conch. ed ai Zoof. foss. ecc. di Gravina, p. 9.

1854. » » » DE RAYNEVAL, Coquill. foss. de M. Mario, p. 5. 1864. > » » Conti, M. Mario ed i suoi foss. subbap., p. 17. 1867. » 9glycymeris Born., WeInkaurr, Die Conchyl. d. Mittelm., Vol. I, p. 22. 1876. » » » STOHR, Il terr. plioc. d. dint.

di Girgenti; in: Boll.

118 R. Comit. geol. d’ Ital., Vol. VII, p. 470. 1876. Panopaea Faujasii Ménard, DE Gori, Note geolog. sulla prov. di Lecce,

p. 240. 1876. » glycymeris Born., De Giorgi, Op. cit., loc. cit. 1877. » » var. Faujasii Born., MONTEROSATO,

Catal. d. Conch foss. di M. Pellegr. e Ficar. p. 15.

1885-86. » » » » Born., Ponzi e MELI, Moll. foss. d. M. Mario, p. 10.

1889. Glycymeris Faujasiù Ménard, Fucini, Il plioc. d. dint. di Cerreto-Guidi ed i suoi Moll. foss., p. 39.

1889. Panopaca glycymeris Turton, CARUS, Prodrom. Faun. me- diterr,, Volga pagie

Due nuclei nel tufo della località Cappuccini.

Il Prof. Pantanelli (1) crede dover tenere distinta la forma pliocenica dalla vivente perchè quella raggiunge dimensioni minori (16 cm.) spessore maggiore che la vivente, con pro- tuberanze lamellari e ingrossamenti speciali dalla parte in- terna.

Il Wood (2) ed altri invece riportano vivente nel Mediter- raneo e in altri mari la P. Faujasti, Mén. de la Groye.

Degli esemplari da me raccolti uno misura rispettivamente nei diametri antero-posteriore, verticale e trasversale: mm 150 mm. 102, e mm. 77; un altro, non intero, misura nei diametri verticale e trasversale, rispettivamente mm. 117 e mm. 88, sicchè dovrebbe avere un diametro antero-posteriore di mm. 171-172.

Viv. nel Mediterraneo e in altri mari.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino (Mon-

(1) Lamell. plioc. Enum. e Sinon. in Boll. Soc. Mal. Ital. Vol. XVII, p. 244. ; (2) Suppl. of. the Monogr. crag Moll. 1872-74 p. 218.

119 terosato ), Gravina (Scacchi), S. Pietro in Lama, Nardò, Brin- disi, Taranto, S. Giorgio sotto Taranto (De Giorgi). Postplioc. inferiore: Monte Mario (De Rayneval, Conti, Ponzi e Meli), Ponte Molle (De Stefani ). Fossile: nel pliocene e postpliocene del bacino Mediter- raneo: nel crag inglese ( Wood), del Belgio (Nyst).

49 Saxicava arctica, Linneo.

1850-56. Saricava arctica Lnn., Woop, Monogr. of. the crag. Moll., VOI Zoo Iinya DOGE

fio. 4 a-d.

1854. » » » De RaAyNEVAaL, Coquill. foss. de M. Mario, p. 5.

1856. » d » GuIscarDÌ, Faun. foss. Vesuviana, p. 14.

1864. » » » Conti, M. Mario, ed i suoi foss. subappenn., p. 19.

1867. » » » WEINKAUFF, Die Conchyl. d. Mit-

calma; ola 20,

1868. » » » Manzoni, Saggio di Conchiol. foss. subappenn. Faun. d. sabb. giall., PALO?

1871. » » AppeLIUS, Catal. d. Conch. foss. del Livornese, p. 8, 30, 66.

1872. » » » Fucxs, Geolog. Stud. in d. Ter-

tiarbild. Sid-Ital., p. 21, 22.

1872-74. » » » Woop, Suppl. to the crag. Moll., padre

1875. » » » FucHs e BrttNER. Le Form. plioc.

di Siracusa e Lentini; in: Boll. R. Comit. geol. d’ Ital., Vol. VI, p. 292.

IESYAA » rugosa » var. arctica, MontEROsATO, Catal. d. Conch. foss. di M. Pelleg. e Ficar., p. 8.

1877. » arctica » —FiscHERr, Paléont. d. Coquill. foss. des 1’ Ile di Rhéòdes, p. 32.

t

120 1878. Saricava arctica Lun., SARS, Moll. reg. arct. Nov., p. 95,

356. 1880. » » » SEGUENZA, Le formaz. terz. n. prov. di Reggio C., p. 277, 321, 357. 1881. » » » Meli, Note ed osservaz. sui resti

organ. nei Tufi Leucit. d. prov. di Roma, p. 26, 30.

1883-84. » » » DE STEFANI, Escurs. scient. n. Calabria, p. 221.

1885-86. rugosa » Ponzi e MELI, Moll. foss. d. M.

Mario, p. 10.

1889. » arctica » ©ARUS, Prodrom. Faun. mediterr., VoIp, di

1892. » » » Di SteFANoO e Viocrà, L’Età d.

Tufi calcar. di Matera e di Gravina ecc., p. 18.

Due esemplari nel tufo delle località Cappuccini e uno nella sabbia argillosa della località Contatore.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico artico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi ( Monterosato), Reggio e dintorni, Valle Lamato, Mo- nosterace, Bovetto, Musala, in Calabria (Seguenza), Carrub- bare, id. (De Stefani), Gravina (Di Stefano e Viola), Vesu- vio (Guiscardi).

Postpliocene inferiore: Valle di S. Filippo, pr. Messina (Fuchs), Gallina, Siderno, in Calabria ( Seguenza), Monte Mario (Ponzi e Meli, Conti, De Rayneval) Acquatraversa, prov. Roma (Meli), Vallebiaja (Manzoni), Livorno (Appelius), Rodi (Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo; nel crag inglese (Wood), del Belgio (Nyst), nel postpliocene di Cristiania e di altri luoghi della Scandinavia ( Keilhau, Sars. ).

50. Lucina borealis, Linneo.

1850-56. Lucina borealis Lnn., Woop, Monogr. of. the crag. Moll., Vol. IT, p. 139, Tav. XII, fig. 1.

121 1867. Lucina borealis Lnn., WrInkAUFF, Die Conchyl. de Mit- telm., Vol. I, p. 162.

1868. » » » Manzoni, Sagg. di Conchiol. foss. subappenn., Faun. d. sabbie giall., p. 26.

1871. » » » AppeLIUs, Catal. d. Conch. foss. d. Livornese, p. 13, 35, 58,

1872-77. » » » Woop, Suppl. to the crag. Moll. p. 128, Tav. IX, fig. 5.

1875. » » » FucHs e BiTTNER, Le Form plioc.

di Siracusa e Lentini; in: Boll., R. Comit. geol. d’Ital., Vol. VI, p. 289.

1876. » » » STOHR, Il terr. plioc. dei dint. di Girgenti, in: Boll. R. Comit. geol. d’ Ital., Vol. VII, p. 470.

1877. » » » MontEROsaTO, Catal. d. Conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar. p. 5.

1877. » » » FiscHER, Paléont. d. Terr. tert. de l’ Ile de Rhddes, p. 15.

1878. » » » Sars, Moll. reg. arct. Norv., p. 50, (354).

1880. » » » Skcuenza, Le form. terz. n. prov. di Reggio C., p. 281, 322, 359.

1883-84. » » » De STEFANI, Escurs. scientif. n. Calabria, p. 220, 282, 236, 241.

1885-86. » » » Ponzi e Meu, Moll. foss. d. M.

Mario, p. 21.

1886. » » » NEVIANI, Giacim. d. Cetac. foss.

Monteleon. in Boll. Soc. geol. ital., Vol. V, p. 71-72.

1888. » » » RAMBOTTI e NEVIANI, Costituz. geo- log. d. littor. jonico da Cariati a Monosterace ; in: Boll. Soc. geolog. ital. Vol. VII, p. 335, 397.

1889. » » Forb. e Hanley, CARUS, Prodrom. Faun. mediterr., Vol. II, p. 152.

122 1889. Lucina borealis Lnn., DI STEFANO, Osservaz. stratigr. sul plioc. e postplioc. di Sciacca, pro iz ZO 26) 1891. » » » MonteRrosato, Moll. foss. quatern. di S.'à Flavia, p. 3.

Diversi esemplari nelle sabbie argillose di quasi tutte le località da me esplorate, e parecchi nuclei nel tufo della località Cappuccini. In località lo Cisterna ho trovato una valva, la sinistra, la quale si distingue moltissimo da tutti gli altri esemplari, per essere molto più grande e alquanto più convessa. Difatti misura rispettivamente nel diametro an- tero-posteriore, nel verticale e nel trasversale mm. 44, mm. 38 e mm. 13; sicchè la conchiglia completa misurava in que- st’ ultimo diametro mm. 26; mentre l'esemplare più grande fra gli altri, misura su gli stessi diametri mm. 34, mm. 31 e mm. 19. Inoltre l’umbone è più ricurvo; la lunula è più lunga e più larga; il cardine posteriormente è retto e le lamelle sono più distanti. Con tutto questo, però, non posso differenziare assolutamente tale forma dalla £L. dorealis e tutt'al più la, considero come varietà molto estrema della stessa specie.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, S.! Flavia, in Sicilia ( Monterosato), Sciacca (Di Stefano) Reggio e dintorni, Monosterace, Bovetto, in Calabria (Seguenza), Car- rubbare, Palmi, S. Niccola di Crissa, id. (De Stefani), S. Co- stantino di Mileto, S. Gregorio d’Ippona, id. ( Neviani).

Postpliocene inferiore: Valle di Scoppo, pr. Messina ( Fuch), Sciacca (Di Stefano), S.!* Cristina, Gallina, Ardore in Calabria (Seguenza ). Borgia, id. ( De Stefani, Rambotti e Neviani) Santa Maria di Catanzaro ( Rambotti e Neviani), Monte Mario (Ponzi e Meli), Vallebiaja (Manzoni), Livorno (Appelius). Rodi ( Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo, nel crag inglese ( Wood), del Belgio (Nyst), nel postpliocene di Weybourne (Reeve); nei banchi glaciali di Skiael, nella Norvegia (Sars).

123

51. Lucina Sismondai, Deshayes (1). Tav VII ofio..3.

Ne ho trovate tre valve nella sabbia argillosa della loca- lità la Luce; le ho determinate per la L. Sismondai perchè rispondono alla descrizione e alla figura che ne il Fon- tannes (2); solo osservo che i miei esemplari raggiungono di- mensioni maggiori, misurando una valva, non intera, nel dia- metro antero-posteriore, mm. 27, e la minore delle tre, rispet- tivamente nel diametro antero-posteriore, e nel verticale, mm. 22 e mm. 20, mentre le dimensioni date dal Fontannes sono per gli stessi diametri mm. 13 e mm. 11.

Specie estinta.

Giacimenti: È citata in rare località plioceniche e mio- ceniche: Livorno (Appelius), Piemonte (Sacco). All'estero è citata dal Fontannes (op. cit.) nei dintorni di Saint-Restitut (Drome), a Visan, a Saint-Ariés (Vaucluse); nelle argille sabbiose di Millas (Pirenei Orientali) sempre rarissima. Si trova anco a Steinabrunn, Lapugy; e, secondo il Fontannes, nella Svizzera, ad Asti, Livorno, Sicilia, sempre rara e in ri- stretto numero di località. E similmente l’Hòrnes (3) diceva : « ich kenne davon bis jetzt nur drei exemplare » e la cita anco a Holubica in Galizia.

(elisir Zucina globosato. <... . Siswonpa, Sinopsis method. anim. invert. Ped. foss., p. 17. 1850. » ISTSRONA AIN DesHaves, Traité élém. d. Con- chyol., p. 786. 1870. » SismondaeDeshayes, Hornes, Die foss Moll. de Tertiàr.

Baeckens von Wien, Vol. II, Tav. XXXI, fig. 6 a-c.

1871. » Sismondai » AppeLIUs, Catal. d. Conch. foss. d. Livornese, p. 103. 1379-82.» » » Fontannes, Moll. plioc. de la Vallée

du Rhòne et du Roussillon, Vol. II, p. 110, Tav. VI, fig. 22. (2) Op. cit. loc. cit. Ogeitoal

124

52. Lucina spinifera, Montagu.

1836. Tellina hyatelloides Delle Chiaje, ScAccHI, Notiz. intorno alle Conch. Zoof. foss. ecc. di

Gravina, p. 13. 1854. Lucina spinifera Montagu, De RAyNEVAL, Coq. foss. de

M. Mario, p. 6. 1864. » » » Conti, M. Mario ed i suoi foss. subappenn., p. 19. TEC » » WerINKAUFF, Conchyl. d. Mit- telm., Vol: I, p. 164. 1868. » » » Manzoni, Sagg. di Conchiol.

foss. subappenn. Faun d. sabb. gialle, p. 26.

87290606 » » Fucxs, Geolog. Stud. in d. Tertizirbild. Siid - Ital., p. 34.

1877. » » » MonTEROSATO, Catal. d.conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar. p. 15.

1877. » » » FiscHaerR, Paléont. de: Terr. tert. de l’ Ile de Rhòdes, p. 15.

1880. » » » SEGUENZA, Le Formaz. terz.

n. prov. di Reggio C., p. 281, 322, 350.

1881. » » MELI, Note ed osservaz. sui resti organ. n. Tufi Leu- cit., n. prov. di Roma,

p. 25. IBC a » Philippi, CaARUS, Prodr. Faun. medi- terr Vol sllpsaoz: 1889. » Montagu, Di STEFANO, Osserv. stratig.

sul plioc. e sul postplioc. di Sciacca, p. 10, 14, 21, 25.

125 1891. Lucina spinifera Montagu, MontERrosato, Moll. foss. quatern. di S.'* Flavia, p. 3. 1892. » » » Di StEFANO e Viona, L’ Età d. Tufi calcar. di Matera edi Gravina ecc., p. 14-17.

Pochi esemplari; una conchiglia intera della località, i Bianchini.

Viv. nel Mediterraneo e nell’Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi, S.'* Flavia, in Sicilia (Monterosato), Sciacca (Di Ste- fano), Reggio e dintorni, Monosterace, Bovetto, in Calabria (Seguenza), Valle di Gerace, id. (Fuchs) Gravina ( Scacchi, Di Stefano e Viola), Laterza e Ginosa (Di Stefano e Viola).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), S.'8 Cristina, Gallina, Ardore, in Calabria (Seguenza), Monte Mario (Conti, De Rayneval), Acquatraversa, pr. Roma (Meli), Vallebiaja, (Manzoni), Rodi (Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo. a

53. T'ellina planata, Lnn.

1854. Tellina planata Lnn., DE RayvnEvAL Coquill. foss. de M.

Mario, p. 5.

1856. » » »- GuIscARDI, Faun. foss. Vesuv., p. 15.

1864. » Ta » Conti, M. Mario ed i suoi foss. subapp., p. 19.

1867. > » » WEINKAUFF, Die Conchyl. d Mit- telm., Vol. I, pag. 76.

1877. » » » Fiscuer, Paléont. d. Terr. tert. de 1’ Ile de Rhòdes, p. 32.

1877. » » » MonterosatTo, Catal. d. Conch. foss. di M. Pell. e Ficar., p. ‘,

1880. » » » SEGUENZA, Le formaz. terz. n. prov. di Reggio C., p. 358.

1884-85. » » » De GrEcorIo, Stud. su tal. conch.

mediterr. viv. e foss., p. 172.

126 1887. Tellina planata Lnn., Ponzi e Meli, Moll. foss. di M. Mario, p. 12. 1889. » » » Carus, Prodr. Faun. mediterr., Vol. II, p. 158.

Un solo esemplare nel tufo della località Cappuccini.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: M. Pellegrino ( Mon- terosato), Reggio e dintorni, Bovetto, in Calabria (Seguenza), Vesuvio (Guiscardi ).

Postpliocene inferiore: Tufo calcare di Taranto (De Gre- gorio), M. Mario (De Rayneval, Conti, Ponzi e Meli), Rodi (Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo.

54. Tellina serrata, Renier. ci

1836. Tellina serrata Renier, ScAccHI, Notiz. int. alle Conch. ed ai zoof. foss. ecc. di Gra- vina, p. 13.

1854. » » » DE RAYNEVAL, Coq. foss. d. M. Mario, p. 5.

1856. » » Brocchi, GuiscarRDI, Fauna foss. Vesu- viana, p. 13.

1864. » » Renier, Conti, M. Mario ed i suoi foss subappenn., p. 19.

1867. » » » Wrinkaurr Die Conch. d. Mit- telm., Vol. I, p. 86.

1868. » » » MaAnzonI, Saggio di Conch. foss. subappenn. Faun. di sabb. giall., p. 15.

1871. » » » AprpeLius, Catal. d. Conch. foss. d. Livornese, p. 32, 56, 67.

1877. » » » —Monterosato, Catal. d. Conch.

foss. di M. Pellegr. e Ficar. o do

127

LISTA Tellina serrata Renier, FiscHerR, Paléont. d. Terr. tert. de l’ Ile de Rhòdes, p. 14.

1880. » » Brocchi. SecuENZA, Le Form. terz. n. prov. di Reggio C., p. 358.

1883-84. » » Renier, De STEFANI, Escurs. scient. n. Calabria, p. 238.

1885-86. » » » Ponzi e MeLI, Moll. foss. di M. Mario, p. 12.

1889. » » » CarUs, Prodrom, Faun. medi- terr., Vol. II. p. 156.

1892 » » » Di SterANO e VioLa, L’ Età de

Tufi calcar. di Matera e di Gravina ecc., p. 16.

Pochi esemplari nelle argille sabbiose delle località « la Luce », i Bianchini, Cutrofiano (paese) e Colamaria.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi (Monterosato), Bovetto, in Calabria (Seguenza), Me- tràmo, id. ( De Stefani), Gravina (Di Stefano e Viola), Vesuvio (Guiscardi ).

Postpliocene inferiore: M. Mario (Ponzi e Meli, Conti, De Rayneval), Vallebiaja (Manzoni), Livorno (Appelius), Rodi ( Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo. Citata anco nel miocene del bacino di Vienna e del- l'Europa Centrale ( Hòrnes, Weinkauff. ).

55. Tellina elliptica, Brocchi.

1836. Tellina elliptica Br., ScAaccHI, Notiz. intorn. alle Conch. ed ai Zoof. foss. ecc. di Gravina, p. 18.

1876. » » > De Giorgi, Notiz. geol. sulla prov. di Lecce, p. 241. 1876. » » » Sr6HR, Il terr. plioc. d. dint. di Gir-

genti. in: Boll. R. Comit. geol. d’ Ital., Vol. VII, p. 470.

128 1891. Tellina elliptica Br., MontEROsATO, Moll. foss. quatern. di S.!® Flavia, p. 4.

Poche valve nella sabbia argillosa della località la Luce.

Specie estinta.

Giacimenti: postpliocene superiore: $S.'* Flavia, in Sicilia ( Monterosato ), Gravina (Scacchi), Taranto (De Giorgi).

Postpliocene inferiore: Ostuni, Nardò, nel leccese (De Giorgi).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo; poco estesa nel postpliocene essendo citata da pochi autori e in poche località.

56. Tellina obliqua, Sowerby. Tav. II, fig. 1 a-d.

1817. Tellina obliqua ....... SoweRBy, Min. Conch., Vol. II, p. 137, Tav. CLXI, fieno

1835. » » (non Lmk.). DesHAYEs, An. s. vert., Tav. VI, p. 214.

1836. » » Sow. NysT, Rech. Anvers, p. 4.

1836. » ovata (non Sow.), ParLIpPI, Moll. Sic., Vol. I, p. 30.

1841. » obliqua Sow. LyeLL, Elém. de Géol., ed., p. 299, fig. 14.

1843. » » » Morris, Cat. Brit. foss., Ppoald2e

1843. » » » NysT, Coquill. et pol. Belg., p. 107, Tav. V, fig. 2 a-b.

1843. » » » Id., ed., p- 108.

1842-44. » » » AGASSIZ, Min. Conch., Tav. CLXI, fig. 1.

1844. » ovata (non Sow.), PaILipPi, Moll. Sic., Vol. II, p. 23.

1348. » obliqua Sow. Bronn, Ind. Pal., Vol. II,

p. 1221.

129

1852. Tellina obliqua Sow., D’ OrBIGNY, Prod. Str., Vol. JM:p;{102. 1850-56. » » » Woop, Monogr. of the crag.

moll., Vol. II, p. 228, Tav. XXI, fig. 7 a-d. 1868. » » » NyIST, in Dewalque, Prodr. d’ une descr. géol. de la Belgique, p. 427.

1868. » » » NysT, inD’Omalius d’ Hal- loy, Préc. élém. de Géol., p. 613.

1874. » » » Woop, Suppl. to the crag. moll., p. 216.

1881. » » » Nysr, Conchyl. d. Terr.

tert. de la Belg. Prem. Partie, p. 223, Tav.XXIV fig. 9 a-b.

1884-85. » WEnngidareni ee. De GREGORIO, Studi su ta- lune conch. del medi- terr., viv. e foss., p. 176.

1891. » calcaria —Chemnitz, MonTtERosATO, Relaz. fra i Moll. d. quatern. di M. Pell. e di Ficar. e

le specie viv.

Molti in due sole località Contatore e Chiusa Ravenna.

Conchiglia quasi arrotondata, obliquamente circolare, ine- quilaterale: anteriormente rotondata, lato posteriore più corto, troncato, subangolato. Valve tumide alla sommità, spesse, le- vigate o irregolarmente coverte da strie d’accrescimento. La ineguaglianza delle due valve ha relazione con la ineguale grandezza, forma e profondità dell’impressione sifonale nelle differenti conchiglie (come nella 7. lata, Gmelin). Cardine bi- dentato; denti laterali mancanti.

Questi sono i caratteri più salienti dati dal Wood S. (1).

(1) Op. e loc. cit.

130

Il Philippi, (1) nel 1836, trovò un’ unica valva nell’ argilla presso Palermo, la quale gli sembrò affine alla 7. balthica, os- servando che questa è di minori dimensioni, e col lato poste- riore più corto.

Il Nyst (2), nel 1881, dice che il Signor J. G. Jeffreys ha riportato questa specie (7. obliqua, Sow.) a titolo di varietà, alla 7. calcaria, Chemnitz: ma aggiunge che ne è distinta, e ad essa riferisce una conchiglia che si trova assai comunemente nei dintorni d’ Anversa, e che egli ritiene specie estinta.

Il De-Gregorio, (3) 1884-85, studiati gli esemplari delle sabbie del fiume Oreto e quei dei Ficarazzi (Palermo), dice: « avendo paragonato i nostri esemplari con la figura del Wood « (Crag Moll. Tav. XXI, fig. 7) e con quella del Sowerby (Ta- « vola CXLI, fig. 3) li ho trovati identici; tanto gli uni che « gli altri mi pare si distinguano dalla specie tipo (Sow. « Tav. CLXI, f. 1-2) per la forma più traversa, le strie « concentriche più irregolari, la diversa forma dell’impres- « sione palleale, la quale nei nostri esemplari come nella fi- « gura citata è nella valva sinistra, quasi diritta, troncata e « ricacciata molto in dentro della conchiglia, quasi parallela « ai margini, nella valva destra invece è abbastanza più svi- « luppata che in essa, e forma un seno subtrapezoidale ». Ora questo seno nella figura del Sowerby è molto più piccolo e il promontorio palleale assai più allungato e linguiforme. Tale carattere si vede meglio ancora nella figura del Nyst (Conch. e polip. Belg. Tav. V, f. 2). Il De Gregorio stabili la 7. perfrigida, fondandosi molto sulla forma diversa. del- l’impressione palleale, sulla forma predetta della figura 3 del Sowerby, e sulla figura 7 del Wood. Ma il Wood fa no- tare come « tale impressione palleale è differente di forma e « di grandezza tanto nella 7. obliqua quanto nella 7. calcaria, « e differente anco nelle due valve dello stesso individuo; quindi « la stessa forma perfrigida del De Gregorio parmi doversi « considerare identica alla specie 7. obliqua, Sow. ».

(1) Op. e loc. cit. (2) Op. e loc. cit. (3) Op. cit. p. 176-177.

Ra

Il Monterosato, invece, nel 1891 (1) identifica i suoi esem- plari di Ficarazzi ( Palermo) con la 7. calcaria, Chemn, fa- cendone un sinonimo della 7°. perfrigida, De Gregorio.

Io ho voluto confrontati i miei esemplari con quei del Museo di Firenze appartenenti a diverse specie del genere Tellina e cioè: esemplari della 7. balthica, Lnn., del pliocene dell'Inghilterra, del Weybourn crag, di East Runton, e recente di Aberystwyth; della 7. calcaria Chemnitz, del pliocene dell’ In- ghilterra, del Norwich crag di Bramerton, del Norwich crag di Thorpe (Norwich) e di Wahlem; della 7 praetenuis, Wood, del pliocene dell’Inghilterra, red. crag di Chillesford (Suffolk) e Norwich crag di Thorpe (Norwich); e della 7. obliqua, So- werby, del pliocene dell'Inghilterra, e più propriamente del red crag di Rawdsey, e di Chillesford, e del Norwich crag di Thorpe: inoltre, esemplari del postpliocene della Sicilia, Fi- carazzi (Palermo).

Dall’ esame comparativo, facilmente si rileva come la 7. bal- thica ha conchiglia con dimensioni molto minori costantemente; lo stesso Linneo scrisse: « T. seminis lupini albi magnitudine »; ha l’orlo dorsale posteriore quasi retto ed il seno palleale che, come osservava il Philippi, « versus apicem angulum acu- tum ostendit ». La 7. calcaria si distingue dalla obliqua per avere il margine ventrale posteriormente quasi retto e per es- sere, sempre da questa medesima parte, più appuntata e più allungata. La 7. praetenwis se ne allontana per aver dimen- sioni minori, intermedie tra quelle della dalthica e quelle della obliqua, per essere più appuntata posteriormente, più allun- gata nel senso antero-posteriore e per avere l’ impressione mu- scolare anteriore non reniforme.

Dopo questo gli esemplari leccesi non posso fare a meno di identificarli con la 7. obligua, Sow. sebbene essi si acco- stino molto al tipo 7. calcaria, Chemn.; di questa, però, si po- trebbe fare una varietà della obliqua, giacchè le differenze si riducono a ciò: la calcaria è alquanto più allungata nel diametro-antero-posteriore, relativamente al verticale; poste- riormente è più acuta che la obliqua, ed ha la metà posteriore

(1) Loc. cit,

132 del lato inferiore subretta. Per confermare il mio paragone ho figurato pure un esemplare di 7. obliqua del crag inglese (Tav Mt eN29)

Paragonando anco gli esemplari leccesi con la figura del Sars (1) corrispondente al tipo della Macoma (Tellina) cal- caria, si nota sempre una stretta affinità; ma non si può fare a meno di osservare la forma più allungata nella calcarza.

Ecco alcune proporzioni tra il diametro antero-posteriore e verticale, tanto per la calcaria, come per l’obliqua.

Tellina calcaria, Chemn. T. obliqua, Sow.

Bramerton, nell’ Inghilterra Thorpe, nell’ Inghilterra 36 : 28 (= 28: 26 (=1N:#D/96) Rawdsey, id. 36 : 30 (=07063), Chillesford, id.

Thorpe, Norwich, id. TORSO (=#10801845) 35 : 27 ((—#e#0305) 44 : 38 (—#10:868) 20 : 16 =—MM#0180)) PORoS MIMEMDISS)

24 : 17 (MERONI) Ficarazzi (Palermo) 30:25 (=1:0,83) DONE2 ANA (MI0:538) Contatore (Lecce ) odo = 80560) 39 : 33 (HME40585)) 29 : 26 (#1 X0:190) Chiusa Ravenna id. 26 : 21 (=10030310) DARERZORNIRI(_18105539)

1l Nyst (2) all’obligua Sow. mm. 38 14 in lunghezza su altrettanti in larghezza.

Se qualcuno volle, d'altra parte, identificare gli esemplari dei Ficarazzi (Palermo) con la 7. balthica, Linn.; avrà dovuto

(>) (Op: Ue loe-geit (2) Conchyl. d. Terr. Tert. de. la Belg. Prem. Part. p. 223.

133 incorrere in errore, giacchè io ho confrontato il diametro an- tero posteriore al verticale della conchiglia della località si- ciliana, di altre località dell’ Inghilterra, delle leccesi da me esplorate, e della dalthica, ed ho avuto le seguenti proporzioni per questa:

T. balthica, Lun.

Kast Runton, nell’ Inghilterra

Qe9 23 : 20 INORNTZ! Recente, id. DONESN6 TOI 16 : 14

Non posso negare che fra gli esemplari della 7. obliqua, Sow. vi sono di quelli con dimensioni assai basse, ma mentre essi costituiscono eccezione abbastanza evidente, la maggio- ranza raggiunge dimensioni maggiori più del doppio che quelle della dalthica. Del resto altri caratteri differenziali aiutano nella diagnosi.

Così resta assodato che la Tellzna delle località italiane è del tipo della 7. obliqua, Sowerby; la 7. calcaria, Chemnitz è dei mari nordici (1).

La 7. obliqua, Sow. ebbe un’ esistenza effimera; comparì nel crag corallino; nel successivo crag rosso si estese sur una più larga zona e si estinse verso gli ultimi tempi dell’epoca glaciale.

Giacimenti: postpliocene superiore: Ficarazzi (Monterosato) sabbie del fiume Oreto, pr. Palermo (De Gregorio).

Io ne ho trovati moltissimi esemplari nelle sabbie argillose delle due sole località: Contatore e Chiusa Ravenna, e, come dissi più avanti, assieme alla Mya truncata, Lnn. che pure

(1) Sars, op. cit. p. 76. « Habitat in Mare Baltico », dice Linneo nel suo « Syst. Nat. ».

134 ho trovato solamente nelle due località anzidette: e sempre in maggiore abbondanza in località Contatore. Fossile: nel postpliocene superiore del bacino mediterraneo, nel crag dell’ Inghilterra, del Belgio (Nyst).

57. Arcopagia corbis, Bronn.

1854. Tellina corbis Bronn, Dr RayxEvAL, Coquill. foss. d. M. Mario, p. 5. 1864. » » » Conti, M. Mario ed i suoi

foss. subappenn., p. 19.

1868. » » (Arcopagia) Bronn, Manzoni, Saggio di Conchiol. foss. subap- penn, Faun. d. sabb. gialle, p. 15.

1877. Arcopagia corbìs Bronn, Fiscner, Paléont. d. terr. tert. de l’ Ile de RhÒòdes, polale

1881. » » » MELI, Notiz. ed osservaz.

sui resti organ. n. tufi leucit. d. prov. di Roma, p. 25. 1885-86. » ventricosu M. de Serres, ( Corbis) = A. corbis i Bronn ( Z'ellina), PoNZI, MetI, Moll. foss. di M. Mario, p. 12.

Parecchi nuclei nel tufo della località Cappuccini.

Specie estinta.

Il Prof. Pantanelli dice che questa specie non esiste nel Mediterraneo, bensì nel Mar Rosso e sulle coste Ovest del- l'Africa, con altri nomi (1).

Giacimenti: postpliocene inferiore: Monte Mario (Ponzi e Meli, Conti, De Rayneval), Vallebiaja, Acquatraversa, pr. Roma (Meli), Vallebiaja (Manzoni), Rodi (Fischer).

(1) Lamell. plioc. Enum. e Sinon. d. specie d. Ital. Sup. e Cent. in: Boll. Soc. Mal. Ital. 1893, vol. XVII, p. 272.

135 Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo. La specie comincia nel miocene.

58. Thracia ventricosa, Philippi.

1854. Thracia ventricosa Philippi, De RaAyNnEVvAL, Coq. foss. d.

i M. Mario, p. 5.

1864. » » » Conti, M. Mario ed i suoi foss. subappennin., p. 18.

1867. » CONVELA Wood, Wernkaurr, Die Conchyl. d. Mittelm., Vol. I, p. 37.

1877. » » » MoxntEROSATO, Catal. d. conc. fossa MER Rell'egeziie TrCet) iP Mo

1878. » » » Sars, Moll. reg. arct. Norv. p. 354.

1880. » ventricosa Philippi, SegueNZzA, Le Formaz. terz.

n. prov. di Reggio C., p. 278.

1885-86. » convera Wood, Ponzi e MELI, Moll. foss. d. M. Mario, p. 9.

1889. » » Couth., CarUs, Prodr. faun. me- dit era Mopti? 1892. » » Wood, Dr SteFANO e Viona, L'Età

dei tufi calcar. di Ma- tera e di Gravina ecec., pres:

Parecchi esemplari nella sabbia argillosa della località i Bianchini e molti nuclei nel tufo della località i Cappuccini.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi ( Monterosato), Matera (Di Stefano e Viola).

Postpliocene inferiore: heggio e dintorni, S.!* Cristina, in Calabria (Seguenza), M. Mario (Ponzi e Meli, Conti, De Rayneval).

Fossile: nel pliocene e postpliocene del bacino mediter- raneo; nel crag inglese ( Wood); nelle formazioni postplioceniche della Norvegia (Sars).

136

59. Pholadomya alpina, Matheron. var. Appula n. Tav. I, fig. 4a-d, Tav. III, fig. 7 a-b (1).

1876. Pholadomya hesterna Sow., St6HR, Il terr. plioc. d. dint. di Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d’Ital. Vol.

VII, p. 470.

1887. » alpina Matheron, Ponzi e MELI, Moll. foss. di MSM arto pe L02

1892. » » » Di StEerANO e VioLa, L’ Età

dei tufi calcar. di Ma-

tera e di Gravina, p. 7.

Tra i fossili leccesi da me raccolti nel tufo della località Cappuccini, ho trovato diversi nuclei di Pholadomya, che ri- producono i seguenti caratteri: conchiglia allungata nel senso antero-posteriore, leggermente convessa all’ orlo ventrale, e con- cava all’ orlo cardinale, più o meno, a seconda della maggiore o minore prominenza degli umboni.

Posteriormente depressa-arrotondata; anteriormente, per poco più di un centimetro, a partire dall’ apice degli umboni, subretta, poi arrotondata. I nuclei raggiungono rispetttiva- mente nel diametro antero-posteriore, nel verticale e nel tra- sversale, mm. 95, mm. 57. mm. 39. Nell’ assieme presentano una sezione subellitica, con angolo acuto superiore e inferiore, sezione che da un massimo nel diametro trasversale alla re- gione anteriore, va progressivamente diminuendo verso la parte posteriore. Essi nuclei fan notare da 12 a 14 costole, che, par- tendo dagli umboni si dirigono, a ventaglio, molto obliquamente e distanti l’ una dall'altra, indietro; invece sono più fitte e quasi verticali nella parte anteriore; altre, orizzontali, paral- lele all’ orlo anteriore e svolgentesi intorno agli umboni come centro, incrociano le prime, risultando così dei nodi sulle co- stole raggianti. Umboni prominenti più o meno, portati molto verso il piano mediano sino a toccarsi, e situati molto ante-

(1) Per l'incidenza della luce, le costole radiali non sono ben manifeste.

Rn riormente. I miei esemplari, in discreto numero, presentano una forma identica, sieno essi di statura più grande, o più piccola; e volendoli riferire a specie conosciute trovo che hanno analogie con la Pholadomya alpina, Matheron.

Ma esaminate le diverse forme dell’ alpina, illustrate dal Moesch (1), trovo che tutte, più o meno, sono differenti dalla mia forma. Anzi tutto, esse presentano, costantemente, un maggior numero di costole, sebbene l’ Autore dica che il loro numero varia tra 12 e 36. Inoltre gli esemplari rappresentati nella Tav. XXXVII fig. 4 e 5 e nella Tav. XXXIX fig. 8 e 9 presentano l’ orlo ventrale molto più convesso; gli esemplari disegnati nella Tav. XXXVII fig. 5, nelle Tav. XXXIX fig. 7, 11, e nella Tav. XL, fig. 2 han l'orlo cardinale quasi retto: una sola figura rappresenta esemplari con l'orlo ventrale quasi retto, quella cioè della Tav. XXXIX, fig. 7. Rispetto agli um- boni noto, che le forme della Tav. XXXVIII fig. 6, della Tav. XXXIX fig. 7, 8,9 e della Tav. XL fig. 1, hanno tale regione quasi come estremità aguzza e portata molto in avanti: invece la Tav. XXXIX fig. 10, mostra la stessa regione de- pressa e la parte anteriore più bassa che la posteriore. Altre figure, come quella della Tav. XXXVIII, fig. 6, riproducono forme molto accorciate rispetto alla lunghezza. Se si conside- rano poi gli orli posteriori e anteriori, si trova perfettamente circolare l’ orlo posteriore nelle fig. 9, 11 della Tavola XXXIX e l'anteriore della fig. 11 medesima tavola; e finalmente si può osservare che la fig. 12 della Tav. XXXIX rappresenta una forma molto incurvata e con gli umboni trasportati assai verso il mezzo della conchiglia e in ultimo la fig. 1 della Tav. XL fa vedere la parte antero-inferiore dell’ orlo assai obliqua e la parte anteriore troncata; la fig. 2 stessa Tav. mostra l’ orlo anteriore quasi retto.

Con tutto questo non mancano delle analogie tra i miei esemplari e le forme rappresentate dal Moesch; difatti alla fig. 1 della Tav. XL si avvicina molto la forma degli esemplari leccesi, e se non si vuol tener conto del numero delle costole,

(1) Moesch, Dr. C., Monogr. d. pholadom. 1874, p. 121, Tav. XXXVII, fig. 4, 5; Tav. XXXVIII, fig. 6; Tav. XXXIX, fig. 7-12; Tav. XL, fig. 1,2.

138 resta differente solo l’ orlo anteriore più arrotondato nei miei individui. E pure con la fig. 6 della Tav. XXXVIII hanno molte analogie le forme leccesi, restando la differenza sempre nel minore numero delle costole, nella forma più allungata rispetto all'altezza negli esemplari di Galatina.

Se si esaminano le figure che rappresentano la Ph. Puschii, Goldfuss (1), si vede che le differenze consistono essenzialmente nell'avere tale Pholadomya gli umboni più appuntati, portati in avanti e la parte posteriore molto allargata.

E paragonate le figure della Pholadomya margaritacea (2), Sowerby, osserva in queste sempre un rilevantissimo numero di costole, gli umboni appuntati e portati molto in avanti, eccetto che nella fig. 6 della Tav. XXXVII, ove invece si nota una forma quasi rettangolare col diametro antero-posteriore assai raccorciato rispetto al verticale.

Ho voluto anche confrontare la figura dell’ Hòrnes (3), per la Ph. alpina del Matheron vi ho trovato molte ana- logie; ma il tipo viennese si differenzia per un maggior numero di costole (20) e per essere in proporzione più alto che lungo, misurando nel diametro antero-posteriore mm. 93 e nel verti- cale mm. 61.

Il Foresti (4) descrive una nuova specie di Ploladomya pliocenica « Ph. elegantula, Foresti »; ma questa non ha nes- suna analogia con i miei esemplari per avere il margine car- dinale retto, l’ anteriore alquanto obliquo, gli umboni affatto pianeggianti e le costole strette e ravvicinate o quasi niente rilevate.

Anco la Ph. hesterna, Sowerby, (5), si distingue, sia per avere gli umboni portati assai verso il mezzo della conchi- glia, sia per avere l'orlo cardinale quasi retto.

(1) Moesch, op. cit., Tav. XXXV, fig. 4, Tav. XXXVI, fig. 7, Tavola SEXI 2 9:

(2) Moesch, op. cit. Tav. XXXVII, fig. 6, 8, Tav XXXIX, fig. 1, 6.

(3) Die foss. Moll. d. tert. Beckens v. Wien. 1870. Vol. II, p. 51, Tavola IVAEE o i

(4) Boll. Soc. Mal. Ital., Vol XVI, p. 80, T. VI.

(5) Wood, Monogr. of. the Crag. Moll., Vol. II, p. 266, Tav. XXX, fio:

139

Similmente non posso identificare i miei esemplari con la Ph. thyrrena del Simonelli (1) la quale presenta gli orli ven- trale e cardinale obliqui sì, ma retti e gli umboni poco pro- minenti.

Sicchè le maggiori analogie restano con la P%. alpina, Ma- theron, e le forme di Galatina possono esser considerate come varietà dell’a/pina, per cui propongo chiamarle var. appula.

ll Di Stefano e il Viola (2) citano dei modelli di Phola- domya, nel tufo di Matera dicendo corrispondere questi all'al- pina Math. rappresentata dal Moesch nella Tav. XXXIX, fig. 12, aggiungendo che gli stessi mostrano il contorno ventrale un po' meno arcuato e proporzioni molto maggiori Stando così le cose è molto probabile che i miei esemplari sieno non differenti da quei di Matera.

La Ph. alpina, secondo il Prof. Pantanelli (3) è forma miocenica, e non si sarebbe trasmessa al pliocene, ma se la mia diagnosi non è errata essa sarebbe invece rappresentata anco nel postpliocene, dalla var. appula.

Specie estinta.

Giacimenti: Il Moesch la cita nel miocene delle seguenti località: St. Gallen, nella Svizzera, Cassinelle nel Piemonte, in Italia; dintorni di Bayonne, in Francia. Il Cocconi (4) la cita nelle marne plioceniche di Crevalese nel Piacentino, e nella sabbia grossolana gialliccia delle ripe del Madolo (com. di Traversetolo nel Parmigiano).

60. Clavagella bacillum, Brocchi.

1854. Clavagella bacillaris Brocc., De RavnevAL, Coq. foss, di M. Mario, p. 5.

1864. » » » Conti, M. Mario ed i suoi foss. subap., p. 17.

(1) Boll. R. Com. Geol. d’ Ital., 1889, p. 214, Tav. IV, fig. 3.

(2) RO pacit. ip. not ole

(3) Boll. Soc. Mal. Ital., Vol. XVII, p. 283.

(4) Enumer. sistem. d. moll. mioc, e plioc. d, prov. di Parma e Pia- cenza, 1373, p. 262.

140

1868. Clavagella bacillaris Brocce., MANZONI, Saggio di conchiol. foss. subappenn. Faun. d. sabbie gialle, p. 9.

lazale » » » AppPeLIUus, Catal. d. conch. foss.d. Livornese, p.30,82.

1876. » » DE: St6HR, Il terr. plioc. d. dint. di Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d’ Ital., Vol. VII, p. 470.

1876. » » Desh., De GroraI, Note geol. sulla prov. di Lecce, p. 240.

1877. » » » MontEROosATO, Cat. d. conch. foss. di M. Pellegr. e Pica apoilà,

1885-86. » » » Ponzi e Menti, Moll. foss. di M. Mario, p. 7.

1886. » » » De GrecorIo, Note intorn. ad alcune conch. medi- Terr viv.defoss A Wpe de

1889. » » » DI STEFANO, Osservaz. stra- tigr. sul plioc. e sul post- plioc. di Sciacca, p.11,22.

1891. » (Stirpulina) bacillaris Desh., De GREGORIO, Nota int. tal. foss. post- plioc. di Balestrate ( Estr. d. Naturalista Siciliano. AnISO n AS L0OR),

Un solo modello interno nel tufo della località Cappuccini, e molti nel tufo delle località Velardi.

Specie estinta.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino (Mon- terosato, De Gregorio), Acquasanta, Partanna-Mondello, in Sicilia ( De Gregorio), Sciacca (Di Stefano).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), Monte Mario (Ponzi e Meli, Conti, De Rayneval), Vallebiaja (Manzoni), Livorno (Appelius).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo.

dich

dea een adi A À

1847.

1848.

1868.

1868.

1871.

1872-74.

1876.

1877.

1877.

1878.

1880.

1886.

141

Gastropodi.

1. Actaeon tornatilis, Linneo.

Tornatella tornatilis Lnn., ApADAS, Descriz. d. Conch.

Actacon

»

foss. di Gravit. prov. Mes- sina, p. 22.

Woop, Monogr. of. the Crag moll., Vol. II, p. 170, Tav. XIX, fig. 5 a-b.

WeINKAUFF, Die Conchyl. d. Mittelm., Vol. II, p. 202.

Manzoni, Saggio di conchiol. foss. subap., Faun. d. sabb. giall., p. 47.

AppeLius, Catal. d. conch. foss. del Livornese, p.44, 59.

Woop, Suppl. to the crag moll., p. 99.

De Grorgi, Note geol. sulla prov. di Lecce, p. 258. MonteERosATO, Catal. di conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar.,

p. 13.

FiscHER, Paléont. d. terr. tert. de l’Ile de Rhodes, p. 33.

Sars, Moll. reg. arct. Norv., p. 281 (362).

SecuENZA, Le formaz. terz. n. prov. di Reggio C., p. 251, 318, 851.

Bucquor, D., D., Les moll. mar. du Roussillon, Vol. I, p. 51, Tav. LXVI, fig. 15-16 (tipo), 17-19 (var.).

142

1389. Actacon tornatilis Ald., CArUs, Prodr. faun. mediterr., VioLNII, pil83: 1889. » » Lnn., Di StErano, Osservaz. stratigr.

sul plioc. e postplioc. di Sciac- ca, p. 22.

Un solo esemplare nelle sabbie argillose della località la Luce.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico medio e setten- trionale.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi (Monterosato), Sciacca (Di Stefano), Gravitelli (Ara- das), Reggio, Monosterace, Bovetto, in Calabria (Seguenza).

Postpliocene inferiore: Gallina, in Calabria ‘(Seguenza), Capo di Leuca (De Giorgi), Vallebiaja (Manzoni), Livorno ( Appelius), Rodi (Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino me- diterraneo, nel crag dell’ Inghilterra ( Wood), del Belgio (Nyst), nei banchi glaciali di Sckiall, nella Norvegia (Sars). La specie è riportata anco nel miocene ( Weinkauff, Bucquoy., DEMDEdtetet

2. Fusus rostratus, Olivi. (E. rostratus, Olivi, var. carinata, Monterosato) e var. cinctus Bellardi e Michelotti (1).

1836. Fusus rostratus Olivi, ScAccHI, Notiz. intorn. alle conch. ed ai zoof. foss. ecc. di Gra- vina, p. 4l.

1847. » » » © Arapas, Descriz. di conch. foss. di Gravitelli, prov. Messina, pi 25.

1856. » » » GuiscArRDI, Fauna foss. vesu- viana, p. ll.

1868. » » » WEINKAUFF, Die Conchyl. d. Mit- telm., Vol. II, p. 4.

(1) Sagg. oritt., p. 12, Tav. IC fig. 15.

ct

1871.

1874.

1876.

1876.

1877.

1877.

1880,

1882.

1883-84.

1885.

1888.

1889.

1890.

1892.

Murex

Fusus

Pseudofusus

FPusus

»

»

»

»

—- 143 Fusus rostratus Olivi, AppeLtus, Catal. d. conch. foss.

del Livornese, p. 18, 78.

SecuENZzA, Studi stratigr.

Dr GroreIi, Note geolog. sulla prov. di Lecce, p. 228.

Sròur, Il terr. plioc. d. dint. di Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d’ Ital., Vol. VII, p. 469.

MontERosato, Catal. d. conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., p. 12.

FiscHer, Paléont. d. terr. tert. de Ile de Rhòdes, p. 28. SeGuENZzA, Le Formaz. terz. n. prov. di Reggio C., p. 262,

319, 353.

Bucquoy, D., D., Les moll. mar. duo ussor Volbgzapaa360; Lav atio o:

De SrerANI, Escurs. scient. n. Calabria, p. 221, 234, 242.

Lovisato, Riass. sui terr. terz. e posterz. d. Circ. di Catanzaro ; in: Boll. R. Com. geol. d’Ital., Vol. XVI, p. 105.

Ramporti e NEVIANI, Costituz. geol. d. littor. jonico da Ca- riati a Monosterace; in: Boll. Soc. Geolog. Ital., Vol. VII, p. 336.

Di SterANO, Osservaz. stratigr. sul plioc. e sul postplioc. di Seraceati pa L00589: 22, 24.

Desh., CARUS, Prodrom. faun. medi-

terr., Vol. II, p. 404.

Olivi, Di SrerANo e VioLa, L’ Età d.

tufi calcar. di Matera e di Gravina ecc., pag. 8, 14, 18.

144 1893. Pseudofusus rostratus Olivi, De LorENZO, Foss. n. arg. sabb. postplioc. d. Basilicata.

Un discreto numero di esemplari nelle sabbie argillose di buona parte delle località da me esplorate: fra i quali esem- plari parecchi individui che non ho potuto fare a meno di determinare per £. cinctus, Bell. e Mich. per essere sprovvisti affatto di carena.

Seguendo l’ opinione dei Ch. Bucquoy, D., D., e degli altri Autori che parlano di specie viventi nel Mediterraneo e nel- l'Atlantico, ritengo il Y. cinctus, Bell. e Mich. vivente nel Mediterraneo; anzi i citati Bucquoy, D., D. definiscono e de- lineano il F. rostratus, Ol. (1) allo stesso modo come se si trattasse del cinciuò cioè di quella che per me è\varietà, in- vece che della forma tipica. Non ho potuto confrontare la descrizione e la figura originale e tipica del Ginanni (2), la quale ultima secondo il Brocchi, non è punto bella; l’ Olivi però (3), la seguente descrizione del suo Murex rostratus: « M. Strombo..... formato ad angoli e tutto ricoperto da finis- simi cordoncini, che gli girano pel traverso ». E il Brocchi (4) pel M. rostratus, figura e descrizione dalle quali si vede e si argomenta evidentemente la forma di tale F'usus, provvisto di « carina compressa spinulosa ». Sicchè la forma tipo è il PF. rostratus, Olivi, carenato, e il . cinetus, Bell. e Mich. è una varietà del rostratus, ed è vivente anch’ esso, come si disse avanti; quindi la var. carenata, Monterosato è uguale alla stessa forma tipica e si deve sopprimere.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi ( Monterosato ), Gravitelli (Aradas), Sciacca (Di Stefano), Reggio e dintorni, Villa S. Giovanni, Monosterace, in Calabria, (Seguenza), Carrubbare, id. (De Stefani), Montalbano Jonico, in Basilicata (De Lorenzo), Gravina (Scacchi, Di Stefano e

(I) Opredlocscit

(2) Adr. Vol. II, p. 8, Tav. VII, fig. 56.

(3) Zoologia adriatica, 1792, p. 153.

(4) Conch. toss. subapp., 1814, Vol. Il, p. 416, Tav. VIII, fig. 1.

145

Viola), Laterza e Ginosa (Di Stefano e Viola), Vesuvio (Gui- scardi), S. Pietro in Lama, Brindisi (De Giorgi).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), Reggio, Gal- lina, Monosterace, S.'° Cristina, in Calabria (Seguenza), Nardò, nel Leccese, (De Giorgi), Matera e Ginosa (Di Stefano e Viola), S.!* Maria di Catanzaro ( Lovisato, Rambotti e Neviani), Livorno (Appelius), Rodi (Fischer).

Fossile: nel pliocene e postpliocene del bacino mediter- raneo. Citato anco nel miocene (Weinkauff, Bucquoy, D., D.).

La var. F. cinctus, non è stata citata, ch'io sappia, nel postpliocene, forse perchè non la si è differenziata dal F. ro- stratus, di forma tipica. È citata nel pliocene del bacino me- diterraneo (Bellardi); nel miocene, collina di Torino (Miche- lotti, d’Orbigny).

8. Nassa limata, Chemnitz. Tav. II, fig. 7, 8.

1868. Nassa limata Chemn. WeInKkAUFF, Die Conchyl. d. Mit- tel SAVIO ARIE pio?

1868. » » » Manzoni, Saggio di conchio!. foss. subappenn. Faun. d. sabb. gialle, p. 37.

1871. » » » AppeLIius, Catal. d. conch. foss. d. Livornese, p. 17, 40, 59. 1877. » » » MoxntERosaTO, Catal. d. conch. foss. | di M. Pellegr. e Ficar., p.12, 16. 1880. » » » SeGUENZA, Le Formaz. terz. n. prov. di Reggio C., p. 318, 353. 1883-84. » » » De STEFANI, Escurs. scientif. n. Calabria, p. 221, 233, 241, 242. 1885. » » » Lovisato, Riass., sui terr. terz. e

posterz. d. Circond. di Catan- zaro; in: Boll. R. Com. d’Ital., Vol. XVI, p. 106. 1889. » » » Di StEFANO, Osservaz. stratigr. sul plioc. e sul postplioc. di Sciac- CARIp ilo AMARLO 229026) 10

146

1890. Nassa limata Weink., CARUS, Prodr. faun. mediterr., Vol. IT-Mpos999.

1892. » » Chemn., Di STEFANO e VioLa, L’ Età dei tufi calcar. di Matera e di Gravina ecc., p. 9, 10, 12, 14, TOMAS:

1895. » » » De Lorenzo, Foss. n. argill. sabb. postplioc. d. Basilicata.

Un gran numero di individui nelle sabbie argillose di quasi tutte le località da me studiate e che io determino per la Nassa limata, Chemnitz, perchè questa, a differenza della N. prismatica, Brocchi, di cui ho esaminato esemplari della Valle Andona (Asti) (Tav. II, fig. 9), delle colline senesi e di Orciano presenta conchiglia di minori dimensioni, potendo ‘essa rag- giungere, negli adulti, in altezza e nel massimo diametro, ri-. spettivamente, mm. 27-29 (raro 33) e mm. 15 (raro 18) mentre la prismatica misura rispettivamente mm. 39-40 e mm. 20-23. Il numero degli anfratti in quella è di 7-8 in questa di 8-9; nella prima le costole longitudinali sono più ravvicinate, meno prominenti, meno sinuose, poco più larghe che i solchi inter- posti e più numerose, potendosene contare nell'ultimo giro 19-20, e invece nell’altra 12-15 (raro un numero maggiore ), le quali ultime, oltre che essere alquanto sinuose, più promi- nenti e più acute, presentano alla parte superiore dell’ anfratto, in vicinanza della sutura, come un rigonfiamento a clava. Quella ha le strie trasversali più ravvicinate, questa più distanti, e le stesse passando pelle costole longitudinali, accennano a for- mare una punta, uno sperone. Apertura, nell’una, ovale schiac- ciata, allungata, con un angolo acuto inferiormente e più ri- sentito superiormente; nell’ altra, cioè nella prismatica, ovale quasi perfettamente, labbro meno ripiegato e accollato sul- l’ultimo anfratto. Doccia, formata dalla rimboccatura del labbro quasi obsoleta in quella, profonda in questa. Orlo inferiore dell’apertura meno basso, meno prominente nella limata, molto protratto invece nella prismatica, ove viene quasi sempre più giù, che la rimboccatura del labbro. L'orlo, poi, esterno della medesima apertura è più delicato, e provvisto internamente

147 di cordoni sottili, poco prominenti, più ravvicinati, nell’una; nell'altra invece è più spesso, quasi massiccio, e con cordoni

più robusti e meno ravvicinati. Non convengo col Ch. Bellardi (1) che l’angolo spirale sia

meno acuto nella Zmaza, io lho trovato variamente oscillante nell’una e nell'altra; e nemmeno che gli anfratti sieno più alti sempre nella limata; io vi avrei trovato o nessuna diffe- renza o magari il contrario. Ad ogni modo le due specie de- vono essere tenute indubbiamente distinte.

Ho esaminato anco esemplari di N. “mata del postpliocene di S. Maria di Catanzaro e di Vallebiaja (fig. 8): questi ultimi di Vallebiaja presentano dei caratteri intermedi tra quelli della N. prismatica, e della N. lmata, avvicinandosi però maggior- mente a questi per aver le costole più fitte che nella. prisma- tica, essendo meno allungati, con anfratti meno alti, per l’ aper- tura che s'avvicina di più all’ovale, per avere il labbro dalla parte inferiore meno portato in giù; essi però hanno delle analogie con la prismatica per le costole alquanto sinuose, sollevate sul fondo dell’anfratto, terminate a clava nella parte superiore di questo vicino alla sutura.

Per comprovare i paragoni da me fatti ho figurato un esemplare leccese (fig. 7), uno del postpliocene inferiore di Vallebiaia (fig. 8) ed una N. prismatica del pliocene di Valle Andona ( fig. 9).

Viv. nel Mediterraneo e nell'Atlantico (Stretto Britannico).

Giacimenti: postpliocene superiore: Ficarazzi (Montero-

sato), Sciacca (Di Stefano), Reggio e dintorni, Villa S. Gio-

vanni, Monosterace, Archi, Monteleone, in Calabria (Seguenza), Carrubbare, fiume Metramo cit. (De Stefani), Pisticci, Montal- bano Jonico, Nova Siri, in Basilicata (De Lorenzo), Matera, Laterza e Ginosa, Gravina (Di Stefano).

Postpliocene inferiore: Sciacca ( Di Stefano ), Caraffa, Borgia in Calabria (De Stefani), S.'® Maria di Catanzaro (Lovisato),

- Vallebiaja (Manzoni), Livorno (Appellius).

Fossile nel postpliocene del bacino mediterraneo. La N. prismatica, vicinissima, abbonda nel pliocene me- diterraneo e rimonta al miocene.

(1) Moll. d. ter. d. Piem. e di Liguria. Parte III, 1882, p. 71.

148

4. Trophon muricatum, Montagu.

1848. Trophon muricatum Montg., Woop, Monogr. of. the crag MollaVolAlapiito0; Mv EVIEtI oo

1568. » » » WerInkaurr, Die conchyl. di Mittel MV IAU p. 105.

1871. » » » AppeLIus, Catal. d. conch. foss. d. Livornese, pag. 13, 41.

1872-74. » » Woop, Suppl. to the crag Moll., p. 28.

1876. » » » De GrorI, Note geol. sulla prov. di Lecce, p. 229.

1877. » » » MoxTtEROSATO, Cat. di conch.

foss. di M. Pellegr. e Ica I

1850. » » » SEGUENZA, Le formaz. terz. P n. prov. di R. Calabria,

p. 262, 319, 353. 1585. » ) » Lovisato, Riass. sui terr.

terz. e posterz. d. Cir- cond. di Catanzaro; in: Boll. R. Com. geolog. d’Ital., Vol. XVI, p.108.

1889. » » » Bucquoy, D., D, Les Moll. mar. du Rouss. Vol. I, pessttiiavo VISA

1889. Trophonopsis » » Di STEFANO, Osservaz. stra- tigri (sul plioe.'‘ertsul postplioc. di Sciacca, p. 34.

1890. Trophon » Jeffreys, CARUS, Prodr. faun. me- diterr., Vol. II, p. 384.

Boca

149 1892. Trophonopsis muricatum Montg., Di SterANO e VioLa, L’ Età dei tufi calcar. di Ma-

tera e di Gravina ece., p. 13.

Pochi esemplari nelle sabbie argillose delle località Con- tatore, Colamaria, Chiusa Ravenna.

Questa specie è vivente nel Mediterraneo secondo molti autori, ( Weinkauff (1), Philippi (2), Aradas e Benoit (3), Mon- terosato (4), Seguenza (5), Nyst (6), Bucquoy D. D. (7), Carus (8)), e nell’ Atlantico, estendendosi dalla Spagna, Portogallo, Francia sino alle Isole Britanniche (S. Wood), e al Massachussetes, nel Nord America (Gould, De Kay).

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi ( Monterosato), Sciacca (Di Stefano), Reggio e din- torni, Monosterace, in Calabria (Seguenza), Gravina (Di Ste- fano e Viola), Brindisi, Gallipoli (De Giorgi);

Postpliocene inferiore: Gallina, in Calabria (Seguenza ), S.ta Maria di Catanzaro (Lovisato), Livorno ( Appelius).

All’estero si trovò in Inghilterra: crag corallino di Sutton, e crag rosso di Valton-on-the-Naze, e di Oxford Castle (S. Vood): Belgio, scaldisiano giallo e scaldisiano grigio di Doel (Nyst): In Italia si trovò pure nel pliocene ad Altavilla, in Sicilia.

(1) Op. e loc. cit.

(2) Enum. moll. Sic. Vol. I, 1836 p. 206, Tav. XI, fig. 10.

(3) Conchigliol. etsramar, d. Sic. ed isol. che la circond., 1370,

(4) Enumeraz. e sinonim. d. conch. mediterr., 1878, p. 41. Op. e loc. cit. |

(5) Op. cit. loc. cit.

(6) Conchyl. d. terr. tert. de la Belg. Pr. Part. 1881, p. 6, Tav. I, f, 4, a-d.

(7) Op. e loc. cit.

(3) Op. e loc, cit.

150 5. Murex Brocchii, Monterosato.

IST. Maurer Brocchi tette 00 MonteErosaTto, Catal. d. conch. foss. d. M. Pellegr. e Ficar., pamelze

1880. » » Monterosato, SeGuENZA, Le Formaz. terz. n. prov. di Reggio C., p. 262.

Pochi esemplari nelle sabbie argillose di Cutrofiano (paese), delle località Colamaria, Chiusa Ravenna: avendoli parago- nati con il pliocenico M. craticulatus, Brocchi, delle argille turchine di Diolo, prov. di Piacenza, di Suese, prov. di Livorno, e di Siena ho visto che non si può fare a meno di tenerli separati.

Avanti tutto gli esemplari postpliocenici hanno un angolo spirale alquanto maggiore che quello dei pliocenici, misurando il primo dai 52° ai 55° e il secondo dai 44° ai 49°. Con questo si accorda anco lo sviluppo della conchiglia la quale è meno slanciata in quelli che in questi: e si accorda la conforma- zione degli anfratti. Così i giri sono più arrotondati nei primi, con sutura più profonda; sono invece più allungati nei secondi e con sutura più superficiale.

La carena, che nei postpliocenici è meno accennata, sebbene manifesta, divide chiaramente in due parti i giri dei plioce- nici. Inoltre le costole longitudinali, mentre nei primi si contano in numero di 12 costantemente, nei secondi raggiun- gono appena quello di 8-9. --- Nell'incontro delle costole lon- gitudinali con la carena mediana trasversale, si notano, nei postpliocenici, semplicemente dei tubercoli poco rilevati, quan- tunque sempre appariscenti, mentre nei pliocenici si riscon- trano delle punte o prominenze acuminate assai sviluppate.

Gli altri caratteri specifici concordano nell’una specie e nell'altra: ma se si volesse tener conto delle dimensioni, si troverebbe che i postpliocenici possono raggiungere rispettiva- mente in lunghezza e diametro massimo mm. 23 e mm. 14 mentre i pliocenici misurano anco, nelle stesse direzioni mm. 48 e mm. 22.

151 Viv. nel Mediterraneo. Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi ( Monterosato); Postpliocene inferiore: Reggio e dintorni, Gallina, in Ca- labria (Seguenza).

6. Triton nodiferum, Lamarck.

1864. Triton nodiferum Lmk., Conri, M. Mario ed i suoi foss. subappenn., p. 34. 1868. Tritonium » » WeEINKAUFF, Die Conchyl. . date rssiVol iste PANdO: 1872. Triton » » Fucas, Geolog. Stud. in d. Tertiirbild. Siid -Ital., p. 33. 1876. » » » STOHR, Il terr. plioc. d. dint.

di Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d’ Ital., Vol. VII, p. 469.

1876. » » » De Giors, Note geol. sulla prov. di Lecce, p. 230. 1877. » » » MontEROSATO, Cat. d. conch.

foss. di M. Pellegr. e EBuicars api

1877. » » » FiscHer, Paléont. d. terr. tert. de 1’ Ile de Rhòdes, p. 28.

1880. » » » SEGUENZA, Le form. terz. n. prov. di Reggio C., p. 262.

1882. » » » Bucquoy, D., D., Les moll. mar. du Rouss., Vol. I, pe29 Rav SAVA E

1883-84. » » » De STEFANI, Escurs. scient. n. Calabria, p. 236, 241. 1885-86.» » » Ponzi e MELI, Moll. foss.

d. M. Mario, p. 9.

»-- 152 1889. Triton nodiferum Lmk., Dr SteFrANO, Osserv. stra- tigr. sul plioc. e sul

postplioc. di Sciacca,

pre ieL9r 1890. Tritonium » » CaRUS, Prodrom. faun. me- diterr., Vol. II, p. 875. 1892. Triton » » Di StErANO e VioLa, L’ Età

dei tufi calcar. di Ma- tera e di Gravina ecc., Pons:

1893. » gyrinoides (Brocchi), De GREGORIO, Iconogr. con- chiol. mediterr. viv. e terz.

Parecchi nuclei nel tufo della località Cappuccini.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico medio e della Gran Bretagna.

Giacimenti: postpliocene superiore: M. Pellegrino, e Fi- carazzi (Monterosato), Filiceto, com. di Vallelonga, in Calabria (De Stefani).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), Valle di Gerace, pr. Messina ( Fuchs), Reggio e dintorni, Gerace, Gallina, in Calabria (Seguenza), Caraffa, id. (De Stefani), Matera (Di Stefano e Viola), Taviano, Racale, Alliste, Nardò, nel Leccese (De Giorgi) Monte Mario ( Ponzi e Meli, Conti), Rodi ( Fischer).

Fossile: nel pliocene oltre che nel postpliocene del bacino mediterraneo. È citato anco nel miocene ( Weinkauff).

7. Cassis saburon, Bruguiére.

1868. Casis saburon Brug. WeinkAurr, Die Conchyl. d. Mit- telmSAVoloa89 9%

1871. » » Appenius, Catal. d. eonch. foss. d. Livornese, p. 17, 40, 59. 1872-74. » » Woop, Suppl. to the crag Moll.,

p. 10.

1853-84.

1885.

1885 86.

1889.

153

Casis saburon Brug., FucHs, Die Tertitirbild. v. Tarent.,

p. 4.

» LawLey, Nota d. conch. foss. di Val. Lebiaja.

» STOHR, Il terr. plioc. d. dint. di Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d’Ital., Vol. VII, p. 469.

» Monterosato, Catal. d. conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., p. 12.

» SeGmtENZA, Le Form. terz. n. prov. di Reggio C., p. 261, 359.

» Bucquoy, D., D., Les Moll. mar. du Rouss., Vol. I, p. 64, Tav. VII, fio. 1-2.

Lmk., De SvEFANI, Escurs. scient. n. Ca- labria, p. 241.

» Lovisato, Riass. sui terr. terz. e posterz. del Circond. di Catan- zaro ino RR Comano d’Ital., Vol. XVI, p. 104.

Brug., Ponzi e MELI, Moll. foss. di M. Mario, p. 9.

» Di Sterano, Osserv. stratigr. sul plioc. e sul postplioc. di Sciacca, PANI?

» CaRUS, Prodr. faun. mediterr., Vol., II, p. 874.

Qualche nucleo nel tufo della località Cappuccini.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico della Lusitania.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi ( Monterosato), Reggio e dintorni, Bovetto in Calabria (Seguenza), Rocca Imperiale, pr. Taranto ( Fuchs).

Postpliocene inferiore: Sciacca ( Di Stefano), Reggio e din- torni, Gallina, in Calabria (Seguenza), Caraffa, id. (De Stefani) S.'* Maria di Catanzaro ( Lovisato ), Rocca imperiale, pr. Ta- ranto (Fuchs), Monte Mario ( Ponzi e Meli), Vallebiaja (Man- zoni), Livorno ( Appelius).

154 Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo, nel crag dell’ Inghilterra (M. Canham) e del Belgio (Nyst). È citata anco nel miocene ( Weinkauff, Bucquoy, D. D.)

8. Cassidaria echinophora, Linneo.

1836. Cassidaria echinophora Lnn., ScAaccHI, Notiz. intorno alle conch. ed ai zoof. foss.'ecc.,

° di Gravina, p. 86.

1868. » » » WeEINKAUFF, Die Conchyl. d. Mittelm., Vol. II, p. 47.

1871. » » » AppeuIus, Catal. d. conch. foss. del Livornese, p. 109.

1872. » » Lmk., FucHs, Geolog. Stud. in d. Tertizrbild. Sid-Ital., p.34.

1874. » » FucHs, Die Tertizrbild. v. Ta- Tent., vpi 2:

1875. » » » Fucuas e BiTttNER, Le Form.

plioc. di Siracusa e Len- tini; in: Boll. R. Comit. geol'Adtitali Vol MV:

piea292: 1876. » > Lnn., Dr GroreI, Note geolog. sulla prov. di Lecce, p. 228. 1876. » » » St6HR, Il terr. plioc. d. dint.

di Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d’ Ital., Vol.

VII, p. 468.

1877. » » MontERosaTo, Catal. d. conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., Preto:

1882. » » > \BucQuowsD. Do NLesamoll

mar. du Rouss., Vol. I, p. 68, Tav. VIII, fig. 1-5 e Tav. IX, fig. 1-2. 1885. » » Lmk., Lovisato, Riass. sui terr. terz. posterz. d. Circond., di Ca- tanz.; in: Boll. R. Com. geol. d’ Ital., Vol, XVI, p. 104.

155 1889. Cassidaria echinophora Lnn., Di STEFANO, Osservaz. stratigr. sul plioc. e sul postplioc. di Siacca, p. 10, 15, 19, 22.

1890. » » Lmk., CARUS, Prodr. faun. mediterr., Vol. II, p. 374. 1892. Morio » Lnn., Di STEFANO e VioLa, L’ Età

dei tufi calcar. di Matera e di Gravina ecc., p. 9, MO ARIA i8E

Qualche esemplare nelle sabbie argillose delle località: i Bianchini, Contatore e la Cisterna com. di Cutrofiano, che ho paragonato con le figure e le descrizioni che ne danno i ch. Bucquoy, D. D. (1): si possono distinguere, oltre che la forma tipica, anco la var. subnodulosa, B. D. D. della località la Cisterna e la var. obsoleta, B. D. D., della località i Bianchini, presentando appunto quest’ultima una sola serie di tubercoli, e questi anco poco prominenti. Non posso negare che varî in- dividui presentano forme di passaggio. Devo inoltre notare che l'esemplare della località i Bianchini raggiunge, rispettiva- mente in lunghezza e larghezza, mm. 75 e mm. 47, dimensioni discretamente superiori a quelle indicate dai ch. Bucquoy, D. D., per la forma tipica e cioè mm. 55, e mm. 41.

Viv. nel Mediterraneo e nell'Atlantico.

—_Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, (Mon- terosato), Gravina, (Scacchi, Di Stefano e Viola), Matera, La- terza (Di Stefano e Viola).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), Valle di Ge- race, pr. Messina (Fuchs), Sf Maria di Catanzaro ( Lovisato ), fra Palagianello e Castellaneta, pr. Taranto (Fuchs), fra No- voli e Arnesano, nel Leccese (De Giorgi), Livorno ( Appelius).

Fossile nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo. È riportato anco nel miocene e con dubbio però nell’oligocene (Bucquoy, D. D.).

(1) Op. e loc. cit.

—- 156

9. Trivia europaea, Montagu.

1848. Cypracea europaeca —Matg., Woon, Monogr. of. the crag Moll., Vol. I, pWl7XWLawZI

fig. 6. 1854. Trivia » » De RAYNEVAL, Coq. foss. d. M. Mario, p. 13. 1864. Cypraea » » Conti, M. Mario, ed i suoi foss. subappenn., p. 35. 1868. Trivia » » WeINKAUFF, Die Conch. d. Mittelm., Vol. II, p. 7. 1868. » » » Manzoni, Saggio di conchiol.

foss. subapp., Faun. d. sabb. giall., p. 85.

LSyale » » » AppeLIius, Catal. d. conch. foss. del Livornese, p. 39, alt93£

1872. Cypraea » » Fucrs, Geolog. Stud. in d. Tertizrbild. Siid-Ital. p. 22.

1872-74. » » » Woop, Suppl. to the crag Moll., p. 5, Tav. V, fig. 24:

1875. » » » FucHs e BiTttNER, Le Form.

. plioc. di Siracusa e Len- tini: in: Boll. R. Comit. sol dla lA Vo AVA porzoie

1877. » » —MontERosato, Cat. d. conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., p. 13, sphaericulata, Lmk.,

p. 16.

1877. » » » FiscHer, Paléont. d. terr. tert. de 1’ Ile de Rhòdes, paolo

1880. Trivia » » SecuENZzA, Les Formaz. Terz.

n. prov. di Reggio C., p. 252, 318, 351.

157 1883. Cypraca europacea . Mntg., Bucquoy, D., D., Les Moll. mar. du Rouss., Vol. I, p. 127, Tav. XVI, fig. 22. 28 (tipo), 18, 21, 24 (var.).

1883-84. Trivia » » De STEFANI, Escurs. scient. n. Calabria, p. 221, 223. 1885. » » » Lovisato, Riass. su. terr. terz.

posterz. d. Circond. di Ca- tanzaro; in: Boll. R. Com. geol, d’ Ital, Vol. XVI, PAL0D:

1889. » » » Di StEFANO, Osservaz. stra- tigr. sul plioc. e sul post- plioc. di Sciacca, p. 11, 15, 22.

1889. » » » SIMONELLI, Terreni e foss. d. isola di Pianosa n. Mar Tirreno; in: Boll. R. Co- mit, geol. d’Ital., Vol. XX,

p. 203. 1890. Cypraea » » Carus, Prodrom. faun. me- niditerr Volt polav 1891: » » » MontERosaTO, Moll. foss. qua- | ter di S.'® Flavia, p. 14. 1891. Trivia sphaericulata Lmk., MontEROsATO, Relaz. fra i

Moll. d. quatern. di M. Pellegr. e Ficar. e le spec. viv.

1892. » europaca Mntg., Di SteFANO e VioLa, L'Età d. tufi calcar. di Matera e di Gravina ecc., p. 18.

Un solo esemplare nella sabbia argillosa della località Colamaria.

Viv. nel Mediterraneo e nell'Atlantico medio e della Gran Bretagna.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fica- razzi, S.'* Flavia, in Sicilia ( Monterosato), Sciacca ( Di Stefano),

158 Reggio e dintorni, Villa S. Giovanni, in Calabria ( Seguenza), Carrubbare, fiume Metràmo, id. ( De Stefani), Gravina ( Di Ste- fano e Viola).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), Valle S. Fi- lippo, pr. Messina (Fuchs), Gallina, in Calabria (Seguenza), S.ta Maria di Catanzaro (Lovisato ), M. Mario (Conti, De Ray- neval), Vallebiaja (Manzoni), Livorno ( Appelius), Rodi (Fi- scher ).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino me- diterraneo, subfossile ad Ischia: nel crag dell’ Inghilterra (Wood), del Belgio (Nyst). È riportata fossile anco nel mio- cene ( Weinkauff, Bucquoy. D., D. etc. ).

10. Strombus, sp. Un solo nucleo nel tufo della località Cappuccini, Com. di Galantina, che non posso dire se sia lo S. coronatus, o lo

S. mediterraneus, ambedue specie estinte.

11. Chenopus pes-pelicani, Linneo.

1848. Aporrhais pes-pelicani Lnn., Woop, Monogr. of the crag Moll., Vol. I, p. 49, Tav. II, fig. 4 a-d. 1854. Chenopus » » De RAYNEVAL, Coq. foss. i d. M. Mario, p. 12. 1856. Aporrhais » » GuiscarDI, Faun. foss. ve- i suviana, p. ll. 1864. Chenopus » » Conti, M. Mario ed i suoi foss. subappenn., p. 34. 1868. » » » WEINKAUFF, Die Conchyl. d. Mittelm., Vol. II, p. 148. 1868. » » Manzoni, Saggio di con- chiol. foss. subappenn., p. 43. i 1871. » » » APPELIUS, Catal. d. conch.

foss. d. Livornese, p. 19, 42, 59, 83.

159 1872. Chenopus pes-pelicani Phil., FucHs, Geolog. Stud. in d. Tertizirbild. Sid - Ital., p. 23, 34, 38.

1872-74. Aporrhais » Lnn., Woop, Suppl. to the crag Moll., p. 49. 1874. Chenopus » Phil., FucHs, Die Terti&rbild. v.

Tarent., p. 4.

1875. » » » FucHÒÙs e BITTNER, Le Form. plioc. di Siracusa e Len- tini; in: Boll. R. Comit. Oni VOI pie292ì

1876. » » » ST6RE, Il terr. plioc. d. dint. di Girgenti; in: Boll. R. Comit geol. d'Ital., Vol. Vo 469%

1876. » » » De Giorgi, Note geol. d. prov. di Lecce, p. 232.

Sar » » Lnn., MonTEROSATO, Cat. d. conch. fossa d RN MERNPellegrsme licei, 105 Db |

1877. » » DENCETSCHRRAPPaleonk dA terr: tert. de l’ Ile de Rbòdes, PAZ

1878. Aporrhais » » Sars, Moll. reg. arct. Norv., p. 359.

1080. Chenopus » » SEGUENZA, Le Formaz. terz. n. prov. d. Reggio Ù., p. 319, 354.

1881. » » »-- MELI, Notiz. ed osservaz.

sui resti organ. d. tufi leucit. d. prov. di Roma,

FOANGUE

1883-84. » » » De STEFANI, Escurs. scient. n. Calabria, p. 233, 236, 241, 242.

1884. Aporrhaîs » » Bucquoy, D., D., Les moll.

mar. du Rouss., Vol.

-- 160

p. 217, Tav. XXIV, fig. 1, 2 (tipo), 3-5 (var.), 6-9 giov., e Tav. XXV, fig. 11 (var.).

1885. Chenopus pes-pelicani Aldovrandi, Lovisato, Riass. sui terr. terz. e posterz. d. Circond. di Catanzaro; in: Boll. R. Comit. geol. d’Ital., Vol. XVI, p. 104.

1889. Aporrhais » Lnn., DI STEFANO, Osservaz. stra- tigr. sul plioc. e sul post- plioc. d. Sciacca, p. 11, 15, 18, 22; 205.

1890. Chenopus > Phil., CARUS, Prodr, faun. me- diterr., Vol.\II, p. 366. 1892. » » Lnn., Di StEFANO e Viona, L'Età

dei tufi calcar. di Ma- tera e di Gravina ecc., pi 9 e L21406:

1893. » » » De Lorenzo, Foss. n. argill, sabb. postplioc. di Basi- licata.

Un gran numero di esemplari nelle sabbie argillose di tutte le località da me indicate nel Leccese.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi ( Monterosato), Sciacca (Di Stefano), Reggio e din- torni, Monosterace, Bovetto, in Calabria (Seguenza), fiume Metràmo, S. Angelo, id. (De Stefani), Senise, Nova Siri, Tursi, in Basilicata (De Lorenzo), Rocca Imperiale, pr. Taranto (Fuchs), Matera, Laterza e Ginosa, Gravina (Di Stefano e Viola), S. Pietro in Lama, Gallipoli ( De Giorgi).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), Valle di S. Filippo, Valle di Gerace, Gerace marina, in Sicilia (Fuchs), Caraffa, Borgia, in Calabria (De Stefani), S.'8 Maria di Ca- tanzaro ( Lovisato), M. Mario (Conti, De Rayneval), Grottac- cie, pr. Roma (Meli), Vallebiaja ( Manzoni), Livorno (Appe- lius), Rodi (Fischer).

161

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo ( Weinkauff), nel crag dell’ Inghilterra ( Wood), del Belgio (Nyst), nel postglaciale di March e di Brickearth (Rose), della Norvegia (Sars). Forme identiche, o per lo meno affini sono citate fossili nel miocene di moltissime località dell'Europa.

12. Cerithium vulgatum, Bruguière.

1847. Cerithium vulgatum Brug., ARADAS, Descriz. d. conch. foss. di Gravitelli, p. 25.

1854. » ) > DE RAYNEVAL, Cod. foss. de M. Mario, p. 12.

1856. » » » GuiscarDI, Faun. foss. vesu- viana, p. ll.

1864. » » Conti, M. Mario ed i suoi foss. subappenn., p. 32.

1868. » » WeINnKAUFF, Die Conchyl. d. Mittelm., Vol. II, p. 154.

1868. » » » Manzoni, Saggio di conchiol.

foss. subappenn., p. 48. 1871. » » » AppeLius, Catal. d. conch. foss. del Livornese, p. 19, 42, 59, 61, 74, 80, 88, 88, 94. 1875. » » FucHs e BITTNER, Le form. plioc. di Siracusa e Len- tini; in: Boll. R. Comit. geol. d’Ital., Vol. VI, p. 291. 1876. » » —STOHR, Il terr. plioc. d. dint. di Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d’Ital., Vol. VII,

p. 469. 1876. « » » De Grogsi, Note geol. s. prov. di Lecce, p. 291. 1877. » » » MontERosarto, Catal. d. conch. ® foss. di M. Pellegr. e Ficar., porte

ll

1877.

1880.

1881.

1883-84.

1884.

1886.

1888.

1389.

1889.

1890.

1892.

162 Cerithium vulgatum Brug., FiscHer, Paléont. d. terr. tert. de 1 Ile de Rhòdes, p. 27.

» » » SecuENZA, Le Formaz. terz. n. prov. di Reggio C., p. 263, 319, 354.

« » » MELI, Note ed osservaz. sui

resti organ. nei tufi leucit. d. prov. di Roma, p. 26. DE STEFANI, Escurs. scient. n. Calabria, p. 221, 236, 237, 241. » » © ‘Bucquog D., DI Mes, molli mar (d'“Roussst Voltage p-198; Nav Ire (tipo), 3-15 (var.). » » » NEvIANI, Giacim. dei cetac.

Y xv

foss. nel Monteleonese; in: Boll. Soc. geol. ital., Vol. V, pale

» » » RampoTTI e NEVIANI, Costituz. geol. d. littor. jonico da Cariati a Monosterace; in: Boll. Soc. geol. ital., Vol. VI pi 13301

di » » Di STEFANO, Osservaz. stratigr. sul plioc. e sul postplioc. LIMSCIACCA PARLO LS LO 22, 25.

» » » SIMONELLI, Terr. e foss. d. isola di Pianosa nel Mare Tir- reno; in: Boll. R. Comit. geol. d’Ital., Vol. XX, p.206.

» » » Carus, Prodr. faun. mediterr., Vol. II, p. 358. » » » Di SteFANO e VioLa, L'Età

d. tufi calcarei di Matera è di Gravina ecc., p. 8, 9, 18.

O 1893. l Cerithium vulgatum Brug., De Lorenzo, Foss. n. argill. sabb. postplioc. d. Basi- licata.

Qualche esemplare nelle sabbie argillose delle località, i Bianchini, Cutrofiano (paese) e lo Cisterna.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino (Mon- terosato), Sciacca (Di Stefano), Gravitelli, pr. Messina (Ara- das), Reggio e dintorni, Villa S. Giovanni, Monosterace, Bo- vetto, Ravagnese, in Calabria (Seguenza), Carrubbare, S. An- gelo, S. Costantino, id. ( De Stefani, Neviani), Nova Siri, in Basilicata (De Lorenzo ), Matera, Gravina ( Di Stefano e Viola), Vesuvio (Guiscardi ).

Postpliocene inferiore: Sciacca ( Di Stefano), Gallina, in Calabria (Seguenza), S.!* Maria di Catanzaro (Rambotti e Neviani), Matera ( Di Stefano e Viola), Taviano, Taranto, Gallipoli (De Giorgi), Monte Mario ( Conti, De Rayneval), Ac- quatraversa, pr. Roma (Meli), Vallebiaja ( Manzoni ), Livorno (Appelius), Rodi (Fischer),

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo. Weinkauff e Bucquoy, D. D., lo citano nel miocene dell’ Europa Nord.

13. Vermetus arenarius, Linneo. 1844. Vermetus gigas Bivona, Arapas e Madarore, Catal. ra-

gionato d. conch. viv. e foss. d. Sicilia, p. 959.

1854. » arenarius Lmk., De RavNnEvaAL, Coq. foss. d. i M. Mario, p. 11. 1864. » » Lnn.,, Conti, M. Mario e i suoi foss. subappenn., p. 30. 1868. » » » WrInKAUFF, Die Conchyl. d. Mittelm., Vol. II, p. 320. 1876. » » » De GioreIi, Note geol. sulla

prov. di Lecce, p. 295.

1876.

1877.

1877.

1850.

1884.

1889.

1890.

Sag pae

Vermetus arenarius Lnn., St6HR, Il terr. plioc. d. dint.

di Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d’Ital., Vol. VII,

p. 469.

» » MontERrosato, Catal. d. conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., parlo.

gigas Bivona, FiscHER, Paléont. d. terr. tert.

d. 1 Ile de Rhòdes, p. 24. arenarius Lnn., SEeGuENZA, Le Formaz. terz. n.

prov. di Reggio C., p. 267, 355.

» » Bucquoy, D., D., Les moll. mar. du Rouss., Vol. I, p. 286, Tav. DX fig. 2,19; Ao e 6 (var.).

» » Di SterANO, Osservaz. stratigr. sul plioc. e sul postplioc. di Sciacca, p. 14, 25.

» Desh., CARUS, Prodr. faun. mediterr., Vol. II, p. 850.

Qualche modello interno nel tufo della località Cappuccini. Viv. nel Mediterraneo.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino (Mon-

terosato ), Sciacca (Di Stefano), Monteleone, Musala, in Ca- labria (Seguenza), Taranto, Gallipoli (De Giorgi ).

-. Postpliocene inferiore: Sciacca ( Di Stefano), Gallina, in Calabria (Seguenza), S. Cataldo, nel Leccese (De Giorgi), Monte Mario (Conti, De Rayneval), Rodi (Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi-

terraneo. È riportato anco nel miocene (Michelotti Weinkauff, Bucquoy, D., D.-etc.).

bot

165

14. Turritella subangulata, Brocchi. Tav. II, fig. 16.

1844. Turritella subungulata Stader, Aranas e MAGGIORE, Catal. ragionato d. conch. viv. e foss. d, Sic., p. 350.

1876. » » Broce., St6HR, Il terr. plioc. d. dint. di Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d’ Ital., Vol.

VII, p. 469.

1580. » » » SecuENZA, Le Formaz. Terz. n. prov. di Reggio C., p. 267.

1885. » » » Lovisato, Riass. sui terr. terz.

e posterz. d. Circond. di Catanzaro; in: Boll. reg. Com. geol. d’Ital., Vol. XVI, p. 108.

Due esemplari nelle sabbie argillose della località Conta- tore, i quali ho determinato per la 7. subangulata Brocchi. Essi han conchiglia solida, non molto spessa; misurano in lunghezza e diametro massimo rispettivamente mm. 45-50 e mm. 11-12, con angolo spirale regolare dai 14° ai 15°. Gli an- fratti, in numero di circa 12, sono separati da suture infossate, accrescentisi regolarmente, convessi, con una carena che li di- vide in due parti diseguali, l'anteriore più stretta, la poste- riore più larga con 5-6 cordoncini più sporgenti e altri pic- coli filiformi intercalati fra i primi. Base solcata da nume - rose strie sottili, capillari, di cui qualcuna più sporgente; apertura subovale. Li ho differenziati dalla var. 7. acutangula Brocchi, per la mancanza di fini strie regolari e numerose su- gli anfratti, e per solo cordone più prominente nella parte più rilevata di essi, che si osservano in questa varietà.

Li ho anco differenziati dalla 7. decipiens, Monterosato, forma che è una riduzione della presente, perchè questa è di

166 statura minore e con cordoncini longitudinali più uniformi come fanno anco osservare i Prof. De Stefani e Pantanelli (1). Specie estinta. Giacimenti: postpliocene inferiore: $.'* Cristina, Gallina, in Calabria (Seguenza), S.'* Maria di Catanzaro (Lovisato).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo.

15. Turritella communis, Risso.

1844. T'urritella terebra Brocchi, Arapas e MAGGIORE, Catal. rag. d. conch. viv. e foss. d. Sicilia, p. 892.

1848. » communis Risso, —Woop, Monogr. of, the crag Moll Noli. Tav. IX, fig. 9 a-0.

1856. » » » GuiscarDI, Faun. foss. ve- suviana, p. ll.

1868. » » » WEINKAUFF, Die Conchyl. Mittel Vo 4a p. 318.

1868. » » » ManzonI, Sagg. di conch.

foss. subappenn., Faun. d. sabb. gialle, p. 64.

1871. » » » AppeLIus, Catal. d. conch. foss. del Livornese, p. 25, 60, 95. 1872-74. » terebra Lun. Woop, Suppl. to the crag Moll., p. 59. 1873-77. » communis Risso, SEGUENZA, Studi stratigr. 1875. » » » FucHs e BitTNER, Le Form.

plioc. di Siracusa e Len- tini; in: Boll. R. Comit geol. d’ Ital., Vol. VI. p. 291.

(1) Moll. plioc. d. dint. di Siena, 1880, p. 149.

1876.

1877.

1881.

1884.

1885.

1889.

1890.

1892.

—— 167

Turritella terebra Phu » communis Risso, » terebra Linn., » » » » communis Risso,

St6HR, Il terr. plioc. d. dint. di Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d’Ital., Vol. VII, p. 470.

Fiscarr, Paléont. d. terr. tert. de l’ Ile de Rhodes p. 36.

SaRs, Moll. reg. arct. Norv., p. 185 (359).

DE GrorGi, Note geol. sulla prov. di Lecce, p. 234.

SEGUENZA, Le Formaz. terz. n. prov. di Reggio C., p. 204, 319, 355.

MeLI, Notiz. ed osservaz. sul resti organ. n. tufi leucit. d. prov. di Roma, pool

Bucquoy, D., D., Les moll. mar. du Rouss., Vol. I, piaz, Lav XOGVTI, fig. 6-7; 9-11 (var.).

Brocchi, Lovisato, Riass. sui terr.

terz. e posterz. d. Cir- cond. di Catanzaro; in: Boll. R. Comit. geol. d’ Ital., Vol. XVI, p. 108. Di STEFANO, Osservaz. stra- tigr. sul plioc. e sul postplioc. di Sciacca, p. 11, 14, 17, 19,22, 25. CarUs, Prodr. faun. me- diterri Voli par354. Di StEFANO e VioLa, L'Età d. tufi calcar. di Ma- tera e di Gravina ecc., PELO 2 IAA 6R8:

168 -— 1893. Turritella communis Brocchi, De Lorenzo, Foss. n. argill. x sabb. postplioc. d. Ba-

silicata.

Moltissimi esemplari nelle sabbie argillose di tutte le lo- calità da me indicate nel Leccese. Essi presentano pochi tipi ben decisi e ben definiti come quello descritto e figurato dal Brocchi (1) con il nome di Turbo terebra, Lun. In generale presentano delle forme di passaggio alla 7. tricarinata, Broc- chi, di cui posseggo anco un discreto numero di esemplari, i quali, nella massima parte, corrispondono alla specie del Brocchi.

Un parallelo fra le note caratteristiche delle due forme, secondo le descrizioni del Brocchi, farà intender meglio la cosa :

T. communis, Risso. T. tricarinata, Brocchi (1).

Anfratti gonfi, pochissimo Anfratti gonfi; tre carene ristretti nella parte posteriore, più rilevate e più regolari di circondati da 8-10 sottili strie modo che evidentemente si ri- filiformi. conoscono in tutti essi an-

fratti Gli spazî intermediari alle carene sono sottilmente striati.

Questa differenza si nota benissimo nelle forme che sono agli estremi, ma nelle intermedie o di passaggio, si notano sempre tre carene più sollevate in mezzo alle altre. E il Phi- lippi (2) appunto col nome di Turritella terebra, Brocchi, com- prendeva anco la 7. fricarinata della quale faceva una sem- plice varietà x distinta per « lineis trasversis tribus eleva- tioribus ». E poco dopo, lo stesso, aggiungeva che spessissimo si notano tre linee più elevate framezzo alle 8-10; e che, nella var. , mentre si notano le tre carene più elevate che le al- tre, gl’interstizi lasciati da queste sono alquanto striati, e « forme intermedie eam (var. y) cum a (7. zerebra) con- Jungunt ». Dunque limiti precisi netti non si hanno nei miei

(1) Conch. foss. subappenn., Vol. II, p. 364, Tav. VI, fig. 8. (2) Enum. Moll. Sic. Vol I, p. 190.

169 individui; bensì le forme marcate si hanno agli estremi con- giunti con altre intermedie, le quali facilmente si accostano alla tricarinata. Il Weinkauff (1) pure ne fa una sola specie vivente col nome di 7. communis, Risso, dicendo come questa specie sia molto variabile e che appena si possono trovare due esemplari della stessa conformazione.

Il Wood (2) per le 7. communis, Risso, ci due figure di cui la 9? corrisponde abbastanza alla tricarinata. Brocchi, e la non ha a far nulla con la communis, con la tricarinata. & nel supplemento (3) fa la communis del Risso sinonima della feredbra di Linneo, senza fare alcuno accenno alla #ricarinata; ma questo forse dipende dal perchè le forme atlantiche differiscono alquanto dalle mediterranee.

E così il Sars (4) della 7. ferebra, Lnn. fa sinonimo la tricarinata Brocchi, la communis Risso, e la ungulina, Auct. (non Linn.) dicendo come tre costole sugli anfratti sieno più rilevate.

Io, pur riconoscendo la polimorfia della 7. communis, come dice anche il Fontannes (5) distinguo la communis dalla tricarinata, fondandomi sulla maggiore o minore prominenza delle tre carene e confessando che una tipica communis non l'ho, tanto che per farmene un’idea ho dovuto esaminare altri esemplari di altre località, cioè del pliocene di S. Co- lombano, prov. di Piacenza e della darsena di Livorno i quali corrispondono esattamente alla specie del Risso. Altri esem- plari di communis da me esaminati, sono quelli del pliocene della Val d' Andona (Asti), dintorni di Parma e Modena, Ca- stellarquato, prov. di Piacenza, di Peccioli ( Val d’ Era), prov. di Pisa, di Castrocaro, prov. di Firenze, di Pienza, prov. di Siena, dintorni di Palermo (Ficarazzi); dei quali esemplari quei di Peccioli, di M. Mario, Palermo han forme di passaggio alla 7. tricarinata, Brocchi.

(1) Op. cit. loc. cit.

(2) Op. e loc. citati.

(BYAVAI, pi0207.

(4) Op. e loc. cit. p. 185.

(5) Les moll. plioc. de la vall. du Rhòne et du Rouss. Vol. I, p. 200.

170

I miei esemplari leccesi, del resto, han molte più analo- gie con quei di Palermo (i cui esemplari che ho esaminato sono etichettati dal Seguenza), che con gli altri, anzi si pos- son dire veramente identici a questi ultimi.

Forse volendo rapportare i miei individui alla specie vi- vente, essi sono analoghi per alcuni esemplari alla 7. com- munis Risso, var. 3 soluta, B. D., D., (6) di Seulac ( Gironda); difatti in non pochi di tali miei esemplari ritrovo l’ultimo o gli ultimi anfratti staccati dagli altri o staccati fra loro per una sutura più profonda che si giudica a prima vista un’ anomalia.

Della #ricarinata ho visto forme tipiche negli esemplari del pliocene della Fossetta Cianca, prov. di Modena, di Monte Mario, e di Naso prov. di Messina ed altre, meno decise, delle argille turchine del pliocene di Croara, presso Imola, delle marne dell’ Appennino del Castelluccio, distretto di Brisi- ghella, provincia di Forlì, di Montegibio, di Niciola, di Guana, prov. di Modena; di Riolo, Romagna; di Castrocaro, prov. di Firenze; del pliocene di Orciano (Val di Fine), dei Bagni di Casciana, prov. di Pisa; del postpliocene di S.'* Maria di Ca- tanzaro; di Naso, prov. di Messina; e dei dintorni di Palermo.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Sciacca (Di Stefano), Reggio e dintorni, Carrubbare, S.'* Cristina, Monosterace, Bo- vetto, in Calabria (Seguenza), Pisticci, Montalbano Jonico, Nova Siri, Rotondella, Anglona, in Basilicata ( De Lorenzo), Matera, Laterza e Ginosa, Gravina (Di Stefano e Viola), S. Pietro in Lama, Castellaneta, Cursi, Gallipoli (De Giorgi), Vesuvio ( Guiscardi).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), Reggio e din- torni, Gallina, in Calabria (Seguenza), S.'* Maria di Catan- zaro ( Lovisato), Corigliano, Taviano, Racale, Manduria, Ostuni, nel Leccese ( De Giorgi), Grottaccie, pr. Roma (Meli), Valle- biaja (Manzoni), Livorno (Appelius), Rodi (Fischer).

Fossile: nel miocene medio, nel pliocene e nel postplio- cene del bacino mediterraneo, nei banchi glaciali di Sckiael nella Norvegia (Sars).

(6) Bucquoy, D., D., Op. cit. p. 226, Tav. XXVIII, fig. 9-10.

171

16. Turritella tricarinata, Brocchi.

1854. Turritella tricarinuta Brocc., De RaAyvNnevaL, Coq. foss. d. M. Mario, p. 12. 1864. » » > Conti, M. Mario ed i suoi foss. subappenn., p. 32. 1873-77. S SE > Secuenza, Studi stratigr. 1876. » » » DE GiorsI, Note geol. sulla prov. di Lecce, p. 234. ISTE » » » MonteRrosaTo, Catal. d. con-

ch. foss. d. Pellegr. e ica po)

1877. » » » Fiscuer, Paléont. d. terr. tert. de l’ Ile de Rhòdes, paio,

1880. 5 » » SEGUENZA, Le Formaz. terz.

n. prov. di Reggio C., p. 267, 919.

1881. » è » MELI, Notiz. ed osservaz. sul resti organ, nei tufi

, leucit. d. prov. di Roma,

p. 26. 1883-84. » » » DE STEFANI, Escurs. scient. i n. Calabria, p. 233, 236, 241. 1885. DAT » » Lovisato, Riass sui terr.

terz. e posterz. d. Cir- cond. di Catanzaro; in: Boll. R. Com. geolog. d’ Ital., Vol. XVI, p. 108.

1888. » » » Ramporti e NEVIANI, Co- stituz. geol. d. litt. jo- nico da Cariati a Mo- nosterace; in : Boll. Soc. seoleiitals@08Viol VIII p. 335.

-- 172 —- 1891. Turritella tricarinata Brocc., MonTEROSATO, Moll. foss. quatern. di S,'2 Flavia. p. 9.

Un discreto numero di esemplari nelle sabbie argillose di quasi tutte le località che ho esplorato.

Viv. nel mare Mediterraneo.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, S.!8 Flavia, in Sicilia ( Monterosato ), Monosterace, Carrubbare, in Calabria (Seguenza), fiume Metràmo, contrada Filiceto, (com. Vallelonga), S. Angelo, id. ( De Stefani), S. Pietro in Lama, Arnesano, Brindisi, nel Leccese (De Giorgi).

Postpliocene inferiore: Reggio e dintorni, $.'* Cristina, in Calabria (Seguenza ), Borgia, id. (De Stefani, Rambotti e Neviani), S.** Maria di Catanzaro (Lovisato ), ‘M. Mario, (Conti, De Rayneval), Acquatraversa, pr. Roma (Meli), Rodi ( Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino me- diterraneo.

17. Turritella incrassata, Sowerby (1). Tav. II, fig. 12, 13, 14.

Qualche esemplare nelle sabbie argillose della località, Colamaria.

(1) 1812. Turritella incrassata. . . . I. Sowersy, Min. Conch. of. Great.

Brit., Vol. I, p. 113, Tav. LI, fig. 6.

1855. » triplicata Suw., Nysr, Rech. sur. les coq. foss. d’ An- vers, p. 27.

1839. » imbricataria var. B, Nyst e WesTENnpORP, Nouv. rech.

sur les coq. foss. Anvers, p. 18, excl. (syn).

1842. » » Sow., S. Woop, Cat. of. the crag shells, Aun. and. Mag. of. Nat. hist., Tav. IX, p. 594.

1842. » bicincta » S. Woop, Ibid., p. 584.

1843. » triplicata » Nvsr, Descriz. des coq. et polyp. foss. tert. de la Belgique, p. 400, Tav. XXXVII, fig. 7, 8.

173

Di questa Zurritella, per identificare i miei pochi, ho esa- minato esemplari del pliocene (sabbie gialle) di Anversa, nel Belgio; del pliocene (crag corallino) di Gedgrave (fig. 13), Oxford, nell’ Inghilterra.

Il Wood (1) della 7. sncrassata, Sowerby, fa sinonimi la T. triplicata, Brocchi del crag corallino e del crag rosso, la T. vermicularis, id., e la 7. bicincta, S. Wood del crag coral- lino, distinguendo queste tre ultime al più come varietà.

Dalla semplice ispezione delle figure, io debbo dire, come quella data per la 7. incrassata, Sowerby, var. triplicata del crag corallino (Tav. IX, fig. 7a) non corrisponde punto alla T. triplicata, Brocchi, ma si avvicina agli esemplari che ri- tengo come tipici della 7. ‘ncrassata; invece la figura data per la var. vermicularis (Tav. IX, fig. 76) non risponde alla T. vermicularis tipica, ma ad una vera 7. triplicata, Brocchi.

1848. Turritella incrassata Sow., S. Woop, Monog. of. the crag. Moll., Vol..I, p. 5, Tav. IX, fig: la (var. triplicata from. corall. crag) e fig. 7c (var. triplicata from.

red crag).

1853. » » » Nysr, in d' Omalius d’ Halloy, Abrégé de géol., p. 590, 592.

1862. 9 » » Nvysr, in d’ Omalius d’ Halloy, Préc. élém. de géol., p. 612, 614.

1868. » » Nysr, in Dewalque, Prod. d’ une descr. géol. de la Belgique, p. 423.

1872. » » » S. Woop, Monogr. crag moll. Univ. suppl., p. 52.

1874. » » » S. Woop, Ibid.; suppl. synopt. list., p.-207.

1881. » » » Nrsr, Conch.d. terr. tert. de la Belgique

Pr. part., p.82, Tav. VI, fig.125 (9).

fig. 12e (Tur. incrassata var. planispira ).

» 12/f (Tur. incrassata. var. imbricataria ).

» 129 (Tur. encrassata var. bicincta).

n eta .

(ANO p-eXleetei

174

Anche nel 1872-74 lo stesso Wood (2) continua a ritenere la triplicato del Brocchi una semplice varietà dell’ incrassata del Sowerby, confondendo con questo nome varie forme di- verse.

E pure il Nyst, nel 1881, (3) sostiene lo stesso che il Wood, e cioè come varietà dell’incrassata, la triplicata del Broc- chi e la diceneta del Wood S., dicendo che la distinzione che alcuni autori fanno tra la inerassata del Sow. e la #riplicata del Brocc. perchè questa alla base è provvista di solchi tra- sversali, invece che di fini strie come quella, non è suffi- ciente per caratterizzare due specie, e che quindi gli esem- plari che si ascrivono a questa forma bisogna riferirli alla T. incrassata, Sow.

lo non posso accettare questa ultima conclùsione deri- vante dall’ essere la 7. triplicata specie imperfettamente co- nosciuta.

I solchi alla base, notati dal Nyst, li ho costantemente riscontrati nella tipica triplicata del Brocchi, negli esemplari senesi e anco nella rhodanica del Fontannes (7. triplicata, Brocchi) di Millas. presso Perpignano.

Inoltre, mentre l’ angolo spirale nella #riplicata oscilla intorno ai 18°, nella incrassata è di circa 16°: gli anfratti, in quella sono convessi, le suture bene impresse, distintissime ; in questa i primi pianeggianti addirittura, le seconde lineari; in quella tre cordoncini ben rilevati, di cui il mediano più che gli altri, il quale all’anfratto un aspetto carenato nei primi giri, i scichi ben delimitati; in questa tre cordoncini poco rilevati, piccoli, di cui il posteriore obsoleto, e i solchi poco impressi; le strie secondarie in quella visibili facilmente con la semplice ispezione oculare e ben manifesti gl’ increspa- menti per le strie d’accrescimento, in questa tanto sottili da dover reclamare l’uso della lente per essere meglio osservate e quasi obsoleti gl’ increspamenti eccetto che verso la metà ultima dell’ ultimo anfratto.

In conclusione io ritengo specie ben distinte la 7. én-

(2) Op. e loc. cit. pagg. 52 e 207. (3) Op. cit., loc. cit.

2s

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ili

SO A DETTA

ME 14 Se i d-

175

crassata Sow., la T. triplicata, Brocc. e la 7. vermicularis, Br. e ritengo come var. della 2nerassata, la bicineta del Wo È.

La 7. incrassata, Sow. propria del pliocene atla-tico, mancante al pliocene mediterraneo, entrò, solo durante il postpliocene, nel Mediterraneo, lasciando le sue spoglie nei terreni di questa età, dell’ Italia, e trasformandosi poi o in- crociandosi, per modo che il tipo, oggi è scomparso dal nostro mare. Difatti esaminando degli esemplari di Zurritella del postpliocene di S.'* Maria di Catanzaro (fig 12), di San De- metrio Corone (in Calabria), della località Colamaria e d' altri luoghi, mi son convinto che essi seno quasi identici alla tipica incrassata del Sowerby dell'Atlantico, del Belgio e dell’ In- ghilterra. Qualche esemplare se ne allontana per avere i cor- doncini più prominenti e qualche stria secondaria più marcata. In conclusione, nel postpliocene dell’Italia, si può ritenere con sicurezza che trovasi fossile la 7. incrassata, Sow. del pliocene atlantico. Ho figurato insieme un esemplare tipico del Crag di Gedgrave (fig. 13), uno del postpliocene inferiore di S.!® Maria di Catanzaro (fig. 12), uno del postpliocene superiore dei din- torni di Reggio Calabria (fig. 14).

Fossile: nel postpliocene del bacino mediterraneo; nel plio- cene dell’ Inghilterra ( Wood), del Belgio (Nyst).

Con la 7. incrassata, Sow. han molte e strette analogie le tre specie di 7urritella che seguono, e cioè: la 7. Sandri, n., la 7. turbona, Monts., e la 7. lycienses, n.

18. Turritella Sandrii, n. (1). Tav. II, fig. 15.

Parecchi individui nelle argille sabbiose delle località i Bianchini, la Luce, Contatore, lo Cisterna, presentano le se- guenti caratteristiche.

Conchiglia allungata, turriculata, non molto spessa, ap- puntata alla estremità; non raggiunge vistose dimensioni, mi- surando gli individui più grandi in lunghezza e nel diametro massimo rispettivamente mm. 45 e mm. 14. Angolo spirale

(1) T. duplicata, Sandri, non Lnn.

176

intorno ai 18°, quasi costantemente. Anfratti in numero di 12 a 13, separati da suture lineari, i quali s’ accrescono lenta- mente e regolarmente: la metà anteriore piana, la posteriore leggermente incavata. Sugli anfratti si notano in avanti due filettature eguali assai ravvicinate, distinte da un piccolo solco; l'anteriore di esse costeggia e limita la sutura: nel mezzo v'è, a guisa di carena, un cordoncino assai più sviluppato pro- minente e nastriforme, separato dagli altri cordoncini da un solco abbastanza largo e ben netto; sulla parte declive del- l’anfratto, a volte, non vi è accenno di cordoncini, a yolte vi è una stria secondaria alquanto sviluppata che simula un cingoletto. Il profilo del giro è, così, diviso in due metà, di cui l’ anteriore è più corta e a diametro maggiore, la poste- riore è più lunga e a diametro progressivamente attenuantesi; ciò che si verifica in tutti i giri della conchiglia. Le strie secondarie si notano più facilmente nella prima metà dell’an- fratto, ma vi sono anco sull’altra metà e si osservano tanto sui cordoncini, come nei solchi: qualcuna prende uno sviluppo maggiore, in ispecie sulla parte più ristretta dell’ anfratto stesso. Tanto i cordoncini, quanto le strie secondarie sono in- tersecate da lievi linee di accrescimento.

Apertura subrettangolare, più arrotondata posteriormente, specie dalla parte della columella; margini uniti da callosità poco spessa, labbro alquanto concavo.

Questa var. ha molte analogie con la T. incrassata, Sow. ma se ne differenzia per la superficie declive o scavata della parte posteriore dell’anfratto e per il cordoncino mediano molto prominente. Allo stesso modo s’ avvicina alla var. bicw- cta Wood, della suddetta incrassata, ma pure se ne distingue perchè in questa manca il terzo cingolo, e le due carene sem- brano più uniformi e portate nella conchiglia più in alto, al- meno a giudicare dalla figura del Wood, giacchè non ho po- tuto esaminare esemplari originali.

La stessa 7. Sandri ha qualche analogia con la miocenica T. Archimedis, Brongniart.

Ma la 7. Archimedis presenta solo due cordoncini sulla parte anteriore dell’ anfratto, eguali costantemente, molto più prominenti, poco arrotondati, e quasi taglienti, di cui uno sulla

177 metà dell’anfratto, separati da un solco largo, profondo, ben delimitato, ciò che si osserva uniformemente su tutti gli esem- plari, e su tutti gli anfratti. Numerosissime strie secondarie, sottili, solcano di nuovo e i due cordoncini e il loro solco e la parte del giro tra il secondo di essi e la sutura: anco questi, uniformi, regolarissimi.

La mia forma si differenzia pure dalla miocenica 7. bica- rinata. Eiclwald allo stesso modo come la si differenzia dalla T. Archimedis, cioè per la più fine scultura dei cordoncini e delle strie secondarie restando allo stesso modo gli altri caratteri.

Finalmente la stessa 7. Sandri presenta delle analogie con la 7. biplicata, Bronn, ma se ne distingue facilmente perchè questa non ha mai accenno ad un cordoncino nella parte po- steriore; 1 cordoncini stessi sono prodotti da un sollevamento in massa dell’anfratto, mentre nella mia forma essi sono come dei nastrini limitati tutt’ attorno; inoltre perchè anteriormente la biplicata non mostra mai tante cingoletti, o cordoncini rav- vicinati e separati da un solchettino. Per tutti questi fatti io ritengo che questa forma abbia più analogie con la encrassata del Sowerby, sebbene apparentemente ne sembri più distante che dalle altre specie di cui s'è detto.

Questa forma, anche vivente nel Mediterraneo, ricorda la T. duplicata, Sandri, ritenuta una varietà della vivente tre plicata, o vermicularis, Brocc.; ma esistendo già una 7. dupli cata, Linneo, mi par giusto dare a tali esemplari un altro nome, ed è per questo che propongo quello di Turritella Sandri.

19. Turritella turbona, Monterosato (1). Tav Agios n19?

Diversi esemplari nelle argille sabbiose di molte delle lo- calità da me esplorate.

(1) 1877. Turritella turbona, MontEROsaTO, Conch. d. rada di Civitavecchia; in: Ann. Mus. Civ. di Genova, Vol. IX, p. 420. 1878. » > MontERosato, Enumeraz. e sinon. conch. me- diterr., p. 29, ( Estr. d. Giorn. di Sc. Nat. ed Econ. di Palermo, Vol. XIII). (9612

178

Conchiglia di dimensioni più grandi che quelle della San- drii. subulata. solida appuntata all'apice. I maggiori individui misurano in lunghezza mm. 60 e nel diametro massimo mm. 20. Angolo spirale tra i 16° e i 18°. Anfratti in numero di 15. se- parati da suture lineari a volte leggermente infossate che s’ac- crescono lentamente, regolarmente, dall’apice alla base. Essi presentano sul davanti due cordoncini molto ravvicinati, di cui uno limita la sutura, separati da un solco profondo, largo quasi quanto essi stessi: nel mezzo un cordone acuto, nastriforme, più spesso di tutti, molto prominente quasi a mo' di carena, separato dai due primi da un solco bene scolpito e largo 4-5 volte uno dei cordoni; posteriormente vi è un cingoletto co- stante ma poco prominente situato ad eguale distanza dal cor- doncino mediano e dalla sutura posteriore e fiancheggiato, presso la sutura superiore o posteriore, da due solchi, larghi come il primo, ma poco scavati Le strie secondarie, molto nu- merose e bene appariscenti, sono scolpite tanto sui cingoli come nei solchi, anzi qualcuna di esse si sviluppa maggior- mente ai lati dell'ultimo cordoncino, tanto da simulare altri piccoli cordoncini, mentre pure a volte i cingoletti maggiori, specialmente quelli posteriori, si fanno poco distinti. Strie d’accrescimento poco ben marcate. Apertura subrettangolare con i lati columellare e posteriore arrotondati. Base solcata da strie secondarie numerose di cui 7-8 più prominenti.

Questa forma avrebbe delle analogie con la 7. vermicu- laris Brocchi, per la comparsa del quarto cordoncino, ma ne è molto distante perchè i cingoli sono disposti diversamente. Gli anfratti. poi, non sono decisamente convessi e d’altra parte l’assieme della conchiglia ne è ben distante.

Le varietà meno pianeggianti ad anfratti subrettangolari rappresentano la 7. turbona del Monterosato. per cui a questa forma serbo il detto nome non essendovene altro che indichi specie più vicine ad essa.

È citata vivente dal Monterosato nella rada di Civitavecchia e nel mare di Corsica.

179

20. Turritella lyciensis, n. bevo JO sita algo

Non pochi esemplari in diverse argille di differenti loca- lità da me studiate.

Ha i seguenti caratteri:

Conchiglia allungata. turriculata, poco spessa, con angolo spirale intorno ai 17°-19°, regolare o leggermente convesso verso il 6°-7°; essa può raggiungere in lunghezza e diametro mas- simo, rispettivamente, mm. 60-65 e mm. 16-19 Anfratti in nu- mero di 12-14, o quasi, decisamente pianeggianti, o con ac- cenno a una carena obsoleta verso il mezzo, che diventa più manifesta verso i primi giri; suture che restano semplicemente lineari, o infossate in un solco poco profondo: i giri si accre- scono così lentamente, ma regolarmente presentando alcuni dei primi una carena Hanno quattro o cinque cordoni, variamente disposti sulla parte anteriore ed egualmente distanti e svilup- pati, o sparsi sulla superficie dell’anfratto; il primo di essi limita la sutura; e tutti sono separati da solchi più o meno larghi a seconda che sono più o meno distanti; in tutti i casi però profondi. Le strie secondarie scolpite sui cingoli o sui solchi sono molto numerose e di esse, in alcuni individui. qual- cuna è maggiormente sviluppata delle altre, da simulare un cordoncino minore. Le strie d’accrescimento sono anch'esse numerose ma poco manifeste. Apertura subrettangolare col lato columellare e posteriore arrotondati. Base solcata da strie nu- merose secondarie, poco elevate, di cui 7-8 più prominenti ed equidistanti.

Questa varietà ha molte analogie con la 7. tornata, Brocchi e la 7. Brocchù, Bronn: ma da quella si differenzia princi- palmente perchè sebbene mostri numerosi cordoncini, questi non sono uniformi in ogni anfratto. come si osserva benissimo nella tornata, in cui la tipica irregolarità dei cordoncini è mantenuta da tutti ugualmente in ogni anfratto e, d'altra parte, l’accenno ad una leggera carena è anch'esso un carattere dif- ferenziale. Dalia 7. Brocchi, si differenzia poi perchè gli an-

180 fratti non sono decisamente pianeggianti, perchè i suoi cin- goli non sono bene scolpiti, larghi, nastriformi, con solchi ben delimitati, con strie secondarie grossolane e linee d’accresci- mento manifeste, e per l’ assieme stesso della conchiglia.

21. Capulus hungaricus, Linneo.

1886. Pileopsis hungaricus Lnn., ScAccHI, Notiz. int. alle coneh. ed ai zoof. foss. di Gra- vina, p. 54.

1848. Capulus » » Woop, Monogr. of. the crag.

Moll., Vol. I, p 155, Tav. XVII, fig. 2 4-9. 1854. Pileopsis » Lmk., De RayNEvaL, Coqg. foss. de

M. Mario, p. 8. 1864. » » » CONTI, M. Mario ed 1 suoi foss. subappenn., p. 27. 1868. Capulus » Lnn., WEINKAUFF, Die Conchyl. d. Mittelm., Vol. II, p. 387. 1868. » » » ManzonI, Sagg. di conchiol.

foss. subappenn., Faun. d. sabb. gialle, p. 64.

1871. » » » AppeLIUS, Catal. d. conch. fosss. d. Livorn. p. 26, 49. i 1872-74. » » » Woop, Suppl. to the crag moll., p. 88. | 1877. » » » MonTtEROSsATO, Catal. d. conch. foss. d. M. Pellegr. e Ficar., i 195 Cb 1877. » » » FiscHer, Paléont. d. terr. tert. de l’ Ile de Rhòdes, pal: 1878. » » » Sars, Moll. reg. arct. Norv., p. 358. 1880. » » _ » SeGuENZzA, Le Formaz. terz.

n. prov. di Reggio C., p. 273, 319, 357.

181 1883-84. Cupulus hungaricus Lnn., DE STEFANI, Escurs. scient. n.Calab. ia. p.221,282, 256. 1886. » » 2 UBUcuoy DSS AeLest molli mar. du Rouss., Vol. I, p. 464, Tav. LVI, fig. 1-6. 1889. » » » Di Stkrano, Osservaz. stra- tigr. sul plioc. e sul post-

plioc. di Sciacca, p. 14, 22.

1890. » » Sow., CARUS, Prodr. faun. mediterr., MolBRTI:p.7908, 1892. » » Lnn., Di STEFANO e Viona, L'Età

dei tufi calcar. di Matera e di Gravina ecc., p. 10), 18.

Un solo esemplare nella sabbia argillosa di Cutrofiano, (paese).

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino. Fi- carazzi, ( Monterosato), Reggio e dintorni, Archi, in Calabria (Seguenza), Carrubbare, Palmi, contrada Filiceto, com. Val- lelonga. id. ( De Stefano), Matera, ( Di Stefano e Viola ), Gra- vina (Scacchi, Di Stefano e Viola).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), Gallina, in Calabria (Seguenza), Monte Mario (Conti. De Rayneval), Val- ebiaja (Manzoni), Livorno (Appelius). Rodi (Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo: nel crag dell'Inghilterra (Wood), del Belgio (Nyst), nel postglaciale della Norvegia (Sars).

22. Caliptraea chinensis, Linneo. et var. pseudobrocchia n. Tav. II fig. 3.

1836. Caliptraea chinensis Lnn., ScaccHi, Notiz. int. alle conch. ed ai zoof. foss. ecc. di Gravina, p. 53. 1848. » » » Woop, Monogr. of. the crag MOLIAAVio LAbIFA par 15)90 Tav. XVIII, fig. la-e.

Ù

1854.

1864.

1868.

1868.

18713

1872-74.

1876.

1877.

1877.

1880.

1883-84.

1885.

1886.

182

Caliptraca chinensis Lnn.,

) » » » » » » » » » » » » » » » vulgaris » chinensis Lnn.,

» » » » » »

» » »

» » »

» » »

Philippi,

De RaAyNEVAL, Coq. foss. d. Monte Mario, p. 9. Conti, M. Mario, ed i suoi

foss. subappenn., p. 27.

WeInKAUFF, Die Conchyl. d. Mittelm., Vol. II, p. 332.

ManzoNI, Sagg. di conch. foss. subappenn. Faun. d. sabb. gialle, p. 64.

AppeLius, Catal. d. conch. foss. del Livorn., p. 26, 49, 60, 76.

Woop, Suppl. to the crag Moll., p. 89.

De GroreI, Note geol. sulla prov. di Lecce, p. 237.

MontEROSATO, Cat. d. conch. fuss. di M. Pellegr. e Eieansmp 9:

FiscHER, Paléont, d. terr. tert. de 1’ Ile de Rhòdes, 105 DRS

SEGUENZA, Le Formaz. terz. n. prov. di Reggio C., p. 273, 321, 357.

De STEFANI, Escurs. scien- tif. n Calabria, p. 221, 297, 240, 241, 242.

Lovisato, Riass. suli terr., terz. e posterz. d. Cir- cond. di Catanzaro; in: Boll. R. Comit. geol. d’ Ital., Vol. XVI, p 104.

Bucquuy, D., D., Les moll. mar du Rouss., Vol. I, p.456, Tav. XLV, fig. 1-4 (tipo); 5-7 (var.).

drei deine Mc sd

183

1886. Caliptraea chinensis Lnn., NEVIANI, Giacim. d. cetac. foss. d. Monteleon.se; in: Boll. Soc. geol, ital., ViolMAVi,t pi072:

1888. » » » RamBortI e NEVIANI. Co- stituz. geol. d. lit.. jo- nico da Cariati a Mo- nos erace; in Boll. Soc. OI AMATE p. 395, 957.

1859. Gulerus » » Di STEFANO, O servaz. stra-

| tiyr. sul plioc. e sul

postplioc. di Sciacca,

p. 14, 22. 1890. » » Desh., CaRrUS, Prodrom. Faun. me- diterr, Volt. 310% 1892. » » Lon., Di SreFano e VioLa, L'Età

d. tufi calcar. di Ma- tera e di Gravina ecc., prlis:

1893. » » » De Lorenzo. Foss. n. ai- gill. sabb. postplioc. d.

Basil.cata.

Diversi esemplari nelle sabbie argillose delle località la Luce, Contatore, lo Cisterna, Colamaria.

Ne trovai due nelle località i Bianchini e lo Cisterna i quali misurano rispettivamente in diametro e altezza, il primo mm. 29 e mm. 6, il secondo mm. 23 e mm. 9 Essi presentano delle pieghe a spirale che, partendo dal centro, si dirigono alla periferia, larghe da 4 a 5 mm., molto ben distinte sur una metà della conchiglia, ove se ne contano da 6 a 7, e vanno da sinistra (centro) a destra (periferia) parallele alla lamina interna. Per il resto, si notano sulla superficie esterna delle squamme disposte regolarmente a circolo; le strie d’accresci- mento più marcate all’esterno e l’apice che tende manifesta- mente a una spirale. Dalla parte interna lucente si nota la lamella a spira un po’ rotta aderente all’ orlo periferico. Per

184 il fatto appunto di tali pieghe i due miei esemplari avrebbero delle analogie col genere Brocchia e precisamente con la Broc- chia Interlandà, Aradas (1).

Ma, chiaramente i miei esemplari si allontanano dal genere Brocchia, avendo questa una forma più varia e irregolare, sempre uno o due seni sulla metà destra, la metà sinistra spesso piegata, le strie raggianti dall’apice alla periferia, la superficie qualche volta levigata. Inoltre le particolarità della faccia interna dei due miei esemplari sono caratteristiche. Per questo fatto essi restando sempre nel genere Caliptraea, rap- presentano una varietà della chinensis, e propongo il nome di var. pseudobrocchia (Tav. II, fig. 3).

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi ( Monterosato ), Sciacca (Di Stefano), Reggio e dintorni, Villa S. Giovanni, Monosterace, Archi, Ravagnese, Musala, in Calabria (Seguenza), Carrubbare, S. Costantino Calabro, id ( De Stefani) S. Gregorio d’ Ippona (Neviani) Pisticci, in Basilicata (De Lorenzo), Gravina (Scacchi, Di Stefano e Viola) S. Pietro in Lama, Cutrofiano, Gallipoli. (De Giorgi).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), Gallina in Ca- labria (Seguenza), Caraffa, Vena, Borgia, id. (De Stefani, Rambotti e Neviani) S.?* Maria di Catanzaro ( Lovisato, Ram- botti e Neviani) M. Mario (Conti, De Rayneval) Vallebiaja (Manzoni) Livorno ( Appelius) Rodi (Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo, nel crag dell'Inghilterra (Wood) del Belgio (Nyst) nel glaciale di Hopton ( Wood).

23. Xenophora trinacria, Fischer. Tav. III, fig. 4 a-0, fig. 5.

1836. Trochus crispus Kénig, PHILIPPI, Enum. moll. Sic., ViolZ4l= pa caliss atea ye fig. 2D.

(1) Biondi, Monogr. d. gen. Brocchia; in: Atti Acc. Gioemia di Sc. Nat., Vol. XIX, Ser. 2.* p. 85, Tav. V, fig. 1.

tetti nia eticititecitettita

1844. Trochus crispus 1854. Pflorus »

1864. » »

1868. Xerophoru crispa

1871. » » 1876. » » 1876. » » 1877. » » 1877. » » 1879. » trinacria

1888. » crispus 1891. » 1892. » »

185 Konig, PuÒitippi, Id., Vol. II, p. 154.

»

trinacria Fischer,

DE RayvnEvaL, Coq. foss. de M. Mario, p. 11. Conti, M. Mario ed i foss. subappenn., p. 82.

suoi

MANZONI, Sagg. di conch. su-

bappenn., Faun., d. sabb. giall., p. 64. AppeLius, Catal. d. conch.

foss. d. Livornese, p. 26, 49, 84.

StoHR, Il terr. plioc. d. dint. di Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d’Ital, Vol. VII, p. 469.

De Giorgi, Note geol. s. prov. di Lecce, p. 232.

MoxnTtEROSsATO, Catal. d. conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., palio:

FiscHER, Paléont. d. terr. tert. de l’ Ile de Rhdes, p. 25.

FiscHER, Note s. la X. crispa, Kéònig. (sp.); in: Journ. de Conchyol. ser., Tav. XIX, pag. 210.

RamBOTTI e NEVIANI, Costituz. geol. d. littor. jonic. da Cariati a Monosterace ecc.; in: Boll. Soc. geol. ital., Vol. VII, p. 397.

MontEROSATO, Relaz. tra i moll. d. quatern. d. M. Pelleg. e Ficar. e le specie viv.

Di SteFANO e VioLa, L’età d. tufi calcar. di

e di Gravina, ecc., p. 18.

Matera

186

Molti esemplari nelle sabbie argillose di tutte le località da me esplorate.

Di questa specie s'è parlato da molti autori e forse non in modo chiaro, da poter intendere di quale Xemophora si sia voluto dire.

Nell’ Encyclopédie méthodique (1) all’articolo Trochus ag- glutinans, si legge che questa Xenophora vive attualmente nel Mediterraneo. nel mar delle Indie e nell'Oceano delle Antille e che si trova fossile nell'Italia e in Sicilia: certamente si sono riunite assieme specie differenti per età e struttura. E lo stesso sarà accaduto posteriormente, quando, col nome di X. crispa, Kénig, si vollero comprendere specie fossili del pliocene e del postplivcene mediterraneo.

Il Tiberi però, nel 1862 (2), distinse col nome di X. mredé- terranea la vivente nel Mediterraneo dalle fossili.

Il Weinkauff, nel 1867, (3) diceva di un esemplare fossile del'a Sicilia: « sie ist erheblich gròsser als die lebende (nel Mediterraneo) und auch gréber sculptirt ».

Il Fischer però è stato il primo a distrigare la questione. Egli, nel 1879 (4), passa in rassegna le diverse specie di Xe- nophora, descritte da diversi autori col nome di X. crispa, Kénig.

Avanti tutto dice che non è possibile ritener più il nome di X. crispa, perchè la specie non fu descritta con questa de- terminazione, perchè il suo giacimento è falso, e perchè dalla figura non si può argomentare se la conchiglia è eocenica, miocenica, o pliocenica.

In seguito fa vedere come il 7rochus, detto crispus dal Bronn, trovato da questo nell’astigiano è notevole per la sua piccola dimensione (diametro basale 35 mm. circa) con l’ om- belico assai largamente aperto, i cordoni concentrici della base granulosi, larghi al centro, e al numero di 18 a 16 e la con-

(1) Vol. III, 1832, p. 1069-1070.

(2) Descript. d’une esp. nov. du genre Xenophora; in Journ. de Conchyl., Vol. XI, p. 157, Tav. VI, fig. 1.

(9) Die Conchyl. d. Mittelm. Vol. II, p. 341.

(4) Op. e loc. cit.

187 chiglia molto spessa. Propone per questa specie il nome di X. commutata.

Io ho esaminato molti esemplari dello stesso periodo plio- cenico e di differenti località, cioè : del pliocene (sabbie gialle ) di Asti; di S. Colombano, prov. di Brescia; di Castellarquato e delle argille turchine di Diolo, prov. di Piacenza, dei din- torni di Imola, provincia di Forlì, di Castrocaro prov. di Fi- renze, di Siena (Tav. III, fig. 6) ed ho visto che le maggiori dimensioni arrivano a 37-38 mm., ma l'ombelico non è sempre aperto: invece esso negli esemplari adulti è completamente chiuso dalla callosità, solo nei giovani è assai aperto, i cordoni alla base sono manifestamente granulosi, equidistanti, regolari, e obsoleti affatto intorno all'ombelico. Le strie di accresci- mento, a convessità posteriore, sono più manifeste verso l’ orlo dell'apertura, la quale è discretamente ampia.

Il Fischer osserva inoltre come la Xenophora dei Ficarazzi, presso Palermo (postpliocene superiore) molto bene figurata dal Philippi, (1) 11 quale nel 1844 faceva già notare che questa specie non vive più nel Mediterraneo (2), raggiunge il diametro di 55 mm.: il suo ombelico è coperto da una callosità, da cui partono delle strie raggianti, arcuate; i cordoni concentrici della base sono obsoleti, stretti, appena granulosi, perciò pro- pone per questa specie il nome di X. #renacria.

Io ho osservato gli esemplari di questa epoca dei dintorni di Palermo, di Livorno e delle località la Luce, i Bianchini, delle località Contatore, Cisterna, Colamaria, Chiusa Ravenna (Tav. III, fig. 4,40) consultando anco la figura e la descrizione del Philippi ed ho visto che realmente essi sono di statura molto più grande, raggiungendo i 58 59 mm. di diametro; che gli esemplari adulti presentano l'ombelico non perfettamente chiuso da callosità, i giovani mostrano la stessa parte non così decisamente aperta come la Xenophora pliocenica, come, del

(1) Op. e loc. cit.

(2) « Secundum cl. Deshayes haec species in Mediterraneo viva occurrit, « quod errorem puto, inde forte natum, quod specimina, in argilla optime « conservata, non raro a mari eluuntur et deinde, saepe a paguris occupata, « in retia pescatorum, veniunt. »

188

resto, anche il Philippi riteneva. Ma il carattere più saliente, oltre che la maggiore statura, è costituito dai cordoni alla base, 1 quali non sono tanto appariscenti come nella X. com- mutata; e quindi le granulazioni sono pòco spiccate, quasi solo accennate, mentre le strie d’accrescimento sono, almeno nei numerosi esemplari adulti da me esaminati, più rilevate, sia in vicinanza dell’orlo dell'apertura, ove si scorgono più fitte, sia nel resto della base ove si notano alquanto distanti e meno prominenti.

Ho anco esaminato esemplari di Xenophora del M. Mario citati dal Conti (1) come « Phorus crispus, Kònig (Tav. III, fig. 5), e di Vallebiaja » ed ho visto che presentano un dia- metro di 43 mm., l’ombelico semichiuso da una callosità alla base più infossata e più imbutiforme che la commutata, i cordoni che più fitti all’ esterno, e via via più distanti procedendo verso l'ombelico, sono meno numerosi, le loro gra- nulazioni più grossolane e meno minute che nella commutata, e le strie d’acrescimento poco manifeste.

In conclusione pare che tali esemplari si avvicinino più alla trinacria per alcuni caratteri della base e meno alla com- mutata per alcuni altri.

Ho potuto esaminare un esemplare della X. mediterranea di Sardegna che lo stesso Tiberi mandò al prof. De Stefani, ed ho visto che la base è concava, che i cordoni sono al nu- mero di 7-8 decussati da rughe raggianti, partenti dall’ ombe- lico producendosi così delle eleganti granulazioni poco elevate.

Per quello che s'è notato, esattamente rispondendo gli esemplari leccesi alla figura e alla descrizione che il Phi- lippi, e a quel che dice il Fischer a proposito della X. #rz- nacria, determino i medesimi per la X. trinacria, Fischer, e convengo quindi pienamente con questo autore nel ritenere la Xenophora del postpliocene, la frinacria, discendente dalla X. commutata, e rappresentata attualmente nel Mediterraneo dalla X. mediterranea, Tiberi.

Per far meglio constatare le affermazioni mie ho figurato esemplari della X. commutata Fisch. pliocenica delle colline

(1) Op. e loc. cit.

: 4

189

senesi (Tav. III, fig. 6), della X. trinacria Fisch. del leccese (Tav. III, fig. 4 a, 6) e della forma intermedia di Monte Mario (Tav. III, fig. 5).

Specie estinta.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi (Monterosato), Gravina (Di Stefano e Viola).

Postpliocene inferiore: S.!* Maria di Catanzaro ( Rambotti e Neviani), Monte Mario (Conti, De Rayneval) Vallebiaja (Man- zoni), Livorno ( Appelius), Rodi ( Fischer), Ostuni, S. Giorgio, pr. Taranto, Diso, Nardò, nel leccese (De Giorgi).

Fossile: nel postpliocene del bacino mediterraneo.

24. Natica millepunctata, Lamarck.

1854. Natica millepunetata Lmk. De RAyYNEVAL, Coq. foss. de M. Mario, p. 10.

1864. » » » Conti, M Mario ed i suoi foss. subappenn., p. 30.

1868. » » WrEINKAUFF, Die Conch. d. Mittelm., Vol. II, p. 242.

1868. » » » Manzoni, Sagg. d. conch. foss.

subappenn., Faun. d. sabb. gialle, p. 59.

Tora » » » AppeLLius, Catal. d. conch. foss. d. Livornese, p. 23, 46, 59, 83.

1874. » » SEGUENZA, Studi stratigr.

1876. » > » St6HR, Il terr. plioc. d. dint.

di Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d’ Ital., Vol.

VII, p. 469.

1876. » VISO » DE Giorgi, Note geol. s. prov. di Lecce, p. 232.

re » » » MontEROsATO, Catal. d. conch. foss. d. M. Pellegrino e hi car paeiale

1877. » » » FiscHER, Paléont. d. terr. tert.

de l’Ile de Rhédes, p. 25.

1880.

1881.

1883.

1883-84

1885.

1886.

1889.

1889.

1889.

1890.

»

»

»

190 Nautica millepunetatu Lmk. SeGuENZA, Le Formaz. terz.

n. prov. di Reggio C,, p. 264, 319, 354.

Mei, Notiz. e osservaz. sui resti organ. n. tufi leucit. d. prov. di Reggio C., p. 26.

Bucquor, D., D., Les moll. mar. du houssillon. Vol. I, p.141, Tav.XVLI, fig.3e4.

DE STEFANI, Escurs. scient. n. Calabria, p. 221, 282, 236, 241, 242.

Lovisato, Riass. sui terr. terz. e posterz. d. Circond. di Catanzaro; in: Boll. R. Com. geol. d’Italia, Vol. DAVIA pa 07:

NevIANI, Giacim. d. cetac. foss. del Monteleonese; in: Boll. Soc. geol. ital. Vol. V, prio

RamBOTTI e NEVIANI, Costituz. geol. del littorale da Ca- riati a Monosterace; in: Boll. Scc. geol. ital. Vol. VII, p. 934, 337.

Di StEFANO, Osservaz. stratigr. sul plioc. e sul postplioc. di Sciacca, p. II, 14. 14, 19, 22, 25.

SIMONELLI, Terr. e foss. d. isola di Pianosa nel mar Tirreno;in: Boll. R.Comit. geol. d’ital., Vol. XX. p. 206.

DI StEFANO e VioLa, L'Età d. tufi calcar. di Matera e di Gravina, p. 8,9, 12, 16, 18.

191

1890. Natica millepunctata Lmk. Carvs, Prodr. faun. mediterr,, Vol. II, p. 300.

1893. » » » Dr Lorenzo, Foss n. argill. sabb. postplioc. d. Basi- licata.

Molti esemplari nelle sabbie argillose di quasi tutte le località che ho studiato. Fra essi vi son di quelli che facil- mente si avvicinerebbero alla N. hebraea, Martyn (sp) non avendo ben appariscente la colorazione punteggiata regolare e raggiungendo dimensioni assai vistose: così alcuni raggiun- gono in altezza, e larghezza, rispettivamente mm. 43-44 e mm. 45-46. Facendo, però attenzione si osserva traccia della punteggiatura, ed è così che non si può fare a meno di deter- minarli per la N m:illepunctata, Lmk. La stessa osservazione fanno i Ch. Bucquoy D. D., (1).

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi ( Monterosato), Sciacca ( Di Stefano), Reggio e dintorni, Monosterace, Monteleonese, Bovetto, Ravagnese, S.t* Cristina, in Calabria (Seguenza), Carrubbare. Palmi, S_ Nicolò di Crissa, id. (De Stefani ), S. Costantino di Mileto, id. ( Neviani ), Senise, Pisticci, Nova Siri, in Basilicata (De Lorenzo). Matera e Gra- vina (Di Stefano e Viola) S. Pietro in Lama, Gallipoli (De Giorgi), Livorno ( Appelius).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), S.'à Cristina, Gallina, in Calabria (Seguenza), Borgia, id. ( De Stefani Ram- botti e Neviani) Girifalco, id. (De Stefani) S.'8 Maria di Ca- tanzaro ( Lovisato, Rambotti e Neviani), Matera (Di Stefano e Viola) Taranto, Gallipoli (De Giorgi) Monte Mario, (Conti De Rayneval). Acquatraversa, pr. Roma (Meli) Vallebiaja (Manzoni), Livorno ( Appelius), Rodi (Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo: nel crag. dell'Inghilterra e del Belgio (Nyst.).

(1) Op. e loc. cit.

1868.

1871.

1876.

1877.

1880.

1883-84.

1885.

1886.

1888.

1839.

1890.

1392.

192

25. Natica fusca, Blainville.

Natica fusca Blainv. WreInKAUFF, Die Conchyl. d. Mit-

»

»

»

telm., Vol. II, p. 251. » » ApPpPeLIUS, Catal. d. conch. foss. del Livorneso, p. 81. sordida Phil. StoHnR, Il terr. plioc. d. dint. di Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d’Italia, Vol. VII, p. 469. fusca Blainv. MontEROsATO, Catal. d. conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., p. 11.

» » SEGUENZA, Le Formaz. terz. n. prov. di Reggio C©., p. 264, 319, 354.

» » DE STEFANI, Escurs. scient. n. Calabria, p. 232, 238.

» » Lovisato, Riass. sui terr. terz. e

posterz. d. Circond. di Catan- zaro; in: Bol]. R. Comit. geol. d’Ital., Vol. XVI, p. 107. » » NEVIANI, Giacim. d. cetac. foss. i n. Monteleonese; in: Boll. Soc. geolditali, Vol 4Vi pz) sordida Phil., RaAMmBOTTI e NEVIANI, Costituz. geol. d. littor. jonico da Ca- riati a Monosterace; in: Boll. Soc. geol, it., Vol. VII, p. 884. fusca. Blainv., Dr Sterano, Osservaz. stratigr. sul plioc. e sul postplioc. di Sciacca ip. ilo eee:

22. 25.

» » Carus, Prodrom faun. mediterr., Vol. II, p. 304.

» » Di StEerAaNo e VioLa, L'Età dei

tufi calcar. di Matera e di Gravina ecc., p. 8, 12, 16, 18.

de

193

Non pochi individui nelle sabbie argillose di molte delle località da me indicate nel leccese.

Osservando gli esemplari di Natica leccesi, ho visto che essi corrispondono assai con la figura e la descrizione che il Philippi per la sua N. sordida, Swainson, e quindi li ho determinati pel nome di N. fusca, Blainville, dal nome di quegli che primo determinò la specie, essendo la MNatica sor- dida del Philippi (non dello Swainson) identica alla fusca del Blainville.

Qualche autore ( Weinkauff), fa sinonimi la N. /usca, Blain- ville, la N. proxima, Wood, e la N. cat'noides, Wood. lo ri- tengo che queste ultime due specie, per quanto affini alla fusca, a giudicare dalle figure, si possono alquanto distinguere.

Confrontando poi gli stessi esemplari leccesi con la N. he- licina del Brocchi, ho visto che questa ha la spira alquanto più prominente, gli anfratti un poco più convessi, l'ombelico meno aperto e l'apertura più obliqua perchè l’ultimo anfratto presso l'apertura scende più rapidamente di quello che non si osservi nella fusca

| A proposito della N. helicina, Brocchi, è da osservare che qualche autore fa sinonimo questa con la N. catena, Da Costa; questo non mi pare giusto, perchè la N. catena, ha spira più gonfia, cioè più allargata nel senso trasversale e più breve, per cui la parte inferiore dell’ultimo giro verso la base è più sen- titamente concava che non sia nella helzrina. Pare a me che la N. helicina S' avvicini di più alla N. fusca e può essere la rappresentante di questa specie nel pliocene. Così la specie postpliocenica leccese ha analogie tanto con la specie del crag dell’atlantico che con quella del pliocene del Mediterreneo.

Viv. nel Mediterraneo e nell'Atlantico:

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi ( Monterosato), Sciacca (Di Stefano), Reggio e din- torni, Villa S. Giovanni, Monosterace, Bovetto, in Calabria (Sesuenza), Palmi, Fiume Metramo, id. (De Stefani), S. Co- stantino di Mileto, S. Gregorio d’Ippona, id. (Neviani), Ma- tera, Gravina (Di Stefano e Viola).

Postpliocene inferiore: Sciacca ( Di Stefano ), Reggio e din- torni, S.'* Cristina, Gallina, Gerace, Siderno, Riace, Monoste-

13

194 race, in Calabria (Seguenza), Borgia, id. (Rambotti e Neviani ), S.ta Maria di Catanzaro ( Lovisato ), Matera ( Di Stef..no e Viola ) Livorno ( Appelius). Fossile: nel postpliocene del bacino mediterraneo. Nel plio- cene è rappresentata da forme affini del crag dell'Inghilterra ( Wood). |

26. Turbo rugosus, Linneo.

1868. Turbo rugosus Lnn., WesnkaureF, Die Conchyl. d. Mittelm., Vol. II, p. 346.

1871. » » » AppeLius, Catal. d. conch. foss. del Livornese, p. 26, 49, 84, 89.

1874. » » » Fucus, Die Tertiàlbild. v. Tarent., p. 3.

1876. » » STòHK, Il terr. plioc. d. dint. di Gir-

genti; in: Boll. R. Comit. geol. d'Ital., Vol: VII p. 470.

OA » » De GrorgI, Note geol. s. prov. di Lecce, p. 285:

lena » » MoxtERrosato, Catal. di conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., p. 8.

1880.» » » SeGuenza, Le Formaz. terz. n. prov. di Reggio C., p. 269, 320, 356.

die » » Bucquoy, D., D., Les Moll. mar. du houss., Vol. I. p.332, Tav. XXXVIII, fig. 1-11.

18 So » » Lovisato, Riass. sui terr. terz. e po-

sterz. d. Circond. di Catanzaro; in: Boll. R. Comit. geol. d’ Italia, Vol. XIVIETpaei03ì

1888.» » » Ramporti e NEvIANI, Costituz. geol. - d. littor. jonic. da Cariati a Mo- nosterace; in: Boll. Soc. geol. ital., Vol. VIII, p. 337

1889. Astralium rugosum Fischer, CARUS, Prodr. faun. mediterr., Vol. IT, p. 245.

i J i

195

1889. Turbo ( Bolma) rugosus Lnn., StmoneLLi, Terr. e foss. d. isola di Pianosa n. mar Tirreno; in: Boll. R. Comit. geol. d'’ Ital., VolXX p. 1206

Pochi esemplari nelle sabbie argillose delle località i Bianchini.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi ( Monterosato ), Reggio e dintorni, Villa S.Giovanni, Monosterace, Archi, Monteleone, Bovetto, Musala, in Calabria (Seguenza), Livorno ( Appelius).

Postpliocene inferiore: Gallina, in Calabria (Seguenza), S.!2 Maria di Catanzaro (Lovisato, Rambotti e Neviani), Gravina (Fuchs), Livorno (Appelius).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo. I Ch. Bucquoy, D. D. lo citano anco nel miocene dell’ Europa centrale.

27. Trochus ziziphinus, Linneo

1856. Trochus ziziphinus Lnn,, ScaccHI, Notiz, int. alle conch. ed ai zoof. foss. ecc. di Gravina, p. 46.

1848. » » » Woop, Monogr. of. the crag moll., Vol. I, p. 124, Tav. XIII, fig. 9 a-4.

1868. » » » Werngaure, Die Conchyl. dRRMibte Vo LIE, p. 358.

IEezat » » » AppeLIus, Catal. d. conch. foss. d. Livornese, p. 50, 60.

1872-74. » » » Woop, Suppl. to the crag moll., p. 31.

1873-77. » » ) SEGUENZA, Studi stratigr.

1880. » » » SecuENZA, Le Form. terz. n. prov. di Reggio C., paezialo 9: 956.

196 1883-84. Ziziphinus ziziphinus Lon., De STEFANI, Escurs. scient. n. Calabria. p. 237. 1885. Trochus » » Bucquoy, D., D., Moll. mar. du Rouss., Vol. I, p. 345. Tav. XLI, fig. 1, 2, 4, 5 (tipo), 3, 6. 7,

(var.). 1889. » Linnaeì Monteros. CARUS, Prodr. faun. me- diterr., Vol. II, p. 256. 1892. Culliosterna » Lnn., Di STEFANO e VioLa, L'Età

d. tufi calcar. di Matera e di Gravina, p. 18.

Un solo esemplare nella sabbia argillosa della località, la Luce.

Viv. nel Mediterraneo e nell'Atlantico sino alla Norvegia.

Giacimenti: postpliocene superiore: Reggio e dintorni, Villa S. Giovanni, Monteleone, Bovetto, Musala, Carrubbare, S.t® Ca- terina, in Calabria (Seguenza), S. Costantino Calabro, id. ( De Stefani), Gravina (Scacchi, Di Stefano e Viola).

Postpliocene inferiore: Reggio e dintorni, Gallina, in Ca- labria (Seguenza), Livorno (Appelius).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo, nel crag dell’ Inghilterra, del Belgio ( Nyst), nei de- positi postglacialidi di March, e nel crag fluvio-marino di Bramerton (Nyst).

28. Gibbula magus, Linneo.

1836. Trochus magus Lnn., ScAccHI, Notiz. int. alle conch. ed ai zoof. foss. ecc. di Gravina, p. 45.

1854. » » » DE RAYNEVAL, Coq. foss. de M. Mario, pole

1864. » » » Conti, M Mario ed i suoi foss. subap- penn., p. 31.

1868. » » » Werngaurr, Die Conchy. d. Mittelm.,

Vol. II, p. 380.

K : li | i î È 4

197

1871. Trochus magus Lnn., AppeLius, Catal. d. conch. foss. d.

1876.

1877.

1877.

1880.

1881.

1885.

1885.

1886.

1888.

1889.

1889.

1891.

1891.

»

Gibbula

»

»

»

»

»

»

»

maga

»

»

»

»

Livornese, p. 27, 50.

De GrorgI. Note geol. s. prov. di Lecce, p. 236.

MoxTtEROosaTto, Catal. d. conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., p. 9.

FiscHEeR, Paléont. d. terr. tert. de 1’ Ile de Rhòdes, p. 20.

SecuENZA, Le Formaz. terz. n. prov. di Reggio C., p. 270, 320, 356.

Meni, Notiz. ed osservaz. sui resti org. n. tufi leucit. di prov. di Roma, p. 26.

Bucquoy, D., D., Les Moll. mar. du Rouss, Vol. I, p. 373, Tav. XLIV, eo) (OI 11 (var.).

Lovisato, Riass. sui terr. terz. e posterz. d. Circond di Catanzaro; in: Boll. R. Com. geol. d' Ital., Vol. XVI, p. 108.

NevianI, Giacim. d. cetac. foss, n. Monteleonese; in: Boll. soc. geol. tale o Volo

RamBorTI e NEVIANI, Costituz. geol. d. littor. jonic. da Cariati a Mo- nosterace; in: Boll. Soc. geol. Ital., Vol. VI, p.337.

Di Sterano, Osservaz. stratigr. sul plioc. e sul postplioc. di Sciacca, p. 11, 14, 18, 22, 24.

Risso, CARUS, Prodr. faun. mediterr. Vol. II,

p. 250.

magus Lnn., MontERosaTo, Moll. foss. quatern. di

SKAVElaviaNpilo: MontERrosato, Relaz. fra i moll. d. quatern. d. M. Pellegr.. e Ficar.

e le spec. viv.

198 —-

1892. Gibbula magus Lnn., Di SteFANO e Viora, L’ Età d. tufi calcar. di Matera e di Gravina ECCO 8, LOI RAI:

1593. » » » var. obsoleta B., D., D., MoNnTEROSATO, Relaz. fra i moll. d. M. Pellegr. e Ficar. e le spec. viv. ( Estr. d. Bull. Soc. Sc. Nat. ed Econ. di Palermo, n. II, seduta del 25

genn. 1593).

Diversi esemplari nella sabbia argillosa delle località: la Luce, i Bianchini. e lo Cisterna che ho confrontato con le figure e le descrizioni date dai Ch. Bucquoy, D. D. (1).

Ne ho trovato qualcuno (delle località lo Cisterna) che avrebbe delle analogie con la var. major, Requien. presentando appunto dimensioni più vistose, raggiungendo cioè in altezza e larghezza, rispettivamente non meno di mm. 25 e mm. 33, e avendo una spira alquanto più prominente che la forma tipo. Fra gli altri individui trovo anco uno che è mancante affatto di tubercoli, ma non avendo la spira depressa non po- trei identificarlo conla var; obsoletu, B., D., D.

Questa varietà, secondo il M..nterosato (2), si rinviene nei depositi di M. Pellegrino e Ficarazzi, e mentre è estinta nel Mediterraneo, è vivente sulle coste atlantiche della Francia e nei mari dell Inghilterra.

I restanti corrispondono esattamente alla specie tipo in- dicata dal Bucquoy D. D.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico sino alla Gran Bretagna.

Giacimenti: Postpliocene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi, S.!* Flavia, in Sicilia ( Monterosato), Sciacca ( Di Ste- fano), Reggio e dintorni, Villa S. Giovanni, Monteleone, in Calabria (Seguenza), S. Costantino di Mileto, id. ( Neviani ), Gravina (Schacchi, Di Stefano e Viola), Matera, Laterza e Ginosa (Di Stefano e Viola).

(1) Op. e loc. cit. (2) Op. e loc. cit.

199

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), Gallina, ini Calabria (Seguenza), S.ta Maria di Catanzaro ( Lovisato, Ram- botti e Neviani), Matera (Di Stefano e Viola), Gallipoli ( De Giorgi), M. Mario (Conti, De Rayneval) Acquatraversa, pr. di Roma (Meli), Livorno (Appelius), Rodi ( Fischer).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo. Bucquoy, D., D., dicono che la specie è citata anco nel miocene della Svizzera e del bordelese col nome TY. psew- domagus, d' Orbigny.

Scafopodi.

l. Dentalium vulgare, Da Costa.

18638. Dentalium tarentinum Lmk., WeIrnKkAUFF, Die Conchyl. deggMattelmi. SUV anti: p. 417.

1876. » vulgare Da Costa, StéoHR, Il terr. plioc. d. dint. di Girgenti; in: Boll. R. Comit. geol. d'Ital., Vol. VII, p. 470.

1876. » » E » DE GiorGI, Note geol. s. prov. di Lecce, p. 239.

1877. » » » MontEROosaTO, Catal. d. conch. foss. d. M. Pel- leorAtet Biicarn pis:

1880. » » » SEGUENZA, Le Form. terz. n. prov. d. Reggio C., p. 275, 521, 307.

1883-84. > » » DESTEFANI, Escurs. scient. n. Calabria, p. 231. 1885. » tarentinum » Lovisato Riass. sui terr.

terz. e posterz. d. Cir- cond. di Catanzaro; in: Boll. R. Com. geol. d’Ital., Vol. XVI, p.105.

ONE 1886. Dentalium vulgare Da Costa, Bucquoy, D., D., Les moll. i mar. du Rouss., Vol. I, pr aos: i ava SLXV

fig. 1-6. 1889. » » » CaRUS, Prodrom. faun. me- dit Vol iLi palmo: 1889. » » » Di STEFANO, Osservaz. stra-

tigr. sul plioc. e sul postplioc. di Sciacca, p. 14, 22.

1889. » o » SIMONELLI, Terr. e foss. d. Isola di Pianosa n. mar Tirreno; in: Boll. R. Comit. geol. d’ Ital., Vol. XX, p. 206.

1892. » » » Di STEFANO e VIoLA, L’età d. tufi calcar. di Ma- tera e di Gravina, ecc.,

PARLS:

Un buon numero di esemplari nella sabbia argillosa della località Contatore.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore: Monte Pellegrino, ( Monterosato), Reggio e dintorni, Monosterace, Bovetto, in Calabria (Seguenza), Pezzo, id. (De Stefani, fide Philippii), Gravina (Di Stefano e Viola).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano), Gallina, in Calabria (Seguenza).

Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- terraneo; nel crag dell’ Inghilterra, e del Belgio (Nyst), nel postglaciale di Kelsea Hill (Nyst).

2. Dentalium alternans, B., D., D. 1886. Dentalium alternans Bucquoy, DAuTZENBERG e DoLLFUSS, Les

moll. mar. du Roussillon, Vol. I, pied lav VIA 7

a 201

Qualche raro esemplare in località Colamaria. che risponde esattamente alle figure dei sig. B, D, D., specie alla forma rappresentata dalla fig. 9 cioè a quella che fa osservare delle rotture e risaldature irregolari, come dicono i citati autori.

Viv. nel Mediterraneo e nell’ Atlantico. Fossile: nel pliocene e nel postpliocene del bacino medi- mediterraneo (B., D., D.,).

3. Dentalium novem-costatum, Lamarck.

1864. Dentalium novem-costatum Desh., Conti, M. Mario ed i suoi foss. subappenn., p. 36.

1868. » » Lmk., WEINKAUFF, Die Conchyl. d. Mittelm., Vol. II, p. 420.

1877. » dentalis Lnn., var. novem-costatum Mon-

TEROSATO, Cat. d. conch. foss. di M. Pellegr. e CAP:

1877. » » » FiscHER, Paléont. d. terr. tert. de 1’ Ile de Rhddes, palo:

1880. » novem-costutum Lmk., SEGUENZA, Le formaz. terz. n. prov. di Reggio C., paro 21rR95%

1886. » » » BucqQuoy, D., D., Les moll. mar. du Rouss., Vol. I,

paio 0onnaba 9 I0X0VeIE

fig. 12-14.

1889. » » » CARUS,Prodrom. mediterr., Mo StElp 175%

1889. » » » Di Sterano, Osserv. stra-

tigr. sul plioc. e sul postplioc. di Sciacca, p. 14, 22.

Non molti esemplari nella sabbia argillosa di parecchie delle località da me esplorate, che non posso fare a meno di

LO) 202

determinare per il D. novem-costatum, Lmk., per la loro gran- dezza poco ragguardevole, la curvatura poco accentuata, per nove costole, costanti, continue dalla base fin verso la metà della conchiglia, scomparenti insensibilmente verso l’ apertura, Questa specie vivente nell’ Atlantico, non vive nel Mediter- raneo; pure è rappresentata nei depositi postpliocenici ita- liani, a M. Pellegrino, secondo Bucquoy D., D., e nei nostri.

Viv. nell’ Atlantico.

Giacimenti: postpliocene superiore, Monte Pellegrino ( Mon- terosato ), Monosterace, Ravagnese, in Calabria (Seguenza).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano ) Rodi ( Fischer ).

4. Dentalium Philippii, Monterosato. Tav oe tia- ba va:

1844. Dentalium striatum Lmk., PuHiLIpPI, Enum. Moll. Sic. Vol, II, p. 208.

1876. » Philippii Allery, DE GIoRGI, Note geol. sulla prov. di Lecce, p. 239.

1877. » Delessertianum Chenu., (ex tipo Mus. Pari-

siensis) D. stria- tum, Ph. (non Lmk.) = D. sulcatum, Sc. (non Em) 202: Philippii, MonTtERO- sato, Catal. d. conch. foss. di M. Pellegr. e Ficar., p. 15. SIAE » » » FiscHer, Paléont. d. terr. tert. de l' Ile de Rhòdes, p. 18.

1880. » Philippii Monts., SeGuENZA, Le formaz. terz, n. prov. di Reg- gio, p. 275.

1888-84 » Delessertii Chemn., De STEFANI, Escurs.

scient. n. Calabria, p. 296, 241.

203

1885. Dentalium Delessertianum Chemn. Lovisato, Riass. sui terr. terz e posterz. d. Circond. di Ca- tanzaro ; in: Boll. R. Com. geol. d’ Ital., Vol. XVI, p. 105.

1889. » Delessertii » Di STEFANO, Osservaz. stratigr. sul plioc. e sul postplioc. di Sciacca, p. 14, 17, 18, 22.

1891. » Delessertianum » MontEROsATO. Relaz. fra i moll. d. qua- tern. di M. Pellegr. e Ficar.-e le sp. viv.

1892. » Delessertii » Di SterANO, L’età d. tufi calcar. di Matera

e di Gravina ecc.,

pad 418:

Parecchi esemplari delle località: la Luce, i Bianchini, Cutrofiano (paese) Contatore, lo Cisterna, Colamaria, Chiusa Ravenna (Tav. Il, fig. 11 a è, Tav. III, fig. 2), di cui ecco i caratteri: 1

Conchiglia poco incurvata, subulata, conica, troncata alla base, spessa, solida, costantemente circolare e arrotondata, che può raggiungere, rispettivamente in lunghezza e nel diametro massimo mm. 85 e mm. 13-17 ed ha un angolo dagli ai 12°; presenta sempre una fessura alla base dalla parte convessa, lunga circa mm. 5, e larga poco più di mezzo mm. Le costole, alla base, si contano da 11 (raro) fino a 16; le quali sin dal- l’origine sono arrotondate. Tra esse si nota una più piccola (raramente stria) la quale nasce assieme alle maggiori e, pro- gredendo verso l’ apertura, ordinariamente raggiunge lo svi- luppo delle altre; anzi, verso l'apice, suddividendosi le coste maggiori in due o nascendo altre costoline fra gli interstizi, ne viene una costolatura fitta e subeguale. Le costole si presentano più fitte e più uniformi in alcune zone della conchiglia, la

204

quale quà e là, più in vicinanza della base, si osserva rotta circolarmente e quindi saldata. La medesima presenta strie di accrescimento più ravvicinate dalla parte concava nel cui senso sono inclinate; l'apertura è tagliata obliquamente da dentro in fuori e dall'alto al basso. Osservando con attenzione, specie con una lente, si vede anco una fine zigrinatura circolare in tutta la superficie esterna.

Già il Philippi nel 1844 (1), aveva descritto una forma identica di Dentalium col nome di D. striatum, Lmk.

Ma il D. striatum, Lmk. (V. Tav. U, fig 10, Tav. III, fig. 1) che questi determinò nel 1818, su esemplari che il Mé- nard gli portò del pliocene di Siena nella Toscana, presenta, alla sua volta, i seguenti principali caratteri: conchiglia su- bulata, troncata alle due estremità, solida, spessa, con curva- "tura poco accentuata; presenta costantemente alla base una fessura, dalla parte convessa, e può raggiungere dimensioni più grandi, cioè mm. 135 in lunghezza e mm. 15-16 nel dia- metro massimo. Vi si notano un numero di costole da 12 a 14, di ugual sviluppo, acute all’ origine, leggermente arroton- date progredendo verso l’ apertura, esse sono disposte agli an- goli di un regolare poligono. A pochi millimetri dalla base a volte, a qualche centimetro tal’ altra, si nota, tra le costole maggiori una costola più piccola, o una stria, la quale si continua sino all’ apertura senza raggiungere mai lo sviluppo delle prime. Si notano, specie verso l'apice, delle strie d’ ac- crescimento, più alte dalla parte concava, e tutta la superficie della conchiglia è come zigrinata trasversalmente, ciò che si osserva meglio con la lente (2).

(1) Op. e loc. cit.

(2) Questo medesimo D. striatum, Lmk, si differenzia dal D. sexan- gulare, Lamarck, col quale ha delle analogie morfologiche.

Il serangulare ha una curvatura più sentita, può raggiungere dimen- sioni minori ad argomentare dagli esemplari clie ho sotto gli occhi, non ha mai la fessura alla base; le costole sono disposte in 2 serie, sei più grandi, più prominenti, agli angoli di un regolare esagono, altre sei sui lati del- l’esagono, meno sviluppate. Tale disposizione e sviluppo relativo si manten- gono per un certo tratto della conchiglia, finchè quella diventa circolare, e

205

Riesce non molto difficile distinguere il D. striatum, Lmk, dalla specie da me descritta; difatti quest’ ultima, ha una co- stolatura più numerosa, potendosi contare non meno di 36-40 costole le quali sono quindi più fitte e non molto uniformi: le secondarie si originano sempre assieme alle primarie, e sono poco minori che queste, essendo molto più piccole, le altre sono arrotondate e si mostrano come veri cordoncini, prominenti.

Invece nella forma del Lamarck, si hanno più spesso strie, che s’ originano non di raro un po’ più lontano dalla base, e la costolatura è meno fitta, ma uniforme nel senso che co- stantemente si notano 12 costole maggiori, con 12 minori in- tercalatevi una ad una.

Ed ora una parola sulla sinonimia. Siccome il Sowerby, nel 1812, aveva già determinato una specie di Dentalium, col nome di D. striatum, Sow, (1) così il Deshayes notò che « en appliquant, comme la justice l’ exige, le droit de priorité, ... c'est au D. striatum de Lmk. qui date de 1818, à changer de nom (2) ». Ma lo stesso Deshayes non propose alcun nome; e lo Chenu, perciò, nelle collezioni del Museo di Parigi, propose quello di D. Delessertianum (per lo striatum del Lamarck) e la specie sin da questo tempo è stata conosciuta col nome di Delessertianum, Chenu, avendo il Monterosato fatto pubblico questo nome, e avendone fatto sinomini il D. striatum, Lmk. descritto dal Philippi nel 1844, che si è visto esser differente dalla specie descritta da Lamarck nel 1818, il D. Delesserttanum, Chenu, (ex tipo Mus. Parisiensis) il D. striatum, Philippi (non Lmk), il D. sulcatum, Scacchi (non Lmk) il D. Philippi, Mon- terosato, proposto dall'autore nel 1872 per il D. strialum, Phil., non Lmk.

questo uniforme: e in qualche rarissimo esemplare e in quasi tutti gl’inter- stizii, si nota una lieve stria frammezzo a due delle maggiori.

Forse è superfluo fare osservare che solamente per la disposizione delle costole ugualm.nte sviluppate a poca distanza dalla base e per la mancanza della fessura, il D. serangulare, Lmk. si differenzia dal D. striatum, Lmk.

(1) Min. Conch. Vol. I, p. 160, Tav. LXX, fig. 4.

(2) Descrip. des anim. sans vertèbres, 1864, Vol. II, p. 206, Tav. LI, fig. 9-11.

De

Il Monterosato non osservò che il D. Delessertinnum, ex typo Mus. Parisiensis è proprio quello pliocenico senese su cui come si è fatto notare, Lamarck fondò la sua specie D. strintum, mentre il D. striatum, Philippi = D. Philipp, Monts. è una specie postpliocenica, differente dalla pliocenica. Quindi il Dentalium descritto dal Philippi, da non confondere con quello del Museo di Parigi, è una specie a sè, la quale, perciò, deve portare un nome che la distingua dal Dentalium del Lamarck, e dello Chenu ed io, per deferenza al paleontologo palermitano propongo gli sia conservato quello di D. Philippii, Monterosato.

Io ho figurato insieme il D. Delessertianum pliocenico delle colline modenesi (Tav. II, fig. 10, Tav. II, fig. 1) ed il D. Philippt del Leccese (Tav. II, fig. 114 d, Tav. HI, fig. 2).

La specie postpliocenica sebbene, come s’ è visto, presenti dei caratteri suoi particolari, può esser derivata dalla plioce- nica perchè di comune le due specie hanno la curvatura poco sentita, la fessura alla base, la tendenza delle costole ad au- mentare in numero progredendo verso l’ apice, dalla parte concava, ecc. e perchè presentano evidenti forme di passaggio.

Io ho osservato esemplari della forma postpliocenica, oltre che delle località dette anco dei canali di Montenegro e degli Zimbari, presso Brindisi, di Palermo e di Messina. Anzi gli esemplari di Messina erano accompagnati da etichetta di Se- guenza, il quale chiedeva sapere che specie di Dentalium era quella che mandava non avendo potuto identificare tali esem- plari con altre forme già studiate.

Questa forma è ritenuta estinta da qualche autore (1), ma non è improbabile che il D. Philippii possa trovarsi vivente, quantunque raro. Ciò sarebbe confermato dall’ osservazione del Fischer (2) il quale avrebbe dragato nella spedizione del « Tra- vailleur » un Dentalium con i caratteri del Delessertranum Chenu che, secondo l’ autore, trovasi fossile nei depositi plio- cenici siciliani, dell’ astigiano, di Rodi, ecc. conosciuto dai

(1) Di Stefano, Sul plioc. e sul postpl. di Sciacca p. 88, nota 1.

(2) Diagnoses d’espéc. nouv. d. Moll. recueill dans le cours d. Expedit. scient. de l’avis le Travailleur; in: Journ. de Conchyl. ecc., 1882, 3.* Sér., Vol. XXII, p. 276.

SRO paleontologi secondo lo stesso autore col nome di D. rectum, eltphantinum, striatum. Non avendo presente l’ esemplare dra- gato dal Fischer non potrei decidere in modo assoluto se quello e il Philippii, sieno la stessa specie.

Giacimenti; postplivcene superiore: Monte Pellegrino, Fi- carazzi ( Monterosato ), Sciacca (Di Stefano ), Contrada Fil'ceto com. di Vallelonga, in Calabria (Di Stefano), Matera, Laterza e Ginosa, Gravina ( Di Stefano e Viola), Brindisi, S. Pietro in Lama, Nardò, Secli, Gallipoli (De Giorgi).

Postpliocene inferiore: Sciacca (Di Stefano) Reggio e din- torni, S. Cristina, Gallina, Siderno, Bovalino, Bianco-nuovo, Monosterace, Ardore, Gerace in Calabria (Seguenza), Borgia, id. (De Stefani), S. Maria di Catanzaro (Lovisato), Rodi ( Fischer).

Fossile: nel postpliocene del bacino mediterraneo.

CONCLUSIONI.

Prima di discutere sull’età geologica cui riferire i terreni da me esplorati, credo opportuno dare una tavola in cui sono indicate le specie da me studiate disposte secondo il sistema del Fischer, più le località che le han fornite, avvertendo che nelle due ultime colonne è indicata la corrispondenza di tali specie con quelle di Vallebiaja e M. Mario, e M. Pellegrino e Ficarazzi.

I terreni da me considerati si distinguono in tre strati che dal basso all’ alto starebbero così: Tufo, Argille sabbiose, Panchina.

Il metodo che ho seguito è stato quello della compara- zione ed ho tenuto i terreni di Vallebiaja e Monte Mario per tipici rappresentanti del postpliocene inferiore, come ritiene il prof. De Stefani (1); e quei di M. Pellegrino e Ficarazzi

(1) Della Nomenel. geolog. Lett. I. Escurs. scient. n. Calabria, p. 244 e segg. Les Terr. tert. supér. du bass. de la Méditerr.

208 per tipici del postpliocene superiore, i migliori rappresentanti in Italia degli strati sottomarini di quest’ epoca glaciale, come dicono il Monterosato e lo stesso prof De Stefani (1).

Il compito, poi, mi è assai facilitato per la sinonimia che mi son curato di mettere in testa a ciascuna specie.

Cominciando dal basso, è a dire dell’ età del tufo. Questa roccia è stata ultimamente, nel 1892, attribuita al pliocene superiore dal Di Stefano e Viola (2) i quali affermano essere la sua fauna per nulla differente da quella che si riscontra ad Asti, nel parmigiano ecc., i cui terreni sono comunemente aggiudicati al pliocene. E avanti, il prof. De Giorgi, nel 1876 (3), attribuiva lo stesso terreno al pliocene antico tipico pliocene.

Io non avrei avuto validi argomenti per oppormi a queste deduzioni, massime a quelle del Di Stefano e Viola, se con accurate osservazioni paleontologiche non avessi verificato nuovi fatti importanti, e fra i primi quello di rinvenire una specie artica, la Cyprina islandica, Lm. nella roccia in discorso: ciò che per me è di somma importanza; giacchè i terreni, ove trovasi la C. islandîicu, sono ad ogni modo più recenti di quelli dell’astigiano, e del tipico pliocene, questa specie è ancora stata trovata in depositi più antichi.

Il Di Stefano e Viola non sembrano attribuire grande im- portanza a questa e ad altre specie nordiche che si trovassero per assegnare i terreni al periodo postpliocenico, ed alla nota 2, pag. 26 del loro lavoro L’ età dei Tufi calcar. ecc., accennano al desiderio « che successive ricerche facciano trovare tali specie anche a Matera e a Gravina » d'altra parte, qualche importanza i detti paleontologi annettono anche a questa Cy- prina, come si rileva da quello che si legge nel lavoro del dott. Di Stefano, « Sul pliocene e sul postpliocene di Sciacca » da p. 36, a pag. 44.

Ecco poi altri fatti osservati: su 40 specie da me trovate nel tufo, 30 corrispondono con quelle di M. Mario e Vallebiaja; si ha così una corrispondenza del 75%.

(1) Monterosato. Cat. d. conch. foss, d. M. Pell., p. 3. (2) L’età dei Tufi cale. (3) Note geol. ecc.

ANNE

Inoltre nelle stesse 40 specie, quelle estinte sono solamente 6, cioè il 15°. Anco questo è un dato non dispregevole, giacchè, mentre nel pliocene tipico una tale proporzione oscilla tra il 50 e il 25 per cento, come i dottori Di Stefano e Viola am- mettono, essa si avvicina moltissimo se non è quasi identica, a quella della porzione più antica del postpliocene di Sciacca, che è del 15,80'/, ed a quella di Rodi, che è del 21%, 0 meglio del 17°, come il dott. Di Stefano afferma (1).

Di più la presenza oltre che della C. eslandica, dell’ Ostrea cochlear, della Nassa limata, della Panopaea Faujasi, che, come ho dimostrato, non si allontanano gran fatto dalle forme vi- venti avvicinandosi più a queste che alle forme plioceniche, e l'essere tale strato immediatamente sottoposto e concordante colle argille, che senza dubbio appartengono al postpliocene superiore, e le quali hanno una proporzione di specie estinte (14,30%) quasi uguale a quella della zona in parola, mi fa credere che non devono essersi depositati i tufi molto tempo avanti che le medesime argille.

Infine, sebbene vi abbia trovato 7 specie estinte, cioè il Pecten Alessii, la Modiolaria sericea, ) Arcopagia corbis. la Pho- ladomya, la Clavagella bacillum, la Terebratula Scillae, lo Strombus, sp., pure quattro di queste, cioè: la Modioluria, lAr- copugia, la Pholadomya e la Clavagella si trovano anco nei terreni di M. Mario e di Vallebiaja, lo Strombus arriva anche a terreni più recenti.

Anche la 7. cillae, sebbene venga dal pliocene, tuttavia è tenuta dal Seguenza per una specie caratteristica del suo pliocene recente. o postpliocene inferiore.

Sicchè concludendo io assegno il tufo delle località da me esplorate al postpliocene inferiore, 1.° perchè contiene la C. islan- dica, Lm.; 2.° perchè le specie che esso mi ha fornito hanno una corrisponenza del 75%, con quelle di M. Mario e Valle- biaja: 3.° perchè la proporzione delle specie estinte è solo del 15%; perchè sta immediatamente sotto alle argille che, senza dubbio, appartengono al postpliocene superiore; 5.° perchè le proporzioni delle specie estinte nel tufo e nelle argille non

(1) Sul plioc. e sul postpl. di Sciacca, p. 42. 14

Age sono molto differenti; 6.° perchè quasi tutte le specie estinte, trovate nel tufo, si trovano anco nei depositi di M. Mario e Vallebia]ja, o in terreni più recenti.

Lo strato soprastante è costituito dalle argille sabbiose, o sabbie argillose, che furono già dal prof. De Giorgi nel 1876 (1) attribuite al pliocene recente; dai dottori Di Stefano e Viola, nel 1892 (2), furono distinte in due zone di cui l’inferiore comparata agli strati di M. Mario e Vallebiaja e l’altra rife- rita al postpliocene superiore.

Io non ho potuto distinguere nei miei depositi argillosi due zone, avendo rintracciato i fossili solamente in uno strato di sabbia intercalato fra le argille turchine alto appena 1 m. È così considero come costituenti un solo piano tali miei depositi argillosi. Questi contengono in gran quantità la C. islandica in tutte le località, ed oltre la Cyprina, contengono la Mya truncati, Lm., la T. obliqua Sow. specie dai mari ar- tici duve già vivevano durante il pliocene, venute nel bacino mediterraneo quasi al terminare dell’epoca glaciale, come il prof. De Stefani sostiene (3). Queste due ultime specie le ho ritrovate esclusivamente in località poco distanti Contatore e Chiusa Ravenna.

Di queste due specie estinte nel Mediterraneo, la Mya truncata è tuttora vivente nei mari artici, la Zellina è scom- parsa del tutto, e tutt'e due poi si trovano nei terreni plio- cenici dell’ Inghilterra e del Belgio; la Mya nel crag inglese di Ramsholt, di Sutton, di Chillesford, ecc. (S.. Wood}, negli strati della Clyde a Bracklesham (Discon), nello scaldisiano rosso belga di Wyneghem e nel grigio di Anversa (Nyst); la Tellina nel crag inglese di Sudbourn, di Sutton di March, di Chillesford, e negli strati glaciali di Kelsea Hill e nello scal- disiano giallo di Borgeshont (Nyst).

A queste tre specie importantissime, altre si potrebbero aggiungere come il Zrophon muricatum, Mtg. non trovato fossile in Italia, sin ora, che nel postpliocene, mentre lo stesso trovasi

(1) Note geolog. ecc. (2) L'Età dei tufi calcar. ecc. (3) Escurs. scient. ecc., p. 247.

211 nel crag inglese e nello scaldisiano belga; la Turritella in- crassuta Sow. trovata anco in Italia nei terreni postpliocenici, mentre la stessa è fossile nel crag inglese e nello scaldisiano belga; il Dentilium novem costatum, Lamk, scomparso dal Me- diterraneo; e identico a quello vivente nell’ Atlantico oggigiorno.

Paragonando poi le specie trovate nelle mie argille, si trova che di 70, 56 corrispondono con quelle di Monte Pelle- grino e Ficarazzi, dunque nella proporzione rilevantissima del- l'80°/,. Se d’ altra parte vi si aggiungono altre 6 corrispon- denze, tra le specie da me studiate e quelle trovate nel post- pliocene superiore, De Stefani, a Reggio Calabria, la propor- zione sale all’ 88,60%. Le specie estinte sono solo 8 di 70, avendo così una proporzione del 14,50%. Certo tale propor- zione non è piccola, ed è alquanto più grande che quella data dal Di Stefano:e Viola per la parte superiore delle ar- gille di Matera e di Gravina, che è il 7,50 /, e di quella dei Tufi calcarei di Sciacca 5,88%, (1). Ma essa è sempre molto distante da quella del pliocene tipico, 50,25 °/. come avanti si è accennato, secondo gli stessi Di Stefano e Viola. Sl ag- giunga che pure l'aspetto litologico dei nostri terreni e dei fossili è identico a quello dei Ficarazzi.

Ma sopratutto nelle argille vi sono specie con caratteri che si avvicinano molto di più a quelle viventi nel Medi- terraneo, che a quelle plioceniche.

Così si è visto che 1’ Ostrea cocklear, Poli, per avere di- mensioni e spessore minori, per la forma del rostro, per la fossetta ligamentosa verticale, è più vicina alla vivente che alla pliocenica O. mavicularis, Brocchi; che l Arca diluvii, Lmk, è quella stessa vivente; che la Cardita aculeata, Poli, sebbene derivi dalla pliocenica C. rudista, Lmk, pure è molto più prossima alla vivente che alla detta rudista per le sue dimensioni minori, per essere meno rotondeggiante, per avere un numero maggiore di aculei sulle costole, ecc.; che la Cy- prina islandica, L delle sabbie di M. Mario è quasi identica alla vivente e che quella di Palermo e Livorno è tanto simile da scambiarla con la specie attuale; che l’ Isocardia cor, L.

(1) Di Stefano, Sul plioc. e sul postp. di Sciacca, p. 42.

.

212

per le sue forme più delicate, per le linee meno pronunziate. per gli angoli poco sentiti è più distante dalla pliocenica che dalla vivente; che la Mya truncata, L. è identica all’ attuale nordica; che la Nassa lmata, Chemn., si allontana dalla pliocenica N. prysmatica, Brocchi per molti caratteri che qui non istò a ripetere; che il Zrophon muricatum, Mtg, è tro- vato solo nel postpliocene italiano; che il Murex Brocchi, Mts, per le dimensioni minori, per l'angolo spirale maggiore, per il maggior numero di costole, per le prominenze acumi- nate mancanti, sostituite da tubercoli poco rilevati è molto distante dal pliocenico M. craticulatus; che la Xew phora trinacria, Fischer si differenzia dalla pliocenica X. commutata Fischer, per i cordoni alla base non così evidenti come in questa, per cui le sranulazioni sono poco rilevate e poco nu- merose nella postpliocenica, e si differenzia, nello stesso tempo dalla X. mediterranea, Tiberi vivente, e che il Dentalium novemco tatum Lmk, è più vicino alla forma atlantica vivente; che in fiue, il postpliocenico D. Phelippii, Monts. differisce dal pliocenico D. Delessertianum. Chenu.

Finalmente vi ho trovato, è vero, all'infuori delle specie nuove, 10 specie estinte sulle 70 (il 14,30%), cioè la Modzio- laria sericea, la Nucula placentina, la Lucina Sismondai, la Tellina elliptica, la T. obliqua, la Turrit lla subangulata, la Xenophora trinacria, il Dentalium Phli) pi, ciò che mi sta a dire che tali depositi argillosi non sono rece: ti, ma cinque delle stesse, la Modiolaria, la Nucula. la Tellina, la Xenophora, il Dentalium, vale a dire più della metà si trovano anco nei depositi di M. Pellegrino e Ficarazzi.

Tutto questo contribuisce a far ritenere la fauna delle sabbie argillose molto più vicina alla vivente che alla plio- cenica. e quindi devo assegnare i sedimenti argillosi al post- pliocene superiore.

L’ultimo strato fossilifero, la panchina, che ho studiato solo nella località Contatore, com. di Cutrofiano, ma che è molto estesa nella provincia di Terra d'Otranto, è ricca di fossili; pure questi sono, come dissi avanti, poco diagnosti- cabili. I pochi che si possono decifrare, quali Ostrea lamel- losa, il Pecten Jacobaeus, il P. opercularis, il Cardium oblon-

213 gum, e qualche altro, trovandosi tutti senza eccezione viventi nel Mediterraneo, ed essendo tale terreno soprapposto alle ar- gille, non potrei, per ora, attribuirle che ad un epoca recen- tissima. Concludendo, i terreni da me studiati appartengono al postpliocene e all’ epoca recente, e sono così distribuiti: 1.° Tufi calcarei, ricchi di fossili, con C. istandica, Lon. appartengono al postpliocene antico. 2.° Argille sabbiose, o sabbie argillose, ricche anch’ esse di fossili, con C. islandica e altre spece artiche ( M. truncata, Lnn., 7. obliqua, Sow.) scomparse dal Mediterraneo al finire del periodo glaciale, che appartengono al postpliocene recente. 3.° Calcare grossolano, tenacemente cementato, Panchina (Chiancaredda) con fauna del tutto vivente nel Mediterraneo: appartiene all’ epoca recente.

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Brachiopodi

Terebratula Scillae, Sequenza .

Lamellibranchi Ostrea cochlear, Poli O. lamellosa, Brocchi . Anomia ephippium, Linneo . Pecten varius, L. » . pusio, L. » . opercularis, L. » . pes-felis, L. » . septemradiatus, Miller . inflexus, Poli . . Jacobaeus, Linneo . . Alessii, Philippi . Pinna: nobilis, Linneo . Pinna, sp. Mytilus galloprovincialias, Lamarck Modiolaria sericea, Bronn. Arca tetragona, Poli A. diluvii, Lamarck Pectunculus bimaculatus, Poli . Pectunculus, sp. . | Nucula placentina, Lamarck N. nucleus, Linneo . Leda commutata, Philippi Cardita aculeata, Poli .

Cardita, sp.

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Lo Scétola, li Chiani

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Le Tagliate

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26 Astarte fusca, Poli .

27 Erycina pusilla, Philippi

28 | Cardium aculeatum, Linneo . »

29 C. echinatum, L. > »

30 C. mucronatum, Poli

dI C. exiguum, Gmelin

82 C. oblongum, Chemnitz 0) » {LL

33 C. norvegicum, Spengler . »

34 Chama gryphoides, Linneo . »

Bb) Cyprina islandica, L. » »

36 Isocardia cor. L. »

37 Cytherea multilamella, Lmk.

38 C. rudis, Poli

39 C. chione, Linneo »

40 Artemis lincta, Pulteney .

41 A. exoleta, Linneo . »

42 Artemis, sp. »

43 Venus casina, Linneo .

44 V. ovata, Pennant . »

45 Lucinopsis undata, Philippi .

46 Tapes laetus, Weinkauff »

47 Solecurtus coaretatus, Gmelin

48 S. strigilatus, Fhilippi .

49 Solen vagina, Linneo . Deo

50 Mactra triangula, Renier

DI Mya truncata, Linneo .

52 Corbula gibba, Olivi

Le Tagliate

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Panopaea Faujasii, Sowerby Saxicava aretica, Linneo . Lucina borealis, L. .

L. Sismondai, Deshayes .

L. spinifera, Montagu . Tellina planata, Linneo

T. serrata, Renier

T. elliptica, Brocchi

T. obliqua, Sowerby . Arcopagia corbis, D’ Orbigny

Thracia ventricosa, Philippi.

Pholadomya alpina, Math. var. appula, n.

Clavagella bacillum, Brocchi Gasteropodi Actaeon tornatilis, Linneo Fusus rostratus, Olivi . var. cinctus, Bell. e Michtt.. Nassa limata, Orani : Trophon muricatus, Montagu Murex Brocchii, Monterosato Triton nodiferus, Lamarek

Cassis saburon, Bruguiéres .

Cassidaria echinophora, Linneo

var. obsoleta, B., D., D.. var. subnodulosa, B., D., D. Trivia europaea, Montagu

Strombus, sp. .

Cappuccini

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Chenopus pes-pelicani, Linneo .

Cerithium vulgatam, Bruguiéres

Vermetus arenarius, Linneo .

Turritella communis, Risso .

T. tricarinata, Brocchi

T. subangulata, Brocchi .

T. incrassata, Sowerby

T. Sandrii, n.

T. turbona, Monterosato .

T. lyciensis, n.

Turritella, sp.

Capulus ungaricus, Linneo

Calyptraea chinensis, L.

var. pseudobrocchia, n.

Xenophora trinacria, Fischer dii

Natica millepunetata, Lmk.

N. fusca, De Blainville

Turbo rugosus, Linneo

Trochus zizyphinus, Linneo .

Gibbula magus, L. .

G. —, var. major, Réquien . Scafopodi

Dentalium vulgare, Da Costa .

D. alternans, B., D., D. .

D. novemcostatum, Tae

D. Philippii, Monterosato

Cappuccini

Velardi

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Spiegazione delle Tavole

Cyprina islandica, Linneo . . valva sinistra, vista dall’ esterno

i di Massachu-

Tu ma = > destra » dall'interno $ Setts. = e » sinistra » dall’ esterno ] dei dintonni 77 = = » destra » dall'interno $_ di Palermo.

» » » » di M. Mario

i Cappuccini,

Pholadomya alpina, Math., var. appula, n.: n'ucl. visto dal lato dest. ) _ _ » » » sinis. (Galatina).

Tellina obliqua, Sowerby . . valva destra, vista dall’ esterno

Î Contatore

—_ = = » sinistra dall’ interno > (Cutrofiano) —_ 5 » destra » » = _ > » » dall'esterno; del Red crag

di Bawdsey. Calyptraea chinensis, Lnn., var. pseudobrocchia, n.: conchiglia vista dal dorso; i Bianchini, (Galatina). Lucina Sismondai, Deshayes . valva sinistra, vista dall'esterno; la Luce (Galatina). Cardita rudista, Lamarck . . valva destra, vista dall'esterno; pliocene delle ar- gille senesi.

aculeata, Poli . . . » » » la Luce (Galatina).

Nassa limata, Chemnitz . conchiglia di Cutrofiano (paese). » di Vallebiaja

del pliocene di Valle Andona.

prismatica, Brocchi.

Dentalium Delessertianum, Chenu, pliocene di Bagalo (Modena).

_ Philippii, Monteros., conchiglie delle località La Luce : Galatina), Gon- tatore (Cutrofiano).

Turritellaincerassata, Sowerby, conchiglia di S.ta Maria di Catanzaro.

_ »

del crag corallino di Gedgrave.

di Reggio Calabria. Sandri en ARE » della località la Luce ( Galatina). subangulata, Brocc. » » Contatore (Cutrofiano). incrassata, Sow. var. lyciensis, n.: Gutrofiano (paese).

turbona, Monteros. conchiglie delle località i Bianchini (Galatina),

Colamaria (Cutrofiano).

‘Dentalium Delessertianum, Ghenu, taglio trasversale; Bagalo (Modena).

—_ Philippii, Monterosato, » Contatore (Cutrofiano). Mya truncata, Linneo . valva sinistra vista dall'interno: Chiusa Ravenna (Cutrofiano). —_ . . . destra vista dall’ interno Contatore (Cutrof.) —_ —_ —_ tara ORCOlO) » » dall’ esterno Chiusa Ravenna.

sinistra » » Contatore.

rari . . . >

Xenophora trinacria, Fischer, conchiglia vista dalla base; La Luce (Galatina).

- = » » di lato; i Bianchini (Galatina).

dalla base; di M. Mario. Colline senesi.

= = = »

commutata =

ì i Gappuccini

Pholadomya alpina, Math. var., appula, n.: nucl. visto dalla parte ant. i ; (Galatina).

pra SA SS » » » » post. )

223

Pellegrino Strobel.

Nato a Milano nel 1821, nominato nel 1857 professore di Storia Naturale nelle scuole universitarie di Piacenza e poscia a Parma nel 1859, Pellegrino Strobel cessò di vivere in Vignale di Traversetolo (Parma) essendo professore ordinario di Zoo- logia in quella Università, il 9 giugno 1895. Fu nel 1875 tra i fondatori della Società Malacologica Italiana e dei nostri studi fu sempre dotto ed accurato cultore. Nel 1853-54 scrisse un suo proprio giornale di malacologia. I suoi lavori di Zoologia e di anatomia comparata dei vertebrati lo pongono tra i migliori del nostro tempo, come senza dubbio ha il merito sommo : di aver avviato gli studi di archeologia preistorica sopra una strada prettamente scientifica; ma dei suoi meriti e della sua attività nei diversi rami della storia naturale altri parle- ranno, a noi basta di spogliare dal lungo elenco delle sue pubblicazioni scientifiche, la nota dei titoli dei suoi lavori di malacologia.

1844. Delle conchiglie terrestri d’ Innsbruck (B:0, It. Milano). 1848. Note malacologiche d’una gita in Val Brembana ( Gior. del- V Ist. Lomb irdo Milano). 1847. Notarella di conchiglie fluviali del Danubio Ungherese ( Giornale di Carov. di Felice De Vecchi). 1850. Studi su la malacologia Ungherese. Pavia 1851. Notizie malacostatiche sul Trentino. Pavia 1853. Molluschi terrestri raccolti da ©. Bellotti in Dalmazia (Gior. Malacologia, diretto da P. Strobel. Pavia). Sulla non esistenza dell’ H. Rhortensis Mill ad di quà delle Alpi. Dei Dardi nelle Elici. Idem.

RARI I STIRO OPEN o SIOE I FAVARA NOR DeL e o $ j dui dg

1854.

1853.

1855.

»

1857.

1860.

1868.

1871.

1874.

1874.

N38

1880. 1881.

1883.

2294 Sui Molluschi viventi del lembo orientale del Piemonte dalla Toce alla Trebbia. Idem. Di due forme inedite del gen. Clausilia. Idem.

Alcune considerazioni sui fenomeni periodici naturali of- ferti dai Molluschi. Idem.

Una nuova Helix (Criniti, Jan).

Saggio di Nomenclatura malacologica. Idem.

Anhang zu den Verzeichnissen der im Erzherzogtume Oester- reich bisher entdeckten Land-und Flussschnecken der Herren Parreyss und J. Zelebor. Sitz. des Zool. Botan. Vereins in Wien.

Beitrag zur Molluskenfauna von Tirol. Id.

Lumache ed ostriche Pavesi. Strenna Pavese |

Essai d’une distribution oro -géographique des mollusques terrestres dans la Lombardie Mem. dell’ Acc. delle Scienze. Torino.

Alcune parole sulla distribuzione oro-geografica dei mol- luschi terrestri in Lombardia. Atti della Soc. It. di Sc. Nat. Mi'ano.

Alcune note di Malacologia Argentina. Atti della Soc. It. di Sc. Nat. Milano.

Intorno al Limax coerulans, M. Bielz. Bull. Malac. It. Pisa.

Intorno alle H. cingulata, Stud. e frigida, Jan. var herme- siana, Pini. Atti della Soc. It. di Sc. Nat. Milano.

Materiali per una Malacostatica di terra e d’acqua dolce de!l’ Argentina meridionale, (introduzione parte 1.° ana- litica) Pisa.

Intorno alla distribuzione oro-geografica dei Molluschi vi- venti nel versante settentrionale dell’ Appennino dal Ti- done alla Secchia. Bull. della Soc. Malac. It. Siena 1878.

Aggiunte e rettifiche (op. precedente). Id. Siena.

Osservazioni all’opuscolo del Dott. S. Borsari sui Molluschi del Modenese. Ann. della Soc. dei Natur. di Modena.

Sulla Campylaea, spiegazioni. Bull. della Soc. Mal. It. Siena.

Le lumache di Gardone. In una pubblicazione Gardone. Reggio Emilia.

IRFISE

SOMMARIO.

F. De FrancHIS. Descrizione comparativa dei Molluschi postplio- cenici del bacino di Galatina . /. /. . .. 0. + ++ pag. 105 D.'Pit Pellegriuo Strobel ae IA I I PI

I signori Soci sono pregati di inviare la loro. quota annua al Cassiere Signor BARTOLOMEO CAIFASSI PISA. i

L'Archivio e i Libri della Società sono presso. la signora Marchesa Marianna Paulucci, Novoli

( Firenze).

I Signori Soci sono pregati di avvisare il Segre- tario della Società, Prof. DANTE PANTANELLI Università, MODENA nel caso di cambiamento d’indirizzo, come pure di rivolgersi al medesimo per. qualunque reclamo circa la spedizione degli atti. i

Società Tipografica Modenese.

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MALACOLOGICA

ITALIANA

VOLUME XIX | 1894-95.

Fogli 15-17 pubblicati il 20 Decembre 1895

con una tavola.

PISA"

SOCIETÀ MALACOLOGICA' ITALIANA

"1895.

OLLETTINO DELLA SOCIETÀ MALAGOLORICA ITALIANA

Vol. XIX.

GUIDO BONARELLI

Ir Gun. PARONICERAS Bonar. [1893]

Questa breve Nota à lo scopo di enumerare i più im- portanti caratteri differenziali che distinguono il gen. Agassi- ceras Hyatt [1875] (1), dal gen. Paroniceras, istituito da me, due anni or sono (2), per il gruppo dell’ Amm. sternalis v. Buch.

(1) sin: Cymbites Neum., [ 1878 ].

(2) BowareLLI Guino, Osservazioni sul Toarciano e l Aleniano del- V Appennino Centrale Boll. Soc. geol. it., vol. XII (1893), fasc. 2.°, p. 195-254. Il dotto ammonitologo Sig. S. S. Bucxman pubblicò recentemente (nel Geo- logic. Magaz. di Londra, Decade IV, vol. I, N. 361, p. 298, Luglio 1894 ) una molto cortese critica di questo mio lavoro. Io mi sono dato premura di inviare al Buckman, per lettera, i miei più vivi ringraziamenti, che gli rin- nuovo ora pubblicamente. La sua dotta recensione mi riuscì tanto più gradita inquantochè m’invitava a dare ulteriori schiarimenti intorno alle ragioni che mi spinsero a stabilire, in detto lavoro, un nuovo nome specifico per l’Amm. Humphriesianus nodosus di QuenstEDT (1858 Jura T. 54, fig. 4) e il nuovo nome generico Paroniceras per il gruppo dell’ Amm. sternalis (v. Buch). Egli scrive: (op. cit. p. 299) « ...+.the-new name Coeloc.? Mariotti applied (by BonarELLI) to Amm. Humphriesianus nodosus Quenst.... is superfluous, and must rank as a synonym; because Hyatt has already applied the name nodosum to this very figure.... It may be remarked that, in tran- slating QuEnSTEDT' S trinomial or quadrinomial system into modern currency, . the first two names, are really generic, while the third name thus becomes "specific; and, unless the restricted genus already contain the same name, QuensteDT' s third name should always be. used ».

Se queste nuove idee troveranno numerosi seguaci io certamente seguirò la maggioranza e non avrò difficoltà a considerare il mio Coeloc.? Mariotti come sinonimo di StepRanoc. nodosum (Quenst.) Hyatt. Mi sia peraltro con- cesso di far osservare che, seguendo la proposta del Buckman, ne verrà di

15

SMONAie

gen. Agassiceras Hyatt. (tipo: Amm. laevigatus Sow.).

1875. Agassiceras . Hyatt, | Proc. Bost, Soc. of. N. H., vol. XVII], p. 225, (ex p.).

1878. Oymbites. . . Neumayr, [Jahrb. d. k. k. g. Reichs., XXVIII Bd., I H.]|, p. 64, (28), nota.

1884. Agassiziceras ZirteL, Handb. d. Paltiont., I Abth., I Bd., Zw. Heft, p. 455.

» ‘Oymbites... Zinret, op. cit., vol. cit., p. 456.

1887. Agassiceras . Hyarr, Ub. Polymorphidae [Neues Jahrb. £.

Min. ete.,, II Bd., Stuttgart], PI 9 2006 i SEGLU (ex); |

1894. Cymbites. .. BuckmaN, On the gen. Cymbites, | Geol. Magaz.

D. IV, vol. I], p. 357 (synon. emend.).

conseguenza un fatto assai grave: In ogni gen. di Ammoniti saranno inevi- tabilmente ripetuti i soliti appellativi specifici: nodosum, enodis, depressus, compressus, rotundus, quadratus, macer, gigas ecc., che tali appunto sono i nomi adottati da QuensteDT. Tuttociò assai facilmente potrà essere causa di disordini e confusione. Di più, siccome non è raro il caso che certe forme descritte da QuensreDT e ritenute per qualche tempo di un dato gen. deb- bano poi passare ad altro gen. distinto, sarebbe troppo spesso necessario di stabilire, per queste forme vaganti, nuovi appellativi specifici, pel sem- plice fatto che nei generi a cui vengono in seguito ascritte già forse si tro- vano altre forme omonime. E ciò potrebbe accadere anche al Coeloc. ? Mariotti Bonar. ove si conservasse per questa forma il terzo nome di QuenstEDT.

Sono queste le ragioni principali che mi spinsero a stabilire, per la forma in questione, un nuovo nome specifico, quantunque già sapessi che il Hyatt le aveva conservato l’appellativo rodosum datole da QuexsrEDT. Aggiungo che, ciò facendo, io mi sono uniformato a quanto generalmente si è sempre fatto finora; specialmente dall’ OppeL, dal NeumayE, dal PompEcKkJ e da altri.

Quanto al gen. Paroniceras, proposto da me (op. cit., p. 202) per il gruppo dell’ Amm. sternalis, il Buckman crede di poterlo considerare come sinonimo del gen. Cymbites Neum. (1878) (= Agassiceras Hyatt, 1875). Ciò mi rese avvertito che assai probabilmente ia descrizione che ò già pub- biicato, di questo mio n. gen., non è sufficente a comprovare la sua perfetta autonomia da ogni altro gen. di Ammonidee finora conosciuto; onde mi sono deciso a pubblicare il presente lavoro nel quale appunto è data, di detto gen., una più estesa diagnosi.

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227 Dracnosi: Amm. (fam. Arietitidae) festa minuta, ple- rumque exornata; anfractibus subinvolutis, rotundatis subde- pressis, lacvigatis vel striatis, perraro pseudocostatis, lateribus convexis; dorso lato, rotundato, plerumque in ultimo anfractu lae- viter subcarinato; umbilico plerumque irregulari; apertura subcir- colari depressiuscula; septis lateribus irilobatis, parum divisis.

Hyatt, tutto compreso dalle sue ricerche filogenetiche sugli Arieti, pur considerando | Amm. laevigatus Sow. (non Rein.) quale tipo del suo gen. Agassiceras, vi comprese tut- tavia alcune forme di notevoli dimensioni ( Amm. Scipionanus d’Orb., modosaries Quenst. ecc.) le quali, per numerosi ca- ratteri, notevolmente differiscono dall’ Amm. laevigatus e cer- tamente devono essere ascritte ad altri generi ben distinti.

Le varie forme di Agass:ceras che più si accostano al tipo sono tutte di assai piccole dimensioni; raggiungono al massimo un diam. di 15 mm.

La camera definitiva d’abitazione non supera mai la metà dell’ ultimo anfratto. In questa ultima porzione della conchiglia, la spira tende ad assumere un andamento avvolgente-subevo- luto, onde le suture ombelicali passano gradatamente dal 3.° in- terno degli anfratti ombelicali a solcare il loro 3.° esterno. Per questo fatto l’ombelico acquista generalmente un aspetto irregolare pseudo-geniculato.

(Molti autori riferiscono al gen. Agassiceras anche l’ Amm. striaries Qu. e l’Amm. Davidsoni Dum. (non d'Orb.) nelle quali peraltro anche la camera definitiva d’ abitazione possiede un avvolgimento spirale regolarmente subinvoluto, l’ombilico si presenta coartato. Queste due forme sarebbero le più an- tiche del gruppo). Mera

Il peristoma si presenta alquanto semplice con brevissima apofisi dorsale linguiforme un po’ ricurva in basso.

Una carena lievissima, o meglio un indizio di rilievo ca- renale appare in poche forme e soltanto lungo il dorso della camera d’abitazione. Tutto il resto della spira ne è sempre sprovveduto.

Inoltre nei giri interni la sezione è alquanto depressa mentre la camera d’abitazione può in alcune forme presen- tarsi più alta che larga.

228

Da quanto ò detto finora emerge chiaramente il fatto che negli Agassiceras la porzione della spira costituente la ca- mera definitiva d’abitazione diversifica per vari caratteri da tutto il resto della conchiglia. D'altra parte ricordo che altri gruppi d’ Ammonoidee di piccole dimensioni, con ombilico irre- golare ed anormale sviluppo della camera definitiva d’abita- zione devono venir considerati come forme regresse in via di totale estinzione. Questa considerazione mi invita a-supporre che anche gli Agassiceras debbano venir considerati come de- generati discendenti di forme triasiche, dai quali assai diffi- cilmente si potrebbe far derivare un gruppo così elevato quale è quello dei Paroniceras.

La linea suturale degli Agassiceras resta per lungo tratto della spira allo stadio goniatitico, mentre nel giro esterno pre- senta sempre la seguente costituzione. Sella sifonale lingui- forme, brevissima. Lobo sifonale alquanto corto e largo. Sella dorsale larga, semplicissima. 1.° lobo laterale generalmente più lungo del lobo sifonale e molto più stretto della sella dorsale; generalmente bifido o trifido. 1.8 sella laterale più larga della dorsale, semplicissima. 2.° lobo laterale identico per forma al 1.°; un po’ più piccolo tuttavia. Segue un lobo ausiliare-suspensivo ben evidente.

gen. Paroniceras Bonar. (tipo: Amm. sternalis v. Buch.).

1881. Murpoceras. MeneGHINI, Monogr., p. 206, (ex p.).

1885 Pelecoceras. HAauG, Beitr. z. ein. Monogr. d. Amm.-gatt. Harpoceras | Neu. Jahrb. f. Min. etc. Beil. Bd. III, Stuttgart |, p, 586, nota.

1893. Paroniceras BonArELLI, Osserv. sul Toar. e VAI. dell’App. C. [Boll. Soc. geol. it. vol. XII], p. 202.

1894. Cymbites. . Buckman, Jurass. Amm.: On the gen. Cymbites [ Geol. Magaz.|], p. 357, (ex p.).

1894. Paroniceras HAuG, Les Amm. du perm. et du Trias, etc. | Boll. Soc. géol. de Fr. 3."° Sér., vol. XXIII, pag. 411, nota.

| I | si i |

229

Diagnosi: Amm. (fam. Harpoceratidae??) festa nautiliformi, orbiculato-compressa, fere exornata; anfractibus fere involutis, rotundatis, subcompressis, transversim tenuiter ondulato-striatis, lateribus converis; dorso rotundato vel acuto, vel carinato; um- bilico regulari, profundo, angustato; apertura cordiforme, sub- compressa; septis lateribus bilobatis, denticulatis.

I Paroniceras raggiungono in media un diam. di 50 mm. Non si conosce finora, di queste forme, il peristoma definitivo La loro linea lobale si presenta generalmente così costituita : Sella sifonale linguiforme, brevissima, provveduta di una punta mediana. Lobo sifonale più lungo che largo. Sella dorsale larga, denticulata. 1.° lobo laterale più largo della sella dorsale e

più profondo del lobo sifonale; degradante, seghettato (0 pet-

tinato). 1.° sella laterale denticulata più larga e meno alta della sella dorsale; raggiunge la sutura ombelicale compiendo un’ampia curva paraboloide e termina in quella regione dando origine a un 2. lobo laterale cortissimo e alquanto largo fornito in basso di due punte, la più interna delle quali po- trebbe venir considerata come un accenno di lobo ausiliare- sospensivo.

Da quanto è detto finora, e da quanto dirò in seguito, risultano le seguenti principali differenze tra gli Agassiceras e i Paromniceras:

I primi sono sempre di piccole dimensioni; = i se- condi invece arrivano ad avere un diam. di ben 60 mm.

2. Gli Agassiceras ànno giri generalmente subdepressi ; la sola camera definitiva d’abitazione è generalmente qua- drato-compressa. I Puroniceras a-sua volta tendono sempre ad avere i giri subcompressi.

3.° Gli Agassiceras ànno il dorso molto largo (Il mas- simo diametro trasverso dei loro giri corrisponde al 3.° esterno). = I Paroniceras ànno il dorso più ristretto, talora anche acuto. (Il massimo diametro trasverso dei loro giri è sempre molto vicino alla regione ombelicale).

Negli Agassiceras la carena è lievemente pronun- ciata (in poche forme) soltanto sulla regione dorsale della ca- mera definitiva d’abitazione. Essa non è una vera carena e nei moules non è visibile. = Nei Paroniceras la carena 0: manca

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230 del tutto o la si riscontra anche nei giri interni della spira (1).

In tal caso essa è formata in modo che anche nel modello interno della conchiglia ( moule) la si trova assai pronunciata. Si vede bene che questo tipo di carena non si forma soltanto per uno speciale ispessimento del guscio; ma deriva anche in gran parte dalla maniera con cui sul dorso i fianchi dei giri comprimono formando un angolo acutissimo in corrispon- denza della linea dorsale mediana.

5.° Negli Agassiceras l’ombelico è generalmente irrego- lare, per anormale accrescimento della camera definitiva d’ abi- tazione. (Questa irregolarità è generalmente caratteristica in alcuni gruppi di ammonoidee di piccole dimensioni. La si ri- scontra tuttavia anche nei grandi Macrocephalites i quali però debbono alla loro volta essere considerati come discendenti da alcuni Sphaeroceras ad ombelico coarctato). = Nei Paroni- ceras l’ombelico è piuttosto regolare.

6.° Negli Agassiceras le linee lobali « trilobate » con- servano in gran parte dei giri uno aspetto goniatitico. Nei Paroniceras le linee lobali « dilobale » acquistano assai per tempo tutti i loro caratteri distintivi.

Nei primi il 2.° lobo laterale occupa il 3.° interno dei fianchi; = nei secondi questo lobo è situato assai vicino all'ombelico e proprio sul punto in cui i giri si curvano per raggiungere le suture ombelicali.

8.° Il gen. Agassiceras è rappresentato da forme « molto . stabili » che persistono, quasi invariate, in molte zone di se- guito del Sinemuriano e del Charmoutiano. = Al contrario nel gen. Paroniceras abbiamo forme estremamente variabili, esclu- sive del solo Toarciano. A me sembra che questa ultima dif- ferenza basti da sola a comprovare la opportunità di conser- vare distinti questi due generi.

Il BuckmAN rimase in forse intorno ala precisa posizione

(1) Parlando di « giri interni » o « giri minori » della spira, non in- tendo mai parlare dei siri iniziali i quali, é già noto, ànno caratteri molto semplici e particolari di struttura e d’ornamentazione e in quasi tutte le

Ammonoidee sono depressi.

231

stratigrafica dell’Amm. sternalis v. Buch come pure dell’ Amm. subcarinatus Y.et B. Tuttavia come corollario della sua ipo- tesi, per la quale l’ Amm. sternalis sarebbe un derivato evolutivo degli Agassiceras ( Cymbites Neum ) considerò questa forma come appartenente al Toarciano inferiore e fece derivare da essa l’ Amm. subcarinatus Y. et B.

Alcune ricerche paleontologiche da me praticate in alcuni lembi Toarciani dell'Appennino centrale non mi permettono di sottoscrivermi a queste idee dell’egregio paleontologo inglese.

A Val d’Urbia presso Scheggia, ove appunto (1) il Toar- ciano inferiore (di colore grigio-cinereo) è litologicamente assal ben distinto dal Toarciano superiore (di color rosso ti- pico), riscontrai abbondantissimi nel 'l'oarciano superiore i Paroniceras che per quanto abbia cercato non mi riuscì di trovare nel Toarciano inferiore. D'altra parte in questa ultima formazione rinvenni un magnifico esemplare ed alcuni fram- menti di Amm. subcarinatus Y. et. B. che non trovai, a sua volta, nel Toarciano superiore. (Tutti questi esemplari si con- servano ora in questo r.° Museo geologico di Torino).

Dunque: l’ Amm. subcarinatus è una forma più antica dei Paroniceras (2). Necessariamente essa non può venir considerata

quale derivato evolutivo dei Parorniceras. È a Db° non si potrebbe nemmeno supporre al con- Ra trario che questi derivino dall’ Amm. subca- CREATI rinatus; perchè molti caratteri differenziali distinguono facilmente, da questa forma, qua- lunque Paron:ceras. |

Il criterio principale che informa il Bu- a CKMAN nel raggruppamento generico dell’ Am- | monoidee è specialmente un criterio filogene- al

tico. Egli dice: Data una serie di forme aventi affinità filo- genetiche, secondo questo schema, (in cui le forme @ siano

(1) v. BonARELLI op. cit. (1893) p, 208 ecc.

(2) A questa medesima conclusione giunse anche l’ OpreL (1863 Pal. Mitth. p. 141) il quale dice che l’ Amm. sudcarinatus « findet sich im obern Lias in der zone des Amm. serpentinus (Toarciano inf.) innerhalb und ausserhalb der Alpen ». Ù

282 tutte p. es. non carenate, oppure liscie ete. e le forme d siano al contrario carenate od ornate e via discorrendo) devonsi b, distinguere le forme 6, dè, con un nome ge- | nerico diverso da quello adoperato per le forme DA TAN EI | Ove al contrario si avesse una serie di forme 4, secondo questo altro schema filogenetico; dal | quale risulti che il gruppo @,, @,, @, (p. es. non a, carenato) à dato origine soltanto al gruppo d,, 6, | (carenato ) distinto per alcuni caratteri dal gruppo ad, progenitore; allora, se non si trova una forma a, (non carenata ) che si possa considerare anch’ essa come deri- vata dal gruppo a,,... @,, e se la somma dei caratteri distintivi del sruppo è dal gruppo a non è molto rilevante, devesi con- servare per ambedue i gruppi un solo nome specifico.

Il criterio è buono, ma non abbastanza sicuro, inquantochè le attuali condizioni della Paleontologia non ci permetteranno sempre di poter affermare con sicurezza che non esiste a,; per la semplice ragione che potrebbe non essere ancora stato rinvenuto (1).

In ogni caso, secondo il Buckman, i Paroniceras derive- rebbero dagli Agassiceras secondo il seguente schema:

Amm. subcarinatus

con solchi ai lati della carena, deriva da

Amm. sternalis

Toarciano var. carenata che prese origine da

var. non carenata cui può avvicinare:

|

Amm. cfr. globosus, Quenst. (1885 Amm. Schwéib., T. 42, fig. 39) prov- veduta di subcarena lungo il dorso dell’ ul-

Charmoutiano sup.

( Domeriano)

| Amm. sternalis

timo giro.

(1) A me sembra veramente che la Paleontologia sistematica non si trovi attualmente in grado di prestarsi a ricerche filogenetiche così detta- gliate quali sono, ad esempio, quelle di Hyart.

233

In seguito a quanto ò detto sulla posizione stratigrafica dell’ Amm. subcarinatus Y. et B. nonchè dei Paroniceras risulta che questo schema probabilmente non è esatto. Si potrebbe tutt’ al più sostituire lo schema seguente:

Amm. sternalis

var. carenata

—_—

Toarciano sup. Amm. sternalis

var. non carenata

Ù ) Amm. subcarinatus | Toarciano inf. | 2

con solchi ai lati della carena

Amm. cfr. globosus Qu.

I

Domeriano con sub carena lungo il dorso della camera definitiva d’abi-

tazione. |

Sinemuriano e Charmoutiano inf. |

\

Amm. laevigatus Sow. (non Rein.).

secondo il quale i Paroniceras sarebbero, rispetto all’ Amm. subcarinatus, discendenti collaterali degli Agassiceras. Onde, se non tenessi conto delle numerose differenze che totalmente distinguono e l Amm. subcarinatus e i Paroniceras dal gen. Agas- siceras io direi: si consideri pure, come Agassiceras, Vl Amm. subcarinatus, ma si conservi il nome Paroniceras per il gruppo dell’ Amm. sternalis. Ma tuttociò non à valore in discussione, inquantochè fra Agassiceras e Paroniceras non esistono diretti rapporti filogenetici (1).

(1) Intorno alla possibile filogenia dei Paroniceras si occuperà, proba- bilmente fra non molto Have come egli stesso si ripromise in un recente suo lavoro ( Les Amm. du Perm. et du Trias; etc. Bull. Soc. géol. de Fr. 1894, 3.ne sér. vol. XXII, p. 411, nota); ed jo lascio senz'altro all’illustre am- monitologo libera parola sull'argomento.

Mi piace intanto aggiungere quì che la opportunità di stabilire un nome

234 Passiamo ora alla descrizione delle singole forme sino ad oggi riferibili al gen. Paroniceras.

Paroniceras sternale (v. Buch in d'Orb.).

[1842. Amm. nautiloides Raspain, (non Schloth.). Hist. nat. des AMI PA SZ DINI fig. 4. Ex syn. MENEGHINI |.

1844. Amm. sternalis . (v. Buch), D' OgBIaxy, Cepb. jur., p. 345 (exp), TOA accurata ), (non fig. 4-7).

1858. Amm. sternalis. . Oppet, Juraf., p. 251.

1861. Amm. sternalis. . GumeL, Geogn. Beschreib. d. Bayer. Al-

peng., p. 475.

1868. Amm. Le-Meslei. Reynbès, Ess. de geol. et pal. Aveyron,, p. 105.

1881. Amm. ( Harpoc.). sternalis MeneGnINI, Monogr., p. 65 et p. 206, (ex p.), (syn. emend.).

(Nella figura del D’ORBIGNY citata in sinonimia l'ombelico è probabilmente troppo stretto. Non ò mai visto esemplari di Paroniceras sternale con ombelico di così piccolo diametro).

Il Paroniceras sternale si distingue da ogni altra forma del gruppo per avere il dorso arrotondato, i giri molto larghi, e l'ombelico necessariamente alquanto profondo. Anche la linea lobale è caratteri propri distintivi. Noto specialmente che lobi e selle sono molto alti e profondi.

L’'Amm. Le-Meslei di RevxÉs (v. sinon. ) potrebbe tuttalpiù venir considerata come una var. di questa forma, avente l’ om- belico un po’ più ampio.

generico a parte per l’ Amm. sternalis fu pure sentita oltre che da me e da Have anche da uno dei più distinti Ammonitologi italiani; intendo par- lare del prof. Canavari il quale avendomi inviato in esame alcuni esem- plari di Paromniceras del r.° Museo geologico di Pisa, si mostrò meco disposto a considerare i Paroniceras come distinti da ogni altro gen. di Ammoniti.

235 Il Paroniceras sternale è decisamente caratteristico del Toarciano superiore (/jurerse-zona ). Lo trovai abbastanza fre- quente nel Rosso Ammonitico di Lombardia e dell’ Appennino

centrale.

Paroniceras lenticulare (v. Buch).

1850. Amm. lenticularis von BucH, (non Phill.). Explicat. de 3 pivdrAmmno; Tobia.

1844. Amm. sternalis. . (v. Buch), D’' OrBIGNY, Ceph. jur., p. 345 (ex p.), T. 111, fig. 4-5 (non 1-3, nec. 6-7).

1849. Amm. sternalis. . QuENSTEDT, Ceph., p. 374 (ex p.).

1852. Amm. lenticularis (v. Buch), GirbeL, Fauna d. Vorw. III, TE ipi004.

1858. Amm. sternalis. . QuensteDn, Jura, p. 281, T. 40, fig. 2.

1885. Amm. sternalis. . QuenstEDT, Amm. Schwib., p. 400 (ex p. ), alii Ze (dad

1894, Cymbites sternalis Buckman, On the gen. Cymbîtes, p. 5

si (ex 'p.).

Questa forma differisce dagli altri Paroniceras per avere il dorso semplicemente acuto, e non carenato. À l'ombelico un poco più ampio di quello che non sia nella fig. di D’Ox- BIGNY citata in sinonimia.

Fra le Ammoniti toarciane dell’ Appennino centrale che conservano in questo r.° Museo. geologico di Torino avvi un esemplare da me raccolto a Gorga Cerbara presso Piobico lungo il torrente Candilliano. Questo esemplare può venir con- siderato come una forma intermedia fra il Paronic. sternale e il Paronic. lenticulare. Esso continua ad avere i giri molto larghi. Lungo il suo dorso frattanto è delineato un rilievo mediano alquanto pronunciato.

La linea lobale del Paronic. lenticulare è caratteri inter- medi fra quella del Paromnie. sternale e quella del

236

Paroniceras Buckmani ». f. Tav. IV, fig. 5, 8.

1844. Amm. sternalis .{v. Buch), D’'ORBIGNY, Ceph. jur. p. 345 (EXP) ALI enon nec 4, 5), typus.

1881. Amm. ( Harpoc.) sternalis MenEGHINI. Monogr., p. 65 et p. 206 (ex p.), non syn.

1885. Amm. sternalis. . QuensrenT, Amm. Schwéb. p. 400 (ex p.), T. 50, fig. 6 (non 7).

1895. Paronic. sternale. BonarELLI, Osservaz. sul Toare. e Alen. dell’App. Centr., p. 202 (ex p.).

1894. Cymbites sternalis Buckman, On the, gen. Cymbites, p. 5 (expo):

Paronic. testa discoidea, compressa, anfractibus subinvolutis compressis; dorso acuto carinato; carina robusta; apertura lan- ceolato-compressa.

La linea lobale di questa forma è finamente denteliata. Tanto i lobi che le selle sono bassi e molto larghi. La 2.° sella laterale è un andamento paraboloide molto ampio. Il 2.° lobo laterale è tutto l'aspetto di un lobo sospensivo.

La linea lobale disegnata da QuEnstEDT nel 1885 sopra l'esemplare citato in sinonimia non mi sembra che possa es- sere esatta. In essa il lobo laterale è un aspetto e una posizione che non ò mai riscontrato in nessun Paroniceras; (somiglia alquanto al 1.° lobo laterale ed occupa il 3.° interno dei fianchi). Sarebbe opportuno verificare se nell’ originale di questa figura la linea lobale abbia realmente questo aspetto anomalo. Aggiungo inoltre che detta fig. di QUENSTEDT può venir considerata come di una forma intermedia fra il Pa- ronic. lenticulure ed il tipo del Paronie. Buckmani. In essa i giri sono meno compressi che non in questo, e la carena è molto meno robusta e molto meno elevata.

Tanto il Paronic. lenticulare quanto il Puronic. Buckmani sono forme Toarciane. Non si può dire ancora a quale zona di questo piano dette forme appartengono. E probabile che

RL CIR E NI SARROTO

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-- 237

siano più antiche del Puronic. sternale, come ugualmente non è improbabile che siano più recenti. È adunque incerto se nel proporre uno schema filogenetico del genere Paroniceras si debba considerare come forma primitiva la forma carenata e come forme derivate la forma a dorso acuto e quindi la forma a dorso rotondato; oppure se questa ultima sia real- mente la più antica e le altre siano derivate da questa.

Io sarei propenso a credere più antica la forma carenata pensando che la forma a dorso arrotondato occupa già la parte superiore del Toarciano. Un altra ragione è Aa che dirò nei periodi che seguono:

Paroniceras? capillatum (Denckm.).

1887. Amm. capillatus. . . . DeNckmann, Fauna v. Dérnten [ Ab- hand, z. geol. Specialk. vi Preuss. Bd. VIII, 2 Heft. |, p. 60 (synon.?), DEN ee Io) 1893. Marpoc (?) capillatum Have, ui soc. géol. de Fr. 3"° ser., e201 pa 30 RSS o E

Di questa forma, non si conosce ancora la linea lobale; onde, per la mancanza di un carattere così importante nello studio sistematico delle Ammonoidee, (e che alcuni autori forse trascurano) non potrei dire con sicurezza se ella ap- partenga o no al gen. Paroniceras. Osservo tuttavia che per molti caratteri sia della forma generale, sia della struttura del guscio, essa presenta notevoli analogie specialmente con Paronic. Buckmani dal quale però facilmente si distingue per avere un ombelico molto più ampio, il dorso meno acuto i giri meno alti, meno compressi e di forma subquadrata; la carena meno tagliente etc.

Il prof. E. KaysER direttore dell’Istituto geologico della università di Marburg, assai gentilmente mi inviò in esame due splendidi esemplari di questa forma raccolti a Dòrnten. Essi conservano per intero il loro guscio, mi è stato in alcun modo possibile di scorgerne la linea suturale.

Frattanto: ove realmente l’ Amm. capillatus Denckm. po- tesse venir considerato come appartenente al gen. Paroniceras sarebbe dimostrato senz’ altro che le forme più antiche di questo gen. sono appunto le carenate, inquantochè il Pa- ronic. (?) capillatum è forma esclusiva della parte più bassa del Toarciano inferiore ( Posidonienschiefer, Denckm).

Ammesso ciò, sarebbe questo lo schema filogenetico del gen. Paroniceras:

Toarciano sup. (Paronie. sternale (v. Buch)

Jjurense-zona sternale raccolto a Gorga

Paronic. m. f. Cerbara Appen-

lenticulare | nino centrale Puaronic. lenticulare (v. Buch)

Toarciano inf. È lenticulare Puronic. m. f.

3 e | (parte superiore) Î (in Quenst.)

Buckmani

Paronic. Buckmani Bonar.

| o | Paronic.(?) capillatum (Denckm.). | 2

|

Toarciano inf. ( Posidonienschiefer )

Torino, R. Museo Geologico, 10 Febbraio 1895.

ta

299

DESCRIZIONE DELLA TAVOLA (1).

Fig. 1. Aygassiceras centriglobum (Opp.) Disegno della linea lobale tolto dall'opera di QuenstepT: 1895 Amm. Schiwid, T. 42, fig. 29 (sub nom. Amm. globosus).

Fis. 2. Aygassiceras cfr. centriglobum (Opp.) Disegno della linea lobale di un esemplare piritizzato proveniente dal Charmoutiano di Còte d'Or e che attualmente si conserva nel Museo geologico della r.® Università di Pavia.

Fig. 3. Paroniceras sternale (V. Buch) Sezione dei giri di un esemplare del Rosso Ammonitico d’ Alpe Turati sopra Villa Albese in Brianza. 3a = linea lobale di un esemplare superficialmente un po’ eroso

raccolto nel Rosso Ammonitico di Cesi presso Terni nell’ Appennino centrale, il quale attualinmente si conserva nel Museo geologico della r.* Università di Pisa.

Fig. 4 —- Paroniceras lenticulare (V. Bach) Sezione dei giri cal- colata sopra diversi esemplari del Toarciano francese. 4a = linea lobale di un esemplare del Toarciano di Salins ( Francia ) tolta dall’op. cit. di QuensteDT a T. 50, fig. 7 (sub nom. Amm. sternalis).

Fig. 5. Paroniceras Buckmani n. f. Sezione dei giri dell’ esem- plare fig. 3. 5a = Disegno della linea lobale di un esemplare piritizzato

della medesima forma raccolto nel Toarciano di Montversant presso Salins, il quale attualmente si conserva in questo r.° Museo geologico di ‘Torino.

Fig. 6. Paroniceras (?) capillatum (Denckm.) Sezione del giro esterno calcolata sulle misure del Denckman, sulle figure pure del DENcKMAN e del HauG e sopra due esemplari di questa forma che attualmente si con- servano nel Geolog, Institut der Universitàit Marburg.

Fig. 7. /Paroniceras lenticulare (V. Buch.) Copia della figura tipica data dal v. Bucn (V. p. 6 del presente lavoro).

Fig. 8. Paroniceras Buckmanî n. f. Dal Rosso Ammonitico di Fonte Vernosa nel Monte Catria [Appennino centrale ]. ( Museo geologico della r.° Università di Pisa).

Fig. 9. Amm. (?) subcarinatus Y. et B. Disegno della linea lo- bale di un esemplare da me raccolto nel "T'oarciano inferiore (falciferum-zona ) di Val d’ Urbia [ Appennino centrale] e che attualmente si conserva in questo r.° Museo geologico di Torino.

(1) Disegnata con la solita maestria dal mio maestro il prof. PARONA che

ringrazio ora infinitamente di tanta cortesia.

Ci

Dott EINE ORESTII

ENUMERAZIONE” DEI BRACHIOPODI E DEI MOLLUSCHI PLIOCENICI

DEI DINTORNI DI BOLOGNA

PARTE III. Classe Scaphopodi. Famiglia Dentalidae. Genere Dentalium (Aldrovandi 1615) Linneo 1758.

Dentalium elephantinum L.

1764. Dentalium elephantinum Linneo. Mus. Ludov. Ulric. pag. 699.

1825. » > Deshayes. Anat. et monogr. Gen. Dent. pag. 27, tav. III, fig. 7.

18806. » » Philippi. Enum. Moll. Sicil. vol. I, pag. 245.

1847. » » Chenu. Legons element. Hist. Nat. pag. 221, fig. 827.

1859. » » Chenu. Man. d. Conchyl. vol. I, pag. 347, fig. 2803.

1808. 2 » Foresti. Cat. Moll. fuss. plioc. coll. bologn. pag. 94.

1871. » » Capellini. Marn. glaue. dint. Bolog. pag.

119 (Val di Savena).

Secondo la frase del Linneo il Dentalium elephantinum

avrebbe solamente dieci coste longitudinali e sarebbe negli interstizi striato ( D. festa decemangulata, subarquata, striata),; ma oggi questa specie si considera diversamente da tutti i

24 conchiologi, ben sapendo come il Linneo sotto tal nome abbia diverse specie riunite; egli è per ciò che io pure per il D. elephantinum mi tengo alla descrizione chiara e minuta data dal Deshayes principalmente, dal Philippi e da molti altri autori. Alla frase del Linneo meglio si riporterebbero gli esemplari riferentisi al D. arcuatum Gml.

Nei depositi pliocenici della nostra provincia pochissimi souo gli individui che possonsi riferire alla forma tipica de- scritta e figurata dal Deshayes. Secondo questo autore il D. elephantinum è piuttosto grande, largo alla base, appena arcuato; presenta all'apice costantemente 12 coste principali simmetricamente disposte, con una costicina più piccola inter- calata, la quale ingrossandosi verso la base quanto le coste principali, viene con queste a compiere il numero di 24. Quanto alla forma delle coste, e per essere la conchiglia non molto curva, i nostri esemplari meglio corrispondono colla figura data da questo conchiologo, che con quelle del Chenu, le quali presentano una curva molto sentita che mai si ri- scontra nei nostri fossili. Anche il Philippi parlando della forma di questa conchiglia la dice subrecta. Alcune delle figure dello Scilla (1) sebbene non troppo esatte probabilmente riferiscono a questa specie.

Tenendo calcolo di quegli esemplari nei quali si distin- guono i caratteri della forma tipica, ma che solo presentano maggiore 11 numero delle coste principali e quasi diritta la forma della conchiglia, è facile il notare come essi vengano a formare un passaggio al D. Deshayesi Guid. illustrato dal Cocconi (2), e da questo, aumentando sempre il numero delle coste, al D. Delessertà Chenu; e il Seguenza (3) stesso fa no- tare che è difficile negli esemplari incompleti distinguere la specie del Linneo da quella del Chenu.

Negli esemplari che si raccolgono nelle marne argillose, le linee di accrescimento sono più apparenti e più numerose.

(1) Scilla. De Corp. mar. lapidescent. tav. XVIII, fig. 6. (2) Cocconi. Enum. sistem. Moll. mioc. e plioc. Parma e Piacenza, pag. 230, tav. VI, fig. 17. (3) Seguenza. Le formaz. terz. provin. Reggio, pag. 275. fado

SV Ro

Sabbie gialle -- Monte Biancano Collezione Museo; ra- rissimo.

Argille sabbiose Pradalbino Coll. Foresti; rarissimo. Marne argillose Ponticello in Val di Savena, Casazzo

Coll. Fornasini, Foresti; raro.

Dentalium Delesserti Chenu.

1847. Dentalium Delessertiî. . Chenu. Legons element. Hist. Nat. pag. 221,

fig. 326.

1859. » » » Man. d. Conchyl. vol. I, pag. 847, fig. 2804.

1863. » elephantinum Foresti. Cat. Moll. foss. plioe. coll. bologn. pag. 94.

1372. » Philippiù . . . Monterosato. Notiz. conch. foss. M. Pelle- grino e Ficar. pag. 27.

1877. > delessertianum » Catal. conch. foss. M. Pelle- grino e Ficar. pag. ib.

1881. » delessertianum Coppi —- Paleon. modenese pag. 84.

1895. » Philippii. . . . De Franchis Descriz. comp. Moll. post.

plioc. Galatina pag. 202, tav. II, io Matav3 Dio 22)

1895. » delessertianum » Descriz. comp. Moll. post. plioc. Galatina tav. II, fig. 10 e tav. Ill, fig. 1.

Ho preferito il nome di Chenu, perchè anteriore a quello del Monterosato proposto nel 1872.

Dietro la descrizione del D. elephantinum data dal De- shayes e dal Philippi e di più per la figura del conchiologo francese, mi sono io pure persuaso che la maggior parte degli esemplari fossili riferiti dagli autori alla specie del Linneo, debbonsi invece riportare a quella del Chenu; ed anche il Brugnone (1) dice essere questa specie sparsa nei terreni d’Italia e fa osservare come spessissimo sia stata confusa col D. elephantinum; ne fa la distinzione dei caratteri special-

(1) Brugnone. —: Osserv. crit. cat. conchigl. foss. M. Pellegr. e Ficar. pag. 43.

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2435 mente per le dimensioni, la forma e per la presenza o man- canza della fessura alla regione posteriore.

Nei nostri esemplari le coste principali sono per lo più 15 all'apice, eguali per la sporgenza, non molto distanziate e perciò la conchiglia non si mostra angolosa; un poco sotto all’apice si osserva una sola costicina interposta alle coste principali, la quale scendendo verso la base si sdoppia ed alle volte si divide anche in tre, e queste suddivisioni spesso sono disuguali; quando tutte queste coste e costicine sono bene vi- sibili alla base della conchiglia, se ne conta un numero gran- dissimo. Ho detto quando sono bene visibili, perchè spesso le coste principali perdono la loro sporgenza e alle volte quasi del tutto spariscono, rimanendo solamente dei piccolissimi solchi appena appena percettibili. Numerosissime e sottilis- sime, come osserva il Coppi sono le strie longitudinali lungo le coste e gli interstizi, come del pari numerosissime e sotti- lissime le strie trasversali, le quali intersecandosi colle lon- gitudinali formano una specie di zigrinatura, ben visibile colla lente, come ha notato il De Franchis nella sua esattissima e minuta descrizione di questa specie. Le linee circolari di ac- crescimento sono più grossolane e più distanziate di quelle che si osservano nella specie del Linneo.

Negli esemplari più grandi, quando l’apice non è del tutto rotto, come nella maggior parte degli individui di questa specie non solo, ma anche delle altre del genere, si ‘osserva porzione della fessura alla faccia ventrale, perciò ap- parterebbero alla sezione F'ssidentalium del Fischer (1). Ho però a notare una differenza fra i miei esemplari e le figure del Chenu, e cioè che la fenditura alla parte posteriore della conchiglia non si troverebbe alla faccia dorsale come l’autore indica nella sua descrizione e nella sua figura, ma viceversa alla faccia ventrale. O il Chenu ha scambiato la faccia ventrale per la dorsale, oppure la posizione della fenditura non è un carattere di gran valore da dar luogo a qualche suddivisione, perchè il Fischer stesso, che ben conosceva la specie del Chenu, la cita per tipo di quelle da attribuirsi valla sezione 'isst-

(1) Fischer. Man. d. Conchyl. pag. 894,

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244 dentalium, le quali hanno per carattere proprio una lunga fessura alla faccia ventrale (convessa) della parte posteriore della conchiglia.

Fra i nostri esemplari di cui i più grandi misurano 15 mill. di diametro alla base e 117 millim. di lunghezza, ve ne hanno alcuni nei quali si osservano ancora le traccie della colorazione, che corrisponderebbe in certo qual modo a quella che secondo il Deshayes presenta il D. elephantinum vivente, vale a dire zone trasversali che per la fossilizzazione hanno preso una tinta turchiniccia, da verde pallido che era quando l’animale viveva.

Gli esemplari del bolognese corrispondono per la loro porzione anteriore alla fig. 115 del D. Plilipii Monter. ripro- dotta dal De Franchis e per la porzione posteriore alla fig. lla; e stando poi al confronto di queste due figure non solo, ma anche colla fig. 10 cioè col D. Delesserti e colle singole descrizioni, subito si fa manifesto il graduato passaggio fra queste due specie e come moltissimi caratteri siano comuni ad entrambe; e che uno strettissimo legame esista fra loro bene se ne è accorto il De Franchis stesso, perchè crede che il Dentalium post -pliocenico, cioè quello del Monterosato possa essere derivato dal D. Delesserti. Io credo che queste due specie non stiano a rappresentare che una specie sola e non posso poi convenire col De Franchis nel ritenere l’ una propria del pliocene, l’altra del post - pliocene. Gli esemplari che corrispondono perfettamente col Dentalium del Montero- sato cioè post - pliocenico, sono stati tutti raccolti nelle argille sabbiose del pliocene tipico ed alcuni anche nelle marne argillose, cioè nella porzione più profonda di questa formazione e che alcuni geologi ritengono anche più antica; e parimenti del pliocene sono gli esemplari del modenese, del piacentino, della Toscana e di molte altre località italiane che tengo nelle mie collezioni. Del bolognese non conosco che un fram- mento di un esemplare non molto grande e probabilmente giovane, raccolto dal D. Berti nelle argille marnose della villa Tartufari presso l’ Osservanza, il quale per i caratteri che pre- senta perfettamente corrisponde al D. striatum Lk. che sarebbe il tipo del D. Delesserti Chenu; il numero delle coste, la

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loro forma, la costicina intercalata e la posizione da cui si manifesta, la zigrinatura su tutta la conchiglia vi sono esat- tamente rappresentate.

Per le ragioni sopra indicate, esclusa la caratteristica del- l’ essere luna specie pliocenica e l'altra post - pliocenica, ripeto essere mio avviso non trattarsi che di una specie sola, soggetta a qualche modificazione, alcune delle quali si potreb- bero tutt’ al più considerare come semplici varietà.

Sabbie gialle Monte Biancano? Coll. Museo; ra- rissimo.

Argille sabbiose S. Lorenzo in collina, Pradalbino, Ma- iola, Monte Giorgio, Monte S. Pietro Coll. Foresti; comune.

Marne argillose Ponticello in val di Savena Coll. Fornasini, Berti, Foresti; comune.

Dentalium aprinum L.

1767. Dentalium aprinum Linneo. Syst. Nat. ediz. XII, pag. 1269.

1814. » » Brocchi. Conchiol. foss. subapp. vol. II, pag. 264.

1825. » » Deshaycs. Anat. et Monog. gen. Dent. pag. 31, tav. II, fis. 18, 19.

1868. » » Foresti. Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn. pag. 94.

L'unico esemplare che posseggo non rappresenta la specie tipica, ma invece la var. del Deshayes (testa duodecim regu- lariter costata); corrisponde perfettamente colla descrizione, presentando le sue coste strette, regolarmente spaziate, simme- tricamente disposte, ugualmente sporgenti tanto nella faccia ventrale che nella dorsale ed occupanti tutta la lunghezza della conchiglia; gli spazi intercostali sono profondi, lisci e solo vi si scorgono le linee di accrescimento disuguali fra loro e non molto apparenti. Differisce un poco dalla figura del Deshayes per mostrare una curva meno sentita, e per le strie di accrescimento più numerose; quanto alle dimensioni presso a poco corrisponderebbe con quelle indicate dal con- chiologo francese.

Argille sabbiose -- Maiola Coll. Foresti; rarissimo,

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246 | Dentalinum Linnei Foresti.

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Questa conchiglia presenta dieci coste, non molto acute, prominenti, ugualmente e regolarmente distribuite; gli spazi intercostali sono longitudinalmente striati; le strie sono da 9 a 10 finissime e regolari; altre strie meno regolari e più profonde tagliano trasversalmente le coste e gli spazii, percui in quei punti ove il guscio della conchiglia è meglio conser- vato appare elegantemente reticolato e le coste irregolarmente granulose. Per il numero delle coste, e per il modo con cui sono distribuite, ha moltissima somiglianza col D. aprinum tipo, ma le strie longitudinali e trasversali ne fanno subito palese la differenza. Nel frammento di esemplare che conosco manca l'apice e la base, percui non posso precisarne le dimen- sioni. Il guscio si mostra piuttosto grosso e palesa anche al- l'interno un primo tubo calcareo rotondo e liscio.

La frase del Linneo per il D. elephantinum corrisponde per bene ai caratteri dell'esemplare ora indicato, ma siccome questa frase non è considerata dagli autori come esclusiva di una specie sola, così io ho ritenuto l'esemplare del Bolognese come appartenente ad una specie non ancora descritta, e per doveroso rispetto all’'illustre naturalista svedese l’ ho resa pub- blica col di lui nome.

Marne argillose Ponticello in val di Savena Coll. Berti, rarissimo.

Dentalium sexangulum L.

1790. Dentalium sexangulum Linneo-Gmelin. Syst. Nat. ediz. XIII, pag.

3759. 1818. » secangulare TLamarck. Hist. Nat. anim. s. vert. vol. V, pag. 344. 1825. ) » Deshayes. Anat. et monog. genr. Dent. pag. i 80, tav. III, fig. 4-6. 1868. » sexangulum Foresti. Cat. Moll. foss. plioc. bologn. pag. 94. 1877. » » Capellini. Marn. glaucc. dint. Bologn. pag. 119. ( Val di Savena). 1881. » > Coppi. Paleont. moden. pag. 85 (Zappolino ).

1886. » » Cavara. Flor. foss. Mongardino, pag. 17.

-— 247

È la specie che più di frequente si riscontra nei nostri depositi pliocenici, e si raccoglie in molta abbondanza spe- cialmente nelle argille sabbiose. La minuta ed esatta descri- zione fatta dal Deshayes, meglio della figura corrisponde esattamente coi nostri esemplari, fra i quali vi hanno però alcuni individui in cui, a differenza della maggior parte, le coste principali si presentano più grosse, più tondeggianti e meno prominenti e perciò con maggior somiglianza alla figura citata. Mai ho incontrato le varietà citate dal Deshayes, invece ho notato qualche individuo riferibile alla var. acutangularis Cocc. (1) e che probabilmente corrisponde, come nota anche il Coppi, alla var. Noae Bon; molto più frequente è la var. crebre striata Copp. (2); questa varietà suddivide talmente le sue costicine intermediarie, che la base della conchiglia appare finamente striata, potendo contare fino a 9 costicine finis- sime per ciascun spazio intercostale. Nelle sabbie gialle di Mongardino, questa specie presenta, in qualunque punto venga fatta una sezione trasversale, sempre la forma esattamente esagonale.

Anche in alcuni esemplari di questa specie si osservano le traccie delle fascie circolari colorate.

Sabbie gialle Lagune, Zappolino, Mongardino Coll. Cavara, Foresti; comune.

Argille sabbiose S. Lorenzo in collina, Montevecchio, Pradalbino, Coll. Foresti; comunissimo.

Marne argillose Ponticello in val di Savena, Casazzo Coll. Fornasini, Berti, Foresti; raro.

Dentalium fossile Li

1790. Dentalium fossile Linneo-Gmelin. Syst. Nat. ediz. XIII, pag. 3758.

1825. > » Deshayes. Anat. et Monogr. gen. Dent. pag. 35, tav. III, fig. 12. 1856. » Hornes. Foss. Moll. tert-beck 2. Wien, vol. I,

pag. 657, tav. L, fig. 86.

(1) Cocconi Oper. cit., pag. 237. (2) Coppî Oper. cit., pag. 85.

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1873. Dentalium fossile Foresti. Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., pag. 95.

1886. » » Cavara. Flor. foss. Mongardino, pag. 19.

I nostri esemplari sono generalmente poco arcuati, con costicine longitudinali regolarmente disposte, numerose, ottuse, poco prominenti ed uguali, e presso la base sono serrate le une vicino alle altre, separate solamente da un sottilissimo solco. Variabilissimo è il numero delle costicine longitudinali; non molto frequenti sono gli esemplari che presentano tutti i caratteri attribuitigli dal Desh., vale a dire lisci: all’ apice, le coste ravvicinate fra loro ecc. Con tutta ragione il Wood. S. V. (1) separava il D. costatum Sow. da questa specie del Linneo che il Deshayes aveva fatto sinonimo; è vero che alcuni esemplari presentano le coste un poco più elevate e un poco più distanziate, con gli spazi intercostali ben distinti alla base per cui mostrerebbero una certa somiglianza colla specie del Sowerby; tuttavolta la forma ed il numero delle coste ne sono sempre diversi; e megiio che colla descrizione ben palese si manifestano le differenze paragonando le figure date dal Wood con quelle del Deshayes alle cui ultime sempre meglio somigliano i nostri esemplari. V’ hanno anche indi- vidui nei quali alcuni dei solchi o strie che separano le coste si presentano bifidi, per cui fra due coste più grosse ne appa- risce una filiforme.

Nessuno dei nostri esemplari è completo, mancando in tutti l’ultima estremità dell’apice, e perciò tolto il carattere che differenzierebbe anche meglio la specie del Sowerby da quella del Linneo, vale a dire la fessura. Secondo il Wood il D. costatum meglio somiglierebbe al D. dentalis, che al D. fossile.

Sabbie gialle S. Lorenzo in collina, Zappolino, Lagune, Mongardino Coll. Museo, Cavara Foresti; non raro.

Argille sabbiose S. Lorenzo in collina, Montevecchio, Pradalbino, —- Coll. Museo, Foresti; non raro.

(1) Wood S. V. Monog. Crag. Mollus. vol. I, pag. 188, tav. XX, fig. 1.

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Dentalium dentalis L.

var. alternas B. D. D.

1818. Dentalium dentalis Lamarek. —- (n. Linneo). Anim. s. vert. vol. V, pag. 544. i

1825. > » Deshayes. (n. Linneo) Anat. et Monogr. genr. Dent. pag. 38, tav. II, fig. 9, 10.

1886. ? alternans Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. Moll. m. Rous- sill. pag. 561, tav. LXVI, fig. 7-9.

1895. » » De Franchis. -- Descriz. comp. Moll. post. plioc.

Galatina, pag. 200.

Giustissime mi sembrano le distinzioni che il Bucquoy, Dautzenberg, e Dollfus fanno fra la diagnosi del Linneo e quelle particolarmente del Lamark e del Deshayes, seguiti poi quest'ultimi dalla maggior parte dei naturalisti. Credo che torni utile il tener calcolo delle differenze accennate dai moderni conchiologi francesi, ma non per dargli quell’ impor- tanza specifica che gli si è voluta attribuire. Le costicine in- termedie, che costituirebbero la differenza massima, costicine non accennate nella frase del Linneo, mentre in alcuni indi- vidui non si appalesano, e questi secondo il mio parere costi - tuirebbero la specie tipo, in altri invece sono bene mani- feste, come viene indicato dal Lamarck e dal Deshayes; ma non sempre queste costicine spuntano all’apice come le coste principali, spesso invece incominciano a mostrarsi ad un terzo da esso ed alle volte anche a maggiore distanza ; di più queste costicine non spuntano sempre in tutti gli spazi intercostali, trovandosi alcuni individui nei quali in tre o quattro spazi si osservano le costicine intermedie, essendone gli altri affatto privi. Questo fatto mi sembra non stia altro ad indicare che una graduata modificazione nella disposizione ed apparizione delle piccole coste intermedie; fatto che secondo il mio modo di vedere non può avere un valore tale da obbligare a tenere 1 diversi esemplari specificamente distinti. Egli è per queste

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250 osservazioni che io ho considerato la specie dei conchiologi francesi come una semplice varietà della specie di Linneo.

Nessun esemplare corrispondente alla frase linneana ( Tes'a viginti striata, subarcuala, interupta) mai ho incon- trato fra i nostri fossili; essi corrispondono in generale colla descrizione degli altri autori francesi sopraccennati; sempre vha in essi la piccola costicina intermedia, solo trovo non es- sere costante il numero indicato delle coste principali, e parmi che starebbero meglio a rappresentare la var. 6 del Deshayes ( Testa duodecim al serdecim costata) (1). Alla base della conchiglia qualche volta tutte le coste spariscono, in generale però si mostrano bene apparenti, specialmente le coste prin- cipali; finissime ma disuguali sono le linee di accrescimento e qualche volta vi hanno interruzioni ben manifeste, carattere indicato anche dal Linneo, e cagionato da rottura e risalda- tura del guscio.

Negli esemplari viventi che tengo nella mia collezione del Mediterraneo, ve ne hanno alcuni che presentano le coste longitudinali nel numero indicato dal Linneo e senza le costi- cine intermediarie, mentre ve ne sono altri in cui la costicina intercostale è palese in ogni interstizio; di più come negli esemplari fossili in alcuni individui le costicine interme- diarie non si appalesano in tutti gli interstizi e si mostrano solo a sette od otto millimetri sotto l’ apice.

I nostri. esemplari fossili per la forma ed anche per le dimensioni corrispondono agli esemplari viventi; quanto al- l’ornamentazione, come ho di già accennato, il numero delle coste è minore e sono più sporgenti. Le figure date dai tre conchiologi francesi, specialmente la 7% ed 8°, per la forma somigliano abbastanza ai nostri fossili i quali però sono in generale un poco più piccoli, più sottili ed allungati, meglio riproducendo la figura della specie tipica. Gli esemplari delle marne argillose, per la loro ornamentazione sono molto più somiglianti agli individui viventi. Fra quelli della colle- zione Fornasini ve ne hanno alcuni che somigliano perfetta- mente alla fig. 9 dei sopra citati conchiologi francesi, e dei

(1) Dechayes. Op. cit., pag. 83.

251

quali anche il De Franchis ha potuto raccogliere qualche esemplare nel post - pliocene di Colamaria in terra d'Otranto.

Fra gli esemplari attribuiti a questa varietà della specie del Linneo, tengo ancora alcuni individui che benissimo ri- petono i caratteri accennati dal Deshayes per la sua var. @ ( Testa majore, costis majoribus planulatis) (1). Essi sono più grandi degli esemplari tanto fossili che viventi e 1’ appiatta- mento delle coste principali è benissimo manifesto, come è ben palese la costicina intermediaria.

Sabbie gialle Monte Oliveto Coll. Foresti; raro.

Argille sabbiose Pradalbino, Maiola Coll. Museo Foresti; comune. Marne argillose -- Ponticello in val di Savena Coll.

Fornasini, Berti, Foresti; comune.

var. obsoleta Dod.

1562. Dentalium obsoletum. . ..... Doderlein.-- Cenn. geol. giacim. terr.

mioc. sup. Ital. cent. pag. 15. 1875. » dentalis var. sublaevis Cocconi. -- Enum. sistem. Moll. mioc.

e plioc. Parma e Piacenza, pag. 240.

Attribuisco a questa varietà pochissimi esemplari rac- - colti nelle sole marne argillose. Per la forma e le dimensioni si presentano uguali alla specie tipica, solamente le coste lon- gitudinali sono sottilissime, poco sporgenti e bene visibili solo colla lente, il guscio specialmente verso la parte anteriore è liscio e lucente e bene apparenti sono le linee di accresci- mento. Il Doderlein nell’indicare questa sua specie aggiunge fra parentesi (D. dentalis var. sublaevis).

A primo aspetto si potrebbe confondere col D. dentatis, perchè come ho già detto le coste ad occhio nudo non si distinguono, ma attentamente osservato ben si scorge essere vere coste e non strie quelle che ne adornano il guscio.

(1) Deshayes. Op. cit., pag. 39.

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252 Tanto il Doderlein, quanto il Cocconi, indicano questa forma del miocene superiore. Marne argillose Ponticello in val di Savena Coll. Berti, Foresti; raro.

var. aequicostata Foresti.

Presenta i caratteri principali del D. dentalis descritto e figurato dal Deshayes, le coste sono da diciotto a venti, ma distanziate fra loro in modo disuguale e scendono fino al- l’apertura anteriore colla stessa prominenza; la forma gene- rale è come quella degli esemplari viventi; l'apertura poste- riore non presenta fissura alcuna, e se non fosse questo carat- tere e la costicina intercostale, somiglierebbe moltissimo al D. Costatum Sow. descritto e figurato dal Wood.

Argille sabbiose S. Lorenzo in collina, Pradalbino, Maiola Coll. Museo, Foresti; comune.

Marne argillose Ponticello in val di Savena Coll. Fornasini, Berti, Foresti; comune.

Dentalium vulgare Da Costa.

1778. Dentalinm vulgare . . Da Costa. Brith. Conch., pag. 24, tav. II,

fio. 10.

1815. » tarentinum . Lamarck. Hist. Nat. anim. s. vert., vol V, pag. 345.

1825. » entalis var.b. Deshayes. Anat. et Monogr. gen. Dent. pag. 39, tav. I, fig. 7.

1848. > entale.... Wood. S. V. Monogr. Crag. Moll., vol. I, pag. 189, tav. XX, fig. 2.

1865. » tarentinum. Jeffreys. Britsh Conch. vol. III, pag. 195 e vol. V, tav. LV, fig. 2.

1886. » vulgare. . . Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. Moll. m. Roussill., pag. 598, tav. LXVI, fig. 1-6.

1895. » > De Franchis. Descriz. comp. Moll. post-

plioc. Galatina, pag. 199.

Specie piuttosto rara fra noi, mentre sembra comune nella sabbia post - pliocenica di Contatore in Terra d'Otranto.

253

Per alcuni esemplari occorre la lente per distinguere le strie che ne ornano l'apice; esse sono numerosissime e finissime come quelle degli esemplari viventi. Per osservazioni poco scrupolose o per avere sott'occhio esemplari un poco logori da molti autori è stata questa specie confusa col D. Entalis del Linneo. Queste due specie ben distinte fra loro, le ho viste confuse in diverse collezioni; confusione che io pure avevo mantenuta fino a pochi anni or sono nelle mie colle- zioni particolari. Diversi conchiologi considerano questa specie come sinonimo del D. dentalis, altri come semplice varietà, io credo col Jeffreys, col Monterosato e coi moderni conchio- logi francesi che si debba tenere distinta specificamente; e non deve poi far meraviglia se nei nostri depositi pliocenici troviamo anche la specie del Linneo, perchè altre specie nor- diche vi si sono rinvenute. L'esemplare delle argille mar- nose non è completo, ma ben fa vedere come per dimensioni superasse gli esemplari viventi.

Argille sabbiose Pradalbino, Montevecchio -— Coll. Foresti; raro.

Marne argillose Ponticello in val di Savena Coll. Berti; rarissimo.

Dentalium entalis L.

1767. Dentalium entalis. Linneo. Syst. Nat. ediz. XII, pag. 1263.

1856. » » Hornes M. Foss. Moll. tert-Beck v. Wien., vol. I, pag. 658, tav. L, fig. 38.

1865. » » Jeffreys. British Conch. vol. III, pag. 191 e vol. V, tav. LV, fig. 1.

1868. > > Foresti. Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., pag. 95.

Specie fra noi comunissima; tutti i nostri esemplari cor- rispondono perfettamente alla descrizione data dal Linneo, e sovr’ essi anche con un forte ingrandimento non si scorgono strie longitudinali. Non ho citato le figure di Deshayes quelle di altri autori perchè mi sembra che non rappresentino la specie in discorso, ma invece il D. vulgare, mostrando le

254

strie longitudinali all’apice. La figura dell’ Hòrnes e meglio quella del Jeffreys bene corrispondono cogli esemplari nostri, alcuni dei quali per le dimensioni uguagliano quelle del con- chiologo inglese; pochissimi sono gli individui completamente interi.

Sabbie gialle Lagune, Zappolino Coll. Museo Foresti; comune.

Argille sabbiose -—- S. Lorenzo in collina, Montevecchio, Pradalbino, Maiola Coll. Foresti; comunissimo. Marne argillose Ponticello in val di Savena Coll.

Berti, Foresti; comune.

Dentalium striatissimum Dod.

1862. Dentalium striatissimum. Doderlein. -- Cenn. geol. giacim. terr. mioc. sup. Ital. centr., pag. 15.

1873. » passerinianum Cocconi. Enum. sistem. Moll. mioc. e plioc. Parma e Piac., pag. 258, tav. VI, fio. 18, 19.

1877. » striatissimum . Capellini. Marn. gluce. dintor. Bologn.,

pag. 110 (val di Savena).

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E di piccole dimensioni, con sei angoli ben sporgenti ed acuti, che tali si mantengono su tutta la lunghezza della conchiglia; gli spazi interangolari sono piani e longitudinal- mente striati; le strie profonde e non uguali, per cui ne risul- tano delle costicine filiformi ineguali ed abbastanza promi- nenti. Generalmente sono in numero di cinque o sei e fra esse molte volte se ne osserva un’altra più esile e sottile; le linee trasversali di accrescimento sono numerose e ben visibili par- ticolarmente sulle coste che formano gli angoli; l'apertura tanto anteriore che posteriore è rotonda e non decisamente esagona, come afferma il Cocconi, ed il guscio è proporziona- tamente grosso e perciò non quasi trasparente come accenna lo stesso autore.

Argille sabbiose Pradalbino Coll. Foresti; rarissimo,

Marne argillose Ponticello in val di Savena Coll. Fornasini, Berti, Foresti; raro.

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Dentalium Jani, Horn. M.

1856. Dentalium Jani. Hornes. M. Foss. Moll. tert-Beck v. Wien, vol. I, pag. 657, tav. L, fig. DT.

18568. » » Foresti. Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., pag. 95.

1876. » » Coppi. -- Paleontol. moden., pag. 86 (Zappolino).

1881. » » Ponzi. Foss. Monte Vaticano, pag. 25, tav. III, CIA

I nostri esemplari corrispondono benissimo colla descri- zione dell’ Hòrnes perchè si presentano sottili, subarcuati, colla superficie lucida e coll’ apice acuto; numerosissimi sono i solchi anullari che circondano il guscio, i quali non sono sempre uguali fra loro, nello stesso modo disposti; spesso sono molto ravvicinati, altre volte più distanziati, e così pure mentre in alcuni esemplari sono profondi, in altri sono super- ficiali. Non so poi come l Hornes abbia potuto identificare alla sua specie il D. friquetrum Br. citato e figurato dal Mi- chelotti (1) che però dice non Brocchi, mentre tanto la descri- zione quanto la figura del geoiogo torinese sono affatto diverse, e la sezione mostra palesemente quale e quanta sia la. diffe- renza di queste due specie.

Il genere Fustiaria Stoliczka 1868 ( Pseudantalis Monte- rosato 1884) sarebbe stato dal Fischer considerato come una sezione del genere Dentalium, alla quale verrebbero ascritte quelle specie che presentano il guscio lucente, liscio od anel- lato, e con una lunghissima e molto stretta fissura alla parte posteriore (2). Ora il D. Jan. dei nostri depositi plioce- nici presenta quasi tutti questi caratteri, ma, anche negli esemplari più completi mai ho potuto scorgere la lunga e stretta fessura posteriore; in ogni modo io credo si debba ascrivere alla suddetta sezione tanto più che il Monterosato stesso dubita potere essere la fissura, tanto per la sua posi-

(1) Michelotti. Descript. foss. terr. mioc. Ital. sept., pag. 145, tav. V, fig. 22. (2) Fischer. Man. d. Conchyl., pag. 894.

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256 zione, quanto per la sua presenza o mancanza un buon ca- rattere specifico (1). Sabbie gialle Pradalbino Coll. Foresti; rarissimo. Argille sabbiose Pradalbino, Maiola (Coll. Museo, Foresti; raro.

Genere Pulsellum Stoliczka 1868.

Pulsellum tetragonum (Br. ).

1814. Dentalium tetragonum. Brocchi. Conch. foss. subapp., vol. II, pag. 627, tav. XV, fig. 26. i

1844. » » Philippi. Enum. Moll. Sicil., vol. II, pag. 207.

1856. » » Héornes. M. Foss. Moll. tert- Beck v. Wien, vol. I, pag. 655, tav. L, fig. 34.

1868. » » Foresti. Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologu., pag. 95.

1877. » > Capellini. Marn. glauc. dintor. Bologn., pag. 119, (Val di Savena).

1881. Seiphonodentalium tetragonum. Coppi. Paleontol. moden. pag. 86, ( Zappolino ).

Non è molto frequente. I nostri esemplari corrispondono abbastanza colla descrizione che ne danno il Brocchi e il Philippi, ma la forma loro è più curva e più sottile all’ apice di quello che apparisce nelle figure date dall’ Hornes e dal Brocchi; e sotto questo rapporto hanno molta somiglianza col D. quinquangutare del Forbes. L'ornamentazione poi varia, sono sempre strie longitudinali, ma ora più larghe, ora più strette, qualche volta più profonde, qualche altra più super- ficiali; in alcuni individui sono striati tutti gli spazi interan- golari, in altri si presenta striata solo la parte ventrale, con alcune poche strie ai lati ed alla parte dorsale; le strie poi non sono egualmente distribuite, perchè il più delle volte sono nulle o quasi nulle verso l'apice e verso la parte ven- trale, altre volte più sentite alla base e verso la parte dor-

(1) Monterosato. Nomen. gen. e specif. ale. conchigl. mediterr. pag. 32:

257

sale; generalmente una stria più profonda si appalesa presso gli angoli.

Sabbie gialle Pradalbino Coll. Museo, Foresti; ra- rissimo.

Argille sabbiose Pradalbino Coll. Foresti; raris- simo.

Marne argillose Ponticello in val di Savena, Casazzo; Coll. Fornasini, Berti, Foresti; comune.

var. quinqueangulare (Forbes).

1843. Dentalium quinqueangulare. Forbes. Report. Moll. and Rad. Egean Sea ecc.

1344. Entalina » Monterosato. Nomen. gen. e specif. ale. conchigl. mediter., pag. 33.

Tengo un solo esemplare il quale, se non fosse la sua forma decisamente pentagonale e per alcuni altri caratteri, potrebbe, almeno per l’ornamentazione, prendere per un frammento d’apice del D. striatissimum. Questo esemplare per le sue strie longitudinali un poco più grossolane e più eguali di quelle che si osservano nel P. tefragonum, senza mostrare la stria più profonda che generalmente è ben ma- nifesta presso gli angoli nella specie del Brocchi, di più per avere le angolosità molto meno sentite e quasi nulle presso la base, si mostra somigliantissimo alla specie del Forbes, che il Monterosato ha uguagliato al P. lefragonum, col quale a dir vero ha molta somiglianza, ma che il Jeffreys con valide ragioni, come dice lo stesso Monterosato, si oppone a questa unione.

Se le due forme si debbano tenere separate come io credo, non però specificamente, perchè sotto molti rapporti le diffe- renze esistono come ho potuto osservare confrontando il mio esemplare con esemplari tipici della specie del Brocchi e con molti individui del D. quinqueangulare, regalatemi dal Jef- freys, in allora possiamo annoverare anche fra i nostri fossili pliocenici la specie del Forbes, che passata nel genere Pulsellum,

17

258 apparterebbe secondo il Fischer (1) alla sezione Entalina del Monterosato. Marne argillose Casazzo Coll. Foresti; rarissimo.

Genere Siphonodentalium M. Sars 1859. Sottogenere GapILA Gray 1847.

Siphonodentalium (Gadila) gadus (Montag).

1303. Dentalium gadus. . . . Montague. Test. Brit.

1825. » coarctatum. Deshayes. Anat. et Monogr. gen. Dent., pag. 51, tav. IV, fig. 18.

1827. > ventricosum. Bronn. Verz. Heldelb. Compt. befind. Conch. u. s. w. Leonard, pag. 539.

1856. » gadus. . .. Hoòrnes M. Foss. Moll. tert-Beck v. Wien, vol. I, pag. 661, tav. L, fig. 40.

1868. » » Foresti. Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn pag. 96.

Fra tutti i numerosi esemplari che tengo nelle diverse mie collezioni plioceniche, mai ho osservato la doppia fessura all'apertura posteriore, ed è perciò che li ho riportati al sottogenere Gadila come viene considerato dal Fischer, e cioè coll’orificio posteriore semplice ed intero; tranne della man- canza della fessura doppia, per tutti gli altri caratteri bene corrispondono colla figura data dal Deshayes; e siccome la massima parte hanno anche dimensioni maggiori, così si po- trebbero riportare alla sua var. mayor che dice trovarsi in Italia.

Argille sabbiose S. Lorenzo in collina, Pradalbino, Montevecchio, Maiola Coll. Museo, Foresti; comune.

Marne argillose Ponticello in val di Savena, Casazzo Coll. Fornasini, Foresti; comune.

(1) Fischer. Op. cit., pag. 595.

Sottogenere GADILINA Foresti.

Conchiglia triquetra in tutta la sua lunghezza e non gonfia alla parte mediana; posteriormente attenuata e leggermente curva; liscia, lucente coll’ apertura anteriore contratta e leg- germente ovale e coll’apertura posteriore semplice e intera.

Siphonodentalium (Gadilina) triquetrum (Br.).

1814. Dentalium triquetrum. Brocchi. —- Conch. foss. subapp., vol. II, pag. 628. (Bolognese ). 1845. > » Michelotti. Descrip. foss. terr. mioc. Ital. ] sept. pag. 145, tav. V, fig. 22. (Colline di Bologna).

1868. » » Foresti. Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn. pag. 95. 1877. » » Capellini. Marn. glaucon. dintor. Bologn.,

pag. 119. (Val di Savena).

Tenendo nota dei sopraccennati caratteri, alcuni dei quali mi sembra debbansi riferire al genere di Sars (Stéphonoden- falium) anzichè ad alcun altro appartenente a questa classe, ne mostra poi alcuni mercè dei quali bisogna riportarlo al sottogenere Gadila di Gray con qualche modificazione però nella forma della conchiglia e nella forma dell’aperture; egli è per questo complesso di caratteri che mi è sembrato conveniente il farne un sotto-genere a parte, non potendolo scrupolosa- mente ascrivere a nessuno dei sotto - generi di Siphonodentalium accennati dal Fischer. Gli esemplari di questa specie sono abbastanza abbondanti specialmente nelle marne argillose, nelle quali acquistano anche dimensioni maggiori di quelle che si osservano negli individui che si raccolgono nelle argille sabbiose.

Argille sabbiose Pradalbino Coll. Foresti; raro.

Marne argillose Ponticello in val di Savena Coll. Fornasini, Berti, Foresti; comune. :

260

Sottogenere Loxoporus Jeffreys 1869.

Siphonodentalium ( Loxoporus) subfusiforme Sars.

1835. Siphonodentalium subfusiformis, Sars. -- Mal. Tagtt., pag. 21, tav. VI,

fig. 36-44.

1875. Helonya » Monterosato. Nuov. Rivist. con- chil. meditter., pag. 20.

1881. Siphonodentalium » Coppi. Paleont. modenese, pag. 36 ( Monteveglio).

I pochi esemplari che posseggo convengono perfettamente colla descrizione del Monterosato; essi sono più piccoli e meno gibbosi del Cadulus subfusiformis Jeffreys non Sars, dal Mon- terosato chiamato Helonyx Jeffreysiî (1). Hanno l'apertura anteriore troncata ma non obliquamente, la posteriore non compressa, circolare e non intaccata; sembrano a primo aspetto giovanissimi esemplari del S. gadus: ma la grossezza del guscio, proporzionatamente alle dimensioni e gli altri carat- teri proprii del genere, fanno conoscere essere esemplari adulti di un genere diverso. Probabilmente il Gadus gadulus. Do- derlein si deve riferire a questa specie; il Seguenza (2) però tiene le due specie separate; dicendo quella del Doderlein più piccola e ben distinta dal S. gadus; e mentre a pag. 275 cita nell’ Astiano anche il S. Jeffreystù Monter. di cui ne fa sinonimo il ,S. subfusiforme Sars, a pag. 321, nel Siciliano, e a pag. 357, Quaternario indica la specie del Sars, come specie a se.

Marne argillose —- Casazzo Colle Foresti; raro.

(1) Monterosato. Nuov. Rivist. Conch. mediterr., pag. 20. (2) Seguenza. Oper. cit.

Sogli sc

Sottogenere Capucus Philippi 1844. Stiphonodentalium (Cadulus) ovulum (Phil.).

1844. Dentalium ovulum. Philippi. Enum. Moll. Sicil., vol. II, pag. 208, tav. XXVII, fig. 21.

1877. Cadulus » Capellini. Marn. glauc. dintor. Bologn., pag. 119. (Val di Savena).

Gli esemplari riferibili a questa piccolissima specie sono meno abbondanti della specie susseguente, corrispondono benissimo alla descrizione del Philippi, e negli individui completi sono ben visibili le crenelature all'apertura poste- riore; quanto alla forma, essa è un poco meno ovoide della, fisura.

Marne argillose Ponticello in val di Savena Coll. Fornasini, Berti, Foresti; comune.

Siphonodentalium (Cadulus) tumidosum (Jeffr.).

1877. Cadulus tumidosus Jeffreys. Ann. ece., Magaz. N. H. Febr., pag. 156.

1882. > » » Moll. procur. « Lightning and Porcup. nio exped. 1868-70, pag. 665, tav. XLIX, fig. 8.

Gli esemplari appartenenti a questa specie hanno una forma più allungata del S. ovulum, e a cagione della gonfia- tura mediana che si mostra più da un lato che dall’ altro si presentano più gibbosi; le due porzioni anteriore e posteriore sono più ristrette e più allungate; sono lisci, lucenti, e sovra essi non si scorge nessuna traccia di strie. Quanto alla forma perfettamente corrispondono colla figura del Jeffreys, ma per le dimensioni sono un pochino più piccoli; così pure la tron- catura posteriore e meno obliqua. Per le dimensioni ed anche un poco per la forma avrebbero qualche somiglianza .col Ca-

262 : dulus gibbus Jeffr. (1), ma la gonfiatura più da un lato che dall'altro e la porzione posteriore più lunga e che si presenta un poco piegata li fanno subito distinguere. Il Jeffreys cita questa specie del pliocene di Messina. i h)

Marne argillose Ponticello in val di Savena Coll. Fornasini, Berti, Foresti; comune.

(1) Teffreys. Di Moll. procur. during, the Lightung and Porcupine exped. part. V, pag. 666, tav. XLIX, fig. 10.

FRA PIERO

(PIETRO ARBANASICH )

TA ENUMERAZIONE DEI MOLLUSCHI

DELLA SARDEGNA

Agli amici del Club Alpino Sardo!

Cari amici! Vi è stato detto: « Altro è contemplare lo spuntare del sole sul vertice di una montagna come il Gen- nargentu, altro è vederlo sorgere stando alla pianura o nella valle. » Belle, vere e poetiche parole; però io credo, vedete caso strano, che sia sempre lo stesso sole che illumina e ri- scalda; e la scienza è sole dell'intelletto, sia ch’ essa si occupi di cose grandi ed eccelse, sia che studi le basse e comuni; è sempre scienza che ci spinge innanzi per conoscere l’ ignoto. A Voi, le eccelse vette, le difficili salite, le pericolose discese ; ad altri il percorrere i campi, le valli, i colli seminati di miriadi di fiori, l’internarsi nei boschi olezzanti per le cento ‘e cento piante aromatiche che vegetano accanto ai giganti della flora; ad altri la fauna silvestre e quella pennuta, a me, povero ed umile frate, le rive del mare, le sponde dei fiumi, degli stagni, a me le fonti, i ruscelli, le paludi per raccogliere i molluschi che vivono nelle acque, sulle rocce marine, sotto le pietre, nella mota; a me i molluschi terrestri, fluviali e marini che sono abbondantissimi in Sardegna.

Non sono voi lo sapete Sardo, ma in dieci anni di dimora ho imparato a conoscere questa terra così ricca e nello stesso tempo tanto povera, così bella eppur trascurata. Io amo questa terra di eroi, l’ amo di amore pari al vostro, perchè la sventura nobilmente sostenuta è degna non solo di encomio e di ammirazione, ma di amore. ?

264

Mio desiderio è di enumerare i molluschi sardi; e se il mio lavoro non potrà essere eguale a quello del Poli, o a quello del Philippi che illustrarono le specie della Sicilia, i quali ebbero per continuatore per zelo e dottrina non secondo ma a loro eguale, il Marchese di Monterosato; se sarà infe- riore a quelli del Payraudeau e del Requien, che fecero il Catalogo delle specie corse, spero però che potrà giovare alla scienza e mostrare che la ricchezza della Fauna malacologica della Sardegna non è inferiore a quella delle altre due isole maggiori a lei sorelle. Coi miei piccoli e semplici mezzi ho potuto raccogliere e constatare l’esistenza di più che 1200 tra specie e varietà viventi. La scienza non è e non dev’ es- sere basata su delle ipotesi, ma sperimentale e positiva; e

affinchè la mia Enumerazione possa avere un valore scienti-

fico, ho cercato e cerco di essere in relazione con gli uomini di scienza che si occupano della Fauna malacologica, i quali, nell'interesse della scienza stessa, vorranno controllare, modi- ficare le osservazioni che avrò potuto fare.

A voi dunque l’aria pura e balsamica dei monti, a me quella iodiata del mare. Lasciatemi rivoltare le pietre del littorale, dei fiumi, degli stagni; lasciatemi ficcare le mani nel fango, nella melletta, nella sabbia; lasciatemi chinato sui detriti di conchiglie per avere il piacere di trovare in mezzo a quelli delle nuove o delle rare; ch’ importa se rovistando per le siepi, le mie mani saranno bucate dalle spine, se i miei abiti lascieranno qualche brandello come segnacolo del mio passaggio, purchè possa ritornare a casa con molto materiale?

Voi griderete: Excelsior! Excelsior! io rimarrò umilmente al basso: ma voi in alto, ed io al basso grideremo: Avanti.

Fra PIERO.

Classe Cephalopoda. (1) Ordine Dibranchiata. Sott’ ordine OcroPODA. Famiglia EZedonidae. Genere Eledona (Aristotile) Leach. (2)

1-1. Eledona albus (3), Fra Piero n. sp. Abita il golfo di Cagliari e coste orientali dell’isola. Comune (4) nel mese di aprile e maggio. Il Cara nel suo catalogo, compilato per mo- strare al visitatori dell’ Esposizione sarda quali tra i molluschi del golfo di Cagliari possono essere esposti in vendita o utili per l’industria, a questo Eledona il nome di Aldrovandi, e dice che i pescatori lo chiamano Pruppu biancu (5). Le due figure date dal Verany come rappresentante l’ E. Aldrovandi (vedi Tav. II e III) mostrano uno di un rosso sbiadito con l'interno violetto specialmente nelle braccia, 1’ altro è di co- lore arancio con l'interno ceruleo, mentre 1’ E. albus è ester- namente di un bianco niveo con qualche macchia cerulea, ed internamente di un bianco perlaceo. Ma lE. albus non diffe- risce solamente nel colore, ma altresì nelle braccia che sono più lunghe e nell’ ombrella ch’ è meno sviluppata.

(1) Seguo a divisione e la nomenclatura del Fischer.

(2) Per la sinonimia di questo e degli altri generi dei Cephalopoda vedi Verany, Ceph. de la Med.

(3) Nell’ enumerare la specie seguo l’ ordine alfabetico.

(4) Il valore di una specie è dato in senso assolutamente relativo.

(5) Oltre al nome scientifico ho cercato di dare il nome dialettale sardo e questo, come ho potuto coglierlo dalla viva voce dei pescatori; se questi nomi in vernacolo per alcuni Sardi non saranno esatto ciò può dipendere dalla varietà dei modi dialettali della Sardegna.

266

Studiando la diagnosi delVerany sull’ £. Aldrovandi pensai che lE. albus poteva essere 1’ E. Aldrovandi nello stato di cessata vitalità, ma in tale stato, dice il Verany, VE. Aldro- vandi si confonde così bene coll’ E. moschatus che lo stesso Férussac studiando 1’ esemplare conservato nell’ alcool non ha saputo distinguerlo. Di più il Verany dice che il bianco è li- vido, mentre l’ E. albus anco nello stato di cessata vitalità conserva il suo colore niveo. Ho pure creduto per un momento che questo cefalopodo potesse essere la varietà che Verany chiama E. Geneî e che allo stato di cessata vitalità avesse perduta l’azione dei punti cromofori, ma lE. Genei ha le braccia più corte dell’ E. Aldrovandi e questo più corte del- lE. albus. Ho pensato altresì che poteva essere 1’ Octopus cir- rhosus del quale il Lamarck la diagnosi seguente: Octopus, corpore rotundata, laeviusculo; brachiis compressis spiraliter convolutio; cotyledonibus uniserialibus. Come si vede l’Octopus cirrhosus è un Eledona. Ma esso non può essere l’ albus che è comune perchè il Lamarck dice dell'O. cirrhosus: « Espèce bien distincte et peu comune ». Di più come ho già osser- vato lE. albus è sempre proporzionalmente maggiore dell’ E. Aldrovandi perchè ha le braccia più lunghe, mentre che 0. cirrhosus ha « a peine 1. décimètre de grandeur à cause de l’enroulement en spirale de ses bras ». Quindi è che VE. albus, se non vuolsi, come io propongo, considerarlo come una nuova specie, lo si dovrà considerare per lo meno come una varietà ex forma et colore, perchè ben più distinto che non sia l’ E. Genei che, a confessione del Verany, non è che lE. Aldrovandi nel suo primo sviluppo. Animale nella mia raccolta.

2-2. Eledona Aldrovandi, Rafinesque. N. B. Verany per denominatore Delle Chiaie. Abita il golfo di Cagliari, queilo di Palmas, isola S. Pietro, Bosa, Alghero, Porto Torres, isola della Maddalena, Terranova, isola dei Cavoli, Capo Carbonara e Capo S. Elia (1). i

3-3. Bledona grisea, Fra Piero n. sp.? Abita il golfo di Cagliari. Raro. Che sia questo I E. Ambrosiaca? infatti la

(1) Nell’ indicare le località procedo sempre partendo dal golfo di Ca- gliari verso Occidente per ritornare da Oriente.

a

267 epidermide si presenta verrucosa come quella dell’ Octopus ed è privo come Vl E. Aldrovandi dell’ odore di muschio. Mia raccolta.

4-4. E. moschatus, Leach. Abita tutte le scogliere della Sar- degna. Comune. Si vede però raramente sul mercato, non essendo ricercato per il suo odore di muschio. Muscardinu, Pruppu muscau. Mia raccolta.

Famiglia Octopodidace. Genere Octopus, Lamarck.

5-1. Octopus Alderi, Verany. Abita Capo Teulada, Capo Car- bonara, Capo Caccia, in generale tutte le località in cui si fa la pesca delle sardine. Verany ha avuto ragione di considerare questo Octopus come non raro; io l’ ho trovato nel mercato in- sieme ai calamaretti (Loligo) e le sepiole (Sepiola) ma sempre in cattivo stato, cioè mancante di qualche membro, Parlando coi pescatori napoletani arruolati dal sig. Cosimo Mereu per esercitare la pesca delle sardine da Capo Teulada fino a metà della costa occidentale fui assicurato che questo polpo viene di frequente trovato nella fitta rete tesa per questa pesca, ma non vivendo molto fuori dell’ acqua, vien rigettato subito in mare. Spero nella prossima campagna di avere qualche esemplare. Pruppireddu.

6-2. 0. carena, Verany. Abita? La specie è viaggiatrice e si trova quasi sempre dopo un forte temporale, su una o sul- l'altra spiaggia vicine a Cagliari.

7-3. 0. catenulatus, Férussac. Abita il golfo di Cagliari, rada di Carloforte (isola S. Pietro). Raro. Pruppi secia.

8-4. 0. cocco, Verany. Abita il golfo di Cagliari, di Palmas e di Alghero. N. B. Fu veduto anche sul mercato di Oristano.

9-5. 0. coerulescentes, Fra Piero n. sp. Questo polpo il cui colore è azzurro pallido e che nell'acqua prende lo splen- dore della madreperla per il movimento dei punti cromofori e metallici, secondo la relazione dei pescatori, l’ ho veduto una volta nella pescheria ma non vi feci caso. Fu nel chiedere un Eledona moschatus che il pescatore mi domandò se voleva sw

268

pruppu celesti. Risposi, si capisce, affermativamente. Ho avuto un esemplare nelle mani, sfortunatamente non in buone condi- zioni per studiarlo, però posso affermare ch’ esso è un Octopus, quasi simile all’O. vulgaris dal quale non differisce che per la colorazione e per le braccia proporzionalmente più lunghe. Anche dopo avere preso visione dei lavori del Verany e del Tiberi sui Cephalopoda del Mediterraneo, nulla ho da modi- ficare su quanto ho già indicato, anzi più che mai credo che essa sia una specie non studiata infino ad ora. L'apparato mandibolare nella mia raccolta.

10-6. O. Defilippi, Verany. Abita il golfo di Cagliari. Non raro. i

11-7. 0. Koellikeri, Verany. Abita insieme ai piccoli Loligo e le Sepiole. Non raro.

12-8. 0. macropus, Risso. Abita tutte le coste rocciose della sardegna. Non comune. In dialetto sardo Pruppu arrabicu = arabico.

13-9. O. Monterosatoi, Fra Piero n. sp. = 0. inaequi- poda, Fra Piero, in scheda 1894.

Proporzioni

Eunshezzastotale et em nego » del corpo compresa la testa. . 120 » del braccio sinistro del 1.° paio » 655 « » destro » CE TO) » » sinistro del 2.° paio 310 » » destro » » » 450 » » sinistro del 3.° paio ». 440. > destro » » » 450

» » sinistro del 4.° paio » 410 » » destro » » » 315

Corpo oblungo, carneo, trasparente, testa più stretta del corpo, molto allungata (mm. 45), occhi postero laterali, grossi iridiscenti con riflessi metallici sul globo argento, azzurri, verdi e gialli; tubo locomotore grande, lungo, sorpassante gli occhi e giunge quasi alla base delle braccia; braccia cilin- driche, gracili, molto sottili all’ estremità, in proporzione mag-

dina aa tin da

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aL

FORIO

giore che nell’ 0. macrosoma, quasi filiformi coperti di ventose molto grosse disposte su due file, vicinissime, tanto che alla base sembrano disposte su di una sola; le ventose sono alter- nanti e distanti fra di loro. 1l corpo nella parte inferiore è pieno di punti cromofori rosso-lacca tra i quali sono sparsi dei punti più grossi in modo regolare verso 1’ apertura, ma questi verso l’ estremità del sacco, sono più rari; ivi si vedono pure delle verruche bianche simmetricamente disposte. Nella parte superiore i punti cromophori sono di una tinta più scura il che alla parte dorsale un colore vino sporco, mentre il colore generale del cefalopodo è bianco perlato; i punti più grossi sono pure più numerosi, ma sempre sparsi regolarmente; questi punti, ma più radi, si vedono anche sulla testa; i punti cromofori rosso-lacca sono altresì sparsi su tutto il cefalo- podo, non escluso l'orlo del sacco, l’imbuto, il tubo loco- motore e le braccia sulle quali all’ estremità sono più nume- rosi e più scuri. La parte dorsale di cui si è detto assumere un color vino sporco, forse per la trasparenza della pelle che lascia vedere la massa interna degli organi, è cosparsa nella parte anteriore di lunghe tacche bianche in forma di lagrime. 1] 1.°, 2.9, 5.° paio di braccia hanno una natatoria che va dalla base all’estremità., La membrana ombrellifera ch’ è molto svi- luppata tra il 1.° paio di braccia (mm. 60) va regolarmente decrescendo che tra quelle dell’ ultimo paio non è più che di mm. 25.

Questa diagnosi è stata fatta su di un esemplare acqui- stato vivo al mercato di Cagliari il 9 ottobre 1894. Ha con- servata la vitalità nella mia vaschetta per otto ore. Mia rac- colta.

14-10. Octopus ruber, Rafinesque. Abita il Capo Teulada e Carbonara; anche nelle altre parti dell’ isoia. Comune. Da tutto quello che il Verany dice intorno all’ O. macropus sembra che lo identifichi coll’ O. ruber. La diversità della specie ha in primo luogo un argomento abbastanza solido ed è quello che i pescatori sardi chiamano l’0. macropus arrabicu, mentre lO. ruber è da loro chiamato giudeu e questa distinzione ho constatata un giorno del maggio 1894 in pescheria, dove un pescatore teneva fra le mani, mostrandolo a diversi, un ma-

—- 270

gnifico esemplare dell’ O. macropus che doveva avere per lo meno m. 1,40 di lunghezza. Io dissi al pescatore: Ita bellu pruppu giudeu! = Guarda che bel polpo giudeo! No, su meri, custu esti unu pruppu arrabicu = No, signore, questo è il polpo arabico. Inoltre il macropus non è comune e si trova solo sulla costa meridionale ed occidentale dell’isola; 1 0. ruber vive lungo tutto il littorale sardo. Finalmente molti esemplari del ruber hanno le braccia eguali, o quasi, cioè poco differenti fra di loro e le ventose disposte più regolarmente che non sull’O. macropus; di più ha perfettamente la caratteristica assegnatale da Rafinesque, cioè: « le appendici tentacolari circa il doppio della lunghezza del corpo ch’ è. intieramente rosso » nello stato di vitalità; vicino a morire e dopo morto copre di macchie gialle specialmente nella parte inferiore, ciò che non avviene nell’ O. macropus. E sonu queste macchie gialle, colore del segno che gli Ebrei dovevano portare per essere riconosciuti, e che essi cercavano di nascondere, che fece nascere nella fantasiosa mente dei pescatori sardi (e credo anche dei siciliani) il nome popolare dato a questo cefalo: podo. Mia raccolta.

15-11. 0. Saluti, Verany. Abita il golfo di Cagliari. Raro.

16-12. 0. tetracirrhus, Delle Chiaie. Abita i golfi di Cagliari, di Palmas e Terranova. Non raro.

17-13. 0. tuberculatus, D’ Orbigny? L’ esemplare della mia raccolta è stato pescato a Capo Carbonara. Raro.

Comincio coll’ osservare che la figura data dal Fischer (Manuel de Conch. Tav. I, Fig. 1) corrisponde all’ esemplare ch'io possiedo, ma egli per denominatore Blainville; ma la figura dell’ O. tuberculatus Blain. data dal Verany (ch’ egli chiama 0. Cocco) non risponde per nulla a quella data dal Fischer. Vero è che il Verany dice che la differenza tra la sua figura e quella del Blainville, sta in ciò, che la sua è nello stato d’irritazione, mentre l’altra è nello stato di rilassa- mento, ma osservando le due figure risulta proprio il contrario. Il Verany per non confondere il suo cefalopodo con quello D' Orbigny ha mantenuto il nome dato da lui stesso. noti pure che Risso ha pure un O. turberculatus la cui diagnosi però corrisponde all’ O. catenulatus. Ciò che posso affermare

271

si è che la specie figurata dal Fischer vive nel Mediterraneo; ma egli potrebbe avere errato il denominatore, il che non è improbabile, vista la confusione che regna intorno all’ O. tu- berculatus. Ho posto il punto interrogativo dopo il denomina- tore, poichè non sono certo che la sp. indicata dal D' Orbigny sia quella figurata dal Fischer. Il mio esemplare corrisponde pure alla figura del Fischer per le dimensioni. Mia raccolta.

18-14. Octopus vulgaris, Lamark. Abita tutte le coste. Molto comune. Apparato mandibolare ed ossetti nella mia raccolta.

Famiglia Tremoctopididae. Genere Tremoctopus, Delle Chiaie.

19.1. Tremoctopus violaceus, Delle Chiaie. Abita il golfo di Cagliari. Non raro. Mia raccolta.

Famiglia Argonautidae. Genere Argonauta, Linneo.

20-1. Argonauta argo, L. Abita il golfo di Cagliari (Gennari, Marcialis) e le altre località rocciose delle coste. Nel Museo di Zoologia di Cagliari si trovano due conchiglie che il Marcialis nel suo « Saggio della Malacologia del golfo di Cagliari » dice essere una del maschio e l’altra della femmina. È un fatto ac- certato che il maschio non ha conchiglia. Io ho raccolto un frammento di conchiglia di questa specie lungo 40 mm. a Cala Fighera (Capo S. Elia). In sardo la conchiglia è chiamata: Domu de su pruppu. Rara nelle coste meridionali, più comune nella parte settentrionale, allo stretto di Bonifacio. In Corsica e nella Sicilia è più frequente.

21-2. A. cygnus, Monts. Abita con la precedente e si trova al Museo Zoologico di Cagliari. Per questa specie il march. di Monterosato mi la seguente nota:

« L'Argonauta cygnus, Monts. è stato pubblicato nel Journ. de Conchyl. 1889, p. 119 e p. 120. Si trovano delle belle figure di A. cygnus e dell'A. argo nel Thesaurus di Sowerby e nel

272

Rev. Quello che arriva a grandi dimensioni con i due crochets ricurvati è il tipo, ossia l’A. argo (vedi Reeve, Tav. II, Fig. 2). Lo stesso corrisponde col Cymbium maximum di Gualtieri e d'altri antichi scrittori. L’ altra forma allungata e senza « crochets » (Reeve, Vav. II, Fig. 2c) è secondo me una forma che bisogna separare col nome di Cygnus. Le coste sono più numerose e meno grosse.

Sott' ordine DECAPODA. Tribù Chondrophora. Famiglia Cranchiidae. Genere Loligopsis (Lk) D’ Orbigny.

22-1. Loligopsis Verany, Férussac. Abita; questo cefalo- podo è stato veduto da me, natante all’altezza di Capo S. Elia. I pescatori dell’ isola della Maddalena mi hanno assicurato che lo si vede di frequente verso l’ entratura orientale delle Bocche di Bonifacio. I Corallini di Alghero mi hanno assicu- rato pure che in tempo di perfetta calma l'hanno veduto nuotare all’ altezza di Capo Caccia; essi lo chiamano: Medusa delle gambe lunghe Raro.

Famiglia Chiroteuthidae.

Genere Histioteuthis, D’ Orbigny.

23-1. Histioteuthis Rupellii, Verany. Abita i golfi di Palmas, Alghero e Terranova. Piuttosto raro.

Famiglia Onychoteuthidae. Genere Onychoteuthis, Lichtenstein.

24-1. Onychoteuthis Lichtensteinii, Férussac. Abita. Merita il conto che io esponga come ho potuto constatare l’esistenza di

273

questo cefalopodo nel golfo di Cagliari. Desiderando di avere un esemplare del Loligo todarus che i pescatori sardi chiamano totano, per avere nella mia raccolta l’ossetto e porre nell’ alcool le braccia tentaculari, dopo pochi giorni un pescatore mi portò lO. Lichtenstein che per lui era un fofano giovane. Confron- tato l'esemplare ricevuto ch'era in uno stato di semipu- trefazione con la figura data dal Verany, potei constatare sia per le braccia tentaculari, come per la lama dorsale che aveva in mano l’ O. Lichtensteinii; la lama dorsale non ho potuto estrarla che a pezzi; poste nell’ alcool le braccia ten: taculari, dovetti gettare via ogni cosa per il fetore che ema- nava. Raro.

Famiglia Ommatostrephidae. Genere Ommatostrephes, D' Orbigny,

25-1. Ommatostrephes cylindricus, D' Orbigny. Abita, rada di Carloforte, Alghero. Veduto sul mercato di Carloforte.

Famiglia Sepiolidae. Genere Sepiola (Rondelet) Leach.

26-1. Sepiola atlantica. Abita, golfo di Cagliari. Possiedo esemplari che corrispondono perfettamente alla figura data dal Fischer (op. c. Tav. I, Fig. 4). Il Carus la segna nella Fauna Mediterranea e la come di Sardegna sulla fede di Garner. Non rara.

27-2. S. Rondeleti, Leach. Abita il golfo di Cagliari. Non rara.

28-3. S. vulgaris, Grant. Abita il golfo di Cagliari. Comune. Questa è la più piccola specie Mediterranea. Le ,Sepiola come le Rossia dai pescatori sardi sono chiamate Baduccia.

Genere Rossia, Gray. 29-1. Rossia dispar. Abita. Benchè raramente questa specie

vede sui mercati di Alghero e deila Maddalena. Mi si as- 13

274 sicura che vive anche nel porto di Cagliari; fin qui non lho veduta. 30-2. R. macrosoma, D’ Orbigny. Abita il golfo di Cagliari. Comune. Mia raccolta.

Famiglia Loliginidae. Genere Loligo (Plinio) Lamarck.

31-1. Loligo aequipoda, Ruppel. Abita i golfi di Cagliari, Palmas, Alghero, Terranova e le isole della Maddalena e di Caprera. Raro.

32-2. Loligo Alessandrinii, Verany. Abita il golfo di Cagliari.

33-3. L. Bertheloti. Abita il golfo di Cagliari. Questo e il precedente non raro; di questo come dei due precedenti ho la lama dorsale.

34-4. L. Bianconii, Verany. Abita come i precedenti. Non ho potuto mai avere la lama dorsale.

35-5. L. Coindeti, Verany. Abita il golfo di Cagliari. Si trova raramente con gli altri Loligo. Mia raccolta.

36-6. L. Forbesi, Ststp. Abita tutti i golfi; si trova sempre insieme al L. vulgaris, ma di rado. La lama nella mia raccolta.

37-7. L. Marmorae, Verany. Abita il golfo di Cagliari. Non raro. Mia raccolta.

38-8. L. Meneghinii, Verany. Abita il golfo di Cagliari e vive con le Septola in mezzo alle quali l’ho trovato. Raro. Mia raccolta.

39-9 L. sagittata, Lamarck. Abita tutte le coste dell’ isola. Comune. La lama dorsale nella mia raccolta.

40-10. L. sagittata, Lek. var. maxima (1), Risso, Idem. Non raro.

41-11. L. subulata, Lamarck. Abita tutti i golfi. Comune.

42-12. L. todarus, Delle Chiaie. Abita Alghero. Comune.

43-13. L. vulgaris, Lamarck. Abita tutte le spiaggie'e le coste. Abbondante. La lama dorsale nella mia raccolta.

1) Contrariamente all'uso segno col numero progressivo anche le varietà. D

I È i

275

Tribù Sepiophora. Famiglia Sepiidae. Genere Sepia (Plinio) Lamarck.

44-1. Sepia hiserialis, Montfort. Abita Capo S. Elia. Non raro; vari esemplari della conchiglia nella mia raccolta.

45-2. S. Caralitana, Parona. Questa specie è fossile, ma pos- siedo la conchiglia di una specie vivente che corrisponde quasi in tutto alle impronte descritte dal prof. Parona che illustrò gli esemplari trovati dal prof. Lovisato nelle argille sabbiose di Fangario. La vivente S. Caralitana si distingue dalla S. offici- nalis, nell’esterno dal colore bruno della parte superiore del sacco e ceruleo nell’inferiore; dalla forma più allungata e dalle braccia tentaculari più lunghe e più grosse. La con- chiglia è in proporzione alla grandezza più piccola della S. officinalis; e mentre le lamelle nella officenalis non arrivano al terzo del corpo della conchiglia, o al più ai due quinti; nella S. Caralitana va ai tre quinti ed anche in alcuni esem- plari ai due terzi. Abita il golfo di Cagliari. Poco comune. Mia raccolta.

46-3. S. elegans, D’Orbigny. Abita il golfo di Cagliari. Non ricordo di avere mai veduta questa specie sul mercato, ma possiedo più conchiglie sulle quali non vi può essere dubbio, raccolte nelle spiaggie di Cagliari.

47-4. S. Felliouxi, Lafont. Questa specie che si distingue dalla S. officinalis per le natatorie larghe, i piedi corti e il color rosso sul dorso, ho veduta nel mercato di Cagliari 1 8 ottobre 1894. Non potei acquistarla perchè già venduta. Sembra rara. Fu pescata a Capo S. Elia.

48-5. S. Lovisatoi, Parona. Le descrizioni della conchiglia di questa specie, sia della fossile, come della vivente sono iden- tiche. La lunghezza degli esemplari da me rinvenuti non è maggiore di mm. 116, mentre nelle impronte fossili va fino a mm. 200 all’ incirca. Ho trovato delle conchiglie di Sepia anche

276

maggiori della fossile S. Lovisatoî ma tutte riferentesi all? S. Orbignyana. Da prima aveva creduto che la S. Lovisatoi e la S. Orbignyana non fossero che una sola specie, ma confron- tando le conchiglie fra di loro e le figure date dal prof. Pa- rona con quella del Fischer e del Wood ho la certezza che sono due specie diverse. Abita il golfo di Cagliari; comune. Fossile al Fangario.

49-6. S. officinalis, Linneo. Abita tutte le coste. Abbon- dante. i

50-7. S. Orbignyana, Férussac. Abita il golfo di Cagliari. Non raro. La S. Orbignyana indicata dalla figura del Fischer (op. c. Tav. II, Fig. 2) non può essere quella che è indicata come sinonimo della ,S. elegans, in quanto che come si può scorgere dal confronto delle due conchiglie quella della ,S. elegans è piccola, quella della S. Orbignyana grande; infatti dai ma- rinai sardi e provenzali la S. Orbignyana è conosciuta col nome di Seppione. Mia raccolta.

51-8. S. pusilla, Filippi? Abita i golfi di Cagliari e di Quarto. Ho trovate molte conchiglie di questa piccola specie indicata dal Filippi,? le quali non si possono assolutamente confondere con la ,S. officinalis giovane.

Classe Pteropoda. Ordine Thecosomata. Sott' ordine SUBTESTACEA. Famiglia Cymduliidae.

Genere Cymbulia, Péron e Lesueur.

52-1. Cymbulia proboscidea, Péron; Fischer, Tav. XIV, fig. 39 Abita il golfo di Cagliari, Alghero, Bocche di Bonifacio.

FRASE IA VD AE ES LEI PIPPI TIRO

277

Sott' ordine TESTACEA. Famiglia Cavoliniidae. (tenere Cavolinia, (Gioeni 1783) Abelgoord 1791.

53-1. Cavolinia inflexa, Lesueur. Abita Alghero, Bocche di Bonifacio, golfo di Terranova.

54-2. C. Lamarcki (Lamarck) Fra Piero. Questa specie corrisponde alla varietà della C. ( Hyalea) tridentata che il La- marck così descrive « la conchiglia è maggiore e le coste dor- sali più eminenti ». Una nota di Deshayes dice: « essa non è propriamente una ZHyalea bensì una Cleodora, per lo che questa varietà dovrebbe essere trasportata a quel genere ». Ma con tutta l'autorità che può avere anzi ha il Deshayes, io ritengo questa specie per una Cavolinia. Vero è che questa varietà a detta dello stesso Lamarck abita il mare delle Indie, ma la descrizione che il Payraudeau della C. tridentata corrisponde alla varietà indicata dal Lamarck; infatti il Pay- raudeau la. descrive così: « La valva superiore ha quattro coste piccole, l’ inferiore è convessa, striata in traverso, di tinta giallognola; mentre il tipo ch'io possiedo della C. tri- dentata ha le coste dorsali appena appariscenti ». Di più il mio esemplare della C. Lamarki è maggiore del tipo della tridentata, come lo stesso Lamarck indica, per cui la specie indicata dal Payraudeu potrebbe essere anche un altra poichè il mio esemplare ha solo tre coste e non quattro come quello del Payraudeau e la striatura è molto marcata. Il mio esem- . plare è stato raccolto al golfo di Palmas e dopo non ne ho potuto avere altri.

55-3. C. longirostris, Lesueur. Abita il golfo di Cagliari.

56-4. C. tridentata, Forskal. Fischer, Tav. XIV, fig. 32. Abita Alghero. Il maggiore Jovene di Alghero ha due esem- plari perfetti nella sua bellissima raccolta. Devo a lui molti esemplari di conchiglie algheresi e qui rendo a lui pubbliche grazie.

Li

Genere Diacra, Gray.

57-1. Diacra trispinosa, Lesucur. Abita il golfo di Palmas. Rarissima.

Genere Cleodora, Péron e Lesueur.,

58-1. Cleodora cuspidata, Bose. Fischer, Tav. XIV, fig. 33. Abita il golfo di Cagliari, Alghero, Bocche di Bonifacio. Non rara. DA o ;

59-2. CI. pyramidata, Linneo. Abita con la precedente. Non rara.

Genere CGreseis, Rang. 60-1. Creseis acicula, Rang. Fischer, Tav. XIV, fig. 34. Abita il golfo di Cagliari. Non rara. 61-2. Cr. subulata, Quoy e Gaimard. Abita i golfi di Palmas

e Alghero. Non rara.

Cagliari, novembre 1895.

INDICE

cenici del Datinò di Galatina . Pellegrino Strobel. . . BowaRELLI. - Sor Gen. Paroniceras Bonar. [1893] GALE i Forest. - _ numerazione " RR e dei Molluschi plio-

1" wi

Fg Pieno (Fiero n) La Enumerazione dei Molluschi

SOMMARIO.

G. BonArELLI: Il Gen. Paroniceras Bonar. [1893] . . . . pag. 225

L. Foresti. Enumerazione dei Brachiopodi e dei DN Lia plio- cenici dei dintorni di Bologna . . . i » ‘240 . Fra Piero (Pietro Arbanasich). La sizione dei Molluschi

della "SArdeRna i o ne e e SEL AI

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